Relativismo e liberalismo secondo il patriarca Kirill
Il capo della Chiesa Ortodossa Russa, intervistato dall'agenzia di stampa Itar-Tass, parla del relativismo di oggi e del liberalismo che l’ha generato. Traduzione a cura di Alvise Pozzi
- Sua Santità, potrebbe gentilmente spiegarci, dove si dovrebbe ricercare la Verità ai giorni nostri e chi ne abbia il monopolio?
Cerchiamo di ragionarci sopra insieme.
A me pare veramente chiaro che vivere in armonia con la Verità in generale, vivere in armonia con la propria Verità e giudicare coloro che tentano dalle loro personali convinzioni di risalire a cosa sia la Verità, siano tre cose molto diverse. È impossibile che ogni idea che l’Uomo ha su cosa sia giusto e opportuno sia la suprema Verità. Non può essere assoluta. Ma è solo una questione di gusto allora? Come per esempio se a uno piaccia il tè – con zucchero o limone? Ognuno di noi sceglie cosa gli piaccia di più, cosa una specifica persona considera corretto. Se noi seguissimo in linea questo pensiero fino alla sua logica conseguenza, dovremmo ammettere che non ci sia alcuna nozione certa di buono e malvagio, ma solo una pluralità di opinioni e visioni…
- Lei ha preso l’aspetto della questione in maniera filosofica, ma la mia domanda era un po’ più “terrena”, ossia cosa sia la Verità per lei.
Le assicuro che risponderò però prima mi lasci finire il precedente ragionamento. Naturalmente la Verità assoluta esiste. È la legge di Dio. Dio diede a noi Umani la libertà e l’etica, che è incarnata nella coscienza. Ma entrambe possono essere usate in modi differenti. È importante tener presente che la suprema Verità senza Dio è impossibile. Né c’è un modo diverso di vedere la Giustizia. Nel mondo attuale è questa parola viene spesso pronunciata sconsideratamente. Approfittare di un debole è sbagliato; quindi è un ladrocinio. Ma dov’è che sta scritto? Cosa succede se la mia Verità nega la tua? Posso dire che, dal momento che sono forte, ho il diritto di ferire chiunque e arraffare tutto ciò che incontro sul mio cammino. Capisci il punto? Negando l’assoluta Verità noi distruggiamo il mondo. Questo non è un solo errore ma la profondissima tragedia insita nella filosofia liberale. Ti prego di non confonderlo con il liberalismo economico o politico – che sono sovrastrutture, mentre la filosofia liberale è la base. Questa si fonda sulla libertà individuale e sulla Verità assoluta. La libertà di ogni singolo individuo non dovrebbe essere in conflitto con la Civiltà comune. E questo vale per tante questioni terrene. Abbastanza spesso ci ritroviamo a discutere di quale rischio sia che la libertà si trasformi in arbitrarietà. E questo è possibile, se non c’è un sostegno, se non c’è un metro di giudizio come la Verità. Ma quando c’è la Verità divina, la comprensione umana della Verità può essere paragonata con essa. Questo confronto ci autorizza a dire: “Stop. Questo è sbagliato.” È la legge dell’etica, che ci fa sentire le fitte del rimorso.
- Non a tutti.
Vero, la coscienza può essere annebbiata dal vino. Ognuno può persuadere se stesso che ci sono molti altri peggio di lui. Ci sono molti modi per autodistruggersi. Ciò ci conduce al tema del modo di vivere religiosamente. Il futuro della civiltà dipende da questo. Niente di più e niente di meno. Una visione atea del mondo non è sostenibile, distrugge le fondamenta dell’Assoluto, inclusa l’etica. Finché il sistema del Diritto e le relazioni tra persone non iniziano a sgretolarsi… Chi è incapace di distinguere il bene dal male è moralmente malato. La legge divina è chiara e semplice da capire. È stata portata da Mosè ma la gente aveva tentato di usarla assai prima. L’apostolo Paolo scrisse: “I pagani che non l’avevano fecero comunque ciò che la legge divina richiedeva”. Dio fornì una porzione di etica all’interno di tutta la razza umana. Fin dall’alba della civiltà, tra i pagani e anche in ere precedenti, gli Uomini sapevano già distinguere cosa era male e cosa era bene.
Fonte: Itar-Tass
DI ALVISE POZZI - 20 MARZO 2015
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