L’affaire Semeraro: la replica della Fraternità e considerazioni.

Mons. Semeraro
                                                                  Mons. Semeraro
di Gabriele Colosimo

Lo scorso 14 ottobre, il Vescovo della Diocesi di Albano, Mons. Semeraro, notificava ai suoi parroci una lettera in cui esorta a non frequentare le messe dei pessimi lefebvriani, in quanto, a suo dire, non disporrebbero dei requisiti per “esercitare in modo legittimo alcun ministero”.
QUI la lettera.
QUI la replica.
Sarei di parte a dire che trovo le argomentazioni di fondo della S. Pio X molto più solide di quelle di Mons. Semeraro, soprattutto nella parte in cui si sottolinea che la Fraternità semplicemente trasmette, e continuerà a farlo, “il deposito della fede e della morale cattolica romana”.
Sarei di parte a dire che quando diciamo ecumenismo, soprattutto per come è attuato in questi tempi, parliamo di una gravissima stortura e basta una cercare riscontro nella Parola per capire come stanno le cose. Senza andare troppo in là, com’è anche sottolineato nella replica, basterebbe fermarsi al primo comandamento.


Dal momento però che, se fossi un lettore di Radio Spada, vorrei anche leggere qualche argomento inoppugnabile, che vada un pò al di là del pensiero dell’autore, ho piacere a evidenziare due recenti fatti accaduti, sic et simpliciter:

1. Come può la Fraternità Sacerdotale S. Pio X non essere nelle condizioni di esercitare legittimamente, se, solo pochi mesi fa, celebrava in S. Pietro?
http://radiospada.org/2014/08/roma-la-fraternita-san-pio-x-il-9-agosto-scorso-ha-celebrato-messa-in-san-pietro/

2. Come si può dire che sono fuori dai giochi, quando la settimana scorsa erano in tredicimila (!!) a Lourdes a celebrare per la festa di Cristo Re?
http://vimeo.com/110112172
Non arrivo a scorgere più d’una possibile interpretazione, pertanto chiudo qui sulla querelle.

Non posso dire di conoscere con certezza le motivazioni che hanno portato a questa notificazione, ma volevo permettermi di fare un appello a Mons. Semeraro: non lasciamo la croce per servire l'uomo, che sia un superiore o il proprio ego; lasciamo i numeri e le furbate ai politici, ai lupi e a gli squali di Wall Street. Questi moniti così minacciosi a chi cerca il Signore, conditi di argomentazioni così fragili, sortiranno un effetto totalmente opposto al desiderata.
Voglio dirglielo, Monsignore, perché siamo nell’era di internet, in un’epoca in cui la gente è molto attenta a questi movimenti e nessuno può sfuggire, neanche nel Creato. Mi permetto perché questa è politica pura, non fede e non dottrina.

Da persona amante della verità, che prova nel suo piccolo a far funzionare questo sito e le sue edizioni, assieme ad amici tanto preparati quanto determinati, non posso esimermi dal commentare anche il fuorviante articolo uscito su L’Espresso.
http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/10/27/news/papa-francesco-vieta-di-dire-messa-ai-preti-lefebvriani-1.185655
 Al sig. Orazio La Rocca, sedicente vaticanista, che confonde il Vescovo di Albano col "Vescovo di Roma" (sic), consiglio di cogliere l’attimo, esattamente come il suo più noto omonimo consigliava due millenni fa.
Colga l’attimo, cambi lavoro.
 
                                                                          Il Presidente

 Causa della Notificazione Semeraro: 30 cresime amministrate da Mons. Alfonso De Gallareta a inizio Ottobre 2014.

Su Radio Vobiscum [qui] potete ascoltare l'Intervista, registrata poco fa, a don Pierpaolo Petrucci, superiore del Distretto italiano della  FSSPX - Confutazione della recente “Notificazione ai parroci” di Mons. Marcello Semeraro, vescovo della diocesi di Albano, contro i fedeli che ricevono i Sacramenti presso il Priorato di Albano Laziale.
Puntualizzazione importante: Non è un intervento del Papa, al contrario di quanto asserito da Orazio la Rocca su l’Espresso. È un comportamento in controtendenza con i recenti contatti con l'Ecclesia Dei e con le disposizioni precedenti.

Mons. Semeraro evoca il problema canonico: la foglia di fico per nascondere la perfetta ortodossia e inattaccabilità della FSSPX e le eresie postconciliari. Chiavistello che non vuol discutere la dottrina.
L'intervista è l'occasione per chiarire che la Fraternità di San Pio X non fa altro che manifestare pubblicamente in maniera tenace e ardente i fondamenti della fede. 

Se ci si chiede perché tante persone si rivolgono al priorato anziché alle strutture della diocesi, la risposta è perché si rendono conto della povertà del catechismo offerto e chiedono una formazione più solida, una dottrina più chiara un punto di riferimento sicuro in base al loro sensus fidei tuttora persistente.