Müller: "Poteri dottrinali alle conferenze episcopali? E' assolutamente anticattolico"
Il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, cardinale Müller
Trema il Cupolone, e non per le raffiche di vento che si sono abbattute impetuose oggi su Roma. Il cardinale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Gerhard Ludwig Müller, ha rilasciato un'intervista al settimanale francese Famille Chrétienne in cui non solo ha ribadito con forza la sua posizione sul Sinodo prossimo venturo, ma è andato anche oltre, mettendo in discussione la possibilità di concedere ampi poteri alle conferenze episcopali nazionali, vale a dire uno dei capisaldi dell'esortazione Evangelii Gaudium, il programma di questo pontificato, come ha chiarito, mettendolo nero su bianco, Francesco: "Sottolineo che ciò che intendo qui esprimere ha un significato programmatico e dalle conseguenze importanti".
Il porporato tedesco dice senza perifrasi edulcorate che l'idea di "delegare alcune decisioni dottrinali o disciplinari sul matrimonio o la famiglia alle conferenze episcopali è assolutamente anticattolica", visto che le conferenze episcopali locali – pur avendo autorità su determinate questioni – "non non costituiscono un magistero affiancato a un Magistero, senza il Papa e la comunione con tutti i vescovi". Il problema è che la questione (da sempre delicata e assai spinosa) era affrontata con estrema chiarezza in un passaggio dell'Evangelii Gaudium: "Ancora non si è esplicitato sufficientemente uno statuto delle Conferenze episcopali che le concepisca come soggetti di attribuzioni concrete, includendo anche qualche autentica autorità dottrinale. Un'eccessiva centralizzazione, anziché aiutare, complica la vita della Chiesa e la sua dinamica missionaria".
A giudizio del cardinal prefetto, però, "la Chiesa non è un insieme di chiese nazionali, i cui presidenti votano per eleggere il loro leader a livello universale". Il pensiero di Müller non è nuovo. Già nell'autunno del 2013 era stato pubblicato sull'Osservatore Romano un suo lungo articolo in cui negava la possibilità di concedere la riammissione all'eucaristia dei divorziati risposati, uno dei punti più controversi dibattuti al Sinodo straordinario dello scorso ottobre.
di Matteo Matzuzzi | 25 Marzo 2015
http://www.ilfoglio.it/laltro-mondo/2015/03/25/mller-poteri-dottrinali-alle-chiese-locali-e-anticattolico___1-v-127055-blog_c260.htm
Müller: la Chiesa non è un parlamento
Müller: la Chiesa non è un parlamento
26-03-2015
"Delegare alcune decisioni dottrinali o disciplinari sul matrimonio o la famiglia alle conferenze episcopali è un'idea assolutamente anticattolica". Sono parole del cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, in un'intervista al settimanale franceseFamille Chrétienne. "Un'idea assolutamente anticattolica che non rispetta la cattolicità della Chiesa", ha aggiunto il porporato tedesco, che ha ribadito come le conferenze episcopali abbiano sì autorità su determinate questioni, "ma non costituiscono un magistero affiancato a un Magistero, senza il Papa e la comunione con tutti i vescovi".
Müller entra anche nella polemica con il confratello e connazionale Reinhard Marx, il capo dell'episcopato tedesco che qualche settimana fa aveva affermato che la chiesa tedesca "non è una filiale di Roma" e che a prescindere dalla piega che prenderà il Sinodo ordinario di ottobre, a Berlino andranno avanti per conto loro. Frase, questa, che aveva portato il cardinale Paul Josef Cordes, già presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, a inviare una lunga lettera al Tagespost in cui aveva bollato come "chiacchiere da bar" le parole di Marx, denunciando altresì il ritorno di una "eccitazione antiromana con forza centrifuga alle latitudini settentrionali". Una posizione, quella del presidente della conferenza episcopale tedesca, che Cordes definiva senza troppe perifrasi "altamente distruttiva per l'unità della fede". E Müller concorda: "Questo genere di posizioni rischia di risvegliare una certa polarizzazione tra le chiese locali e la Chiesa universale, superata sia dal Concilio Vaticano I sia dal Vaticano II". Il grande rischio, ha chiosato il prefetto dell'ex Sant'Uffizio, è quello di "applicare alla Chiesa le categorie politiche anziché la vera ecclesiologia cattolica. La curia romana – ha aggiunto – non è il governo di Bruxelles. Non siamo un quasi governo, né una super organizzazione al di sopra delle chiese locali in cui i vescovi sarebbero i delegati".
Il fatto è che nell'esortazione Evangelii Gaudium, vera agenda del pontificato – "sottolineo che ciò che intendo qui esprimere ha un significato programmatico e dalle conseguenze importanti", scriveva nei primi passaggi del documento –, il Papa chiariva che "ancora non si è esplicitato sufficientemente uno statuto delle Conferenze episcopali che le concepisca come soggetti di attribuzioni concrete, includendo anche qualche autentica autorità dottrinale. Un'eccessiva centralizzazione, anziché aiutare, complica la vita della Chiesa e la sua dinamica missionaria". Ed è proprio questo il punto che Müller contesta, pur senza tirare in ballo Francesco: "La Chiesa non è un insieme di chiese nazionali, i cui presidenti votano per eleggere il loro leader a livello universale".
Solo un paio di giorni fa, il cardinale (anch’egli tedesco) Walter Kasper, il titolare della relazione che aveva fatto da ouverture alla discussione sinodale su matrimonio e famiglia nel corso del concistoro del febbraio di un anno fa, aveva invitato alla preghiera durante un incontro in Inghilterra a margine della presentazione della sua ultima fatica letteraria, “Papa Francesco. La Rivoluzione della tenerezza e dell’amore”. “Speriamo che il Sinodo sarà in grado di trovare una risposta comune, a larga maggioranza, che non sarà una rottura con la tradizione, ma una dottrina che è uno sviluppo della tradizione”. “La battaglia è in corso”, aveva aggiunto.
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