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by Br. Alexis Bugnolo
January 5, 2015: Espresso Online, publishes Sandro Magister’s, He is Pope. Elected by All the rules, which contains as an addendum citations from an study by a canonist Geraldina Boni, in which the thesis of Antonio Socci is rebutted, incompletely (full text of Boni in Italian is published simultaneously here); since, Socci says rightly that no more than 4 ballots can be made in 1 day, but Boni states that if 1 ballot was nullified on account of there being 1 extra blank vote-ballot (UDG 68), then no violation of the rules (UDG 63) took place, which is to merely counter’s Socci’s assertion with an assertion. The article also makes passing comment regarding “Team Bergoglio” but ignores any substantive consideration of UDG 81. That Sandro Magister considers the arguments regarding the invalidity of Cardinal Bergoglio’s election worthy of rebuttal is astounding of itself.

Our Critique
As for Sandro Magister’s argument, set forth in his article at Espresso Online, it is worth no more than Boni’s argument.
But, Geraldina Boni’s argument fails in this, that she builds her argument upon the assertion that the re-do of the votation on account of an extra-ballot is of itself not a violation of UDG 63, which specifies that 4 ballots a-day are alone permitted. She fails to recognize that in the fulfillment of every section of UDG, no violation of UDG 63 can be made or excused. It is preposterous to assert what she asserts, because on account of what is said in the text of UDG’s Promulgation, at its very end, there is declared null and void anything and everything done contrary to the terms set forth in the papal law.
The authentic dispute regards the meanding of the Latin text in UDG 68, in which the Latin text reads:
… Quodsi schedularum numerus non respondet numero electorum, omnes comburendae sunt, et iterum, id est altera vice, ad suffragia ferenda procedatur; si vero schedularum numerus numero electorum respondet, subsequitur publicatio scrutinii, quae hoc modo fit.
Our unofficial English translation is as follows:
Wherefore, if the number of vote-ballots does not correspond to the number of electors, all are to be completely burnt, and one is to proceed to take, again, that is, another time, the ballots; but if the number of vote-ballots corresponds with the number of electors, there follows the publication of the count, which is to be done in this manner:
Because in Latin, the phrase means that there follows another vote, which is not made on the basis of the first one being considered as if it was never done, as Boni holds (tamquam non esset), but as the second of two, for in Latin “another” can be signified in 2 manners: with the word, alia, and then one means another without relation to the first; and altera, which is always said in relation to the first, in the sense of something to be counted as a second. The Latin text, lacking the specification that Boni would have it contain (the “tamquam non esset”, i. e., as if the first never took place), must be read in the strict sense of a redo, and thus another scrutiny.
That Socci’s argument is more probable can be seen from the text of UGD 63, 64, and 65, where a scrutiny is defined precisely as the entire process of voting (suffragia ferenda), sorting, counting, publishing. That there are only 4 of these suffragia, means that when it says in UDG 68 that one is to proceed to taking the suffragium again, that the suffragium is to be counted as one of the 4 allowed. This argument of Socci is more probable; that of Boni appears based on the meaning of the Italian word, “altra”, which does not have the precision of the Latin, “altera”.
However, that the contrary of Socci’s argument seems probable, is from the plural used in the same phrase, ad suffragia ferenda (one proceeds take the ballots, suffragia), because the Latin could have said, ad alterum sive alium suffragium ferendum, that is, “to take a second or another ballot”, but it uses the plural, which at least in Cardinal Napier’s mind (see his Twitter feed), means the taking of the votes (suffragia), not an entire scrutiny (scrutinium).
The papal law itself, should, in our opinion, be corrected to read: and within the same scrutiny, one is to proceed to another taking of the ballots, as if the erroneous balloting never was (et iterum infra idem scrutinium ad suffragia ferenda procedatur tanquam prima mendosa non illata sint).
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La traduzione italiana a cura di Antonio Marcantonio
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Sandro Magister si esprime sulla nullità del conclave del 2013
Cominciamo con un estratto dalla nostra Cronologia dei reportage sul “Team Bergoglio”.
5 gennaio 2015: Espresso Online pubblica l’articolo di Sandro Magister, È lui il Papa. Eletto in piena regola, che contiene in appendice la citazione di uno studio della canonista Geraldina Boni, in cui la tesi di Antonio Socci viene contestata in modo insoddisfacente (il testo completo della Boni in italiano è stato pubblicato contemporaneamente qui), dato che l’affermazione di Socci secondo la quale non si possono fare più di quattro scrutini al giorno è corretta. In realtà, affermando che – qualora uno scrutinio fosse stato annullato per via della presenza di una scheda bianca in sovrannumero (UDG 68) non si sarebbe verificata alcuna violazione delle regole (UDG 63) – la Boni non fa altro che contestare l’asserzione di Socci con un’altra asserzione. L’articolo fa anche dei vaghi riferimenti al “Team Bergoglio”, senza tuttavia dedicare una consistente attenzione al paragrafo 81 della UDG. Il fatto che Sandro Magister consideri degni di oppugnazione gli argomenti che sostengono la nullità dell’elezione del Cardinal Bergoglio è comunque in se stesso sorprendente.
La nostra critica
L’argomentazione espressa da Sandro Magister nel suo articolo su Espresso Online non è di maggior valore di quella della Boni.
L’argomentazione di Geraldina Boni non è valida perché si fonda sull’affermazione secondo la quale la ripetizione dello scrutinio dovuta a una scheda addizionale non sia in se stessa una violazione del paragrafo 63 della UDG, in cui si specifica che sono consentiti solo quattro scrutini al giorno. La canonista non ammette – come dovrebbe – che affinché si compia l’osservanza completa di tutte le sezioni della UDG, nessuna violazione della UDG 63 può essere fatta o giustificata. La sua affermazione non ha senso: in ragione di quanto è espresso nel testo della Promulgazione della UDG (nella parte finale del documento), si dichiara del tutto privo di valore tutto ciò che venga attentato contro i termini stabiliti dalla costituzione papale.
Il vero nucleo della disputa risiede nell’interpretazione del testo latino del paragrafo 68 della UDG, in cui si legge:
… Quodsi schedularum numerus non respondet numero electorum, omnes comburendae sunt, et iterum, id est altera vice, ad suffragia ferenda procedatur; si vero schedularum numerus numero electorum respondet, subsequitur publicatio scrutinii, quae hoc modo fit.
La nostra traduzione non ufficiale è la seguente:
Pertanto, se il numero di schede non corrisponde al numero degli elettori, esse devono essere tutte bruciate, e bisogna procedere di nuovo, vale a dire, un’altra volta, alla raccolta dei voti: ma se il numero delle schede corrisponde al numero degli elettori, si procede alla pubblicazione del conteggio, che deve essere fatto in questa maniera.
Il significato della frase latina lascia ben intendere che la votazione che segue è una nuova votazione e non – come vorrebbe la Boni – una votazione fatta come se la precedente non fosse mai avvenuta (tamquam non esset). È evidente che si tratta della seconda di due votazioni, poiché in latino l’espressione “un’altra” si può esprimere in due modi: con il termine alia – che significa “un’altra” che non ha relazione con “la precedente” – o con altera, termine la cui accezione implica sempre una relazione con “la precedente” e che esprime l’idea di qualcosa che deve essere contato come secondo rispetto all’anteriore. Dato che nel testo latino manca la specificazione erroneamente menzionata dalla Boni (quel “tamquam non esset” che significherebbe “come se la prima non avesse avuto luogo”), esso deve essere letto nel suo significato corretto di una ripetizione, e pertanto di un’altra votazione.
Il fatto che l’argomentazione di Socci sia più cogente è dimostrato proprio dal testo dei paragrafi 63, 64 e 65 della UDG, in cui uno scrutinio viene definito con precisione come l’intero processo costituito da: voto (suffragia ferenda), mescolamento e conteggio delle schede, spoglio dei voti. Dato che solo quattro di questi suffragia sono consentiti, il dettame del paragrafo 68 della UDG secondo il quale bisogna procedere a una ripetizione del suffragium implica che il suffragium che viene ripetuto deve essere contato come uno dei quatto permessi. L’argomentazione di Socci è più attendibile; quella della Boni sembra basarsi sul significato della parola italiana “altra”, che non ha la stessa precisa accezione del latino “altera”.
L’apparente attendibilità della confutazione della tesi di Socci deriva dal plurale utilizzato nella stessa frase, ad suffragia ferenda (si procede alla raccolta dei voti, suffragia): il testo latino, infatti, avrebbe anche potuto dire ad alterum sive alium suffragium ferendum, vale a dire “fare una seconda o un’altra votazione”, ed usa invece il plurale, il che – per lo meno secondo l’interpretazione del Cardinal Napier (vedi il feed del suo profilo Twitter) – significherebbe solamente la raccolta dei voti (suffragia), non l’intero processo di scrutinio (scrutinium).
La norma papale in sé, a nostro avviso, dovrebbe essere corretta come segue: “e all’interno dello stesso scrutinio, si deve procedere a un’altra votazione, come se la votazione errata non si fosse mai svolta” (et iterum infra idem scrutinium ad suffragia ferenda procedatur tanquam prima mendosa non illata sint).[1]
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[1] Con le ultime due frasi l’autore, da me consultato in proposito, non vuole di certo ritrattare quanto detto prima, bensì specificare che – qualora si vogliano in futuro evitare ulteriori dubbi sull’interpretazione – il testo in latino andrebbe a suo avviso formulato con più chiarezza. Eventuali perplessità in merito nascono dalla differenza tra la schiettezza dello stile discorsivo anglosassone e la ridondanza di quello italiano. – N.d.T.
https://bergoglionate.wordpress.com/2015/01/06/sandro-magister-speaks-about-the-invalidity-of-the-2013-conclave-sandro-magister-si-esprime-sulla-nullita-del-conclave-del-2013/

BUIO A ROMA. CRONACHE FRA 2014 E 2015…

5 GENNAIO 2015 / IN NEWS
BERGOGLIO HA FATTO CARDINALI I VESCOVI “PROGRESSISTI” CHE AL SINODO HANNO APPOGGIATO LE COSE PIU’ ETERODOSSE O CHE SI SONO SCONTRATI CON BENEDETTO XVI. INVECE NON HA VOLUTO FARE CARDINALI I GRANDI VESCOVI DEI CRISTIANI PERSEGUITATI.
Delle “sorprendenti” nomine cardinalizie annunciate ieri da papa Bergoglio una cosa mi stupisce e voglio segnalarla.
Apprendo da un articolo di Sandro Magister che due di queste nuove porpore, al recente Sinodo, “si sono schierati a sostegno della comunione ai divorziati risposati e del riconoscimento delle unioni omosessuali”.
Di un altro, Karl-Joseph Rauber, “si ricordano invece gli scontri con Benedetto XVI, l’ultimo nel 2009, quando era nunzio in Belgio. Per la successione al progressista Godfried Danneels come arcivescovo di Bruxelles, Rauber aveva inviato a Roma una terna nella quale non figurava il conservatore André Léonard, a suo giudizio ‘non adatto’. Ma Benedetto XVI si impuntò e nominò proprio Léonard. Ritiratosi a vita privata, Rauber vuotò il sacco mettendo in pubblico questo e altri suoi contrasti con Joseph Ratzinger, in una contundente intervista a ‘Il Regno’. E ora papa Francesco lo fa cardinale, lasciando al palo per la seconda volta consecutiva il molto più titolato Léonard”.
Queste sono le scelte di Bergoglio.
Egli ha evitato di fare cardinale un grande vescovo dei cristiani perseguitati come Louis Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei: da notare che i precedenti patriarchi erano stati insigniti della porpora cardinalizia e tanto più avrebbe dovuto farlo oggi Bergoglio per far sentire la vicinanza della Chiesa universale alle popolazioni cristiane che soffrono la persecuzione.
Ma evidentemente Bergoglio non ha ritenuto di dare questo segnale a quelle povere popolazioni perseguitate per la loro fede e ai vescovi della regione (che fin dall’estate scorsa hanno invocato un aiuto che non è mai arrivato).
I soliti coristi hanno incensato queste nomine di “vescovi di frontiera”, ma non risulta proprio che il vescovo di Ancona – per dire – sia di frontiera. Piuttosto lo sono i vescovi delle cristianità perseguitate, ma loro sono snobbati nell’epoca bergogliana.
Nell’articolo qui linkato potete leggere chi è e cosa fa il Patriarca Sako.
http://www.tempi.it/louis-sako-te-deum-laudamus-perche-possiamo-sperare-contro-ogni-speranza#.VKp4FFpshhB
SUL CONCLAVE IL MISTERO S’INFITTISCE
Stamani un noto sito di informazione religiosa annunciava la confutazione – da parte di una canonista – delle domande e dei dubbi che ho sollevato sul Conclave del 2013 nel libro “Non è Francesco”.
Leggendo il titolo ho quasi tirato un sospiro di sollievo: finalmente qualcuno che risponde a tutte le domande, mi sono detto.
Già nel libro infatti avevo anticipato che aspettavo le controdeduzioni che chiarissero tutto per dirmi soddisfatto delle spiegazioni e ben lieto di riconoscere la regolarità canonica del Conclave.
Purtroppo però dopo aver letto questo testo mi trovo deluso e temo sempre di più che il Conclave abbia davvero prodotto un’elezione nulla e invalida.
Se infatti gli unici argomenti che i miei critici sanno contrappormi, dopo tre mesi di studio, sono quelli avanzati qui (e di fatto già considerati e confutati in partenza nel libro) tutti i miei dubbi restano aperti e si ingigantiscono. E tutte le mie domande restano sul tappeto. Perché sono state di fatto eluse.
Ho la sensazione che l’uscita di questo articolo rifletta un clima di crescente tensione oltretevere, dove cercano in tutti i modi di mettere una toppa alle illazioni e ai dubbi sul Conclave.
Perché – questa è una notizia che vi do – dai piani alti del Vaticano, giungono voci di conferma dei miei dubbi.
Comunque nei prossimi giorni (forse già domani) risponderò punto per punto. La ricerca della verità continua.
Papa Bergoglio avrebbe un modo molto semplice per far luce: cancellare l’obbligo di segreto per i cardinali, come trent’anni fa propose il cardinale Siri. Ma – chissà perché – né Bergoglio lo fa, né i miei critici lo chiedono con me.
Perché non si vuota far luce? Io non chiedo di meglio che ricredermi, ma occorrono ragioni serie e argomenti convincenti.
MISTERO BOFF
Così Vittorio Messori ha “affondato” l’ex frate, teologo della liberazione, Leonardo Boff che lo aveva attaccato per aver espresso qualche “perplessità” su papa Bergoglio
http://www.vittoriomessori.it/blog/2015/01/04/a-boff-ed-agli-altri-critici-che-non-hanno-letto/
.antonio socci