Papa Francesco ha abbastanza tempo per riformare la chiesa?
Può cambiare la Chiesa cattolica romana? E se sì, come? E di che cosa si discute: di tradizioni, di riti, di dottrina, o di nessuna di queste cose?
Queste domande di fondo vanno al cuore dell'identità cristiana, e sono le stesse che ha sollevato papa Francesco fin dal momento in cui è stato eletto due anni fa, un candidato sconosciuto che è diventato il primo papa venuto dall'America Latina.
Ha rifiutato il palazzo apostolico e ha preferito un modesto appartamento, ha inaspettatamente chiamato al telefono persone che gli scrivevano dei loro problemi, e il suo atteggiamnto umile gli ha conquistato la simpatia delle masse. Inoltre ha sorpreso – forse ha scioccato – i cattolici incoraggiando il dibattito aperto, specialmente su insegnamenti e pratiche della Chiesa a lungo considerati fuori discussione.
“Una condizione generale di base è questa: parlare chiaramente. Nessuno deve dire: 'Questo non lo si può dire; lui penserà di me questo o quello'”, ha detto Francesco ai vescovi di tutto il mondo la scorsa estate al sinodo riunito per affrontare i problemi della famiglia oggi. “È necessario dire tutto quello che si prova”, con franchezza.
Questo tipo di apertura e questo modo di parlare diretto è anch'esso fondamentale per l'enorme attrazione che Francesco esercita sul pubblico. Ma la glasnost di Francesco – così rivoluzionaria nel contesto della recente storia del papato – ha anche innescato una forte opposizione nella destra cattolica, con alcuni prelati di alto profilo ed esperti che promettono di bloccare le riforme e resistere a qualsiasi cambiamento nella pratica pastorale.
L'intensità dell'opposizione solleva una domanda fondamentale sull'impronta lasciata in questi due anni da Francesco: la sua campagna per la riforma può sopravvivere al suo pontificato?
A differenza della resistenza a riforme all'interno della burocrazia ecclesiale romana, la reazione negativa a qualsiasi cosa che riguardi la dottrina è più ampia, più profonda e più viscerale perché arriva fino al midollo del cattolicesimo. Le critiche sono talmente forti che padre Antonio Spadaro, un gesuita italiano vicino a Francesco, ha detto di considerare le “angustie” dei nemici del papa “come qualcosa di più simile a un problema psicologico” che a un problema di dottrina.
L'accento di Francesco sulla misericordia “provoca in alcuni cattolici un panico, una paura per la mancanza di certezza che mi sorprende”, ha detto Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica.
L'opposizione si è diffusa durante il primo anno di Francesco ma nel Sinodo sulla famiglia è traboccata. È continuata senza tregua da allora ed è probabile che aumenti prima della visita di Francesco negli USA in settembre, e poi nella seconda sessione del sinodo dei vescovi sulla famiglia che comporterà ulteriori dibattiti – e possibili azioni – sui problemi di divorzio, nuove nozze, convivenze e l'atteggiamento verso i LGBT cattolici.
“È troppo presto per sapere” se la riforma id Francesco ha raggiunto il punto di non ritorno, ha detto un funzionario vaticano che parlava in forma anonima di questi problemi sensibili. “C'è sempre un pericolo quando tanti cambiamenti vengono portati avanti in una sola volta. C'è sempre la possibilità che il pendolo oscilli all'indietro”.
È una preoccupazione particolarmente pressante per gli alleati di Francesco, dato che il papa ha 78 anni e ha detto spesso di non aspettarsi un lungo pontificato.
Per cui, che cosa può impedire che le cose tornino nel modo in cui sono state per tanto tempo? Come dicono i romani: “Quello che fa un papa, un altro papa può disfarlo”.
collegialità
Un fattore a favore di Francesco può essere il sistema che ha creato per promuovere l'apertura e il dibattito. Francisco ha dato nuova vita e importanza all'uso dei sinodi, gli incontri periodici dei vescovi che erano cominciati nel 1970 per creare una Chiesa collegiale. Erano invece diventati conversazioni-fumo negli occhi, che si limitavano a confermare delle conclusioni predeterminate dai funzionari della Curia romana.
Francesco sta anche riunendo regolarmente il Collegio dei Cardinali, usandolo come cassa di risonanza, e ha creato un Consiglio di cardinali di nove membri per consigliarlo in incontri ogni due mesi a Roma.
“Il suo principio è di dover mettere in moto un processo che sia irreversibile”, ha detto il cardinale Walter Kasper, noto teologo tedesco, ex funzionario di curia, vicino a Francesco.
Kasper ha detto che non si aspetta un termine lungo per Francesco e pensa che il papa abbia bisogno di qualche altro anno per dare alle sue iniziative una migliore possibilità di durare. Ma Kasper crede che il sistema per promuovere la collaborazione tra i vescovi “sia già fatta, nessun successore può tornare indietro”.
“Naturalmente un successore farebbe alcune cose in modo diverso. Questo è normale”, ha detto Kasper. “Ma il processo va avanti”.
compagni
Un'altra chiave per il successo del programma di Francesco è la nomina di vescovi e cardinali sulla sua stessa linea. Come ha scritto John Thavis, osservatore vaticano da lungo tempo, Francesco “sta lavorando con una gerarchia in generale conservatrice, nominata dai suoi due predecessori”.
“Le istituzioni dipendono dalle persone che occupano le nicchie, e se un numero sufficiente di nicchie sono occupate da persone che condividono la visione di accoglienza, allora il movimento continuerà”, ha detto il cardinale di Washingtono Donald Wuerl, un importante consigliere di Francesco, che era a Roma il mese scorso per incontri con il papa e con altri prelati.
“Ci sono molte voci che si fanno sentire (nell'opposizione), ma non penso che rappresentino la corrente principale”, ha detto Wuerl.
Perfino in una istituzione come la Chiesa cattolica, dove la direzione è sempre dall'alto verso il basso, tuttavia, il ricambio nelle alte sfere richiede tempo. Il papa deve generalmente aspettare che i vescovi vadano in pensione prima di sostituirli, e loro devono trovare le persone che li sostengano.
fiducia
Un altro sostegno potenziale per l'agenda di Francesco per il futuro è il suo successo ora.
Proprio come il papato di Benedetto XVI sembrava condannato da una spirale di scandali e crisi, il lascito di Francesco potrebbe essere sostenuto dalla sua popolarità e dalla possibilità di fare riforme concrete e visibili.
“Ci sarebbero persone che vorrebbero tornare” alle vecchie maniere, ha detto il cardinale John Dew della Nuova Zelanda, uno dei 20 cardinali nominati da Francesco il mese scorso. Ma, ha detto Dew, “se le cose dovessero tornare indietro, penso che ci sarebbe molta frustrazione e malcontento”.
Tra le persone che sarebbero deluse, ha detto, ci sarebbero molti vescovi e cardinali il cui lavoro è diventato improvvisamente molto più facile grazie alla popolarità di Francesco e in genere all'approccio non-interventista.
“Al cuore di tutto c'è l'aspettativa”, ha detto Wuerl. “Francesco ha alzato il livello delle aspettative per il modo in cui la Chiesa porterà avanti il suo lavoro, e non penso che si possa cambiare questo. Francesco sta lavorando molto per mettere in piedi delle strutture che diano corpo all'aspettativa”.
cambiamento
Tuttavia quello che forse è massimamente critico per il successo a lungo termine degli sforzi di Francesco è un'accettazione ampia dell'idea che la Chiesa – e perfino la dottrina – possono cambiare. La storia ha mostrato che la Chiesa è cambiata in molte occasioni, una cosa che anche papi legati alle tradizioni come Benedetto hanno riconosciuto.
“La grande idea che è in gioco oggi è il rapporto tra la Chiesa e la storia”, ha detto Spadaro.
“Se la storia è la nemica della Chiesa e la nemica di Dio, allora dobbiamo stare molto attenti”, ha continuato. “La storia coincide con la mondanità? Oppure, invece, la storia è il luogo dove Dio si è incarnato, dove Dio è presente, dove la Chiesa e ogni cristiano devono cercare di discernere la presenza del Signore?”
Teologicamente”, ha detto, “la storia ha a che fare con l'incarnazione” - la certezza che Dio si è fatto uomo nella persona di Gesù di Nazareth. “Se qualcuno prende sul serio l'incarnazione – cioè, che Dio stesso si è fatto parte della storia – è impossibile pensare alla dottrina come ad un codice fisso che è disceso dal cielo”.
di David Gibson
in “ncronline.org” del 12 marzo 2015 (traduzione: www.finesettimana.org)
http://sperarepertutti.typepad.com/sperare_per_tutti/2015/03/papa-francesco-ha-abbastanza-tempo-per-riformare-la-chiesa.html
Giubileo 2015 della Misericordia, il "quantitative easing" di Papa Francesco (FOTO)
Piero Schiavazzi, L'Huffington Post
L’anno santo straordinario della misericordia è il “quantitative easing” di Bergoglio e sta al XXI secolo come l’ossigeno di Mario Draghi alle finanze asfittiche dell’Eurozona. Un nuovo inizio, anzi una genesi, dopo la falsa partenza del millennio e una decade da cancellare, fra il crollo delle torri e quello delle borse.
Per il secondo compleanno di un pontificato “breve”, come lui stesso lo ha definito, il Papa si è regalato un sogno “a breve”, dagli effetti però prolungati. Non a caso, i nove mesi che ci separano dall’inaugurazione dell’8 dicembre costituiscono il tempo di una gravidanza: forieri di vita e rinascita. Se la scommessa funzionerà, gli storici ricorderanno il 2016 come un reset e uno spartiacque epocale. Insomma, dopo quello delle ideologie, va in scena il tramonto delle ortodossie, finanziarie e dottrinarie.
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