Omosessualità, il Magistero scomparso
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Eppure – se non m'inganno, non essendo un esperto - il Magistero si è già espresso in maniera chiara su questo tema.
Mi riferisco ad un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede intitolato Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali (clicca qui).
Si tratta di un documento firmato dall'allora Prefetto della
Congregazione cardinale Ratzinger, in calce al quale è posta una scritta
di qualche rilievo: «Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nell'Udienza
concessa il 28 marzo 2003 al sottoscritto Cardinale Prefetto, ha
approvato le presenti Considerazioni, decise nella Sessione Ordinaria di
questa Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione» (scritta che
non compare su ogni documento delle Congregazioni vaticane).
In questo documento la posizione della Chiesa appare nettissima: «In
presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali, oppure
dell'equiparazione legale delle medesime al matrimonio con accesso ai
diritti che sono propri di quest'ultimo, è doveroso opporsi in forma
chiara e incisiva. Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione
formale alla promulgazione o all'applicazione di leggi così gravemente
ingiuste nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale
sul piano applicativo. In questa materia ognuno può rivendicare il
diritto all'obiezione di coscienza» (§ 5).

La stessa cosa si potrebbe dire dell'altro tema che
ha infiammato le pagine dei quotidiani durante il Sinodo (che avrebbe
dovuto essere dedicato alla famiglia): la comunione ai divorziati
risposati.
Anche in questo caso – sempre se non mi sbaglio - esiste una Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica circa la recezione della Comunione eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati (clicca qui).
Anche questo documento è stato stilato dalla Congregazione per la
Dottrina della Fede; e anche in questo caso la posizione della Chiesa
appare chiarissima: «Fedele alla parola di Gesù Cristo, la Chiesa
afferma di non poter riconoscere come valida una nuova unione, se era
valido il precedente matrimonio. Se i divorziati si sono risposati
civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente
contrasta con la legge di Dio e perciò non possono accedere alla
Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione»
(§ 4).
«Roma locuta, causa finita», scrisse sant'Agostino. E
così si diceva fino a qualche tempo fa per indicare una semplice e
chiara regola per «sentire cum ecclesia», come si esprimeva sant'Ignazio
di Loyola. Eppure – a quanto pare, e come è stato spiegato da qualcuno -
oggi il Magistero si aggiorna, è in continua evoluzione, recepisce i
progressi della scienza, si adatta al mutare dei costumi e delle
circostanze sociali.

Richiamando il Magistero non intendo certo calarmi indebitamente nel
ruolo di teologo, ecclesiologo, canonista o storico della Chiesa (ci
sarebbe solo da ridere); mi riconosco piuttosto in quel «cattolico
medio» che, secondo Vittorio Messori, è «abituato a fare a meno di
pensare in proprio, quanto a fede e costumi».
Mi pare però molto strano che il Magistero della Chiesa,
che fino a qualche tempo fa era unanimamente considerato il faro della
vita di ogni credente, sia scomparso dai dibattiti che animano la vita
ecclesiale degli ultimi tempi.
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