Loreto: Gnocchi versus Tonucci. Tradizionalismi/1
Gnocchi scripsit:
Se un giorno di fine estate un pellegrino si avventurasse nel santuario di Loreto in cerca un confessore, si guardi bene dall’aggirarsi tra i confessionali posti attorno alla Santa Casa. Tenti invece in qualche cappella minore, prima o poi vedrà un frate accomodato su una sedia, un fedele non sempre in ginocchio e un piccolo gruppo in frettolosa attesa: vorrà dire che è arrivato.Lì, a due passi dalla casa in cui Maria disse il suo “Sì” all’angelo che le annunciava l’incarnazione del Verbo, le anime non trovano balsamo celeste che curi le loro ferite, ma il pane raffermo della chiacchiera mondana.Un tavolino con un drappo rosso gettato sopra, due sediole e, dalle 10,00 alle 12,00 e dalle 16,00 alle 18,00, talvolta un frate, talvolta una suora, talvolta forse un esperto: per parlare laddove bisognerebbe tacere, per sistemarsi a proprio agio laddove bisognerebbe stare in ginocchio, per sospirare e divagare laddove bisognerebbe contemplare. Infine, per lasciare che ognuno se ne vada così com’era arrivato, senza che un sacerdote, per conto di Cristo, ne abbia curato con misericordiosa durezza le piaghe che altrove non possono trovare lenimento. (QUI)
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Mons. Tonucci respondit:
In realtà dare ad intendere che la presenza di un “punto di ascolto” all’interno della Basilica della Santa Casa di Loreto indichi la volontà di rinunciare a quel sacramento della confessione per cui tanti pellegrini vengono a Loreto è certamente sbagliato e non tiene conto del servizio che decine di frati Cappuccini prestano quotidianamente come confessori in Basilica.Mi sento dunque di assicurare Gnocchi e chi gli ha fornito notizie distorte ricordando che da anni ormai il numero delle persone che si confessano a Loreto è in continua crescita e che proprio per venire incontro a questa grande domanda la Delegazione Pontificia inaugurerà a breve una nuova, più accogliente e più grande penitenzieria. (QUI)
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E io chioso… non notizie distorte ma interpretazioni estreme sono quelle in cui si è cimentato il caro Gnocchi, mostrando uno dei difetti tendenziali del tradizionalismo, ritenere cioè che ogni variazione sia una negazione e che ogni sospensione sia un’abiura. Intendiamoci, ci sono diversi decenni e parecchi esempi che confermano questa possibile prospettiva, ci sono diffusi esempi (oso citare gli ambienti legati a Bose) in cui dietro patine di riformismo maldestro si annusano apostasie belle e buone, e questi elementi possono indurre il tradizionalista militante, osservatore meticoloso, ad estendere le dette interpretazioni ad ogni caso.
D’altro canto va riconosciuto che non poche sono le persone di buona volontà, le quali si sforzano di portare avanti vecchie buone prassi e ideali accanto a nuovi stratagemmi. Distinguere e discernere tra i due gruppi non è sempre immediato né facile.
Io allora sarò propenso a salvare a priori gli usi della Basilica lauretana, dove, a fronte di qualche cartello “centro d’ascolto” di troppo, in questi anni si è sempre conservata una delle abitudini cui do il maggior credito possibile: la recita delle preci leonine al termine delle celebrazioni in Santa Casa.
In conclusione, con rinnovata stima per Gnocchi, e con l’inconfessato desiderio che il ‘centro ascolti’ lo spostino dalla bella cappellina minore in uno sgabuzzino extra-moenia basilicali, mi limiterò ad esclamare:
Virgo lauretana, ora pro nobis
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