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domenica 14 dicembre 2014

Romina caput mundi


L’ascetica Romina Power contro il Dalai Lama

Romina Power contro

il Dalai Lama

L’ex moglie di Al Bano difende la sua fede e accusa il Nobel per la Pace                    di di Aldo Grasso


Romina e Al Bano in un recente concerto tenuto a MoscaRomina e Al Bano in un recente concerto tenuto a Mosca
Romina Power vs Dalai Lama, titolerebbero i giornali americani. L’ex signora Carrisi, che nel frattempo è diventata buddista, ha deciso di sfidare la più alta autorità teocratica del Tibet, un po’ come se Iva Zanicchi si mettesse a questionare con il Papa sull’aldilà.


Che è successo? Come mai Romina si è imbarcata in una disputa teologica? La trionfale reunion russa con Al Bano, con la memorabile interpretazione di Sharazan , le ha regalato una nuova consapevolezza ascetica? Sostiene Romina: «La mia mente è cambiata, ho raggiunto finalmente la serenità».

Da un po’ di tempo pratica il buddismo, in particolare quello legato al culto di Dorje Shugden. «Ma il Dalai Lama ostacola questa pratica e mente», sostiene Romina. Sarebbe responsabile di una aggressiva campagna di persecuzione che colpisce milioni di seguaci di questo protettore del Dharma, generando molta sofferenza, sino alla segregazione. «Il Dalai Lama sta causando gravi problemi», sostiene Romina. Il Dalai Lama, in questi giorni a Roma al Summit dei Nobel per la Pace, fa dire che il culto di Dorje Shugden è ormai degenerato e i suoi seguaci hanno forti caratteristiche settarie.

Romina Power vs Dalai Lama. Come finirà? Si risolverà tutto a Sanremo? Che ne pensa la Lecciso? A volte certa spiritualità salvagente (un bagnino dell’anima) sembra solo « un raggio di sole più caldo che va / come un sorriso che sa di felicità». 
http://www.corriere.it/spettacoli/14_dicembre_14/romina-power-contro-dalai-lama-fed92d68-8373-11e4-a2cc-02f7f9acc66f.shtml


Ecco perché il Papa non vedrà il Dalai Lama

11 - 12 - 2014Matteo Matzuzzi
Ecco perché il Papa non vedrà il Dalai Lama
Scrive il Corriere della Sera che dall’entourage del Dalai Lama trapela una certa delusione. Il motivo è presto detto: oggi il leader religioso tibetano è a Roma, dove da domani si riunirà il XIV Summit dei Nobel per la pace, inizialmente previsto in Sudafrica ma spostato in Italia dopo che le autorità di Città del Capo negarono al Dalai Lama il visto. Naturalmente per non irritare il governo di Pechino e compromettere le relazioni finanziarie e commerciali con il gigante asiatico.
I TENTATIVI DELLA DELEGAZIONE TIBETANA
La delegazione tibetana avrebbe voluto un incontro con il Papa, tanto da presentare la richiesta alle autorità vaticane. Dalle quali, però, è arrivato un cortese ma fermo rifiuto. Lo stesso leader religioso buddista l’ha confermato: “Questa volta non incontrerò Papa Francesco, l’amministrazione del Vaticano dice che non è possibile perché potrebbero crearsi degli inconvenienti”. Nessuna polemica, però, anzi. Dal Dalai Lama solo parole buone per il Pontefice: “Apprezzo la semplicità di questo leader religioso, mentre ci sono altri leader religiosi che praticano la semplicità ma hanno una vita privata…”. Oltretevere si fa notare che neppure Benedetto XVI, dopo l’incontro dell’ottobre 2006, ricevette più il Dalai Lama, benché questi fosse presente a Roma sia nel 2007 sia nel 2009.
I RAPPORTI TRA IL VATICANO E PECHINO
Così, la Santa Sede stavolta si limiterà a inviare un messaggio del Papa al vertice dei Nobel, a firma del segretario di stato, il cardinale Pietro Parolin. Nessuna scortesia da parte dal Vaticano, ma solo la volontà di non interferire nei delicati rapporti tra il leader tibetano e il governo cinese. Soprattutto, la segreteria di Stato vuole procedere con i piedi di piombo sul dossier cinese, consapevole che un pertugio (piccolo e fragile) s’è aperto nel muro di Pechino e che questo dunque va allargato. La parola d’ordine, quindi, è di evitare ogni possibile incidente che possa compromettere un dialogo sotterraneo che procede lentamente ma potrebbe dare nel medio periodo i suoi primi frutti. I segnali, d’altra parte, non mancano: lo scambio di impressioni con il presidente Xi Jinping, i messaggi per le reciproche elezioni, il permesso di sorvolare il territorio cinese in occasione del viaggio in Corea del Sud, i telegrammi spediti dall’aereo papale.
LA POSIZIONE CINESE
Scriveva lo scorso 23 novembre sul Corriere della Sera il professor Alberto Melloni che “per qualche ora su vari siti di informazione di Hong Kong è apparsa la notizia che un accordo Cina-Vaticano sulla nomina dei vescovi era imminente e che già a gennaio il negoziato in corso potrebbe portare a una accordo epocale sulla nomina dei vescovi. In due ore la polizia cinese ha ripulito quei siti da una notizia che ha fatto intanto il giro del mondo. Ma è proprio questa censura attivata a protezione del dialogo – aggiungeva lo storico emiliano –  che conferma che la cosa è vera, è seria e che la Cina non ha nessuna intenzione di lasciarla fallire per le indiscrezioni di qualche spiritello maligno e risentito”.
TRE GRUPPI DI “FRENATORI”
Ricordava, Melloni, come “da mesi sia in corso un dialogo diretto sino-vaticano” che progredisce, nonostante la sopravvivenza “di tre gruppi” che da sempre sono ostili a questo avvicinamento: “il cattolicesimo nobile e ideologicamente antagonista che vedeva e vede la maturazione di un dialogo come la sconfessione dell’anticomunismo di chi ha sofferto della repressione antireligiosa di mezzo secolo”, è il primo gruppo. Ci sono poi “gli ideologi di un comunismo dottrinario che non vogliono concedere libertà che implichino una riduzione della presa del partito sulla società”. Infine, il ruolo per nulla disinteressato di quei “sedicenti mediatori” che hanno “generato confusione”.
LA LETTERA AI CATTOLICI CINESI DEL 2007
In realtà, notavano altri osservatori, è meglio rimanere con i piedi per terra, perché quel genere di notizie sui siti di Hong Kong è apparsa a più riprese nel corso degli anni, salvo poi non aver portato mai a nulla. Di certo, un ruolo fondamentale ce l’ha il segretario di stato Parolin, grande conoscitore della realtà dell’estremo oriente: è in gran parte suo il merito del riavvicinamento tra Vaticano e Vietnam ed è sempre lui ad aver avuto nel 2007 un ruolo di primo piano nell’estensione della Lettera ai cattolici cinesi di Benedetto XVI.
LA PRIORITA’ ASIATICA 

Parolin, dunque, appare l’uomo adatto a tessere sottilmente e al riparo dei riflettori quella trama di rapporti che potrebbe portare, un giorno, il Papa a stabilire relazioni ufficiali con Pechino, capitale di un Paese che potenzialmente potrebbe avere nei prossimi decenni il più alto numero di cattolici al mondo. E non è un mistero che al centro della missione evangelizzatrice di Francesco ci sia l’Asia. A confermarlo, ci sono le cifre dei suoi viaggi: quando ancora non saranno stati “festeggiati” i due anni di pontificato, sarà stato per ben due volte in quel continente (Corea del Sud, Sri Lanka e Filippine).
http://www.formiche.net/2014/12/11/ecco-perche-il-papa-vedra-il-dalai-lama/

I Nobel per la Pace a Roma, Dalai Lama: "Papa Francesco? A volte sono fonte di guai"

A Roma il summit dei Nobel per la Pace. Dalai Lama: la pace può arrivare solo dalla "comprensione reciproca"



"Io incontro tante persone, sono positivo e gioviale ma per qualcuno posso essere fonte di guai. E' comprensibile, non c'è problema, mi è capitato tante volte". Così il Dalai Lama ha risposto ad una domanda sul mancato incontro con Papa Francesco alla conferenza stampa conclusiva al summit mondiale dei premi Nobel.
È gremita l'Aula Giulio Cesare del Campidoglio dove sono in corso i lavori dell'ultima giornata del quattordicesimo summit dei Nobel per la Pace'Peace. Living it! In honour of Nelson Mandela'. Nell'Aula, solitamente adibita alle riunioni della assemblea capitolina, si stanno susseguendo gli interventi dei Nobel presenti.
La pace può arrivare solo dalla "comprensione reciproca" e dall'assunzione di ognuno "della responsabilità morale di costruire un mondo felice", ha aggiunto il Dalai Lama chiudendo il summit. "Usate la vostra professione per fornire" un contributo alla pace e al futuro dell'umanità", è stato l'appello del Dalai Lama. "Bisogna sviluppare un senso di responsabilità universale, ogni giorno, per 24 ore al giorno, senza troppe aspettative", ha insistito la guida spirituale sottolineando come tutti dobbiamo lavorare" non pensando al bene per "la nostra vita" ma al futuro dell'umanità".
Marino: orgoglio inviare da Roma messaggio di pace. "Siamo giunti al termine di giornate intense, in cui si sono discussi temi fondamentali con icone di pace, libertà e giustizia. Roma è veramente orgogliosa di aver ospitato un incontro che invia un messaggio di pace". Così il sindaco di Roma Ignazio Marino.

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