ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 11 ottobre 2014

SPROPOSITI E SPROLOQUI

La babele del Sinodo 2014

Si è aperto domenica 5 ottobre 2014, il Sinodo straordinario – e illegittimo - sulle tematiche sociali: famiglia, divorzio, convivenze, omosessualità, e già esplodono gli spropositi e scorrono tracimanti gli sproloquî in una ridda che vede porporati, teologi e laici/esperti cimentarsi a chi le spara più grosse in una gara parossistica di banalità e di bestemmie.
  
L’argomento che tiene banco, è quello dell’ammissione dei divorziati-risposati alla santa Comunione, con la coda, non troppo acquattata, di possibili aggiustamenti di tipo canonico riguardo a spiragli e commi con cui  legalizzare le unioni irregolari.
Naturalmente, ciò che i fedeli leggeranno sulla stampa e che udranno dalla tv, sarà un repertorio di frasi, di affermazioni e di riflessioni condite, nella mozione degli affetti, col più accattivante, patetico, suggestivo e sentimentale linguaggio che, nel mentre apre scenarî di commossa retorica suscitando il plauso del mondo in ispecie quello più laicista, diciamo massonico, sottilmente evapora, adultera e sconfessa la parola di Cristo e l’intera struttura eterna del dogma.
Papa Bergoglio, durante l’omelìa tenuta nella Messa solenne per l’apertura ufficiale del Sinodo, celebrata in San Pietro, commentando la parabola dei vignaioli perfidi (Mt. 21, 33/43) ha esortato i vescovi a “non gravare la gente di pesi insopportabili”. In una commistione di temi, per lo più non pertinenti ed estranei, ha svolto una breve ricognizione sulla parabola citata concludendo che “quei contadini omicidî, per fare i loro interessi, rovinano il sogno del Signore che è il suo popolo” (Corriere della Sera, 6/10/2014).
Il “vescovo di Roma” non sa, forse, che Dio non coltiva sogni come una semplice romantica giovinetta, ma stabilisce per ciascuno, ed offre, un concreto disegno di salvezza a cui l’uomo può aderire volendo o non volendo.
Come evidente appare, quel  linguaggio al borotalco – tipico di un imbonitore - e la sottostante semantica, che Enrico Maria Radelli ha efficacemente messo sotto osservazione (cfr. La Chiesa ribaltata – ed. Gondolin 2014), si ammantano  di prosaicità fasciata da un alone di sentimentalismo nazionalpopolare, la cui presa epidermica e superficiale, fatta di frasi codificate dal marketing mediatico, vuote e di schietta ciarlataneria buona per l’anonimo “popolo di Dio”, sono sufficienti a decretare l’applauso.
Bergoglio si è guardato bene dal sottolineare che quei contadini non sono degli estranei entrati  furtivamente nella Sua vigna, ma  rappresentano Israele, il Suo popolo  chiamato ed eletto ad essere interprete e depositario non di un sogno – che irriverente sciocchezza! - ma del Suo progetto di salvezza, quel popolo che, uccidendone però il Figlio, rifiuta l’eredità avuta in promessa con il patto antico dell’Alleanza.
 
A ruota della scaltra e deviata ermeneutica papale, segue una massa polverosa di pareri, di dichiarazioni, di interviste, di opinioni dei tanti porporati che si offrono alla stampa, alla televisione in una frenetica ed ansante maratona grondante di scemenze che, purtroppo, accreditate come verità, incidono pesantemente sul Dogma e sulla Tradizione.
  
Si parte da quel questionario con cui papa Bergoglio – bella mossa! - ha inteso comunicare al mondo che la Chiesa non è più un’istituzione divina e, tanto meno, gerarchica perché con siffatto metodo del quiz ha elevato il “popolo di Dio” a consultore primario portandolo a doversi esprimere anche sulla solarità e sull’immutabilità del Vangelo. E tutti lì, a dire che il 90% degli intervistati si è detto favorevole a un cambio radicale di normativa che consenta l’accesso ai sacramenti ad ogni tipo di convivenza.
Figuriamoci se i divorziati risposati, le coppie di fatto, le unioni innaturali  non avessero risposto pro domo sua!
 
E appaiono i primi frutti tossici. Il papa ha istituito, intanto, “una Commissione per la semplificazione dei processi di nullità che è già al lavoro” (Corriere della Sera online 6/10/2014). E si sa che, come ironicamente affermava Clemenceau, quando si vuole affossare una questione  – in questo caso l’indissolubilità del matrimonio -  si crea una commissione che, di rimando in rimando, di proroga in proroga predispone ed apparecchia ogni mossa funzionale a un logoramento delle forze.
 Semplificare i processi di nullità!
   
Presumiamo che, fra i nuovi impedimenti dirimenti, al nuovo già introdotto – il mammismo di lui – non sarà difficile per i teologi/sinodali/canonisti/rotali, inserire, che so, la sportmanìa, l’alitosi, l’onicofagìa, il meteorismo, l’ignoranza dell’inglese, (quella del latino no, ché lo stesso sinodo ne ha disposto l’abolizione con l’adozione dell’italiano).  
Su questa scia corre a perdifiato il cardinale Peter Erdo, primate di Ungherìa – oh, povero santo cardinal Mindzsenty! -  il quale, con il solito linguaggio circiteristico, afferma che “il paletto saldo rimane quello della sacralità delle nozze contratte” – attenzione: non dice INDISSOLUBILITA’ – e, tuttavia, essendo la misericordia imprescindibile strumento di cura, “ le vie indicate (da chi?) sono due: l’allargamento delle nullità matrimoniali e il modello ortodosso che (dopo un percorso penitenziale) consente nuove unioni matrimoniali” (Corriere della sera  c. s).
  
Noi gli chiediamo: e quante? Altre due, tre, quattro ecc?
E perché, per giustificare tradimenti dogmatici, si ricorre agli usi e ai costumi di scismatici i quali, è noto, sono privi della comunione con Cristo e dell’assistenza dello Spirito Santo?
E, d’altra parte, ci spieghi come e perché un percorso penitenziale riesca a cancellare uno stato di peccato come l’adulterio che tuttavia permane, ripetiamo, nonostante digiuni e macerazioni varie, salvo sanandolo col ritorno allo stato originario del primo matrimonio.
Cardinal Erdo: non si accorge dell’ipocrisìa, della scorrettezza intellettuale e della vacuità con cui lei incarta questa sua indecente, alogica e provocatoria proposta? 
Non vi accorgete, voi tutti pseudo pastori, di procedere al tradimento di Giuda per i trenta denari ricevuti dal mondo?
  
Ma non è da adesso, è da tempo che lo smottamento de-dogmatizzante procede lento ma inarrestabile. Ne dette il via il concilio Vaticano II , un concilio pastorale, con l’introdurre false ed eretiche affermazioni dogmatiche (Nostra AetateDignitatis humanaeGaudium et SpesLumen Gentium) che riconoscono ad altre confessioni – cristiano/scismatiche, monoteiste, atee e pagane – un che di sacro e di santo.
A cascata sono sopraggiunti altri riconoscimenti: la profonda religiosità di Lutero – porcussaxonicus, assassino e suicida -  Assisi ’86 e 2011, le preghiere dei papi e dei fedeli cattolici nei templi protestanti, nelle moschee, nelle sinagoghe, nelle pagode, negli ashram, il bacio al corano, l’elogio del digiuno islamico, la necessità di farsi buddisti prima che cristiani (come sostiene il papa nero Adolfo Nicolas S. J.), l’attribuzione di un che di sacro e di assoluto presente nell’arte blasfema (come afferma il cardinal GF Ravasi), la ricerca di Dio nel fondo nero della musica rocchettara/metallara/satanista (come proclama  padre A. Spadaro  S. J.), l’inesistenza di un Dio cattolico, l’evangelizzazione come una sciocchezza, la coscienza individuale quale unico e supremo giudice alla faccia del sacro Decalogo (come catechizza papa Bergoglio a uno Scalfari), la presenza di un che di buono e di tenero in Giuda – come scrive Doninelli.
Ed ora, in questo scellerato sinodo, si scopre un che di santo anche nelle unioni peccaminose.
   
Leggiamo, infatti, – Il Giornale 8/10/2014 pag. 13 – di quest’altra aberrazione di eredità conciliare, secondo cui, a detta dei vescovi
Il matrimonio è e resta un sacramento indissolubile ma le situazioni imperfette, come per esempio le unioni di fatto, devono essere considerate con rispetto perché possono presentare elementi di santificazione e di verità”. 

Bestemmia allo stato puro senza il minimo senso di vergogna e di timor di Dio. Bestemmia a rimorchio di quei documenti vaticansecondi, a cui abbiam fatto cenno, e in cui si esaltano le confessioni non cattoliche come pervase di Spirito Santo e di valenza soteriologica ma nei quali documenti non ne appare la benché minima riga di dimostrazione.
  
E allora, cari vescovi, spiegate come e perché, stante il matrimonio religioso come indissolubile e santo, in quanto sacramento, altre forme di convivenza – de jure de facto – debbano venir considerate, pur essendo fuori dell’ordine divino e perciò peccaminose, espressive e foriere santità. Aspettiamo ansiosi, ed indignati, una spiegazione perché non basta affermare un alcunché per farne una  verità.
  
Non ci piace, poi, quanto scrive il cardinale Coccopalmerio, secondo cui ci sono, nel Sinodo – che “si sta scaldando” (padre Lombardi) – due linee “entrambi presenti, ma non perché antagoniste, contrapposte quasi da nemici. C’è ascolto cordiale, umile e sincero” (Avvenire, 10 ottobre 2014). Non ci piace, intanto, siffatto linguaggio scivoloso ed untuoso, capolavoro di ipocrisìa che tende a pareggiare qualsiasi differenza ed asperità non soltanto dialettica ma di dottrina, ma non ci piace – se è vera questa atmosfera – perché in un Sinodo, ove si discute della sopravvivenza  del Dogma, gli interventi o le linee, come le chiama il cardinale, di quanti  affermano l’immutabilità del Vangelo nella perennità della Tradizione, debbono rivestirsi di forte animosità, di santo zelo, di deciso senso apologetico, a fronte alta e con irruenza, così come lo furono quelli di S. Atanasio, di S. Cirillo, del beato Pio IX e di S. Pio X.
Altro che umiltà e sincerità: la difesa di Dio è sempre un momento di ardore e di decisione e qualsiasi diverso atteggiamento, in specie quello da bon ton, altro non è che appiattimento al nemico. E in questo tragico, farsesco Sinodo i nemici sono legione.
   
Per concludere: il Sinodo, proclama padre Federico Lombardi,  segue una linea “che non negando l’indissolubilità del matrimonio e la proposta di Gesù (?), vuole vedere nella misericordia le situazioni vissute e fare discernimento su come affrontarle nella loro diversità, tenendo conto delle situazioni specifiche”.
Padre Federico: intanto Gesù non fa proposte ma dà ordini (Mt. 19, 1/12 – Mc. 10, 1/12), e lei lo deve sapere e non stravolgere questi comandamenti insaponandoli con l’argomento scivoloso della misericordia, misericordia di cui Gesù fece ampio dispiegamento, e mai a prescindere, per i casi che questo farisaico sinodo finge di non conoscere.
E, poi: ma non aveva, il papa, vietato di riferirsi alla casistica? E perché mai, in questa circostanza, lei invita i vescovi ad esaminare caso per caso? Se non è casistica questa, ci dica che cosa è.
E quanto può valere una situazione singola di fronte alla legge di Dio?
Un divorziato consensuale  – che già ha peccato avendo  separato ciò che Dio ha unito (Mc.10,9) – per di più risposato, è in una oggettiva situazione di peccato mortale. Quale rimedio, al di fuori di un ritorno allo stato originario, si possa ipotizzare per una definitiva sanatoria, è cosa che soltanto i cervelloni sinodali sanno.
  
Ultima, prima di concludere.

Poco sopra abbiamo riferito il commento che il papa ha tenuto sulla parabola dei vignaioli perfidi, mettendo in risalto la banalità e l’incongruenza bislacca di quel “sogno del Signore”. Ci giunge, freschissima, un’altra perla di questa semantica papale ribaltata, secondo cui “Dionon è uno spray”. (Il Giornale, 10/10/2014). Espressione di infimo conio e di versante mercantile che, in retorica si definisce “contraffermazione eccessiva”, espediente con che si intende, con lo spararla grossa, mettere a tacere un’eventuale obiezione ragionata a vantaggio di una tèsi esagerata. Ma più che figura retorica è, questa, ulteriore dimostrazione del basso livello intellettuale ma mediaticamente astuto di papa Bergoglio. E, proprio perché basso e astuto, è accolto ed applaudito, vuoi per crassa ignoranza del popolo di Dio, vuoi per piaggerìa o viltà dei pastori.
  
Santità: è certo che sul sinodo e su Lei aleggi lo Spirito Santo?


di L. P.

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