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giovedì 26 marzo 2015

La lunga quaresima sinodale

La battaglia pre-sinodale è in corso


Mentre si avvicina il prossimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia, una aspra battaglia è in corso. Lo ha dichiarato il cardinale Walter Kasper che per primo ha dato fuoco alle polveri con la sua relazione del 20 febbraio 2014, introduttoria al Sinodo straordinario dei Vescovi.
«Tutti dovremmo pregare – ha detto durante la presentazione in Gran Bretagna del suo ultimo libro – perché c’è una battaglia in corso». Se dietro il cardinale Kasper, che sembra fare un passo indietro, c’è, secondo alcuni, lo stesso Papa Francesco, dietro il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, c’è il cardinale Karl Lehmann, ex-presidente della Conferenza Episcopale tedesca, di cui continua però a muovere le fila. Durante la conferenza stampa che ha concluso i lavori della conferenza dei vescovi tedeschi, il card. Marx, che ne è l’attuale presidente, ha affermato: «Non siamo una filiale di Roma. Ogni Conferenza episcopale è competente, nel proprio ambito culturale, per quanto riguarda la pastorale e ha come compito il dovere di annunciare il Vangelo».

Le diocesi tedesche inoltre, mentre si avvicina la scadenza del 15 aprile entro la quale restituire i questionari diffusi in vista del prossimo Sinodo di ottobre sulla Famiglia ribadiscono nelle loro risposte, che le posizioni della Chiesa su matrimonio cristiano e famiglia sarebbero «troppo idealizzate», e non terrebbero conto della sostanziale discrepanza tra dottrina e prassi tra i fedeli nella società contemporanea:
Se i vescovi tedeschi si schierano, anche i vescovi africani e quelli polacchi scendono in campo. Il cardinale Robert Sarah, arcivescovo della Guinea e prefetto per la Congregazione per il Culto divino, nel suo recente libro Dieu ou Rien (Librairie Arthème Fayard, Parigi 2015), afferma: «Ho molto rispetto per il cardinale Reinhard Marx. Ma la sua affermazione mi sembra l’espressione di una pura ideologia che si vuole imporre a marce forzate a tutta la chiesa. Secondo la mia esperienza, in particolare come segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, la questione dei “credenti divorziati o divorziati e risposati civilmente” non è una sfida urgente per le chiese d’Africa e d’Asia. Al contrario, si tratta dell’ossessione di certe chiese occidentali che vogliono imporre soluzioni cosiddette “teologicamente responsabili e pastoralmente appropriate”, che contraddicono radicalmente l’insegnamento di Gesù e del magistero della chiesa. (…) L’idea che consisterebbe nel piazzare il magistero in un bello scrigno separandolo dalla pratica pastorale, la quale potrebbe evolvere a seconda delle circostanze, delle mode e delle passioni, è una forma di eresia, una pericolosa patologia schizofrenica. Affermo dunque solennemente che la Chiesa d’Africa si opporrà fermamente a ogni ribellione contro l’insegnamento di Gesù e del magistero».
Anche i Vescovi della Conferenza Episcopale polacca nella riunione plenaria annuale hanno respinto formalmente la “proposta-Kasper” di dare la comunione ai cattolici sposati sacramentalmente, perché, hanno affermato: «L’insegnamento e la tradizione della Chiesa dimostra che le persone che vivono in unione non-sacramentale si privano della possibilità di ricevere la Santa Comunione. A chi vive in tali unioni deve essere garantita la cura pastorale perché possano essere in grado di mantenere la fede e rimanere nella comunità della Chiesa. La cura pastorale per le persone che vivono unioni non-sacramentali dovrebbe tener conto anche dei bambini, che hanno il diritto di partecipare pienamente alla vita e alla missione della Chiesa. (…)».
Nel corso del Sinodo sulla famiglia dell’ottobre 2014, la resistenza più forte ai tentativi di snaturare la pastorale della Chiesa sul tema dei divorziati risposati e dell’omosessualità, è venuta proprio dai vescovi della Polonia e dell’Africa. La battaglia continua…

di Damiano Angeli
© Corrispondenza Romana (25/03/2015)

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