ROMA FELIX Editoriale di don Aldo Rossi
Carissimi fedeli,amici lettori,
La Provvidenza ha
scelto Roma per espandere il Regno di Nostro Signore Gesù Cristo.Se
guardiamo l'insegnamento dei Papi e in particolare quello di Leone XIII e
di Pio XI, il Signore si è servito di due segni per far crescere il
Regno di Cristo : la Croce e il Sacro Cuore sormontato dalla stessa
Croce.I due segni risalgono a due apparizioni diverse:all'imperatore
Costantino il 28 ottobre del 312 e a santa Margherita Alacoque il 27
dicembre 1673.
La Provvidenza si è servita del primo segno per iniziare la società Cristiana nei primi tempi del Cristianesimo dopo le terribili persecuzioni dei primi tre secoli e del secondo, possiamo dire, per ricostruire la Cristianità nei tempi moderni. Ecco le parole di Leone XIII riprese dal papa Pio XI nell'enciclica Miserentissimus Redemptor del 1928. Allorchè la Chiesa in sul nascere era oppressa dal giogo dei Cesari, apparve in alto una croce, auspice a un tempo e autrice della splendida vittoria che seguì. Or eccovi dinnanzi agli occhi anche oggi un segno faustissimo e divinissimo, vale a dire il Sacratissimo Cuore di Gesù, che porta su di sè la croce rilucente tra fiamme di splendidissimo candore. In esso dobbiamo collocare ogni speranza, da esso domandare ed aspettare la salvezza.
La Provvidenza si è servita del primo segno per iniziare la società Cristiana nei primi tempi del Cristianesimo dopo le terribili persecuzioni dei primi tre secoli e del secondo, possiamo dire, per ricostruire la Cristianità nei tempi moderni. Ecco le parole di Leone XIII riprese dal papa Pio XI nell'enciclica Miserentissimus Redemptor del 1928. Allorchè la Chiesa in sul nascere era oppressa dal giogo dei Cesari, apparve in alto una croce, auspice a un tempo e autrice della splendida vittoria che seguì. Or eccovi dinnanzi agli occhi anche oggi un segno faustissimo e divinissimo, vale a dire il Sacratissimo Cuore di Gesù, che porta su di sè la croce rilucente tra fiamme di splendidissimo candore. In esso dobbiamo collocare ogni speranza, da esso domandare ed aspettare la salvezza.
Questo testo ci
mostra l'importanza capitale che la devozione al Sacro Cuore per
l'individuo e per la società dei nostri tempi. Questa devozione, spiegò
santa Margherita, a padre Croiset,è come l'ultimo sforzo, dell'amore di
Dio il quale voleva fare partecipi gli uomini, di questi ultimi secoli,
della sua amorosa redenzione per sottrarli all'impero di Satana
desiderosi di portarli alla rovina e metterci sotto la dolce libertà
dell'impero del suo amore (lettera a P.Croiset, 15 sett. 1689).E' noto
come il Re di Francia Luigi XIV rinunciando di mettere sul vessillo e
sulle armi il simbolo del Sacro Cuore, come invece aveva fatto
l'imperatore Costantino con la Croce sulle sue insegne militari, fece
cadere la Francia sotto l'impero di Satana con la rivoluzione francese
del 1789 precisamente cento anni dopo come predetto da Nostro Signore.
In questo Natale più che mai dobbiamo chiedere a Nostro Signore con
grande desiderio e fiducia di venire a regnare nella nostra anima, nelle
nostre famiglie e nelle nazioni. Quel piccolo Bambino nella grotta di
Betlemme come ci dice la liturgiia natalizia è il "Principe della Pace"
che ci mostra facendosi piccolo quanto ci ama, quanto è grande il suo
Sacro Cuore. Solo Gesù "Luce del mondo-dice un pio autore-potrà
illuminare efficacemente le intelligenze oppresse dalle invadenti
tenebre dello scetticismo", Egli solo "Uomo dei dolori" saprà guarire
le volontà infrollite dal desiderio del piacere, Egli solo "Principe di
Pace", riuscirà a mitigare questo odio di classe, ed attenuare questi
sordi antagonismi che dividono ancora popoli e nazioni, minacciando di
compromettere un'altra volta la pace dell'umanità (poichè è uno degli
effetti di questa devozione di riunire i cuori divisi e pacificare le
anime).
Chiediamo al Cuore
Immacolato di Maria di rifugiarci nel Cuore di suo Figlio e di mettere
tutta la nostra fiducia in questi due Cuori. Consacrate le vostre
famiglie al Sacro Cuore e al Cuore Immacolato di Maria e tanti auguri di
un santo Natale e di un anno ricco di grazie e favori del cielo.
Note
1) A proposito della consacrazione della Russia al Cuore Immacolato Nostra Signora parlò nel 1931 a sr Lucia dicendo: "Fa
te sapere ai miei
ministri, dato che seguono l'esempio del Re di Francia ritardando
l'esecuzione del mio ordine,che essi lo seguiranno nella sventura."
2) Autore anonimo del libretto Manete in dilectione mea.
La dottrina non è mai barattabile
Editoriale di Radicati nella fede, foglio di collegamento della chiesa di Vocogno e della cappella dell’Ospedale di Domodossola (dove si celebra la S. Messa tradizionale)
anno VIII - n° 1 - gennaio 2015
- impaginazione e neretti sono nostri -
Finalmente è arrivata. È arrivata come dono natalizio quasi inatteso, tanto la si è aspettata. È arrivata come benefico dono per chi ne vuole approfittare. Che cosa è arrivata, direte voi? ma l’edizione in lingua italiana de “La Riforma Liturgica Anglicana” di Michael Davies!
In questi anni ne abbiamo dato ampi stralci su questo bollettino e sul nostro blog, ma mancava la pubblicazione completa della traduzione italiana. Ora, grazie a Dio, c'è.
Questo primo editoriale dell’anno vuole essere semplicemente un sentito invito, perché molti prendano in mano questa bella opera e si immergano nella sua lettura. Lo facciamo con calda decisione, perché per noi fu fondamentale l’incontro con le pagine di Davies. Non possiamo dire che costituirono l’unica motivazione del nostro passaggio al rito antico, ma certamente contribuirono a rischiararne definitivamente le ragioni.
Sì, perché di ragione si tratta. Nel Cattolicesimo ci si muove per delle ragioni, si decide, si sceglie e si opera in un senso o in un altro per delle ragioni, che l’intelligenza illuminata dalla Grazia riconosce. Non è il sentimento o il gusto personale che determinano l’agire, ma la ragione. Ecco perché nella Chiesa non si sacrifica mai la Dottrina. Non c’è divario tra Dottrina e Santità, tra Dottrina e Carità, tra Dottrina e Preghiera, tra Dottrina e Fede! Il neo-modernismo popolare di oggi, di bassissimo livello, ha introdotto di fatto questo divario, per cui molti dicono che importante è vivere bene; non importa come e cosa credi, non è importante la dottrina. C’è, nel vissuto della Chiesa di oggi, una disistima della Dottrina, a favore del fare esperienza di fede: ma come si può fare esperienza vera di Dio se, disistimando la Dottrina, ci si riduce a vivere “cose religiose” disancorate dalla Rivelazione di Dio?
Perdonate la digressione, ma è solo per ribadire che nel testo di Davies vi sono offerte, in modo chiaro e sintetico, le ragioni per compiere passi decisivi verso la Tradizione.
Lo diciamo ancora una volta, dopo averlo ripetutamente scritto su queste pagine: l’abbandono della retta fede, l’abbandono dell’unità cattolica, la perdita del sacerdozio e dei sacramenti, non sempre avviene in modo immediato ed esplicito, può avvenire subdolamente e gradatamente, a causa di graduali riforme del rito della Messa e degli altri sacramenti; e queste graduali e subdole riforme non dichiareranno mai qualcosa di esplicitamente eretico, ma taceranno sempre più aspetti fondamentali del dogma cattolico.
E cosa capiterà ai cristiani, che per amore di tranquillità non rifiuteranno in modo chiaro questo processo di decadenza?
Capiterà una graduale trasformazione della loro fede, così graduale da non avvedersene. Non se ne accorgeranno! Sicuri della loro volontà di restare cattolici, ma non mossi dalle ragioni, cioè non vigilando intellettualmente, con la ragione, sulla Dottrina, non si accorgeranno nel tempo di essersi trasformati, fino a diventare un’ombra di quello che erano. Prima erano semplicemente cattolici, poi diventeranno vagamente religiosi, regredendo fino ad una religione naturale, al naturalismo; sperando che non perdano del tutto la fede in Dio.
Se non ci sono le ragioni, questo e altro può capitare!
Fu il caso dell’Inghilterra dopo lo scisma, lo sapete bene... e se non lo sapete ancora, leggete Davies. Fu il caso dell’Inghilterra, ma sarà solo il suo caso? Questo lo si deve capire con la ragione fortificata dalla grazia.
Per questo vi invitiamo a leggere “La Riforma Liturgica Anglicana”. Ma, leggendo, cerchiamo di cogliere la logica di questo grande lavoro di Davies. Non cerchiamo solo qualche notizia che solletichi la nostra passione per la Tradizione o il nostro scandalo per le innovazioni.
No, cerchiamo la logica che guida questa illuminante indagine: la Dottrina comanda nella Fede. Non si può sperare di restare cattolici, di permanere nella grazia, senza mantenere la retta Dottrina. Per questo la Chiesa con il suo Magistero, nei secoli, ha difeso e diffuso la retta Dottrina; per questo ha fatto i catechismi; per questo ha tanto lavorato perché il popolo non rimanesse nell’ignoranza, ma conoscesse la Rivelazione di Dio. Ma, ancora prima, per questo, rivelandosi, Dio ha parlato alla ragione degli uomini!
La Dottrina prevale sempre, non è mai sostituibile, non è barattabile con altro, neanche con ciò che sembra santo e spirituale, ma che, se non è dottrinalmente sano, santo non è in verità. Non ci può essere preghiera gradita a Dio che non rispetti la Dottrina cattolica, che scaturisce dalla Rivelazione di Dio. Non ci può essere nessuna azione santa, gradita a Dio, nessuna opera santa nella Chiesa, che taccia o ometta qualche aspetto della Dottrina cattolica! E questo è vero anche nell’azione per eccellenza, nell’opera per eccellenza, che è la Santa Messa.
Questo è vero per tutti.
Per quelli che si modernizzano facilmente, sempre preoccupati di non restare indietro con i tempi, per i cattolici che amano il moderno, per intenderci.
Ma è vero, verissimo, anche per i conservatori, che brontolano sulle novità che li turbano, ma che, non andando a cercare le ragioni del loro turbamento, non facendo un lavoro serio sulla Dottrina, restano deboli. E siccome non si può vivere tutta la vita brontolando, presto o tardi si adattano alle riforme ambigue, illudendo se stessi che non cambieranno mai la loro fede. E mentre si illudono, si sono già adattati a molte ambiguità.
Allora, buona lettura dell’opera di Davies; buon lavoro per scoprire le ragioni dell’amore alla Tradizione.
E ricordiamo sempre che la Dottrina non è mai barattabile.
Michael Davies, La riforma liturgica anglicana, ed. Ichthys, Albano, pp. 288 € 25 Traduzione a cura di Radicati nella Fede Editrice Ichthys, via Trilussa, 45, 00041 Albano Laziale (Roma), Tel. 06.930.68.16 - Fax 06.930.58.48 - posta elettronica:albano@sanpiox.it Il libro è reperibile in tutti i Priorati e le cappelle della Fraternità San Pio X Albano: Fraternità San Pio X, via Trilussa, 45, 00041 Albano Laziale (Roma), Tel. 06.930.68.16 - Fax 06.930.58.48 - posta elettronica: albano@sanpiox.it Rimini: Priorato Madonna di Loreto - Via Mavoncello, 25 - 47900 Spadarolo di Rimini (RN) - Tel. 0541.72.77.67 - Fax: 0541.31.28.24 - posta elettronica: rimini@sanpiox.it Montalenghe: Priorato San Carlo Borromeo, via Mazzini, 19, 10090 Montalenghe (TO) - tel. 011/983.92.72 - fax: 011 - 983.94.86 - Posta elettronica: montalenghe@sanpiox.it Silea: Priorato San Marco, Via Matteotti, 24 - 31057 Lanzago di Silea (TV) Tel. 0422.1781017 - posta elettronica:silea@sanpiox.it |
“FUORI MODA”. La posta di Alessandro Gnocchi – rubrica del martedì
Redazione
Ancora sulla Lega cattolica per la preghiera di riparazione. Non
vogliamo inventare nulla di nuovo, ci limitiamo a fare ciò che la
Chiesa fa da secoli perché sappiamo che può essere solo come è sempre
stata: a misura di Dio per la salvezza delle anime e per il bene dei
corpi di tutti coloro che vogliono farne parte.
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Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it , con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.
.
Il successo di questa rubrica è testimoniato dal numero crescente di lettere che arrivano in redazione. A questo proposito preghiamo gli amici lettori di contenere i propri testi entro un massimo di 800 – 1.000 battute. In tal modo sarà più facile rispondere a più lettere nella stessa settimana. Ringraziamo tutti per la gentile attenzione e collaborazione.
PD
.
martedì 6 gennaio 2015
.
E’ pervenuta in Redazione:
Caro Gnocchi,
venerdì sono venuta alla parrocchia di Linarolo per il Rosario e la Messa della Lega per la riparazione. A me è sembrato molto bello trovarsi in Chiesa a pregare (finalmente!) per riparare alle offese che facciamo ogni giorno a Gesù, senza tanti paroloni e prediche interminabili. Pregare e partecipare alla Messa. Però quando ne ho parlato con amici della mia parrocchia si sono addirittura scandalizzati, perché mi hanno detto che una cosa del genere non è ufficiale, che la Lega sarà il solito movimento che vuole insegnare agli altri e poi quando ho detto che si è celebrata la Messa in latino hanno detto che loro a “certe cose” non parteciperebbero mai, perché sono “fuori dalla Chiesa”. Io ho risposto che con noi c’era un sacerdote e che non si è fatto altro che pregare e celebrare la Messa, ma quelli non hanno voluto sapere altro. Mi hanno detto che non va e basta. Io invece sono contenta di esserci stata, ma la prego, mi aiuti lei a rispondere a tono a questi discorsi.
La ringrazio tanto
Angela Colozzi
.
Gentilissima Angela,
dato il periodo festivo, uso volentieri questo spazio, a cui lei ha indirizzato la sua lettera, per rispondere ai suoi quesiti, ma tenderei a non sovrapporre la rubrica della posta dei lettori alle pagine dedicate alla Lega cattolica per la preghiera di riparazione. Tenere gli ambiti separati aiuta a essere chiari e, soprattutto, evita il rischio di personalizzare un’iniziativa che deve appartenere in ugual modo a tutti coloro che la intraprendono. Anzi, che deve appartenere anche a tutti coloro che non la intraprendono e magari sono la causa di quelle offese al deposito della fede, alla dottrina e alla morale che la rendono necessaria.
E con questo, cara Angela, abbiamo già risposto a “quei” discorsi. Se fossimo “fuori dalla Chiesa” non pregheremmo per la Chiesa. Forse, anzi certamente, sono più lontani dal cuore della Chiesa, e spesso sono fuori anche dai confini più lontani, quegli uomini di Chiesa, ecclesiastici e laici di ogni ordine e grado, che si fanno beffe della fede, della dottrina, della morale, della spiritualità, della devozione che per due millenni hanno nutrito la vita cristiana di tanti fedeli.
Le spieghino, cara Angela, come è possibile essere o soltanto sentirsi “fuori dalla Chiesa” quando, come ha potuto constatare di persona, si recita il Rosario e si partecipa a una Messa cattolica celebrata da un sacerdote cattolico in riparazione alle offese di chi oltraggia quel Rosario, quella Messa, tutto ciò che rappresentano e i fedeli che ne traggono alimento.
Noi, a differenza dei tanti novatori, che pensano di demolire la “vecchia” Chiesa per farne una “nuova” e più bella, più a misura d’uomo, proponiamo di fare ciò che i cristiani fanno da sempre: il concetto di riparazione lo si trova già nei Padri. Non vogliamo inventare nulla di nuovo, ci limitiamo a fare ciò che la Chiesa fa da secoli perché sappiamo che può essere solo come è sempre stata: a misura di Dio per la salvezza delle anime e per il bene dei corpi di tutti coloro che vogliono farne parte.
Non tema, chi prega e offre le proprie sofferenze per la Chiesa non ne è fuori. Lo sa che cosa disturba “quei” signori che fanno “quei” discorsi? Il fatto di non essere ancora riusciti a sradicare dalla Chiesa cattolica tutti i cattolici, tutti coloro che continuano a pensare, a dire e a mostrare con la pratica che la fede non può mutare e che se qualcuno intende mutarla, chiunque sia, non è più cattolico.
Fino a quando ci sarà ancora un solo vero fedele, “quei” signori non avranno vinto. E, purtroppo, per loro, ce n’è ancora più di uno. Venerdì 2 gennaio, ad un’iniziativa decisa 36 ore prima e annunciata in tutta fretta e realizzata in una piccola parrocchia della provincia di Pavia, erano presenti una quarantina persone provenienti da Milano, da Bergamo, da Lecco, da Varese, da Udine. Come avrà notato, non c’è stato nessun discorso, nemmeno un breve saluto perché, possiamo confessarlo senza problemi, pensavamo si essere in quattro o cinque oltre al sacerdote e ci sembrava inutile e anche un po’ ridicolo salutarci ufficialmente tra di noi.
Invece, la preghiera funziona, eccome.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
http://www.riscossacristiana.it/gnocch060115/
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Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it , con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.
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Il successo di questa rubrica è testimoniato dal numero crescente di lettere che arrivano in redazione. A questo proposito preghiamo gli amici lettori di contenere i propri testi entro un massimo di 800 – 1.000 battute. In tal modo sarà più facile rispondere a più lettere nella stessa settimana. Ringraziamo tutti per la gentile attenzione e collaborazione.
PD
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martedì 6 gennaio 2015
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E’ pervenuta in Redazione:
Caro Gnocchi,
venerdì sono venuta alla parrocchia di Linarolo per il Rosario e la Messa della Lega per la riparazione. A me è sembrato molto bello trovarsi in Chiesa a pregare (finalmente!) per riparare alle offese che facciamo ogni giorno a Gesù, senza tanti paroloni e prediche interminabili. Pregare e partecipare alla Messa. Però quando ne ho parlato con amici della mia parrocchia si sono addirittura scandalizzati, perché mi hanno detto che una cosa del genere non è ufficiale, che la Lega sarà il solito movimento che vuole insegnare agli altri e poi quando ho detto che si è celebrata la Messa in latino hanno detto che loro a “certe cose” non parteciperebbero mai, perché sono “fuori dalla Chiesa”. Io ho risposto che con noi c’era un sacerdote e che non si è fatto altro che pregare e celebrare la Messa, ma quelli non hanno voluto sapere altro. Mi hanno detto che non va e basta. Io invece sono contenta di esserci stata, ma la prego, mi aiuti lei a rispondere a tono a questi discorsi.
La ringrazio tanto
Angela Colozzi
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Gentilissima Angela,
dato il periodo festivo, uso volentieri questo spazio, a cui lei ha indirizzato la sua lettera, per rispondere ai suoi quesiti, ma tenderei a non sovrapporre la rubrica della posta dei lettori alle pagine dedicate alla Lega cattolica per la preghiera di riparazione. Tenere gli ambiti separati aiuta a essere chiari e, soprattutto, evita il rischio di personalizzare un’iniziativa che deve appartenere in ugual modo a tutti coloro che la intraprendono. Anzi, che deve appartenere anche a tutti coloro che non la intraprendono e magari sono la causa di quelle offese al deposito della fede, alla dottrina e alla morale che la rendono necessaria.
E con questo, cara Angela, abbiamo già risposto a “quei” discorsi. Se fossimo “fuori dalla Chiesa” non pregheremmo per la Chiesa. Forse, anzi certamente, sono più lontani dal cuore della Chiesa, e spesso sono fuori anche dai confini più lontani, quegli uomini di Chiesa, ecclesiastici e laici di ogni ordine e grado, che si fanno beffe della fede, della dottrina, della morale, della spiritualità, della devozione che per due millenni hanno nutrito la vita cristiana di tanti fedeli.
Le spieghino, cara Angela, come è possibile essere o soltanto sentirsi “fuori dalla Chiesa” quando, come ha potuto constatare di persona, si recita il Rosario e si partecipa a una Messa cattolica celebrata da un sacerdote cattolico in riparazione alle offese di chi oltraggia quel Rosario, quella Messa, tutto ciò che rappresentano e i fedeli che ne traggono alimento.
Noi, a differenza dei tanti novatori, che pensano di demolire la “vecchia” Chiesa per farne una “nuova” e più bella, più a misura d’uomo, proponiamo di fare ciò che i cristiani fanno da sempre: il concetto di riparazione lo si trova già nei Padri. Non vogliamo inventare nulla di nuovo, ci limitiamo a fare ciò che la Chiesa fa da secoli perché sappiamo che può essere solo come è sempre stata: a misura di Dio per la salvezza delle anime e per il bene dei corpi di tutti coloro che vogliono farne parte.
Non tema, chi prega e offre le proprie sofferenze per la Chiesa non ne è fuori. Lo sa che cosa disturba “quei” signori che fanno “quei” discorsi? Il fatto di non essere ancora riusciti a sradicare dalla Chiesa cattolica tutti i cattolici, tutti coloro che continuano a pensare, a dire e a mostrare con la pratica che la fede non può mutare e che se qualcuno intende mutarla, chiunque sia, non è più cattolico.
Fino a quando ci sarà ancora un solo vero fedele, “quei” signori non avranno vinto. E, purtroppo, per loro, ce n’è ancora più di uno. Venerdì 2 gennaio, ad un’iniziativa decisa 36 ore prima e annunciata in tutta fretta e realizzata in una piccola parrocchia della provincia di Pavia, erano presenti una quarantina persone provenienti da Milano, da Bergamo, da Lecco, da Varese, da Udine. Come avrà notato, non c’è stato nessun discorso, nemmeno un breve saluto perché, possiamo confessarlo senza problemi, pensavamo si essere in quattro o cinque oltre al sacerdote e ci sembrava inutile e anche un po’ ridicolo salutarci ufficialmente tra di noi.
Invece, la preghiera funziona, eccome.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
http://www.riscossacristiana.it/gnocch060115/
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