Scriptorium
Recensioni – rubrica del sabato di Cristina Siccardi
Le Visioni – di Anna Caterina Emmerick. Le visioni avvennero nel XIX secolo, ma ciò che allora vide la beata può essere ricondotto ai nostri malaugurati tempi. E più si legge e più le realtà soprannaturali si fanno non solo presenza, ma offrono le chiavi di comprensione e di interpretazione degli accadimenti della Chiesa e delle ripercussioni di questi sulle anime.
Esiste un libro che andrebbe letto proprio in questi giorni in cui celebriamo la festa di Ognissanti e facciamo memoria orante dei defunti. Si tratta di un testo pubblicato da Cantagalli, ricchissimo di sapienza: Anna Katharina Emmerick, Visioni (curato da Vincenzo Noja), grazie al quale molto si può apprendere e molto può essere oggetto di riflessione. La mistica parla di: angeli, della Comunità dei Santi, della Chiesa trionfante, di quella sofferente, di quella militante e della vittoria di quest’ultima; ma anche del Sacrificio della Santa Messa, del Sacerdozio, dei Sacramenti, della preghiera, della ricompensa e punizione nell’altra vita.
Le visioni che la beata Emmerick (1774-1824) ebbe sul meraviglioso Mistero della Fede e sul contesto di tutti i membri del Corpo di Gesù Cristo sono varie e sovrabbondanti di insegnamento. Leggiamo per esempio:
«Sono toccata da un sentimento inesprimibile di gioia e illuminazione quando, alla luce dello sguardo interiore, vedo la Comunità dei Santi e la loro azione d’amore verso gli altri. Mi sento attratta da tutti gli esseri umani che mi appaiono come figure scure vicine e lontane. Mi assale per loro un amore irresistibile e voglio supplicare, per tutti, Dio e i Santi, i quali sono pronti ad aiutarli con tanto dolce amore. A questi pensieri e visioni sento palpiti d’amore bussare prepotentemente al mio petto, come se fosse già giunto il momento di vivere tutti nella comunità dei Santi, e fossimo tutti insieme in contatto permanente con loro come un unico corpo. Queste percezioni di gioia profonda sono però seguite anche dalla sofferenza, poiché sento che gli uomini sono molto ciechi e duri. Ardimentosamente e con impeto chiamo il Salvatore e gli dico: “Tu che hai tutta la potenza e questo grande amore che abbraccia l’universo, Tu che puoi tutto non lasciarli perdere, salvali. Aiutali!”. Egli, allora mi rispose mostrandomi quanta pena per loro si era preso e si prendeva: “Vedi – così udii – quanto io sono vicino a loro per aiutarli e per salvarli ed essi mi respingono!”. Così sentii la sua giustizia come intrisa nella dolce grazia dell’amore…”» (pp. 60-61).
Il mistero della comunità della Chiesa militante terrena, e di quella trionfante celeste, appare chiaramente davanti agli occhi di Anna Katharina Emmerick e le sue parole scorrono con un’armonia straordinaria, che in alcuni punti ricorda quella di santa Ildegarda di Bingen. Espressioni e descrizioni che si fanno di pregnante attualità quando ella ci parla della Chiesa terrena:
«Vidi pure tutte le celebrazioni dei Misteri della vita di Gesù fino all’invio dello Spirito Santo, e compresi che la Chiesa dei giorni nostri riceve lo Spirito Santo su tutti i suoi membri puri e preparati, per il rinnovamento della sua missione. Ognuno può pregare per ricevere lo Spirito Santo, a condizione però che sia pronto a prendere su di sé le sofferenze di Gesù e portare questo sacrificio unendosi con Lui, per la sua gloria, e per la Chiesa. […] Per mezzo dei mariti ci furono innumerevoli conversioni. I martiri rappresentano i canali mistici. Essi portano il sangue vivente del Salvatore a migliaia e milioni di cuori umani. […]
Le sofferenze dei martiri sono come molteplici grazie ecclesiali che operano a pieno profitto per la salvezza della Chiesa militante e terrena che, nelle ricorrenze dei Santi, celebra e commemora queste sofferenze inserendole nel patrimonio comune della cristianità. Tali sacrifici recano un valore eterno di beni inestimabili alla Chiesa, e perciò la stessa dovrebbe celebrarli immedesimandosi negli stessi, animata dalla fede con la preghiera, le opere devozionali e di suffragio. Vidi purtroppo che la Chiesa militante amministra male questi immensi beni, indicibili tesori di grazie della Chiesa celeste. Vidi la Chiesa terrena come un giardino magnifico che cela mille tesori da cogliere, ma questi non vengono raccolti, e con il passar del tempo il campo diviene sterile e arido. Così ebbi la misura della effettiva condizione della Chiesa terrena, cioè la comunità dei fedeli, il gregge di Cristo: tutto era senza vitalità, sonnolente le celebrazioni senza sentimento, e le grazie che dovrebbero essere ricevute in conseguenza di tali celebrazioni cadono sulla terra senza essere colte, trasformandosi in colpe. Ricevetti la consapevolezza che la Chiesa militante avrebbe dovuto espiare tali manchevolezze con esercizi di riparazione per pareggiare i conti con quella celeste e trionfante» (pp. 62-64). A causa delle colpevolezze e mancanze degli uomini di Chiesa e anche delle mancate espiazioni della Chiesa militante è necessario il diretto intervento di Maria Vergine che opera assiduamente come intermediatrice fra Cielo e terra, avvalendosi della collaborazione dei mistici.
Pagine cariche di simbolismi, ma anche di grande realismo. Sconcertante quanto la beata rivela circa persone che credono di essere fedeli della Chiesa, ma che in realtà non lo sono:
«Mi sembra di vedere molta gente senza ordine e relazione con la Chiesa celeste, ma anche senza alcuna relazione con la Chiesa sofferente. Costoro non facevano parte di una comunità fondata e sviluppata, nel senso ecclesiastico della Chiesa militante, sofferente e trionfante e non ricevevano il Corpo del Signore nell’Eucaristia, bensì solo pane. Essi correvano dove si distribuiva il pane. Ma, pur nell’errore, innocentemente, aspiravano in modo devoto e fervente il Corpo di Cristo e venivano appagati nei loro sentimenti religiosi, anche senza il conforto di quest’Eucaristia, mentre i soliti che si confessavano senza vero amore e fervore non ricevevano assolutamente nulla, poiché i veri figli della Chiesa sono coloro che amano il Signore nel profondo del cuore e ricevono da Lui la vera forza» (pp. 68-69).
Le visioni avvennero nel XIX secolo, ma ciò che allora vide la beata può essere ricondotto ai nostri malaugurati tempi. E più si legge e più le realtà soprannaturali si fanno non solo presenza, ma offrono le chiavi di comprensione e di interpretazione degli accadimenti della Chiesa e delle ripercussioni di questi sulle anime.
Anna Katharina Emmerick per tutta la sua vita coltivò una profonda compassione per le povere anime e aveva sempre presente come poco vengono soccorse e ricordate sulla terra. «Come è triste vedere le povere anime così poco aiutate, esse hanno veramente bisogno di quest’aiuto, poiché il loro stato è così miserabile che non possono aiutarsi da se stesse. Se qualcuno pregasse per loro e soffrisse un po’, oppure offrisse elemosine alla loro memoria, ne verrebbe profitto alle medesime al punto tale da sentirsi consolate e ristorate […] Come si può essere a loro d’aiuto se non con un amore sufficiente e con atti di virtù? Cose che furono da queste stesse anime trascurate durante la vita terrena. I Santi in cielo non possono compiere per le anime atti penitenziali che spettano ai discepoli e fedeli della Chiesa militante terrena. Ma purtroppo veramente poco viene fatto per loro, nonostante esse lo sperino molto!» (p. 87).
Ci sarebbe ancora molto da dire e da trascrivere, ma toglieremmo il gusto ai lettori di scoprire il tesoro custodito nelle Visionidella grande mistica agostiniana tedesca molto amata da Dio e alla quale noi siamo molto debitori: fra i tanti doni che ci lascia c’è anche il ritrovamento, grazie alle sue precise e dettagliate visioni, della Casa di Efeso, dove vissero Maria Santissima e san Giovanni, dopo la crocifissione di Gesù.
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