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giovedì 19 marzo 2015

Qui lo dico, poi lo smentisco?

scalfari Scalfari e l’inferno che non c’è

di Antonio Socci

L’ha rifatto. E’ chiaro che Eugenio Scalfari ha una curiosità speciale (forse anche una certa inquietudine) per il nostro destino eterno.
Domenica scorsa, 15 marzo, nel suo editoriale su Repubblica, il “fondatore” ha di nuovo attribuito a papa Francesco, di cui è amico, confidente e intervistatore, delle tesi imbarazzanti e a dir poco esplosive.
Ecco cosa scrive Scalfari:
“Chi ha avuto il dono di conoscere papa Francesco sa che l’egoismo è il nemico più pericoloso per la nostra specie. (…) Se l’egoismo soverchia e soffoca l’amore per gli altri, offusca la scintilla divina che è dentro di lui e si autocondanna. Che cosa accade a quell’anima spenta? Sarà punita? E come? La riposta di Francesco è netta e chiara: non c’è punizione ma l’annullamento di quell’anima. Tutte le altre partecipano alla beatitudine di vivere in presenza del Padre. Le anime annullate non fanno parte di quel convito, con la morte del corpo il loro percorso è finito”.

Aveva già scritto la stessa cosa in un altro editoriale uscito su Repubblica il 21 settembre 2014:
“Il Papa ritiene che, se l’anima d’una persona si chiude in se stessa e cessa d’interessarsi agli altri, quell’anima non sprigiona più alcuna forza e muore. Muore prima che muoia il corpo, come anima cessa di esistere. La dottrina tradizionale insegnava che l’anima è immortale. Se muore nel peccato lo sconterà dopo la morte del corpo. Ma per Francesco evidentemente non è così. Non c’è un inferno e neppure un purgatorio”.
Questa teoria non nega solo un pilastro fondamentale della fede cattolica, l’immortalità dell’anima (di tutte le anime), ma nega anche un altro cardine della stessa fede, ovvero la concreta possibilità delle pene eterne dell’Inferno di cui Gesù stesso parla molte volte e assai chiaramente nel Vangelo (“poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno” Mt 25,40; “là sarà pianto e stridor di denti” Mt 8, 12).
Scalfari in pratica è tornato ad attribuire al papa una tesi che nega ben due dogmi, cosa gravissima che – se fosse stata davvero formulata da Bergoglio – avrebbe conseguenze colossali.
Siccome il fondatore di Repubblica non è un pinco pallino qualunque, siccome si vanta di essere amico e confidente di papa Bergoglio e da lui è stato ripetutamente accreditato, essendo stato ricevuto per lunghi colloqui, pubblicati come interviste, è doveroso da parte del Vaticano, in una qualsiasi forma, smentire le eresie che vengono attribuite al papa.
Infatti io non voglio credere che Bergoglio pensi questo. Però sarebbe il caso di affermarlo con chiarezza, smentendo Scalfari.
Perché un giornalista così importante e accreditato dal papa che scrive attribuendogli ripetutamente tesi eterodosse crea scandalo fra i fedeli e deve avere una chiara e definitiva smentita.
In caso contrario resterà quantomeno il dubbio che in Vaticano si voglia deliberatamente usare un doppio registro, lasciando temerariamente che circolino all’esterno della Chiesa certe dottrine e idee attribuite al Papa.
Ma spero che nessuno voglia essere annoverato fra coloro che scandalizzano i semplici, considerate le parole che Gesù pronuncia a loro riguardo…
fonte: Lo Straniero
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