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martedì 17 febbraio 2015

Domanda retorica?


Gianfranco Ravasi scrive dei pericoli della religione. Se la prende con Tertulliano. Twitta versi dei Coldplay. E cita l'ateo Borges








Ma il card. Ravasi crede in Dio?

card. Gianfranco Ravasi, ministro della cultura del Vaticano
d’accordo che la laicità è un valore di origine cristiana (“Date a Cesare quel che è di Cesare…”), però la faccenda fa sensazione. Stiamo parlando dell’ultimo tweet di Sua Eminenza Cardinal Gianfranco Ravasi, papabile all’ultimo Conclave, uomo coltissimo, “ministro della cultura” del Vaticano, apprezzato biblista, contributor di spicco sulla Domenica del Sole 24 Ore, organizzatore degli incontri intitolati Il cortile dei gentili, momento di dialogo tra credenti e non credenti.

A proposito di credenti e non credenti e di laicità, arriviamo al tweet di S. E. Ravasi, che il 16 febbraio 2015 sul social dell’uccellino ha postato una frase del filosofo scettico David Hume: “Gli errori della filosofia sono sempre ridicoli, quelli della religione sono sempre pericolosi”.
Gli errori della filosofia sono sempre ridicoli, quelli della religione sono sempre pericolosi. (David Hume)
Ora, bisogna dire subito che la frase di Hume, almeno per quanto riguarda il Novecento, è sbagliata: i peggiori massacri degli ultimi cento anni (e oltre) non hanno una matrice religiosa, ma filosofico-politica. Milioni di morti non religiosi ma “ideologici”. Altro che errori “ridicoli”: anche le filosofie sono pericolose. Molto. La recente polemica sulle non inoffensività delle filosofie (e dei filosofi) potrebbe dire qualcosa a riguardo. 
Poi, che un uomo ai vertici della gerarchia cattolica parli del pericolo delle religioni fa nascere qualche domanda. Quella di Ravasi sarà una critica al fondamentalismo islamico? Se lo è, perché usare il più radicale dei “British Empiricists”, e una citazione che accomuna religione e pericolo?Suona equivocamente contiguo alla trista dichiarazione di Salman Rushdie all’indomani dell’attentato all’Hebdo (“Religion, a medieval form of unreason”), oltre che scetticamente leggero riguardo alle centinaia di migliaia di cristiani che stanno perdendo beni, vita, e si stanno guadagnando (nell’ottica cristiana) il Paradiso tra Iraq, Siria e Africa. Ravasi non a caso indossa vesti color porpora, lo fa, a quanto ne sapevamo, per segnalare la sua disponibilità a difendere la Chiesa cattolica fino allo spargimento del sangue. Al martirio appunto.
Invece il porporato brianzolo sembra non voler far altro che levarsi di torno scomodi dispositivi di trascendenza, per manovrare benissimo nel gran mare della laicità. Solo pochi mesi fa, in un articolo sul Sole 24 Ore, Ravasi demolì la figura di Tertulliano. Uno dei pensatori più originali d’Occidente (inventore del concetto di “persona”) finì a gambe all’aria nell’articolo di Ravasi, a causa della sua misoginia. Innegabile, ma forse scusabile dati i tempi e i luoghi: si parla del secondo secolo. In ogni casoosservare un cardinale mentre utilizza strumenti polemici che furono delle femministe di 40 anni fa ha un meraviglioso sapore vintage.
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Il tweet pasquale di Papa Francesco e quello del Card Ravasi. Il primo parla di Gesù, il secondo di un Dio che è in tutto e in tutti


Così come colpiscono alcune sue citazioni musicali, sempre su Twitter, che spesso non hanno nulla a che vedere né col Gregoriano, né tantomeno con la religione. Niente Gloria degli U2, niente Bob Marley, Bob Dylan, Tom Waits, eccetera. Arrivò “Just because I’m losing/Doesn’t mean I’m lost” da Viva la Vida dei Coldplay. “Solo perché sto perdendo non vuol dire che io sia perso”. Che vuol dire? Mah..
Come altamente generica era la citazione del Cardinale sempre sul social dell’uccellino, nel periodo di Pasqua, presa da Jorge Luis Borges: “Forse un tratto del volto del crocifisso si cela in ogni specchio; forse quel volto morì, si cancellò, affinché Dio sia tutto in tutti”. Abbiamo un cardinale scettico-panteista?

1 commento:

  1. San Tommaso D'Aquino risponderebbe così: sembra di no!

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