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lunedì 9 febbraio 2015

La neo Solastica

Il caso dell’insegnante di religione del Liceo Cardano di Milano. La Curia ambrosiana ha respinto il ricorso presentato al Card. Scola, confermando il decreto di revoca  

Si è chiusa nel peggiore dei modi una vicenda in cui la Chiesa milanese ha purtroppo recitato una parte ricca di ambiguità. I risultati concreti sono dannosi non solo per il diretto interessato, ma in genere per gli insegnanti di religione cattolica, più che mai nel mirino anche del “fuoco amico”. E se ne è parlato anche all’estero…

di Paolo Deotto

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I nostri lettori conoscono la vicenda del prof. Giorgio Nadali, insegnante di religione al Liceo Cardano di Milano, finito al centro di una polemica suscitata da Repubblica, che in un articolo parlava di studentesse “scioccate” (particolare inventato) dalla visione in aula del famoso video “L’urlo silenzioso”, nel quale vengono mostrate dal vivo alcune fasi di un aborto.
L’articolo su Repubblica mise in moto un curioso meccanismo di piena collaborazione e insolita tempestività tra l’autorità religiosa, rappresentata dalla Diocesi ambrosiana, competente all’abilitazione degli insegnanti di religione cattolica, e l’autorità civile, rappresentata dal preside del Liceo Cardano.

Per rileggere le varie tappe della vicenda basta riprendere gli articoli a suo tempo pubblicati su Riscossa Cristiana (per leggere l’ultimo, che rimanda ai precedenti, clicca qui).
Stamane abbiamo appreso che la Curia, a firma del Vicario episcopale Mons. Tremolada, ha respinto il ricorso che il prof. Nadali aveva presentato contro il provvedimento di revoca all’abilitazione all’insegnamento, rendendo così definitiva tale revoca.
Abbiamo letto la comunicazione di Mons. Tremolada e la lettura non ha fatto altro che confermare tutte le perplessità che da subito avevamo espresso in merito a questa vicenda.
Tralasciamo una prima affermazione, in cui il firmatario della lettera della Curia si preoccupa di far notare che sono stati rispettati i termini di legge per la risposta al ricorso, essendo gli stessi prolungati per i giorni di chiusura natalizia degli uffici della Curia milanese. La sostanza di questa vicenda è ben più importante di sterili precisazioni sul rispetto dei tempi burocratici.
Venendo alla sostanza, si scopre che è proprio questa che manca. Viene ribadito quanto già aveva affermato il Servizio Insegnamento Religione Cattolica, ossia che il video in questione è solamente “uno degli elementi presi in considerazione” per revocare l’abilitazione all’insegnamento. Si fa riferimento ad “elementi che Lei ben conosce e che riguardano tutti gli anni del suo insegnamento”. Ci si guarda bene però dallo specificare quali siano tali “elementi”, che devono evidentemente essere di alta gravità, per provocare addirittura la revoca all’insegnamento. Ma qui, come suol dirsi, il cane si morde la coda, perché se esistevano elementi così gravi, come mai la Curia ha permesso a un insegnante di andare avanti per ben ventisei anni – dicasi ventisei – senza mai sentirsi in dovere di aprire procedimenti disciplinari di alcun tipo?
Si afferma che il competente servizio della Curia ha “tenuto aperto il dialogo in ogni momento del suo insegnamento”.
E allora torniamo al discorso di prima: un dialogo evidentemente aperto da 26 anni, senza che mai si rendessero necessari provvedimenti disciplinari, come mai solo ora si conclude con la revoca dell’abilitazione, in conseguenza di una presunta incapacità didattica? Se ne potrebbe dedurre che non ci siano stati né dialogo né vigilanza, ma soprattutto che non ci siano mai stati motivi per censurare l’operato del prof. Nadali.
Comunque il discorso sul video viene ripreso per contestare al professore il fatto di averlo fatto vedere agli alunni (giovani sui 16 – 17 anni) senza il consenso delle famiglie. Questo fatto era già accaduto, lo scorso anno scolastico, ad opera dello stesso insegnante nella stessa scuola e ad opera di molti altri insegnanti in tante altre scuole, senza mai suscitare provvedimenti da parte della Curia.
Ora, se vogliamo credere alle fiabe possiamo credere che solo per pura coincidenza il provvedimento di sospensione, e poi di revoca, del prof. Nadali, è stato preso poco dopo la pubblicazione dell’articolo di Repubblica. Il dato di fatto indiscutibile è comunque questo: questo video è già stato proiettato in tante altre scuole e non solo dal prof. Nadali, ma anche da altri insegnanti di religione cattolica. Solo in questo caso però è intervenuta Repubblica, e la Curia si è improvvisamente risvegliata.
Tutte coincidenze? Ma allora, se coincidenze sono state, perché Mons. Tremolada non specifica quei misteriosi “elementi che lei ben conosce”?
Se Mons. Tremolada facesse queste meritorie specifiche – ma evidentemente non è in grado di farle – potrebbe spazzare via le pesanti ombre che gravano a questo punto sulla Curia milanese. Infatti anche l’osservatore più disattento può notare che:
  • Repubblica protesta; la Curia subito risponde. Se Repubblica non avesse parlato di quel famoso video, non avesse inventato di sana pianta lo “choc” subito da delicate studentesse, la Curia cosa avrebbe fatto? È verosimile pensare che non avrebbe fatto nulla.
  • A questo punto sembra che la preoccupazione maggiore della Curia sia quella di non aver seccature con le autorità scolastiche. Il prof. Nadali voleva far capire bene ai suoi allievi la gravità dell’aborto, e tra le altre cose ha fatto uso anche di quel video. Ora, la posizione della Chiesa non è forse di assoluta condanna dell’aborto? E qui invece vediamo la Curia agire tempestivamente dopo che un insegnante ha “disturbato” su un tema così scottante, visto che l’aborto viene ormai considerato un “diritto” indiscutibile della donna.
  • Repetita iuvant: è inutile che la Curia adesso invochi anche presunte incapacità didattiche del prof. Nadali. Invocandole fa una pessima figura, perché evidentemente questo insegnante così incapace ha potuto imperversare a scuola per ben ventisei anni! E allora, la vigilanza della Curia come funziona? Solo su segnalazione di “Repubblica”?
Nel frattempo la vicenda ha superato i confini nazionali: https://www.lifesitenews.com/news/milan-archdiocese-sacks-religion-teacher-after-he-showed-students-pro-life – https://www.facebook.com/CatholicToday1/posts/850990304923659:0 –http://voxcantor.blogspot.it/2014/12/milanese-curia-strips-catholic-teacher.html . Con quale giovamento in termini di “immagine” per la più importante Diocesi del mondo, è facile capire…
E per chiudere vorremmo sottolineare che il prof. Giorgio Nadali aveva scritto personalmente al Card. Scola. Era una lettera assolutamente rispettosa, da buon cattolico. È davvero un peccato che il Cardinale non abbia ritenuto di dar personalmente alcun riscontro al prof. Nadali, che tra l’altro chiedeva anche un incontro.
Vorremmo sottolineare anche che in passato alcune lamentele pervenute riguardavano proprio il fatto che il prof. Nadali ribadiva il Magistero della chiesa, in particolare per le delicate questioni morali e bioetiche. Mai la Curia ha ricevuto lamentele per comportamenti censurabili del prof. Nadali. E qui torniamo al discorso di prima: perché Mons. Tremolada non si sente in dovere di specificare con chiarezza quei misteriosi “elementi che Lei ben conosce”? Perché in ventisei anni di insegnamento il prof. Nadali non ha mai subito alcun provvedimento disciplinare? Perché solo ora si scoprono le sue “colpe”, senza peraltro specificarle? Come si vede, si continua a ruotare sulle stesse domande, che non hanno risposta. E allora si ritorna inevitabilmente a una considerazione legittima: le risposte non vengono date, perché non ci sono.
Guardando ai dati di fatto, che sono gli unici che contano, possiamo solo dedurre che il prof. Nadali era un gran seccatore, che ha rotto l’armoniosa “collaborazione Chiesa – mondo”. Ha voluto spiegare con decisione e chiarezza che l’aborto è un male e in tal modo ha disturbato il quieto vivere. E ora si trova inabilitato, dopo ventisei anni, all’insegnamento della religione cattolica.
Una vecchia massima, che non appartiene certo alla tradizione cattolica, bensì a quella leninista, recita che bisogna “colpirne uno per educarne cento”.
Gli insegnanti di religione sono avvertiti: state buoni, volate basso, tirate a campare e avrete vita tranquilla. Ma se invece vorrete insistere sull’insegnamento che la Chiesa ha sempre dato, specie sui temi più scottanti, quali quelli morali e bioetici, andate a scuotere gli splendidi equilibri che sembrano diventati ormai primari in una Chiesa che non parla più di peccato, non parla più di morale, perché questi argomenti sono troppo “scottanti”.
In Sicilia una certa società “onorata”, ma non molto, ammoniva che “chi è cieco, sordo e tace, vive cent’anni in pace”.
Siamo davvero edificati.

1 commento:

  1. vergogna !!!!un professore di religione che fa il suo dovere insegnando i comandamenti,l'aborto è omicidio, viene allontanato invece l'insegnare ai bimbi l'educazione sessuale, identità gender etc che come frutto produrrà una mandria di porci no mi raccomando nessuno osi dire niente!!!!!stanno impedendo ai bimbi di accostarsi all'eucaristia precocemente poi ci si meraviglia che darla in quinta elementare non produce frutto!!!certo già presi dal laccio del mondo......

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