ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 25 novembre 2014

Martirizzati noi



Un nostro affezionato amico GABRIEL lettore assiduo del sito, ci ha inviato un interessante e ben fatto commento critIco su una delle maggiori curiosità di bose: il MARTIROLOGIO di BOSE, che ecumencamente dialogante, ci appare  parecchio sincretista, o per dirle più semplice "macedonizza alla grande" come solo "pneumaticamente" solo lui sa fare. Il nostro giovane amico colto e preparato dottore il filologia e coraggioso difensore della cattolicità sbattacchiata bena a modo dal priorissimo, ci svela molte cosucce che anche io non sapevo. Pur credendomi (ovviamente donchisciottescamente) uno dei maggiori esperti in bosiologia bianchistica.
Come sempre questi commenti "leggeri" vogliono introdurre un pensiero serio e importante, di "critica culturale" operata da uno sfigatissimo signor nessuno (chi scrive) che osa criticare un intoccabile, conscio di non aver nulla da guadagnare e tutto da perdere. Ma sono fatto così e il  mare del web trova il suo posticino anche per me. 
IL “MARTIROLOGIO” DI BOSE
La comunità “monastica” di Bose fa sentire il suo potere di influenza degli animi soprattutto mediante la stampa. Uno dei libri più apprezzati di casa Bose, edito nel 2002 dalla San Paolo, è “Il Libro dei testimoni. Martirologio ecumenico”. Autori, Bianchi e “monaci” al seguito. L’opera si propone non solo di presentare nella forma di calendario (ossia, giorno per giorno) i principali martiri venerati dalla Chiesa cattolica, ma anche i cristiani ortodossi o copti o protestanti ritenuti testimoni coraggiosi o martiri nelle rispettive chiese separate da Roma; il tutto, ovviamente, in onore all’ecumenismo tanto osannato nel chiostro biellese. La struttura del volume è grosso modo la seguente: per ogni giorno dell’anno viene presentata una breve biografia del “martire” ricordato in quella data, quindi si riporta un breve testo tratto dagli scritti del personaggio citato (laddove disponibili), dopo di che si espone una breve “preghiera” di intercessione molto generica e infine un semplice elenco degli altri santi e/o martiri che ricorrono nel medesimo giorno.
Al di là di certe macroscopiche magagne, alcune già esaminate da Bosecuriose nella “Sintesi delle affermazioni” al punto VII, l’opera è nel complesso un gran pasticcio: si presenta come martirologio, ma spesso compaiono personaggi che in vita loro non hanno subito né supplizi né torture e quel che è peggio, in alcuni casi, vengono presentati con onore incondizionato pure personaggi notoriamente eretici e, ciliegina sulla torta, figure non cristiane, da Buddha fino a Gandhi, passando per un rabbino francese del 1100 e qualche maestro “sufi” islamico…. soprattutto, il libro è introdotto da Enzo Bianchi con parole irriguardose verso l’unicità della Chiesa cattolica come vera e sola Chiesa di Cristo.
Il “Priore” dichiara infatti nelle pagine introduttive di non credere che la Chiesa cattolica sia la Chiesa “Una, Santa, Cattolica e apostolica”, e che essa abbia conservato la pienezza della Verità. Infatti, afferma con insolenza: “Troppo a lungo, in nome della «verità» che ciascuno presumeva di possedere integralmente, si è combattuto il diverso, il cristiano di altre culture e altre Chiese, fino a impiegare la stessa agiografia per ferire e accusare l’«avversario», erigendosi troppo facilmente ad «avvocati» del Signore”
Forse il Priore ignora i chiarissimi insegnamenti degli Apostoli contro gli eretici, altrimenti non sarebbe così ironico e irriguardoso verso i martiri che hanno testimoniato la Fede contro ogni deformazione dottrinaria, luterana o calvinista o valdese che fosse. E soprattutto dimentica i documenti del Concilio Vaticano II, nei quali leggiamo che “solo per mezzo della cattolica Chiesa di Cristo […] si può ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salvezza” (Unitatis redintegratio, n°3)

Grazie a questa premessa irenista, troviamo il massimo del ridicolo sotto la data del 4 maggio, in cui a Bose ricorrono i “Martiri inglesi dell’epoca della Riforma”. Una splendida (?) trovata della Chiesa anglicana per farsi perdonare gli eccidi dei cattolici: una festa che onori tutti insieme appassionatamente, il coraggioso gesuita Campion e l’impresentabile arcivescovo Thomas Cranmer, vittime e carnefici, martiri veri e martiri dell’eresia. Accomunati, dicono i bosiani, inquanto “vittime della convinzione che l'intera verità fosse appannaggio di un solo gruppo sociale o ecclesiale”.
 Definire la Chiesa di Cristo come un mero “gruppo ecclesiale” in mezzo a tanti altri è il segno più lampante dello smarrimento dottrinale che regna a Bose.
E il “Martirologio” prosegue in una bolgia di stranezze di stampo modernistico. Si elogiano i “poveri eretici” condannati a morte, come Jan Hus e Thomas Cranmer; il meccanismo psicologico che soggiace a simili infatuazioni è ben descritto da don Lorenzo Milani in un suo appunto privato: “Chi di voi ha mai studiato seriamente chi erano Giordano Bruno o Arnaldo da Brescia? Può darsi che fossero due imbecilli può darsi che avessero torto marcio. Ma l’aureola del martirio ci acceca, ci fa tifare per loro”. Eppure, a prescindere dalla bontà o meno dell’Inquisizione, dovrebbe essere chiaro per un cattolico che non basta morire ammazzati per essere dei martiri… Si presentano ricorrenze strambe come quella di “Abele il giusto” definito modello dei “testimoni pagani di Dio”, per quanto non sarebbe mai esistito! Addirittura, si presentano in modo distorto le vite di santi gloriosi, come Chiara d’Assisi, descritta come “esempio di radicalismo evangelico fautrice di una chiesa dei poveri” in lotta contro “le autorità della chiesa”. Sono proposti alla meditazione testi di altre religioni, come il Racconto della morte di Buddha, alcuni detti di Confucio, insegnamenti di rabbini ebrei (oppositori del cristianesimo).
E se qualcuno dubitasse ancora della pericolosità di tale libro, ecco come quest’ultimo veniva presentato da “La Stampa”, quotidiano sempre caro a Enzo, il 12 marzo 2002: “San Budda e San Bach – Un martirologio ecumenico, eresia a Bose”. Naturalmente l’articolista non spende nemmeno un avverbio per sdegnarsi dell’eretico prodotto editoriale (anzi, si augura che venga adottato “in ogni chiesa”!): tra gli intellettuali dei nostri tempi, si sa, l’eresia suscita brividini di emozione e stuzzica l’appetito di stravaganze. In poche parole: fa tanto chic. Noi che non siamo intellettuali non sappiamo che farcene delle emozioni e delle stravaganze. E soprattutto, non sapevano cosa farsene i santi e i martiri autentici che hanno dato testimonianza dell’unicità della Chiesa di Cristo e della Verità rivelata, in barba, è il caso di dirlo, all’ecumenismo irenista di Bose.

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