ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 22 febbraio 2015

L’insegnamento ambiguo non è vero insegnamento


Può un Papa cadere nello scisma?
di Arnaldo Xavier da Silveira

Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, 
battezzandole nel nome del Padre 
e del Figlio e dello Spirito Santo”.
“Simone, … io ho pregato per te, 
che non venga meno la tua fede; 
e tu, una volta ravveduto, 
conferma i tuoi fratelli”.


Dove è il Papa, lì è la Chiesa

1) Secondo San Tommaso d’Aquino “Eresia e scisma si distinguono tra loro in base alle cose cui direttamente si contrappongono. Infatti l’eresia si contrappone alla fede; lo scisma invece si contrappone all’unità della carità esistente nella Chiesa”. E San Tommaso cita San Girolamo: “Penso che tra scisma ed eresia ci sia questa differenza, che l’eresia implica un dogma sbagliato, mentre lo scisma si limita a separare dalla Chiesa”. E conclude: “non c’è uno scisma il quale non si costruisca un’eresia, per giustificare la propria separazione dalla Chiesa” (1).
È principio corrente nella dottrina cattolica che laddove è il Papa, lì è la Chiesa. Così che a prima vista sembrerebbe impossibile che un Papa cada nello scisma, perché non potrebbe rompere con se stesso; né con la Chiesa di cui è il Capo visibile, Vicario di Nostro Signore.

2) Tuttavia, grandi e prestigiosi teologi dell’età d’argento della Scolastica (secoli XV-XVII) ammettevano largamente l’ipotesi di un Papa scismatico, spiegando che in linea di principio è possibile, o quanto meno la teologia non considera impossibile la rottura del Pontefice con la Chiesa. Il Papa che arrivasse a tale rottura cesserebbe di permanere nella Chiesa, e la Chiesa in lui.

3) Gli esempi dati dalla dottrina parlano da soli, di primo acchito anche meglio delle argomentazioni dogmatiche. Sarebbe scismatico il Papa che intendesse sovvertire l’intera liturgia di origine apostolica. Sarebbe scismatico il Papa che, nell’esercizio della propria funzione, curasse soprattutto gli interessi materiali suoi e della sua famiglia, abbandonando o trascurando gravemente le questioni della Chiesa. E che scomunicasse l’intera Chiesa.
In materia, così parlano alcuni dei maggiori teologi di quel periodo:

3.a – Il Cardinale Torquemada (1388-1468), zio dell’inquisitore omonimo e una delle primarie e principali figure dell’età d’argento della Scolastica, ha scritto che il Papa può diventare scismatico “ordinando ciò che è contrario al diritto naturale o divino”.

3.b - Lo stesso Cardinale Torquemada scrive che il Papa sarà scismatico “se non osserverà quello che, dai concilii universali o dall’autorità delle Sede Apostolica, è stato ordinato universalmente, soprattutto a riguardo del culto divino”.

3.c - Così si esprime il Cardinale Caietano (1469-1534), grande figura dell’Ordine domenicano: “Il Papa potrebbe rompere la comunione, rinunciando a comportarsi come capo spirituale della Chiesa, per esempio decidendo di agire come mero principe temporale”.

3.d - Ancora il Cardinale Caietano: “La Chiesa è il Papa quando questi si comporta come Papa, cioè come Capo della Chiesa; ma nel caso non agisse come Capo della Chiesa, né la Chiesa sarebbe in lui, né lui nella Chiesa

3.e - Francisco Suárez (1548-1617), uno dei principali teologi della Compagnia di Gesù, insegna: “il Papa potrebbe essere scismatico nel caso non volesse mantenere l’unione e la congiunzione dovute con tutto il corpo della Chiesa, come sarebbe se cercasse di scomunicare tutta la Chiesa o volesse sovvertire le cerimonie ecclesiastiche fondate sulla tradizione apostolica”.

4) Furono soprattutto i fiorenti movimenti di fervore e ortodossia, già prima del Concilio di Trento (1545-1563) e che si manterranno dopo di esso per reazione contro il protestantesimo, e furono gli scandali provocati dai Papi dell’epoca, che diedero occasione agli studii di grandi autori del periodo sulla possibilità di un Papa scismatico e sulle sue conseguenze. I dottori e i commentatori successivi studieranno la materia sempre in modo serio e attento, ma sviluppando poco o quasi nulla.

Approfondendo la nozione di Papa scismatico

5) I principi di base sulla possibilità teologica di un Papa scismatico sono stati esposti  brevemente nel nostro studio sull’ “Ipotesi teologica di un papa eretico” (2). Attualmente appare necessario approfondire tali principi. Per questo ci permettiamo di formulare, in sede teorica, una domanda ai teologi esperti in materia: non è vero che sarebbe scismatico il Papa che rinunciasse ad almeno una delle prerogative essenziali del suo ufficio?
Dal momento che qui non intendiamo presentare uno studio accademico a riguardo, solleviamo la questione in termini generici, nella speranza che dei provati esperti trovino nuovi fondamenti storico-teologici, validi per l’arricchimento di questa delicata dottrina.

6) Vediamo i termini esatti entro i quali si pone il problema. Nelle funzioni del Papa come Vicario di Cristo si hanno delle facoltà, diritti e prerogative che non appartengono all’essenza dell’ufficio. Che il Pontefice sia principe temporale in determinati territorii, per esempio, è conveniente, ma non è essenziale per la sua funzione vicaria di Nostro Signore. Che tutti i vescovi siano nominati personalmente dal Papa è norma salutare, ma non è una prerogativa essenziale del Sommo Pontefice. Altri obblighi, invece, appartengono all’essenza del Papato, come custodire il deposito rivelato, insegnare la buona dottrina, perseguire la conversione di tutti i popoli, confermare i suoi fratelli nella fede.

7) Così si può porre l’interrogativo: non sarebbe scismatico il Papa che effettivamente rinunciasse a qualcuno di questi doveri essenziali del suo ufficio? Se, per esempio, smettesse di lottare per la conversione dei non cattolici? O se rifiutasse, in linea di principio, di insegnare? O se si rifiutasse di accettare la conversione dei non cattolici alla Santa Chiesa?

Un caso concreto dei giorni nostri

8) Un esempio attuale può contribuire alla corretta cognizione dell’oggetto. Nei mesi di settembre e ottobre 2013 sono state pubblicate due interviste di Papa Francesco, una ne LaCiviltà Cattolica e un’altra nel giornale romano La Repubblica. In esse il Pontefice ha espresso dei  dubbi e usato delle formule ambigue che hanno sconvolto il mondo cattolico. Non sono stati affrontati solo dei punti semplici e secondarii della dottrina cattolica, ma alcune questioni relative a teorie e fatti assolutamente fondamentali per la fede e i buoni costumi.

9) Ecco alcuni di questi testi ambigui (3):

a. «Sì, in questo cercare e trovare Dio in tutte le cose resta sempre una zona di incertezza. Deve esserci. Se una persona dice che ha incontrato Dio con certezza totale e non è sfiorata da un margine di incertezza, allora non va bene. Per me questa è una chiave importante

b. «Ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene».

c. «Dio è più grande del nostro peccato».

d. «Durante il volo di ritorno da Rio de Janeiro ho detto che, se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla

e. «Non possiamo insistere solo sulle questioni legate all’aborto, al matrimonio omosessuale e all’uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile

f. «Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza.»

g. «Il proselitismo è una solenne sciocchezza, non ha senso»

10) Ora, questo modo di parlare getta un velo di dubbio e di ambiguità su principii e fatti interamente essenziali per la fede e la morale. Molti di essi insinuano, perfino, che la posizione veritiera sarebbe quella che più si oppone alla sana dottrina. A fronte delle richieste perché chiarisca tali dubbi ed elimini queste ambiguità, il Papa continua a tacere da oltre un anno. Si chiede ai teologi tradizionali: tale silenzio non comporta la rinuncia all’obbligo di insegnare e quindi lo scisma? Non è vero che l’insegnamento deve essere chiaro, oggettivo e definito, altrimenti non sarà vero insegnamento?

11) Si noti poi che la cosa più grave è che questa incertezza papale su ambiguità di tale portata, perdura nonostante le numerose, reiterate e rispettose richieste giunte da ogni parte del mondo perché vengano eliminate. Nei suoi brevi pronunciamenti quotidiani, il Papa fa, qua e là, delle dichiarazioni che sembrano risolvere l’uno o l’altro di questi problemi, ma poi arriva ad affermazioni  di senso contrario, che ripristinano, rinnovano e aggravano i dubbii precedenti. Obiettivamente tutto si svolge come se si trattasse di un modo d’agire sistematico.

12) Quello che abbiamo detto sulle due interviste giornalistiche del 2013,  vale ugualmente per altre questioni sollevate spesso nelle dichiarazioni papali, come la sua affermazione che ci sono marxisti di buona volontà; come la sua condanna difettosa del sistema capitalistico, senza distinzione e senza una proscrizione del socialismo; come la sua affermazione che le donne non possono essere così irresponsabili da avere figli come i conigli; e come il suo comportamento, quantomeno negligente, se non favorevole, circa la teoria eterodossa del cardinale Kasper, in occasione del Sinodo sulla famiglia, la quale ha scosso le fondamenta della indissolubilità del matrimonio e della qualifica dell’omosessualità come peccato gravissimo che grida al cielo e reclama vendetta a cospetto di Dio.

Alcune precisazioni fondamentali

13) In queste righe non si pretende di presentare un trattato sull’ipotesi teologica di un Papa scismatico, non c’è posto quindi per più attente osservazioni sistematiche, ma si impongono alcune precisazioni basilari:

a)    I grandi studiosi raramente affermano in termini positivi e certi che il Papa possa essere eretico, ma l’insieme dei loro scritti dimostra che nella Rivelazione non è data l’impossibilità che il Papa cada nell’eresia. Questo vale anche per l’ipotesi del Papa scismatico, per cui può dirsi in verità che è impossibile affermare che secondo i grandi teologi che hanno studiato la materia, un Papa non possa cadere nello scisma.

b)    I grandi autori in generale considerano solo la possibilità di eresia di un Papa “come persona privata”.  Tuttavia, la tesi opposta della possibilità di eresia nell’esercizio ufficiale delle sue funzioni, affiora qua e là nella tradizione, e con particolare attenzione sulla base di forti e ineludibili argomenti di ragione teologica. Allo stesso modo, il Papa eventualmente scismatico non lo sarà solo “come persona privata”, tanto più quando, in questa specifica materia, la sua rottura con la Chiesa difficilmente potrebbe darsi nell’ambito meramente privato.

c)    Le presenti considerazioni sulla dottrina del Papa scismatico potrebbero dare a qualche lettore impreparato l’impressione che, di conseguenza, diversi Papi nella storia della Chiesa, avrebbero perso l’ufficio per essere caduti nello scisma. In realtà, tale idea sarebbe errata a priori perché, come per il Papa eretico, lo scismatico non perderebbe il suo ufficio ipso facto e subito. Infatti, San Roberto Bellarmino, con molti altri autori importanti, dimostra che la perdita del pontificato per un eretico si verifica solo quando la defezione del Papa dalla fede diventi “manifesta” (4). Ora, lo stesso vale per il Papa scismatico, e per ragioni analoghe. Allo stato attuale dei dibattiti teologici su questa specifica questione, riteniamo che sarebbe estraneo al normale fluire del pensiero ortodosso, e sarebbe anche irresponsabile, pretendere che la perdita effettiva del papato in caso di eresia o di scisma, si darebbe ipso facto e subito. Oggi, solo alcune correnti sedevacantiste difendono questa perdita immediata (5).

L’insegnamento ambiguo non è vero insegnamento 

14) Ripetiamo la domanda che abbiamo rivolto ai dottori: la violazione  di un obbligo essenziale per il Papato, come sarebbe il rifiuto sistematico di esercitare un Magistero chiaro e univoco sui dubbi e le ambiguità dalla portata indicata, non rivelerebbe che un Papa, pertinace in materia, starebbe venendo meno al suo obbligo di insegnare, meritando quindi la censura teologica di scismatico?

15) Che la Madonna sostenga la Sua Chiesa.


NOTE

1 - Sum. Th., II-II, q. 39, a. 1, ad 3.
2 – In “Considerações sobre o ‘Ordo Missae’ de Paulo VI”, ed. ciclostilata, S. Paulo/Brasil, 1970, scaricabile dal sito dell'Autore Bonum Certamen - Ed. in francese: “La Nouvelle Messe de Paul VI: Qu’en Penser?”, Diffusion de la Pensée Francaise, Chiré-en-Montreuil - Francia, 1975 - Una traduzione incompleta di questo lavoro è pubblicata in questo sito col titolo: Novus Ordo Missae, uno studio critico.
3 – Negli articoli “Grave lapsus teologico di Padre Federico Lombardi” (Grave lapso teológico do Pe. Federico Lombardi) e “Intervista papale rimossa dal sito del Vaticano” (Entrevista papal retirada do site vaticano) analizziamo con alcuni particolari questi ed altri testi papali.
4 – Si veda “La Nouvelle Messe de Paul VI: Qu’en Penser?, parte II, cap. VII.
5 - Si veda “La Nouvelle Messe de Paul VI: Qu’en Penser?, parte II, cap. VII, ed anche il nostro articolo “Sorprendente condanna pronunciata dal Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede” (Surpreendente condenação pelo Prefeito da Congregação para a Doutrina da Fé).


Articolo pubblicato sul sito dell'Autore - Bonum Certamen


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