ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 20 febbraio 2015

Rimangiare e rigettare?

Volpi si rimangia l'accordo. Precisazioni conclusive

Da un po' di tempo in tutto il mondo il nome Fidenzio Volpinon ha più bisogno di presentazioni: finirà suo malgrado nei libri di storia.

Il suo nome è stato recentemente associato alla cifra diVentimila Euro che lo scorso giovedì 12 febbraio aveva accordato di risarcire ai familiari di padre Manelli. Cioè per evitare un processo per diffamazione aveva raggiunto un costoso «accordo transattivo»: immaginiamo che non lo abbia fatto per autolesionismo ma per limitare i danni.
  • Figuratevi dunque un religioso con voto di povertà che decide - assistito dai suoi legali - che il minor danno è quello di pagare Ventimila Euro di risarcimento, più le spese legali, più la pubblicazione delle scuse (cioè «una precisazione concordata con la controparte») sul web e per iscritto ai membri dell'Istituto.
Dato il suo incarico e la sua attività, era impensabile che la notizia dei Ventimila Euro non divenisse presto di pubblico dominio. Specialmente alla luce del fatto che erano stati in tantissimi, dal dicembre 2013 ad oggi, ad essere convinti che si trattasse davvero di diffamazione (per esempio basta leggere su Google News le notizie su "Fidenzio Volpi" da dicembre 2013 in poi, non solo in lingua italiana).

Una volta raggiunto l'accordo il 12 febbraio, Volpi avrebbe potuto subito pubblicare personalmente la notizia. Invece ha inspiegabilmente lasciato passare qualche giorno.

Nel pomeriggio di domenica 15, citando il blog di Don Camillo, abbiamo qui riportato la notizia. L'avremmo ritrovata confermata lunedì 16 su Corrispondenza Romana, con molti dettagli in più - e con terminologia giuridica più precisa.

Ma il bello viene adesso, con la lettera circolare di Volpi di mercoledì 18 a tutti i religiosi dell'Istituto dei Francescani dell'Immacolata. A costo di tediare i lettori, dobbiamo per chiarezza far notare tutti i punti salienti.

Anziché pubblicare le scuse «concordate con la controparte» come stabilito dall'Organismo di Mediazione Forense del Tribunale di Roma il 12 febbraio (e che perciò ha efficacia pari ad una sentenza), nella lettera circolare il Volpi rincara la dose, affermando:
  • che la diffusione della notizia avrebbe nientemeno che «l’evidente scopo di far venir meno lo spirito di fraterna comunione instaurato positivamente nell’Istituto» (ohibò! e in base a cosa formula tale accusa? che c'entra la fraterna comunione nell'Istituto? starà mica cercando di farci credere di avere una propensione a lanciare accuse senza fondamento?)
  • che l'affermazione diffamatoria che gli è costata l'accordo da Ventimila Euro più spese legali e pubbliche scuse non avrebbe «nessun carattere di mendacità» e sarebbe«facilmente verificabile» (doppio ohibò!)
  • che lui non avrebbe mai «ammesso, in alcuna sede... di avere espresso calunnie e menzogne» (triplo ohibò! ma allora perché l'accordo consisteva in ben Ventimila Euro più le spese legali e la pubblicazione delle scuse sul web e per iscritto ai membri dell'Istituto?)
  • che le pubbliche scuse consisterebbero in realtà solo in una «precisazione concordata con la controparte» volta ad evitare «ulteriori spese a carico dell'Istituto»:
  1. ma in caso di vittoria in Tribunale le spese legali le avrebbe pagate la controparte, o sbaglio?
  2. delle affermazioni di Volpi è responsabile il solo Volpi o tutto l'Istituto?
  3. quei famosi Ventimila Euro sarebbero stati a carico di Volpi oppure a carico dell'Istituto?
Subito dopo Volpi accusa una imprecisata «pubblicazione elettronica» di aver citato le parole del blog Don Camillo, in cui quest'ultimo - in una prima frettolosa versione, poi rettificata in entrambe le pubblicazioni elettroniche - aveva riportato la notizia in termini di "condanna" (termine giuridicamente inesatto poiché non c'è stato un processo ma solo un accordo: evidentemente non siamo tutti dotati di laurea in giurisprudenza).
  • Tanto è bastato per far cambiare idea al Volpi proprio mentre si accingeva a «dare esecuzione a quanto concordato».
A questo punto la lettera sfiora il comico: Volpi dichiara di aver dato mandato ai suoi legali di«predisporre querela per il reato di diffamazione a mezzo stampa nei confronti dei responsabili» (è così sicuro di non rischiare altri Ventimila Euro? o sta forse tentando di dare l'impressione di avere la querela facile e di arrischiare liti temerarie?)

Addirittura dichiara la volontà di non rispettare l'impegno preso il 12 febbraio, «per grave inadempimento della controparte». E di grazia, quale sarebbe tale "grave inadempimento"? Volpi non lo dice. Querele di qua, querele di là, accuse generiche, impegni presi e rimangiati... cosa vuole farci capire con tutto questo?

E ci chiediamo infine: non ha pensato che la sua volontà di non rispettare l'«accordo transattivo» del 12 febbraio porterà la questione in Tribunale con «ulteriori spese a carico dell'Istituto» come da lui stesso temuto poche righe prima nella sua stessa lettera?
E non possiamo non concludere con le considerazioni che seguono.
Se tecnicamente non si è trattato di una condanna perché è la stessa parte che si assume l'obbligo risarcitorio in accordo con la controparte, Volpi sostiene che il termine condanna implichi una insinuazione in ordine ad un procedimento penale. Ma anche questo è frutto di incompetenza perché il giudizio civile avente ad oggetto il risarcimento dei danni si conclude, se viene accertato il reato di diffamazione, con una "condanna" al risarcimento dei danni. Quindi la parola in sé è inidonea a far pensare ad un procedimento penale. Del resto non c'è alcuna differenza tra penale e civile in ordine all'accertamento della diffamazione: la condanna al risarcimento dei danni presuppone l'accertamento del reato di diffamazione. Intendo dire che essendo l'oggetto del processo civile in questione l'accertamento di un reato, l'errore nella natura civile o penale del procedimento cambia poco, dato che ciò che lederebbe l'onore del Volpi sarebbe l'accertamento del reato e non le conseguenze dell'accertamento (civili o penali). 
La notizia dell'accordo, riportata esattamente, conferma che la parola condanna è dovuta alla scarsa conoscenza tecnica e che non c'era volontà di divulgare falsamente fatti offensivi (e infatti il fatto era corrispondente a verità). Il reato di diffamazione richiede il dolo, quindi in caso di colpa non c'è reato. La pronta (Cfr. a riprova la newsletter tempestivamente diramata ai lettori in automatico, che reca il titolo "Volpi dovrà risarcire...") e spontanea rettifica  conferma che si è trattato di un errore dovuto ad imperizia e non volontario. Dunque nella sua lettera circolare mi sembra ci sia una querela - a chiunque la minacci - destinata all'archiviazione. (M.G.)
Anonimo ha detto...
In Vaticano hanno la querela facile, anche se il blogger si rifanno al catechismo della CC
http://eponymousflower.blogspot.it/2015/02/vatican-suing-bloggers.html
Stefano78 ha detto...
Purtroppo era prevedibile una sua reazione a fronte della pubblicazione della notizia prima dell'esecuzione dell'accordo
Anonimo ha detto...
Prevedibile solo in riferimento ad una persona che cerca appigli e appare più come un amministratore di beni e gestore di un potere piuttosto che come un pastore.
Anonimo ha detto...
Il signor Volpi e' un uomo di grande controversia. Pieno di contradizione.
Si contradisce facilmente.
Preghiamo per lui.
Cesare Baronio ha detto...
Ho capito bene o l'onere del risarcimento incombe all'Istituto dei Francescani dell'Immacolata, nonostante sia stato Padre Volpi a rendersi personalmente responsabile delle proprie esternazioni? Pare un paradosso, in verità. E pare ancora più paradossale che frà Fidenzio si astenga dagli impegni assunti in sede di accordo stragiudiziale, quando il presunto responsabile delle erronee informazioni non è lo stesso soggetto con cui si è accordato. Non risulta siano stati i parenti "carnali" di padre Mannelli a divulgare le notizie, anche ammesso e non concesso che esse fossero imprecise e calunniose. Io se fossi al posto di don Camillo accetterei ben volentieri di esser chiamato dinanzi ad un giudice per dirimere la questione: padre Volpi si troverebbe a dover rispondere non solo dell'inottemperanza dell'accordo, ma anche dei giudizi temerari formulati temerariamente, nell'evidente ignoranza (etimologica, sia chiaro) della Legge. Altro che ventimila euro! Che poi, alla fine, se proprio le cose dovessero mettersi male, potrebbe essere Bergoglio a saldare il conto "pro bono modernismi".
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2015/02/la-lettera-del-commissario-volpi.html

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