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martedì 25 novembre 2014

Quo vadis?

Il Papa scambia il Parlamento europeo per una parrocchia di periferia

PAPA PARLAMENTO EUROPEO
Quello del 25 novembre davanti al Parlamento europeo, e successivamente al Consiglio d'Europa, non era il primo intervento di un Papa davanti a un'assemblea elettiva. È vero che il Pontefice ha una duplice veste, quella di Capo di Stato della Santa Sede e quella di guida spirituale della Chiesa Cattolica, quindi l'ambiguità può in qualche modo arginare alcune considerazioni "laiciste", ma sia che si tratti di Capo di Stato di un territorio "extra-comunitario", sia che parli come capo spirituale di una religione organizzata, mi risulta difficile comprendere la necessità, e forse anche l'opportunità, di tale ripetuto esercizio.

Sebbene Papa Francesco sia un pontefice che manifesta sensibilità radicalmente diverse dal suo predecessore, ne avevo già scritto qui qualche mese fa, e che nei mesi scorsi abbia avuto sortite in "radicale" discontinuità con le dichiarazioni - o vere e proprie ossessioni - di Benedetto XVI, il discorso di Strasburgo è stato una notevole battuta d'arresto rispetto alle speranze riformatrici suscitate da Papa Francesco nel suo anno e mezzo di pontificato.
Una delusione anche per chi, da laico, ascolta comunque con attenzione le voci delle organizzazioni religiose ogni qual volta esse tentano di offrire un contributo al dibattito politico.
Infatti, nel suo discorso molto applaudito dai legislatori europei - e al quale se fossi stato eurodeputato non avrei acconsentito e non avrei ascoltato in aula - il Papa ha inanellato una serie di critiche di fondo al presunto individualismo che oggi caratterizza l'Europa - un'Europa che, secondo il Papa, negli ultimi tempi, e in particolare da quando si è avviato un processo di allargamento, avrebbe sacrificato i propri principi fondativi alla fredda burocrazia.
A parte il fatto che i principi fondativi recuperavano il pieno rispetto dei diritti umani, quindi di prerogative individuali, ma occorre ricordare che la burocrazia è il perfetto contrario dell'individualismo, e che il processo di allargamento è ormai bloccato da egoistici veti incrociati (spesso promossi con giustificazioni ti tipo "religioso"). Di fronte a questi problemi "epocali" le ricette del Papa per il futuro di un'Europa "sterile" - si così l'ha chiamata - sono quanto di più stantio si potesse sentir proferire da qualcuno che ha la responsabilità di, tra le tante altre cose, portare la speranza là dove questa non esiste. Non solo il Papa ha infatti invocato la consueta necessaria attenzione ai poveri, senza dirci come, ma ha auspicato una non meglio precisata (in termini quantitativi) crescita demografica, arrivando a condannare il fenomeno dei bambini non nati - si così li ha chiamati.
In conclusione il Papa ha imputato al perseguimento dei diritti individuali la distruzione del contesto sociale - si così ha detto.
Certo il Papa si è poi appellato alla promozione delle energie rinnovabili e ha auspicato una lotta agli sprechi, a partire da quelli di cibo, ma in buona sostanza ha intrattenuto oltre 700 legislatori con una di quelle lezioni di catechismo tipiche da parrocchia di periferia.
Col senno di poi, ma anche con quello del prima, c'era davvero bisogno che il Papa parlasse davanti al Parlamento europeo per ripetere le solite anti-storiche, illiberali, consuete ovvietà della Chiesa cattolica?
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    Papa a Strasburgo: solo Bergoglio può dire le cose di Ratzinger. Gli eurocrati applaudono al loro funerale

    ratzinger bergoglioOggi, in qualità di direttore di IntelligoNews ho commentato in diretta – dai microfoni di Radio Vaticana – i due interventi storici del Sommo Pontefice (al Parlamento e al Consiglio d’Europa) insieme ad altri autorevoli ospiti, ed ecco le mie riflessioni, desunte dall’analisi del testo, ricordando che era un quarto di secolo che un Pontefice non parlava direttamente alle istituzioni europee.
    1) Già immagino i tentativi di strumentalizzare i suoi discorsi e già si possono notare dai titoli dei giornali (le cui versioni cartacee usciranno domani) e dalle dichiarazioni dei politici, di destra e di sinistra. Tutti prenderanno soltanto un pezzo di ciò che ha detto (unicamente l’economia, unicamente il lavoro, l’immigrazione, la pace, la solidarietà) e sfumeranno “ideologicamente” il resto. Dai politici, infatti, sia italiani che europei, adesso ci aspettiamo non i comunicati-stampa, il cappello, le condivisioni retorichema i fatti, le declinazioni legislative dei valori ricordati con forza e serenità dal Papa. Altrimenti avrebbero dovuto assumersi le loro responsabilità e fischiarlo. Fatti e non applausi di circostanza che sortiranno lo stesso effetto di quando Napolitano è stato rieletto presidente della Repubblica: l’ovazione delle Camere riunite sulla sua moralità e sulle riforme urgenti da fare e poi, nulla di fatto. L’inutilità della sua rielezione.
    2) Venivamo dopo il Sinodo, tanto per introdurre l’argomento, da una fase difficile, da un percepito momento di confusione (confusione della Chiesa e della comunicazione cattolica nel suo complesso). Si temeva in termini di divulgazione mediatica, il fritto misto, il non equilibrio tra la dottrina cattolica e la misericordia pastorale. Finalmente oggi dal Santo Padre abbiamo avuto la risposta. Sa essere il miglior comunicatore di se stesso.
    3) Relativamente ai contenuti dei due interventi, una prima impressione: ho osservato, fogli alla mano, chenon c’è alcuna distanza ideale, contenutistica tra lui e papa Ratzinger. Pur partendo da sponde diverse, i due si incontrano nella sostanza (diverse le assonanze con la Caritas in Veritate).
    4)  Altra impressione: il Parlamento Europeo e il Consiglio d’Europa applaudendo calorosamente le frasi del Santo Padre circa l’anima dell’Europa hanno celebrato in realtà, il loro funerale. Papa Bergoglio ha parlato di un’Europa che non c’è e non c’è mai stata. Ha parlato, infatti, di democrazia reale, di necessità delle radici cristiane, come struttura dell’identità storica del continente (un’accettata, una sonora bocciatura al preambolo  dell’attuale Costituzione che vede l’Europa partire dall’Illuminismo e basta); ha disegnato il perimetro di un radio_vaticana_strasburgomodello cristiano di società, di economia (no all’assolutizzazione della tecnica), di democrazia, di immigrazione(l’integrazione collegata all’identità:  finora la Ue sul tema ha sempre dormito); ha contestato la globalizzazione dell’indifferenzadell’apolide, dello sradicato, nel nome e nel segno invece della globalizzazione delle identità, delle diversità, come fonte di ricchezza e armonia. Ma soprattutto, ha smentito l’equazione “identità=intolleranza-conflitto”. E’ semmai, l’indifferenza, l’indistinzione tra le identità, le tradizioni, le culture, a generare il conflitto. Chi sa chi è non ha paura dell’altro, lo vede come un arricchimento. Chi non sa più chi è (l’apolide, lo sradicato, il cittadino del mondo, chi non ha più lavoro), vede l’altro come una minaccia. E da qui il razzismo, la violenza, la guerra tra poveri, l’intolleranza vera.
    5) Sui diritti umani è stato nettissimo, demolendo i cardini dell’attuale pensiero unico buonista (si legga ambiguità della parola diritti umani): un conto sono “i diritti umani, ossia la dignità trascendente, la relazione; un conto i diritti individualistici, il soggettivismo, le monadi, l’uomo assoluto. La libertà non può essere separata dalla Verità”. Un monito all’Europa: “C’è la pace degli uomini e la pace di Dio”.
    6)  E ancora parole di fuoco sulla democrazia senza valori e senza Dio: “Mantenere viva la democrazia in Europa richiede di evitare tante maniere totalizzanti di diluire la realtà: i purismi angelici, i totalitarismi del relativo, i fondamentalismi astorici, gli eticismi senza bontà, gli intellettualismi senza sapienza”… “Gli estremismi dilagano per il vuoto spirituale, ed è proprio l’oblio di Dio e non la sua glorificazione, a generare la violenza”. Non c’è bisogno di commenti. Le vestali del politicamente e culturalmente corretto, del relativismo mascherato da tolleranza, resteranno delusi.
    7)  Infine, la famiglia, la vita: “Ci sono troppe situazioni in cui gli uomini sono trattati come oggetto, dei quali si può programmare il concepimento, la configurazione e l’utilità. Bisogna riconoscere in Europa la centralità della persona umana a partire dalla famiglia, cellula fondamentale di ogni società.Famiglia unita, fertile e  indissolubile, porta con se gli elementi fondamentali per dare speranza al futuro”.
    8) E, per concludere, la domanda-chiave rivolta agli eurocrati: “Quale dignità esiste quando manca la libertà di esprimere senza costrizione la propria fede religiosa?”. Un’accusa che riguarda non solo le persecuzioni cristiane in Oriente, ma anche e soprattutto le persecuzioni ideologiche (il relativismo, il nichilismo e l’ideologia gender) in Occidente. Ecco quindi, la nuova Europa ridisegnata dal Papa.Dalle fondamenta. Un insegnamento pure per noi italiani. Se Giovanni Paolo II, dopo la caduta del comunismo, ha allargato i confini dell’Europa all’Est, Papa Bergoglio ha riportato le periferie del mondo in Europa con la verità di Cristo.

    Il Papa a Strasburgo: parla del suo discorso Don Mauro Leonardi

    papa_strasburgoFrancesco è arrivato a Strasburgo accolto dal Presidente Martin Schulz. In Aula ha tenuto un intervento che in molti già definiscono epocale: una sorta di atto che ridefinisce l’Europa. Ne abbiamo parlato con Don Mauro Leonardi che ci ha dato il suo contributo.
    Che Papa è stato il Francesco in visita a Strasburgo?
     
    “Papa Francesco è Francesco sempre. Quello di S.Marta, quello delle udienze del mercoledì, quello dell’Angelus. Anche se parla davanti ai rappresentanti di 500.000.000 di persone è come quando a S.Marta, finita la messa, ti regala il suo tempo a tu per tu, a tutti. O come quando si preoccupa se ti bagni quando piove in piazza S. Pietro una domenica qualunque. È fatto così. È fatto Francesco”.
     
    E quando parla di famiglia? 
     
    “E quando parla di famiglia non inizia dall’istituzione ma inizia da lui e te, e te, e te,…..fino a 500.000.000. Ti dice “ L’Europa è una “famiglia di popoli” chiamata a prendersi cura “della fragilità dei popoli e delle persone”, a lavorare per dare “dignità” all’uomo in quanto “persona” e non come “soggetto economico”, a rifiutare la “cultura dello scarto” e quegli stili di vita di “un’opulenza ormai insostenibile” e “indifferente” specie verso i più poveri, a creare le condizioni per il lavoro, a evitare gli sprechi, a difendere la famiglia e l’ambiente, a proteggere le democrazie dagli interessi del “potere finanziario al servizio di imperi sconosciuti”, ad accogliere gli immigrati impedendo che finiscano nella rete del “lavoro schiavo”, il tutto traendo l’ispirazione dal “patrimonio del cristianesimo” che ha plasmato il continente sin dalle sue origini”.
     
    Di che Europa ha parlato? 
     
    “Senti che l’Europa non è l’Unione Europea ma sei tu, casa tua, la tua nazione, il tuo continente. Come un padre ti parla di cura dei più deboli, e pensi a quelli di casa tua ma anche la Grecia e la Romania sembrano più tue”.
    A a chi ha parlato? 
     
    “Parla di te come persona, non sei un ingranaggio stritolato dalle grandi banche , da “imperi sconosciuti”, non sei uno che deve fare i conti con l’euro, da solo.Sei una persona, non un soggetto economico come di te parlano i giornali. Sei parte di un’Europa invecchiata. Che, come tutti, non migliora invecchiando. Ma ci parla di “speranza e incoraggiamento”. È venuto da pastore e se ne sta in mezzo alle pecore. Mi piace questo suo presentarsi come pastore”.
     
    Un Papa in mezzo ai lupi?
     
    La stessa foto di lui, bianco vestito, in  mezzo alle grisaglie blu dei pezzi forti europei, non mi fa pensare ad un pastore in mezzo ai lupi. È Papa Francesco come a Santa Marta. Pastore per vocazione, dice di sé. Non pastore per cattolici, pastore per vocazione. E quindi padre. E la parte che mi ha colpito di più è la parte sull’ecologia”.
    Cosa le è piaciuto del discorso sull’Ambiente? 
     
    Ha usato una parola ponte, parola che parla a tutti perché la terra è di tutti non conosce religione. La terra è madre per tutti perché genera cibo, ossigeno, tutto quello che serve per vivere nasce da lei o è nascosto in lei. E lui parla da padre e dice che buttiamo ancora tante cose.Non sembra di stare attorno alla tavola della domenica? Con i figli che si lamentano e vogliono di più e il papà che dice di non sprecare quello che abbiamo? Mi fa pensare a mio nonno che, se buttavo il pane sulla tavola, lo raddrizzava e mi diceva: Porta rispetto per il pane”.

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