ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 13 dicembre 2014

No al presepe = no a Cristo

Allora scuole aperte a Natale e Befana. La proposta che sbanca                                              La proposta è nata per gioco sui social network e pare stia avendo grandi adesioni.

Ai presidi che in nome del pluralismo religioso e della tolleranza verso le altre fedi hanno vietato l’allestimento dei presepi, è stato chiesto di tenere le scuole aperte durante le festività natalizie, compreso il 25 dicembre ed il sei gennaio. Se è vero che la scuola non deve caratterizzarsi come cristiana e dunque deve rifiutare le tradizioni, ad iniziare dai presepi, per quale motivo il Natale dovrebbe essere occasione di festa anche per i non cristiani? Perché turbare la sensibilità dei bimbi musulmani obbligandoli a non andare a scuola il giorno di Natale, a Santo Stefano e l’Epifania?Presepe Vocogno 2011

I presidi e gli insegnanti che promuovono l’abolizione dei presepi dovrebbero essere altrettanto coerenti con il loro laicismo duro e puro e presidiare la scuola, svolgendo regolarmente le ore di lezioni.
Pazienza se mancheranno gli alunni cristiani che staranno festeggiando il Santo natale con i loro familiari. Invece no, questi eminenti presidi ed altrettanto eminenti professori così solerti nel proibire i presepi, i canti natalizi, le recite a tema religioso e impediscono che si parli del vero significato del Natale, pretendono di avere, come si dice a Roma, “la botte piena e la moglie ubriaca”. Si professano atei e con la scusa di favorire l’integrazione cancellano le tradizioni cristiane che a loro, non agli altri, danno fastidio; poi però sfruttano il periodo natalizio per andarsene in vacanza, a sciare in montagna se c’è la neve, o ad abbronzarsi in qualche località esotica dove si registrano 40 gradi anche a dicembre. Perché va bene vietare il presepe, va bene sostituire Gesù bambino con un cagnolino, un gatto o un orsacchiotto, ma giù le mani dal Natale, non quello santo ma quello profano, quello fatto di pranzi luculliani, partite a tombola, a tre sette, a mercante in fiera o a poker.. Lontani dalle chiese ma tutti con i piedi sotto il tavolino a mangiare il tacchino della tradizione. Perché se si rifiuta la tradizione religiosa, non si può rifiutare pure quella culinaria.
Allora ecco la provocazione. Andate a lavorare il 25 e 26 dicembre e pure il giorno dell’Epifania e rinunciate a far festa, sfruttando quell’evento prodigioso, la nascita di Cristo, che vi dà tanto fastidio veder riprodotto sotto forma di presepe nelle classi. I bambini musulmani, ebrei, buddisti, atei, agnostici e chi più ne ha ne metta vi saranno grati se sarete al loro fianco a diffondere il sapere, mentre gli altri, i figli degli “infedeli”, staranno festeggiando la natività del Signore o l’arrivo dei magi. Perché non proporre anche un disegno di legge per chiedere di non riconoscere più il carattere civile delle festività del 25 dicembre, 26 dicembre e 6 gennaio, lasciando la facoltà ai soli bambini e docenti cristiani di astenersi dal frequentare le lezioni? Scommettete che improvvisamente tutti si riscoprirebbero cristiani, compresi forse gli stessi bambini musulmani o di altre fedi e soprattutto i loro genitori certamente non turbati da quindici giorni di vacanze?

Americo Mascarucci

http://www.intelligonews.it/no-al-presepe-allora-scuole-aperte-a-natale-e-befana-la-proposta-che-sbanca/

Due parole sulla scuola che vieta la messa natalizia da un suo ex studente

di Matteo Matzuzzi | 12 Dicembre 2014 ore 23:58
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Il liceo classico "Jacopo Stellini" di Udine
Cinquecento studenti su cinquecentosessantotto chiedono al preside l’autorizzazione per prendere parte alla Messa natalizia. E’ un evento da quelle parti, c’è il coro che canta (non robetta da Zecchino d’oro) e l’orchestra che suona. Si tratta di due gloriose e datate istituzioni della scuola. Ma il preside, Giuseppe Santoro, dice no. La Messa non s’ha da fare. Almeno non in orario scolastico. C’è la norma numero qualcosa che lo vieta, e poi c’è tutta la storia della laicità (anzi, della laïcité à la française, che suona meglio) eccetera eccetera. Siamo a Udine, pieno centro storico. La scuola in questione è il liceo classicoJacopo Stellini. Regio Ginnasio Liceo, è la scritta scolpita sulla facciata. Edificio che ha visto passare generazioni di studenti, che è stato perfino sede del Comando supremo dello Stato maggiore italiano durante la Grande guerra. Insomma, è un istituto che ha una sua reputazione.

Posso assicurare che la Messa s’è sempre fatta, ogni anno. Sia con presidi di sinistra marxisti o trotzkisti sia con presidi di destra. Sempre. E i banchi venivano occupati da cattolici tradizionalisti (per quanto possa sapere cos’è un tradizionalista un ragazzo di quinta ginnasio o seconda liceo), cattolici progressisti, atei, ebrei. Chi per fervore cristiano, chi per piacere nel sentire il coro cantare o l’orchestra suonare, chi per avere una buona scusa per saltare qualche lezione o verifica rognosa. So bene quel che dico, visto che in quei corridoi ho passato cinque anni della mia vita. La messa era una consuetudine, un rito. Un po’ come il saggio di fine anno e tutte quelle cose che per grazia divina caratterizzano una scuola che preferisce far passare ore agli studenti sul Rocci piuttosto che sulle opere di Melania Mazzucco. Ma ora non si può. Certo, la legge dice che neanche prima si poteva, ma insomma, “s’è sempre chiuso un occhio”, ha detto il vicepreside Andrea Nunziata (già mio laicissimo professore di Religione negli anni che furono, ricordo le belle discussioni in classe sulle segnalazioni del vecchio Tuttolibri della Stampa). Anche perché quel momento prenatalizio non ha mai fatto male a nessuno e nessuno ha mai protestato, lamentando un certo turbamento interiore che va tanto di moda oggi.

Una dei rappresentanti degli studenti in Consiglio di istituto, Aurora Padrini, dice sempre ad Avvenire che “la Messa di Natale è una tradizione cui teniamo molto. Sono oltre un centinaio i ragazzi che fanno parte chi del coro, chi dell’orchestra e si preparano da settembre per questo appuntamento”. Il preside, cioè colui che ha deciso di rompere con la tradizione, cade dalle nuvole e accusa il giornale dei Vescovi di dire il falso. Lo fa con una circolare di quelle austere (qui il testo), con tanto di stemma della Repubblica italiana, indirizzi vari, oggetto, καὶ τὰ ἕτεραNota a margine, l’immagine collegata alla lettera ufficiale del preside ha il logo del Movimento 5 stelle, ma pazienza. Il dottor Santoro smentisce tutto e dice che “la messa di Natale anche quest’anno, come ogni anno, verrà celebrata”, e si chiede se si stia parlando “di cattivo giornalismo”.

Poi, però, confermando tutta la ricostruzione di Avvenire, spiega che non può più chiudere un occhio, che allo Stellini “si è sempre operato in contrasto con le norme”. Così, “non solo per l’incarico che ricopro e le connesse responsabilità, ma anche per convinzione personale ritengo che gli occhi non si possano chiudere, mai, ma che anzi debbano rimanere ben aperti, per affermare con forza, sempre e comunque, la cultura della legalità”.

Ne prendiamo atto. L’auspicio, da vecchio studente della scuola dove si fa quasi imparare a memoria la targa in ricordo di Francesco Poletti, “qui per cinque lustri preside il dovere insegnò con l’esempio”, è che l'attuale preside sarà così vigile anche quando tirerà aria di okkupazioni e di scioperi cosiddetti studenteschi che bloccano per settimane la didattica.
http://www.ilfoglio.it/articoli/v/123813/blog/due-parole-sulla-scuola-che-vieta-la-messa-natalizia-da-un-suo-ex-studente.htm

Cronache del conformismo – di Paolo Deotto

Redazione
Dall’ennesimo “divieto di presepe” a Leini (TO), con parroco in confusione, alla cantante (ma dicono che sia anche una suora) Cristina, che regala un disco al Papa, che lo accetta con gioia. I cattolici guardano e si chiedono “usque tandem?…“
di Paolo Deotto
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zzprsp1Ormai un “divieto di presepe” quasi non fa più notizia. È d’obbligo, per chi – ricoprendo anche la più irrilevante autorità nel più irrilevante dei posti – ha scelto la via comoda del gettare il cervello all’ammasso, invocare il “rispetto” per chi professi altre religioni o non ne professi alcuna, e vietare che si allestiscano presepi in luoghi pubblici. L’ultima di queste tristi scemenze la leggiamo da Leini, in provincia di Torino, dove il direttore di una scuola elementare si è disciplinatamente comportato come previsto dal copione del radical-progressista-illuminato e ha vietato che nell’istituto da lui diretto fosse allestita la sacra rappresentazione (CLICCA QUI).
Abbiamo parlato di scemenze e ribadiamo: scemenze. Perché in una società come la nostra, le cui origini cristiane sono chiare e lampanti anche per il più ateo degli atei, questi divieti sono, oltre che ingiusti, soprattutto stupidi. Già, perché se si vuole portare fino in fondo la premessa bislacca del “rispetto” per i credenti di altre religioni, allora viene da chiedere a quel direttore (e agli altri conformisti come lui) perché non lottano contro: 1) l’uso della croce sulle autoambulanze; 2) il riposo domenicale; 3) le stesse vacanze natalizie; 4) il suono delle campane; 5) la festa del Santo Patrono; 6) e potremmo andare avanti all’infinito, tanti e tali sono i segni delle radici cristiane della nostra civiltà.
Ma, ripetiamo, quel piccolo direttore di una piccola scuola non suscita più stupore. Un tale che la sapeva lunga in materia di rivoluzioni, il signor Lenin, parlava di “utili idioti”, e non proseguiamo per non essere offensivi…
Ben più scandaloso è il comportamento del parroco locale, don Pierantonio Garbiglia, che non avendo il coraggio di difendere la posizione delle numerose famiglie che hanno protestato contro il diktat del piccolo direttore, non avendo insomma il coraggio di difendere uno dei più cari simboli della tradizione cattolica, si tuffa in una caotica spiegazione, pubblicata sul sito della parrocchia, dove si possono leggere frasi del tipo: “ ritengo innanzitutto che oggi i problemi principali  della nostra cittadina di Leinì e del nostro Stato Italiano siano ben altri rispetto a “presepe sì, presepe no”, e siano la mancanza di lavoro,  la sfiducia nel futuro e nelle istituzioni, la solitudine dilagante che porta anche a fenomeni di violenza, le strade che sono ormai un colabrodo, la mancanza di risorse per il welfare, e potremo andare avanti con l’elenco”.
Già questo è un bel punto di partenza, non c’è che dire: il parroco, che evidentemente è un prete molto “immerso nel sociale”, non si rende conto (o non vuole rendersi conto) che vietare un presepe è un attacco diretto contro la tradizione cristiana, è uno dei tanti modi per far scomparire la presenza cattolica. Per la corretta asfaltature delle strade, o per i problemi della disoccupazione, per la mancanza di risorse per il welfare, ci sono già sindacati e associazioni varie che si danno da fare. A noi piace (cosa volete, è un vizio da criptolefebvriani… ) un prete che faccia anzitutto il prete, e quindi guidi le anime a lui affidate, educhi alla Fede, difenda la tradizione cattolica. Che pretese!
Nel tentativo di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, il parroco di Leini aggiunge però – bontà sua – “…non riesco a spiegarmi perché in Italia, in alcuni contesti, in nome di una tolleranza (a volte finta) e di un’accoglienza (sovente buonista) si porti avanti invece l’idea che quella che si deve adeguare sia la maggioranza e non la minoranza”. Ma poco più in là, perché non sorga il dubbio di un’eccessiva mancanza di conformismo, ecco un’arrampicata sui vetri di rara bellezza: “…prima di chiedere a un’istituzione il perché fa o non fa un presepe, dovrei chiedermi se anch’io sono uno dei tanti cristiani che a casa propria ha sostituito il personaggio principale del presepe con il babbo natale. E se gridiamo allo scandalo di fronte a “presepe sì, presepe no”, allora proviamo a chiederci come cristiani difensori delle proprie tradizioni e che desiderano educare le nuove generazioni, come abbiamo ridotto la vigilia e la festa di Tutti i Santi (tanto per citare una delle feste più importanti del patrimonio cristiano). Anzi, abbiamo fatto di meglio. Siamo riusciti perfino a svuotare una tradizione anglosassone (All-Hallows-Eve) dei suoi migliori significati e portarla a casa nostra come un carnevale posticipato e adattabile a tutte le età. Ma qui nessuno grida allo scandalo, ma anzi, si alzano le spalle e si fa un sorrisino complice e imbarazzato!
Alé, qui c’è dentro di tutto, ma soprattutto c’è un ragionamento contorto mica male: noi cattolici siamo i primi ad aver ridotto male la tradizione, ad esempio snaturando la vigilia e la festa di Ognissanti. Anzi, per questa festa abbiamo anche ridotto male una tradizione anglosassone (la festa pagana di Halloween) svuotandola dei suoi migliori significati (ma quali sarebbero, trattandosi di una festa pagana?). Ergo, a questo punto non lamentiamoci se l’autorità – genericamente intesa – vieta il presepe.
Non so come la pensiate voi, cari lettori, ma questo, più che un ragionamento, mi sembra un guazzabuglio. Di sicuro quello che il parroco di Leini si è ben guardato dal fare è stata una protesta contro il provvedimento anticristiano del direttore della scuola. In un minestrone in cui c’è un po’ di sociologia da discount, un po’ di bacchettate ai cattolici, un po’ di bacchettate allo Stato che deve essere laico e non laicista, quello che ne vien fuori è solo confusione e, di certo, una rinuncia a difendere la tradizione del presepe e un comodo “non accorgersi” dell’ennesimo attacco alla cristianità.
Ma che può fare un povero parroco, se l’esempio della confusione viene da tanto in alto?
zzsrxtnDicevamo che vorremmo avere dei preti che fossero preti. E vorremmo anche (scusate, siamo pieni di pretese) delle suore che fossero suore. Chi le ha obbligate a scegliere la vita religiosa? Da qualche tempo fa furore una giovane, di nome Cristina, che ha buone doti come cantante. Partecipa a show televisivi, è diventata quel che si usa dire una “star”. Gran parte del suo successo dipende dal fatto che è una suora, o quantomeno come tale si veste. E come è felice il mondo nel vedere una suora che si agita su palcoscenici mondani, cantando e abbracciando poi altri “colleghi” del mondo dello spettacolo. Ora, una suora che fa tutto ciò non si comporta da suora. Ha evidentemente una superiora che ha, anche lei, tanta nebbia in testa, perché non richiama questa sua sottoposta, anzi la sostiene in questa carnevalata. E allora uno dice: interverrà l’autorità a invitare questa suora a rispettare la dignità di quell’abito che liberamente ha scelto. Già, l’autorità. L’autorità, la più alta nella Chiesa, riceve da questa giovane, piena di doti canore e di confusione, un disco in dono e lo accetta con smagliante sorriso (CLICCA QUI).
Evviva, la frittata è fatta. Vai, suor Cristina, la chiesa della misericordia è misericordiosa con tutti quelli che fanno di tutto per non sembrare religiosi e tantomeno religiosi cattolici. Un sorriso e un ringraziamento per la suora-star, insieme a tante bastonate per i Francescani dell’Immacolata e per altri bravi preti e vescovi e cardinali che cercano ancor la via della santità e non l’applauso del mondo.
Perché parlare di queste cose così tristi? Siamo inguaribili criticoni, dicono alcuni. Ma questi, signori, sono i dati di fatto, si parla di ciò che accade e ciò che accade è, giorno dopo giorno, scandaloso.
Bisogna parlare di questi scandali, perché non tutti si smarriscano in questa danza macabra in cui la Chiesa si avvolge sempre di più. Perché alla fine resteranno quei pochi che alla danza macabra non hanno partecipato e che hanno continuato a pregare, non solo per la loro salvezza, ma anche per la salvezza di questa Chiesa, di tanti preti e suore confusi, che hanno pregato anche per la salvezza del Papa. E alla fine si ricomincerà, dalle macerie.

2 commenti:

  1. Benissimo! L'ho sempre detto io che i non credenti (ed altre fedi compresi) dovrebbero andare a scuola con gli insegnanti simili a loro e tutti coloro che sono cattolici stanno a casa e soprattutto vanno in Chiesa a celebrare il Santo Natale! Ma siccome la legge è uguale per tutti, i miscredenti stanno a casa come noi, e noi facciamo il presepe e le recite natalizie!

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    1. concordissimo!!!! e non aggiungo altro per non dovermi recare al confessionale urgentemente!!!

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