Pontificare stanca
Nonne, radici, ebraismo. Qualche parola imperfetta di Francesco a Strasburgo, e di troppo in aereo
Papa Francesco al Parlamento europeo (foto LaPresse)
Propongo qualche osservazione sui due discorsi europei di Papa Francesco. Bei discorsi, pieni di cose belle, sulle quali non mi fermo: però è la premessa del resto. Mi piacciono anche i pensieri sulla famiglia. La differenza che sento da altri, compresa una vasta parte di questo giornale, è qui: che il matrimonio fatto di un uomo e una donna, come quello dal quale venni messo al mondo, a me non sembra insidiato dalla scelta di altri modi di metter su famiglia. Il punto che mi ha fatto sobbalzare è piuttosto quello in cui l’Europa stanca viene paragonata a una “nonna, non più fertile e vivace”.
Dev’essersi proprio distratto, Francesco, quando ha scritto, o si è rassegnato a leggere, un’espressione così infelice che non è nemmeno necessario obiettarle. Se vogliono, lo faranno vivacemente un milione di nonne in piazza San Pietro. Quanto alle radici cristiane dell’Europa, cui molti commentatori si sono applicati, direi che ci sia un piccolo malinteso: che radici cristiane siano state decisive per la storia europea, come Francesco ha ripetuto, non può essere ragionevolmente messo in dubbio. Interpreti troppo sottili hanno sottolineato che il Papa ha parlato di “radici religiose” e non di “radici cristiane”, come per un passo indietro: ma ha parlato della “storia bimillenaria [che] lega l’Europa e il cristianesimo”, e ha concluso seccamente che “questa storia […] è la nostra identità”.
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Francesco ha ribadito la definizione di Paolo VI, sulla “chiesa esperta di umanità”: che è una rivendicazione molto forte, e molto discutibile, se si intenda per chiesa la comunità dei fedeli, o il clero. Ci sono molte cose umane di cui il secondo non è esperto, o lo è malamente. Ha appena tenuto un sinodo per venirne a capo, e ne terrà un altro.
di Adriano Sofri | 28 Novembre 2014 ore 06:23
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