ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 28 febbraio 2015

Quanto contano i sinodi..!

50 anni fa la prima Messa in lingua italiana : si ma nel rito tradizionale e bilingue !

Il Quotidiano Avvenire ha voluto dedicare un Articolo alla prima Messa celebrata dal Beato Paolo VI il 7 marzo 1965 con il Messale riformato italiano-latino a norma dal Concilio Vaticano II e pubblicato il 12 marzo di quello stesso anno con l'imprimatur, in Italia, del Cardinale Giacomo Lercaro, Presidente per la Liturgia della Conferenza Episcopale Italiana.
L' illustre Teologo ( e Compositore ) Mons. Pierangelo Sequeri ha scritto alcune “considerazioni” di circostanza. 
Su Vatican Insider A.Tornielli ha invece sottolineato la provvisorietà temporale del Messale del ’65 protagonista dell’anniversario.

Il titolo del lungo Articolo è eloquente: “Cinquant'anni fa la prima versione del rito romano post-conciliare, introdotta in forma sperimentale nel marzo 1965. È il primo abbozzo della riforma liturgica che porterà al nuovo messale, entrato in vigore nel novembre 1969” . 
L'Articolo di Tornielli reca però qualche inesattezza quando parla di "nuovo rito" : in realtà il Messale del '65 sia pur con alcuni tagli è ancora il Messale Romano che i Padri Conciliari tennero a tutelare.
E’ vero che la brevissima vita del Messale del '65 induce a considerare la sua transitorietà prima dei cambiamenti radicali operati dal Consilium ad exequendam Constitutionem de Sacra Liturgia ma le dichiarazioni di alcuni protagonisti del Concilio fanno  pensare che  dopo la pubblicazione del Messale del '65  la"riforma liturgica conciliare" fosse stata ritenuta conclusa .
L’orientamento liturgico dei Padri Conciliari fu difatti ribadito in occasione del primo Sinodo dei Vescovi quando la cosiddetta “messa normativa” venne rifiutata con 43 non placet, moltissime e sostanziali riserve 62 juxta modum e 4 astensioni.
La determinazione dei 187 Padri Sinodali non bastò perchè appena un anno dopo la stessa rifiutata "messa normativa"  venne imposta d'autorità come "Novus Ordo Missæ".
Non mortifichiamo dunque i ricordi di coloro che hanno vissuto quei momenti : l’Ordo Missae di cinquant’anni fa, come si può chiaramente vedere dalle due foto del Messale, era bilingue e, sostanzialmente, nella forma tradizionale del Messale Romano. 

Dall'Offertorio al Per ipsum le preghiere Sacerdotali erano solo in latino.

Επίσης, σε μας τους αμαρτωλούς ( A.C.)


Una ( triste ) realtà dei nostri ( tristi) giorni. 
C’era una volta in una ridente città di provincia un bel gruppo di fedeli, variegato per età e per condizione sociale, unito dall’entusiasmo comune di lodare Dio con le espressioni liturgiche dei loro padri. 
Pregavano assieme ad un piccola comunità di frati : perfetta attuazione dell’ideale “cor unum” di cui tanti parlano ma che pochi riescono ad attuare. 
Due anni fa in piena estate comunicarono ai fedeli che i fraticelli non avrebbero più potuto celebrare la Messa antica … 
La Provvidenza Divina volle però che la celebrazione della S.Messa Gregoriana non subisse interruzione alcuna in quella città e in quella chiesa : ai frati " impediti "infatti subentrò  un giovane e bravo prete venuto “dalla fine del mondo” che, grazie al suo indiscusso carisma e alle belle ed ispirate omelie, ha fatto pure raddoppiare il numero dei fedeli (anche da località  lontane)   . 
Il gruppo cresceva e si rendeva meritevole di bellissimi gesti di carità verso Dio ( culto) e verso i bisognosi. 
Grazie al gruppo della “messa in latino” i fraticelli potevano affrontare più serenamente le spese di gestione della monumentale chiesa; un Organista professionista suonava la Messa assieme ad alcuni cantori professionisti; furono acquistati diversi arredi ed addobbi per le esigenze liturgiche locali ( come fanno un po’ tutti i gruppi liturgici che da sud a nord costituiscono una delle “glorie nascoste” della Chiesa italiana ). 
Ma un brutto giorno il Convento venne chiuso, i frati mandati via e la porta della Chiesa sprangata da un fabbro che cambiò pure le serrature. 
E i fedeli ? 
In mezzo la strada… ( come i nostri fratelli di Amiens : chi ricorda la storia di quegli eroici fedeli ? ) costretti a migrare “verso i monti” per assistere alla Messa antica che il bravo prete, venuto “dalla fine del mondo”, celebra per quei bravi e sfortunati fedeli. 
-Sfortunati perché nessun prete è stato mosso a compassione del loro sfratto cittadino. 
-Sfortunati perché  sono stati sempre osservati dai preti cittadini con supponente gelosia ed  invidia. 
-Sfortunati perché hanno capito che nessun prete dentro le mura cittadine li vuole ospitare “perché non c'era posto per loro”, mentre vengono inaugurati in pompa magna dei "centri" per  i seguaci di altre religioni.
Che figura sta facendo la Chiesa locale nei confronti dei fedeli di questo gruppo ( uno dei più numerosi e attivi in Italia)?
Che figura stanno facendo quei preti che sono stati solo capaci  di far pesare il loro  risentimento contro quelle celebrazioni, rese ancor più splendenti  grazie al volontariato di decine di persone ?
Che "colpa" hanno i gruppi liturgici tradizionali se riescono ad avere la collaborazione di volontari, giovani ed adulti, per il decoro liturgico ? Perchè non fanno la stessa cosa anche gli altri Parroci per le loro (sciatte) celebrazioni ?
Il modo con cui sono stati trattati quei fratelli, sfrattati ed itineranti "per i monti", dovrebbe far arrossire di vergogna il volto di alcuni Consacrati.
Cari fratelli,  sfrattati ed itineranti "per i monti", state a testa alta! Altri si debbono vergognare per la vostra sofferenza : “Perchè se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?”
Quante storie di dilette e pure anime  ( fedeli al Vangelo e al Magistero)  perseguitate dai Sacerdoti "di ghiaccio" che, tappandosi le orecchie e gli occhi continuano a far finta di non sapere che nelle loro chiese e cappelle “non c'era posto per loro”, dovremo narrare nel prossimo futuro "ad perpetuam rei memoriam"?

Επίσης, σε μας τους αμαρτωλούς ( A.C.)






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