ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 15 ottobre 2014

La gradualità della legge e sassolini

Prove sinodali di distruzione della Fede: la gradualità della legge


Oramai è molto chiaro che il Sinodo dei Vescovi sulla famiglia si sta svolgendo in un clima di grande confusione e ambiguità. Come diversi commentatori hanno notato, l’assise sembra essere stata rigidamente blindata 
soprattutto perché non trapelasse la grande opposizione alla "linea misericordiosa", il cui esponente di spicco è il Card. Kasper. Nonostante tale "blindatura", infatti, c'è stato un provvidenziale intoppo nel programmato briefing che doveva spiegare la Relazione dopo la discussione del Card. Erdo. Il cardinale ungherese, relatore generale al Sinodo, ha additato il vescovo Bruno Forte come artefice dei paragrafi ambigui sugli omosessuali (e sulle altre proposte Kasper?).

Il briefing è stato rigidamente impostato in modo generico e molto unilaterale. Ma ormai e evidente che l’assise è spaccata, e che sono tanti i restii a permettere un’ “innovazione pastorale”, che è piuttosto uno stravolgimento della dottrina. 
Ciò che più sorprende è il fatto che il Sinodo stesso, come ha notato l’arcivescovo Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza Episcopale Polacca, si è emancipato dal concetto di peccato. Non si parla da nessuna parte di peccato, mentre si cerca di affrontare con tanta bontà e con uno sguardo detto "misericordioso" le situazioni familiari in cui il primo matrimonio è naufragato nel divorzio, rappresentando al contempo le nuove unioni come normali e addirittura con elementi intrinseci di bontà. In modo ilare, come in una festa, da queste nuove convivenze more uxorio si è passati a vedere la bontà delle unioni tra due uomini o due donne. Certo, la bontà di alcuni padri sinodali non conosce limiti nell’errore. Ma ci si chiede: che c’entrano le unioni omosessuali con la famiglia? Sono in qualche modo famiglia anche loro?
Per la linea Kasper-Forte sì, applicando un principio (scorretto) della gradualità. Di questo argomento abbiamo già qui dato un accenno ecclesiologico, dimostrandone le premesse erronee, anzi ereticali, ossia la confusione ch'essi fanno tra amore naturale e grazia. Ora entriamo nello specifico.

Cos’è questa benedetta gradualità?
Si fa un gran parlare ora di questo principio morale ma, evidentemente secondo l’interpretazione della linea sinodale della rottura dottrinale, viene interpretato in modo surrettizio, al fine di poter guardare con occhi di misericordia chi vive in una situazione disordinata e di peccato. Tale principio, secondo i suoi teorici, permetterebbe di vedere solo il bene che c’è nel peccato (che non bisogna però dire tale), e così l’approccio misericordioso avrebbe la meglio sulla dottrina rigida e fissista, quella dei fondamentalisti della fede, che, al dire di Mons. Forte, "colpisce come una clava". Lui, invece, è morbido e umano...e sa accarezzare il mondo. Sta di fatto che la grande reazione dei Padri, che si è avuta dopo la Relazione-sintesi della prima settimana di lunedì 13 ottobre, indica una cosa: la “gradualità” così come è stata concepita e interpretata nel Sinodo è sbagliata.
Infatti, nella sintesi degli interventi in aula dopo la Relatio post disceptationem fatta dal Card. Erdo leggiamo: «Necessario è approfondire e chiarire il tema della "dicendo gradualità", che può essere all’origine di una serie di confusioni. Per quanto riguarda l’accesso ai sacramenti per i divorziati risposati, ad esempio, è stato detto che è difficile accogliere delle eccezioni senza che in realtà diventino una regola comune».

Il tema della gradualità era stato già affrontato da S. Giovanni Paolo II nell’Esortazione apostolica post-sindodale Familiaris consortio, esortazione di fatto messa in soffitta in questo Sinodo:

«Anche i coniugi, nell’ambito della loro vita morale, sono chiamati ad un incessante cammino, sostenuti dal desiderio sincero e operoso di conoscere sempre meglio i valori che la legge divina custodisce e promuove, e dalla volontà retta e generosa di incarnarli nelle loro scelte concrete. Essi, tuttavia, non possono guardare alla legge solo come ad un punto ideale da raggiungere in futuro, ma debbono considerarla come un comando di Cristo Signore a superare con impegno le difficoltà. “Perciò la cosiddetta legge della gradualità, o cammino graduale, non può identificarsi con la gradualità della legge, come se ci fossero vari gradi e varie forme di precetto nella legge divina per uomini e situazioni diverse» (FC 34).

La gradualità della legge indica che la legge stessa sarebbe graduale, quindi che si potrebbe scegliere quello che più conviene, invece la legge della gradualità o cammino graduale, accezione corretta, esprime piuttosto l’esigenza di un’opera pedagogica per entrare nel cuore della legge e per osservarla non solo in modo esteriore, ma con la mente e il cuore: posso cioè essere educato a capire gradualmente il valore della legge, che in sé rimane intangibile e comunque la via al bene da perseguire.  
L’indissolubilità del matrimonio è un precetto divino: è l’essenza del matrimonio e ad un tempo la condizione di partenza per potersi sposare. Ora, si può applicare la gradualità della legge a questo precetto divino, iscritto nella natura dell’uomo e del matrimonio? Certamente no. Non si può sottoporre l’indissolubilità del matrimonio ad un arrivo graduale; non vale mai, come risulta chiaramente in questo caso, la gradualità della legge. I divorziati risposati non potrebbero mai capire per gradi la verità dell’indissolubilità perché l’hanno messa in discussione e l’hanno spezzata in partenza. Né tanto meno vale la gradualità per vedere l’amore di due partner come un bene in sé, amore folle che arriva fino al sacrificio di sé, amore che giustificherebbe così l’unione, e pian piano ci permetterebbe di maturare giudizi più misericordiosi verso di loro. Questa è una gradualità nel peccato, che è sempre peccato.
In che senso però, a livello educativo e pastorale, si deve essere pazienti e vedere una legge della gradualità? Solo in chi vuole accostarsi al matrimonio e vuole capire la bellezza dell’unione sponsale indissolubile, magari uscendo da una condizione di peccato oggettivo qual è la convivenza, è individuabile una legge della gradualità. Per gli omosessuali la gradualità consiste nell’accompagnarli pian piano, nel rispetto delle persone, a capire che la condizione di vita scelta è contro natura, e a farli uscire da quella condizione, cominciando ad astenersi dagli atti disordinati e con la preghiera capire le cose più grandi dello spirito.
Si vede chiaramente che il principio della gradualità non può “servire” a vedere un bene in una convivenza o un in matrimonio civile dopo il divorzio come tali, procurando magari, con un cammino penitenziale, un accostamento poi alla Comunione. La gradualità non può essere manipolata per avere uno sguardo misericordioso su chi vive in situazioni non conformi alla legge di Dio.
Il principio della gradualità, pertanto, non è per se stesso la soluzione ai problemi di chi vive in situazioni matrimoniali difficili o disordinate, ma richiede una spiegazione morale giusta, altrimenti degenera in un grande equivoco. Il punto chiave dell’equivoco sta qui: si vuole utilizzare, come appare dal Sinodo, un principio morale che è un aiuto a diventare santi, passo dopo passo, data la difficoltà che noi poveri peccatori possiamo incontrare, per vedere invece il bene in una situazione intrinsecamente disordinata. Il bene o qualche elemento di bontà, che certamente esiste (non per sé ma in relazione al bene integro), se non è redento da ogni compromesso con il peccato e con il disordine morale non è un bene ma ancora un maleIl bene o è integro o non è bene, ma ancora un male, cioè l’assenza di un bene che dovrebbe esserci. Il bene o è tutto bene e interamente bene o è un male. L’errore della linea Kasper-Forte parte da un approccio storicistico alla Rivelazione e alla grazia, e finisce nel rendere bene un bene non integro, dunque ancora un male, un peccato. Con il rischio di giustificare con il fine (amore, fedeltà, aiuto reciproco) i mezzi, che sono inquinati (convivenza o divorzio).

Intanto però è da notare con interesse uno scherzo della Provvidenza: mentre fino a qualche anno fa i critici di Kasper, di Forte, e dei vari Baldisseri di turno, erano soltanto dei “conservatori con delle fisime”, oggi invece tali personaggi sono noti e svelati al pubblico, a tutti i fedeli. Tutti ormai sanno perché la linea dei riformatori è in odore di eresia.


SASSOLINI SINODALI: ‘TEMPI’ INTERVISTA GIUSEPPE RUSCONI – di FRANCESCO AMICONE –www.rossoporpora.org - 15 ottobre 2014

Riproduciamo l’intervista sullo svolgimento del Sinodo per la famiglia che mercoledì 15 ottobre Giuseppe Rusconi ha rilasciato al settimanale cattolico ‘Tempi’ (www.tempi.it).
VIAGGIO NELLE STANZE VATICANE TRA GRANDI ATTESE INGIUSTIFICATE E SASSOLINI NEGLI NGRANAGGI – di Francesco Amicone
«La società non ha futuro se la famiglia non viene valorizzata. Papa Francesco ha avuto un'intuizione felice quando ha deciso di indire sulla tematica della famiglia, prima il Concistoro del febbraio scorso, poi il Sinodo di questo ottobre e infine il Sinodo di ottobre 2015». A dirlo è Giuseppe Rusconi, vaticanista e autore del sito web http://www.rossoporpora.org/">rossoporpora.org. All'indomani della presentazione dellahttp://www.tempi.it/matrimoni-unioni-omosessuali-gender-comunione-ai-divorziati-ecco-la-relazione-del-sinodo-dottrina-e-misericordia#.VD1invl_v00">Relatio post disceptationem, il testo-base della relazione finale che domenica sarà presentata a Papa Francesco, Rusconi spiega a http://tempi.it/">tempi.it che l'assemblea di vescovi riunitasi a Roma per discutere di famiglia non prenderà decisioni finali. «Questo Sinodo – osserva – è soltanto una tappa nel cammino delineato da Francesco. Farà alcune osservazioni che serviranno da base per il lavoro e per la riflessione che si svilupperà a ottobre 2015».

I mass media danno a intendere che gli esiti del Sinodo potrebbero rivoluzionare la prassi della Chiesa cattolica sulle coppie omosessuali e sulla comunione ai divorziati. Sta dicendo che non è così?

Si sono alimentate grandi attese ingiustificate, propagate in origine da cardinali e vescovi particolarmente sensibili al tema e ai desiderata del mondo, meglio del potere culturale oggi regnante. A queste attese cardinalizie e episcopali hanno fatto eco molti media, direi quasi tutti quelli principali - carta stampata, televisioni, web – e, conseguentemente, anche in una parte del popolo cattolico è cresciuta un’illusione che non potrà essere, almeno per ora, esaudita. Si tenta da parte di alcuni di spingere la Chiesa a cosiddette ‘aperture’ che – si vuol far credere – il mondo sostiene. Qualcuno ha inteso il Sinodo come occasione privilegiata di cambiamento per la Chiesa e della sua prassi sul sacramento del matrimonio e sulle coppie omosessuali. Chi si è fatto portavoce di queste istanze ha cercato di fare in modo, anche organizzativamente, che il Sinodo si incanalasse nella direzione voluta. E Lei sa che in un Sinodo chi ‘governa’ le procedure parte con 50 metri di vantaggio su una distanza di cento.
Parla dell'ala "riformista" dell'episcopato?

Chi ha organizzato il Sinodo ha lottizzato bene gli incarichi. Salvo Peter Erdoe, relatore generale, i posti chiave delle commissioni sono stati affidati a personalità “aperturiste”. Ma la strategia è già stata in parte intaccata dalle elezione (stavolta da parte dei padri sinodali) di alcuni presidenti non schierati sulla linea ‘innovatrice’. In uno dei circoli anglofoni è stato eletto Raymond Leo Burke (foto a sinistra, ndr), che ha sempre dimostrato attaccamento alla dottrina sociale attuale. In uno  italofono è stato eletto il cardinal Angelo Bagnasco, anche lui sulla una linea di fedeltà alla dottrina sociale. A danneggiare la strategia aperturista è arrivata poi lunedì la presa di distanza del cardinal Erdoe dalla relazione di cui formalmente è autore: la comprendiamo perfettamente, poiché se qualcuno è deputato, dato l’incarico ricoperto, a difendere pubblicamente tesi contrarie alle sue, a un certo momento umanamente non ce la fa più e succede quel che è successo lunedì.
Su http://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/424-sinodo-sassolini-negli-ingranaggi-della-gioiosa-macchina.html">rossoporpora, lei ha parlato di “sassolini negli ingranaggi della gioiosa macchina” del Sinodo.

La presa di distanza del cardinale Erdoe dalla Relatio post disceptationem, da lui definita davanti a duecento giornalisti la “cosiddetta mia relazione”, è storicamente una ‘prima’. Ed è stata anche un atto di dignità verso se stesso e di assunzione di responsabilità verso il mondo cattolico. Quanto è accaduto in conferenza stampa indica che gli aperturisti hanno voluto tirare troppo la corda. Tanto che martedì la segreteria generale del Sinodo si è sentita in dovere, o costretta, a pubblicare un comunicato in cui si dice che la Relatio post disceptationemè soltanto un "documento di lavoro". Ma nelle intenzioni la Relationon doveva essere un qualsiasi documento di lavoro (né lo è mai stata). Era una sorta di documento di base, da integrare qua e là con osservazioni dell'ultima settimana, già ben avanzato per la redazione del testo finale. Che la Relatiofosse già ben strutturata è stato detto anche nella conferenza-stampa di lunedì.
Quali sono le posizioni dei cardinali?

Spesso si è scritto e si è detto che nel Sinodo si sarebbe registrato un confronto aspro e duro fra vescovi dell'Europa e dell'Africa. Non è stato così. I vescovi africani hanno tenuto posizioni in linea con la dottrina sociale della Chiesa e, dunque, hanno chiesto compatti di mantenere regole ben precise che non contrastino con il Vangelo, pur sottolineando il valore della misericordia per la singola persona, la possibilità di un accompagnamento per chi è in situazioni di disagio. Tra i vescovi europei e occidentali le posizioni sono invece molto più diversificate di quanto ci si voleva far credere. Non c'è in Europa quasi soltanto chi vorrebbe che la Chiesa riammettesse alla comunione i divorziati risposati e desse benedizioni alle coppie omosessuali. Negli interventi liberi di venerdì e nelle prime discussioni nei circoli linguistici di lunedì e martedì le voci critiche e severe di porporati europei occidentali non sono mancate.
Saranno apportati grossi cambiamenti?

Difficile dire. Probabilmente ne uscirà comunque una relazione parzialmente aperturista. Non dimentichiamo chi è che ha in mano l’organizzazione del Sinodo. La Relatioridimensionata di lunedì era caratterizzata in punti delicati anche da un linguaggio assai fumoso, molto ambiguo  e in altri da ‘aperture’ mai discusse veramente dal corpo dei padri sinodali, come è stato detto martedì in conferenza-stampa dal cardinale sudafricano Napier. Il clima che pervadeva il documento andava in ogni caso molto al di là dell'espressione di misericordia e vicinanza che prevede la dottrina sociale per chi è in situazione irregolare e prospettava modifiche di peso alla prassi. Una parte consistente dei padri sinodali ha criticato quella che è stata definita una “corsa dissennata verso il nuovo”, che però de facto penalizza anche l'eroicità di tante famiglie, che sopravvivono nelle difficoltà restando  fedeli «nella gioia e nel dolore». Gli aperturisti continuano a sostenere come gli interventi sulla prassi non tocchino la dottrina dell'indissolubilità del matrimonio. In realtà, siamo onesti,  avrebbero senz'altro degli effetti psicologici sul popolo cattolico. E qualcuno potrebbe reagire così: Ma chi me lo fa fare a essere fedele e a postulare l’unità della famiglia a tutti i costi?”

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