ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 5 marzo 2015

Una questione di Fede

Messa Nuova o Messa Tradizionale. Una questione di Fede. Il documento dei sacerdoti della diocesi di Campos, in Brasile

“Senza la fede è impossibile esser graditi a Dio”

Eb 11,6

“L’obbedienza è al servizio della Fede
e non la Fede al servizio dell’obbedienza”
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Dopo la pubblicazione del “Breve esame critico del Novus Ordo Missæ presentato al Pontefice Paolo VI dai Cardinali Ottaviani e Bacci” proponiamo alla riflessione dei lettori un preziosissimo documento redatto agli inizi degli anni Ottanta dai sacerdoti della diocesi di Campos, in Brasile (ovviamente alcuni riferimenti – punti 7 e 9 – necessitano di aggiornamento, perchè riferiti al periodo di redazione; vedi inoltre la nota 1). L’eccellente studio non ha affatto perso la sua attualità. Al contrario, a oltre 30 anni di distanza, col senno di poi, le “60 ragioni per ritornare alla Messa Tradizionale” interrogano senza pietà ogni fedele che voglia rimanere davvero cattolico.
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zzVO

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60 ragioni per le quali in coscienza non posso assistere alla Nuova Messa, o Messa di Paolo VI, o Messa moderna, sia in latino che in lingua vernacolare, celebrata verso il popolo o verso Oriente. E pertanto, per le medesime ragioni, continuo con la Messa Tradizionale, o Messa di san Pio V, o Messa tridentina, o Messa di sempre.
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  1. Perché la Nuova Messa è equivoca ed ambigua. Può esser usata anche dai protestanti. Ora, noi preghiamo come crediamo (lex orandi lex credendi, ndt). La Nuova Messa non è una professione di fede inequivoca, ma ambigua. Orbene, la nostra fede non può essere allo stesso tempo cattolica e protestante.
  2. Perché alla Messa di sempre non sono stati apportati semplici ritocchi, ma, in realtà, si è trattato di “un fondamentale rinnovamento… un totale cambiamento… una nuova creazione” (parole di mons. A. Bugnini, considerato uno dei co-autori della Nuova Messa).
  3. Perché questi cambiamenti nella Messa portano a credere che “verità sempre credute dal popolo cristiano possano mutarsi o tacersi senza infedeltà al sacro deposito dottrinale cui la Fede cattolica è vincolata in eterno” (Cardinali Bacci e Ottaviani, Breve Esame Critico del Novus Ordo Missae).
  4. Perché, di fatto, la Nuova Messa “rappresenta, sia nel suo insieme come nei particolari, un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino, il quale, fissando definitivamente i «canoni» del rito, eresse una barriera invalicabile contro qualunque eresia che intaccasse l’integrità del magistero” (ivi).
  5. Perché (la differenza tra le due Messe) non riguarda cose piccole e lievi, o semplici modifiche nelle cerimonie; ma ciò che è perenne “trova (nella Nuova Messa) soltanto un posto minore o diverso, se pure ancora ve lo trova” (ivi).
  6. Perché “le recenti riforme hanno dimostrato a sufficienza che nuovi mutamenti nella liturgia non porterebbero se non al totale disorientamento dei fedeli che già danno segni di insofferenza e di inequivocabile diminuzione di fede” (ivi).
  7. Perché, dopo la riforma liturgica, si è avuto un raffreddamento nella fede e una diminuzione del fervore dei fedeli e, secondo le statistiche, la frequenza alla Messa domenicale è diminuita considerevolmente. Negli Stati Uniti, ad esempio, secondo il Times del 24/5/1976, c’è stata una diminuzione del 30%; in Francia, secondo il cardinal Marty, del 43%; in Olanda, secondo il Times del 5/1/1976, del 50%.
  8. Perché “nella parte migliore del Clero il risultato pratico (della Nuova Messa) si concretizza in una torturante crisi di coscienza di cui abbiamo innumerevoli e quotidiane testimonianze” (ivi). I sacerdoti desiderano rimanere fedeli alla Messa della loro ordinazione.
  9. Perché in meno di 7 anni dall’introduzione della Nuova Messa, secondo le statistiche della Santa Sede, i sacerdoti nel mondo sono diminuiti di quasi il 50% (dal 1969 al 1976 si è passati da 413.438 a 243.307 preti: una diminuzione del 41,15% per l’esattezza). Pura coincidenza? Dov’è la vitalità della Nuova Messa? Dov’è la “optatam totius Ecclesiae renovationem” (il desiderato rinnovamento di tutta la Chiesa)?
  10. Perché “La ragioni pastorali addotte a sostegno di tale gravissima frattura (con la Tradizione) – anche se di fronte alle ragioni dottrinali avessero diritto di sussistere – non appaiono sufficienti” (ivi).
  11. Perché la Nuova Messa non manifesta la Fede nella Presenza Reale di Nostro Signore Gesù Cristo che la Messa Tradizionale manifesta senza possibili equivoci.
  12. Perché la Nuova Messa confonde in qualche modo la Presenza reale di Cristo nell’Eucaristia con la Sua presenza nella Parola della Scrittura e con la Sua presenza tra i fedeli: (si tratta di un evidente) avvicinamento alla dottrina protestante.
  13. Perché la Nuova Messa facilita la confusione tra il sacerdozio gerarchico dei sacri ministri e il sacerdozio comune dei fedeli, come vogliono i protestanti.
  14. Perché la Nuova Messa favorisce la teoria protestante secondo cui è la fede del popolo, e non le parole del sacerdote, che rende Cristo presente nell’Eucaristia.
  15. Perché la Nuova Messa, con il ripristino delle “preghiere dei fedeli”, si avvicina alla liturgia luterana di cui esse fanno parte, e, secondo il pastore luterano Tomas Reed, mostra bene l’esercizio della funzione sacerdotale di tutta l’assemblea dei fedeli (tesi protestante).
  16. Perché la Nuova Messa, come fece Lutero, ha soppresso il Confiteor del celebrante, mantenendo solo quello che tutto il popolo recita insieme al sacerdote.
  17. Perché la Nuova Messa insinua l’idea che il popolo concelebra col sacerdote, il che è contrario alla teologia cattolica.
  18. Perché sei ministri protestanti hanno collaborato alla fabbricazione della Nuova Messa: George, Jasper, Shepherd, Kunneth, Smith e Thurian.
  19. Perché, come Lutero eliminò l’Offertorio poiché esprimeva in modo inequivoco il carattere sacrificale e propiziatorio della Messa, così la Nuova Messa l’ha ridotto ad una mera preparazione delle offerte.
  20. Perché i protestanti possono celebrare senza difficoltà la loro “cena” servendosi del testo della Nuova Messa. Il che significa che possono servirsi della Nuova Messa senza cessare di essere protestanti e conservando la fede protestante. Max Thurian, protestante di Taizè, ha dichiarato che: “Uno dei frutti del Novus Ordo sarà forse che le comunità non cattoliche potranno celebrare la santa cena con le stesse preghiere della Chiesa cattolica” (Le Croix30/04/1969).
  21. Perché, nella Nuova Messa, lo stile narrativo della Consacrazione insinua che si tratti solo di un memoriale e non di un vero sacrificio (tesi protestante).
  22. Perché, a causa di gravi omissioni, la Nuova Messa porta a credere che essa sia solo un banchetto o solo un sacrificio di ringraziamento, e non un sacrificio propiziatorio, ossia un sacrificio in remissione dei peccati (dottrina protestante).
  23. Perché la Nuova Messa, con le altre innovazioni che ha causato, come l’altare in forma di mensa e verso il popolo, la  Comunione in piedi e sulla mano, non solo ha dato occasione ad abusi, ma ha favorito la dottrina protestante secondo cui la Messa è solo una cena e il sacerdote è solo il presidente dell’assemblea.
  24. Perché, a causa di tutto ciò, gli stessi Protestanti, forse burlandosi di noi, hanno affermato che “Le nuove preghiere eucaristiche cattoliche hanno abbandonato la falsa prospettiva di un sacrificio offerto a Dio” (La Croix 10/12/1969). E ancora: “Ora, nella Messa riformata, non c’è nulla che possa veramente turbare i cristiani evangelici” (Siegovalt, professore di dogmatica presso la facoltà protestante di Strasburgo).
  25. Perché, non accettando la Nuova Messa, si risolve nell’unico e miglior modo possibile il seguente dilemma: o protestantizzarsi con la Nuova Messa, o conservare la Fede Cattolica con la Messa Tradizionale.
  26. Perché la Nuova Messa è stata fatta secondo la definizione protestante della Messa: “La cena del Signore o messa è una sacra riunione, è cioè l’assemblea del popolo di Dio che si riunisce, sotto la presidenza del sacerdote, per celebrare il memoriale del Signore” (Institutio Generalis, 6/4/1969, n. 7).
  27. Perché la Nuova Messa non piace a Dio, il Quale detesta le parole ambigue e a doppio senso, come’è la Nuova Messa che pretende di piacere ai Cattolici e ai protestanti, e più ai secondi che ai primi.
  28. Perché chi assiste alla Nuova Messa, specialmente quando è accompagnata da canti moderni di spiccato sapore protestante (senza parlare delle chitarre), ha una chiara impressione di partecipare ad una riunione o ad un culto o ad una cena protestante.
  29. Perché la Nuova Messa, essendo ambigua e favorendo l’eresia, è peggiore che se fosse chiaramente eretica, poiché – in tal modo – è più ingannevole: la peggior moneta falsa è quella che più assomiglia alla vera.
  30. Perché la Santa Messa è il sacrificio della Sposa di Cristo, che è la Chiesa Cattolica. Pertanto, essa non può essere allo stesso tempo il sacrificio della Sposa di Cristo e delle altre chiese o sette contrarie a Cristo: ciò sarebbe offensivo per Cristo e per la Sua Sposa.
  31. Perché la Nuova Messa segue la stessa struttura della messa protestante di Cranmer, uno dei capi dell’anglicanesimo, e i metodi usati per introdurla seguono parimenti le orme degli eretici inglesi. Vedendo ciò, i Vescovi inglesi (dopo la promulgazione del Messale di Paolo VI, ndt) hanno chiesto alla Santa Sede di continuare ad usare il Messale romano di san Pio V (cf Jornais do tempo, p. ex “O Globo”, del 17/07/1971).
  32. Perché la Santa Madre Chiesa ha canonizzato numerosi martiri inglesi che furono uccisi perché si erano rifiutati di accettare una Messa molto somigliante alla Nuova Messa: la Messa anglicana.
  33. Perché molti Protestanti convertiti al Cattolicesimo sono scandalizzati di vedere nella Nuova Messa la stessa “messa” a cui partecipavano quando erano protestanti. Uno di loro, Julian Green, è giunto a chiedere: “(Ma allora) perché ci siamo convertiti?”.
  34. Perché, secondo le statistiche, dopo la riforma liturgica v’è stata un’enorme diminuzione delle conversioni al Cattolicesimo e un considerevole aumento delle sette protestanti. Le conversioni alla Chiesa Cattolica che negli Stati Uniti, ad esempio, erano di circa 100.000 all’anno, si sono ridotte oggi a solo 10.000.
  35. Perché nessun santo ha celebrato o assistito a questa Messa[1], mentre la Messa Tradizionale ha formato molti santi, come ha affermato lo stesso papa Paolo VI: “Innumerevoli santi hanno abbondantemente nutrito la loro pietà verso Dio attingendo da quel Messale” (Paolo VI, Cost. Ap. Missale Romanum).
  36. Perché, al contrario, la Nuova Messa è divenuta uno strumento ed un’occasione di ulteriori deviazioni e profanazioni della SS.ma Eucaristia e del luogo santo, e ciò frequentemente. Ora, ciò non accadeva quando c’era la Messa Tradizionale. Testimone insospettato è il cardinal Renard, arcivescovo di Lione in Francia, che ha affermato: “Accade che le Messe non siano celebrate con un sufficiente rispetto, ad esempio, senza alcuna veste liturgica, senza Credo néPadre Nostro, con un Canone inventato o nel corso di un pasto profano e senza orazioni. Accade, alle volte, che si concelebri con laici o uomini sposati […], che non si purifichi più il calice alla fine della Messa o che si lascino rotolare sulla mensa o sull’altare particole consacrate” (Vinson, Messes de l’Antichrist, p. 4).
  37. Perché la Nuova Messa è, in sé, nonostante le apparenze, modernista e trasmette una nuova fede. Essa segue perfettamente la tattica modernista di giocare con le ambiguità e con una terminologia imprecisa per insinuare e favorire l’errore.
  38. Perché la Nuova Messa non costituisce un fattore di unità nella liturgia, come avveniva per la Messa Tradizionale, ma piuttosto di confusione e di pluralismo. Ciascun sacerdote, di fatto, celebra la Messa che vuole, col pretesto della creatività. Tant’è che il Novus “Ordo” (nuovo ordine) della Messa meriterebbe di esser chiamato piuttosto “nuovo disordine”, perché l’ha costantemente prodotto. Del resto, il Novus Ordo della Messa non è praticamente rispettato in alcun luogo.
  39. Perché molti buoni teologi cattolici, canonisti e preti non accettano la Nuova Messa e affermano che, in coscienza, non possono celebrarla.
  40. Perché la Nuova Messa, con l’eliminazione delle molte genuflessioni (ne sono rimaste solo 3); della purificazione delle dita del sacerdote nel calice; della preservazione delle medesime dita da qualunque contatto profano dopo la consacrazione; con l’abolizione delle pietre d’altare e delle reliquie; delle 3 tovaglie (ridotte ad una sola) etc, non fa altro che confermare “in modo oltraggioso, l’implicito ripudio della Fede nel dogma della Presenza Reale” (Bacci e Ottaviani, Breve esame Critico).
  41. Perché la Nuova Messa è stata fabbricata artificialmente e pertanto non è la Messa arricchita e maturata da una Tradizione plurisecolare, codificata, e non inventata, da san Pio V.
  42. Perché le traduzioni in lingua volgare (quelle approvate) della Nuova Messa vengono ad aumentare e ad aggravare gli errori già presenti nella Nuova Messa in latino, evidenziandone così il carattere modernista.
  43. Perché la Nuova Messa, a causa di tutti gli errori e le ambiguità del rito, corre facilmente il rischio di essere celebrata invalidamente, lasciando in tal modo la Chiesa priva del vero Sacrificio ed esponendoci all’ira di Dio. Per questo la Nuova Messa è preannuncio dei castighi di Dio. Nel Breve Esame Critico, i Cardinali Bacci e Ottaviani affermano: “I sacerdoti che, in un prossimo avvenire, non avranno ricevuto la formazione tradizionale e che si affideranno al Novus Ordo al fine di «fare ciò che fa la Chiesa» consacreranno validamente? È lecito dubitarne”.
  44. Perché la Messa “è la cosa più bella ed eccellente che esista nella Chiesa […] perciò il demonio ha sempre tentato, attraverso gli eretici, di privare il mondo della Messa, facendoli precursori dell’anticristo, il quale cercherà anzitutto di abolire, e realmente abolirà, il Santo Sacrificio dell’altare, in punizione dei peccati degli uomini, secondo la profezia di Daniele 8,12: Gli fu dato potere contro il sacrificio perpetuo, a causa dei peccati (del popolo)” (parole di sant’Alfonso de’ Liguori citate da Georges Vison, Messes de l’Antichrist, p. 1).
  45. Perché nei luoghi nei quali si mantiene la Messa Tradizionale, la fede e il fervore del popolo sono più grandi, mentre accade il contrario dove si celebra la Nuova Messa (si veda la “Relazione” sulla Messa nella Diocesi di Campos presentata al cardinal James Knox e pubblicata nella rivista Roma, di Buenos Aires, n. 69, agosto 1981, p. 29).
  46. Perché, con la Nuova Messa, è apparso anche un catechismo nuovo, una morale nuova, preghiere e idee nuove, un calendario nuovo e, infine, una CHIESA NUOVA. La Nuova Messa è una delle manifestazioni della Chiesa nuova e il punto centrale del progressismo. “La riforma liturgica è, in un senso molto profondo, la chiave dell’aggiornamento (= modernizzazione della Chiesa). Non v’ingannate: è qui che comincia la rivoluzione” (dichiarazione di Mons. Dwyer, arcivescovo di Birmingham, portavoce del Sinodo dei Vescovi).
  47. Perché la Nuova Messa è una Messa che “favorisce le novità”, che si svolge più o meno secondo il gusto del celebrante, dei movimenti giovanili etc. Mancando l’attrattiva del contenuto (la Messa Tradizionale attira per se stessa) deve inventare novità che attraggano i fedeli.
  48. Perché la Nuova Messa mette in pratica errori già condannati dal Concilio di Trento (Messa tutta in lingua volgare, parole della consacrazione dette ad alta voce), da Pio VI (si veda la condanna del Sinodo giansenista di Pistoia) e da Pio XII (che, nella Mediator Dei, condannò, ad esempio, l’altare a forma di mensa).
  49. Perché la Nuova Messa è giunta a realizzare il grande desiderio giudeo-massonico di trasformare la Chiesa Cattolica in una nuova chiesa ecumenica che abbracci, al tempo stesso, tutte le ideologie, tutte le religioni, la verità e l’errore. A questo proposito, è sintomatica la dichiarazione di Dom Duschak, fatta già il 5/11/1962: “La mia idea è quella di introdurre una messa ecumenica…”. A chi gli domandava se tale proposta veniva dai fedeli della sua diocesi, rispondeva: “No, penso che essi si opporrebbero, come vi si oppongono molti vescovi. Ma se si potesse mettere in pratica, io credo che finirebbero per accettare!” (citato da P. Ralph Wiltgen, The Rhine flows into the Tiber, pp. 38-39).
  50. Perché la Nuova Messa attenta al dogma della Comunione dei Santi, quando prescrive la soppressione – qualora il sacerdote celebri senza inserviente – di tutte le salutationes e la benedizione finale; dell’Ite Missa est anche quando la Messa è celebrata con l’inserviente (Breve Esame Critico).
  51. Perché la Nuova Messa dà più valore all’altare che al tabernacolo. Oggi si raccomanda di conservare il Santissimo in un luogo distante, come se si trattasse di una reliquia qualunque, in modo che, entrando in Chiesa, non è più il tabernacolo ad attirare immediatamente l’attenzione, ma una mensa spoglia e nuda.
  52. Perché la Nuova Messa non costituisce più un culto verticale che va dall’uomo a Dio, ma piuttosto un culto orizzontale, perché con questo nuovo rito l’uomo si rivolge all’uomo e non a Dio. In pratica, la nuova Chiesa è una religione dell’uomo. E dov’è la gloria di Dio?
  53. Perché la Nuova Messa, benché affermi di obbedire alle disposizioni del Concilio Vaticano II, in realtà si oppone alle sue istruzioni, poiché il Concilio stesso aveva dichiarato il proprio desiderio di conservare e promuovere il Rito tradizionale.
  54. Perché la Messa Tradizionale, detta di san Pio V, non è mai stata legalmente abrogata, secondo le leggi canoniche vigenti (canoni 22 e 30).
  55. Perché il papa san Pio V concesse un “indulto perpetuo” (che fino ad oggi non è stato abrogato [e non può esserlo,ndt]), valido “per sempre”, di celebrare la Messa Tradizionale secondo il suo Messale liberamente, lecitamente, senza scrupolo di coscienza né pericolo di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura (Bolla papale Quo primum).
  56. Perché Paolo VI, promulgando la Nuova Messa, non ha inteso impegnare la sua infallibilità pontificia. L’ha dichiarato egli stesso nel discorso del 19/11/1969 dicendo che: “Il rito e la rubrica relativa non sono di per sé una definizione dogmatica, e sono suscettibili di una qualificazione teologica di valore diverso”.
  57. Perché Paolo VI, quando il cardinal Heenan, primate d’Inghilterra, gli chiese esplicitamente se aveva proibito o meno la Messa Tradizionale, rispose: “Non è assolutamente nostra intenzione proibire la Messa tridentina” (Lettera del Cardinal Heenan a Houghton Brouw, presidente della Latin Mass Society).
  58. Perché, pur riconoscendo la suprema autorità del Papa e il suo governo universale sulla Chiesa, come pure l’autorità dei Vescovi, sappiamo che questa autorità non può imporci una Messa equivoca ed eretizzante, e – come tale – sgradita a Dio.
  59. Perché il Concilio Vaticano I ha definito che: “Lo Spirito Santo non è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare, con la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere con fedeltà, con la sua assistenza, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede” (D. 3070). Ora, per ciò che abbiamo visto sopra, la Nuova Messa veicola una nuova dottrina.
  60. Perché l’eresia e ciò che la favorisce non possono essere materia di obbedienza. L’obbedienza è al servizio della Fede e non la Fede al servizio dell’obbedienza. In questo caso “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5,29).
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Si tratta pertanto di una questione gravissima di coscienza il non accettare la Nuova Messa. Ne va della salvezza eterna.
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OBIEZIONI
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Qualcuno potrà dire: “Ma il Papa celebra e comanda che si celebri la Nuova Messa!”.
Risposta. Abbiamo già visto come il Concilio Vaticano I abbia fissato i limiti del magistero infallibile del Papa. Esso non può imporre nulla contro la Tradizione multisecolare della Chiesa. Così il VI Concilio Ecumenico, III di Costantinopoli, anatemizzò papa Onorio I perché aveva favorito e fomentato l’eresia. La medesima cosa fece san Leone II: “Anatematizziamo Onorio (Papa), che non ha istruito questa Chiesa apostolica con la dottrina della Tradizione apostolica ma ha permesso con un sacrilego tradimento che fosse macchiata la fede immacolata e non ha estinto, come competeva alla sua autorità apostolica, la fiamma incipiente dell’eresia, ma l’ha fomentata con la sua negligenza” (Denz-Sch 563 e 561). Parole del VI Concilio Ecumenico sulle lettere di papa Onorio e del patriarca Sergio: “Avendo verificato che sono del tutto contrarie agli insegnamenti apostolici e alle definizioni dei santi concili e di tutti i padri autorevoli e, al contrario, seguono le false dottrine degli eretici, Noi le rigettiamo in modo assoluto e le detestiamo come nocive alle anime” (Denz-Sch 563). Intanto, la Santa Chiesa, infallibile, ha canonizzato due Santi che, per conservare la fede, non hanno seguito le idee di papa Onorio: san Massimo e san Sofronio.
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SENTENZE DA MEDITARE

San Vincenzo di Lerino
“Nella Chiesa Cattolica bisogna avere la più grande cura nel ritenere ciò che è stato creduto dappertutto, sempre e da tutti. Questo è veramente e propriamente cattolico […] Pertanto, predicare ai cattolici qualcosa di diverso da ciò che hanno ricevuto non è mai stato lecito, non è lecito in alcun luogo e non sarà mai lecito; e anatemizzare coloro che annunziano qualcosa di diverso da ciò che hanno ricevuto è sempre stato necessario, è ovunque necessario e sarà sempre necessario”Commonitorium, Ench. Patr. 2168).
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San Roberto Bellarmino
“Così come è lecito resistere al Pontefice che aggredisce il corpo, così è anche lecito resistere a quello che aggredisce l’anima o che perturba l’ordine civile, o, soprattutto, a quello che tentasse di distruggere la Chiesa. Dico che è lecito resistergli non facendo quello che ordina e impedendo l’esecuzione della sua volontà” (De Rom. Pont., Lib.II. c. 29).
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Caietano
“Bisogna resistere al papa che pubblicamente distrugge la Chiesa” (apud Victoria, “Opere”, p. 486).
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Papa Adriano II
“Onorio è stato anatematizzato dagli Orientali: però si deve ricordare che egli è stato accusato di eresia, unico crimine che rende legittima la resistenza degli inferiori ai superiori, come anche il rifiuto delle loro dottrine perniciose” (Alloc. III lect. in Conc. XIII, act.VII).
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Cardinale Journet
“Quanto all’assioma «Dove è il Papa, lì è la Chiesa» vale quando il Papa si comporta come Papa e capo della Chiesa; nel caso contrario, né la Chiesa è in lui, né lui nella Chiesa” (Caietano, II, II, 39,1, “L’Eglise du Verbe Incarné”, vol. II, pp. 839-840).
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San Tommaso d’Aquino
“Essendoci pericolo prossimo per la fede, i prelati devono essere ripresi, anche pubblicamente, dai sudditi” (Sum. Teol. II-II, a XXXIII. IV, ad 2).
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San Massimo e san Sofronio, pregate per noi
San Pio V e san Pio X, pregate per noi
Signore, fate ritornare su tutti gli altari del mondo l’unica Messa che può esserVi gradita: la Messa Tradizionale della Santa Chiesa Cattolica.
Vergine Santissima, Madre del Sommo ed eterno Sacerdote, non permettete che i nostri altari siano profanati da un culto che offenda il Vostro divin Figlio.
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NOTE
[1] Ciò era vero senz’altro negli anni Ottanta, quando il documento di Campos è stato redatto. Quest’affermazione non sarebbe più sostenibile oggi, ma occorre considerare i gravissimi dubbi e le incertezze che avvolgono le moderne beatificazioni e canonizzazioni su cui il dibattito è ancora aperto (ndt).
http://www.riscossacristiana.it/messa-nuova-messa-tradizionale-una-questione-di-fede-il-documento-dei-sacerdoti-della-diocesi-di-campos-brasile/

 Cardinal Sarah : « Il Vaticano II non ha mai chiesto di abbandonare la Messa di S. Pio V »

Cardinal Sarah - Nicolas Diat
Dall'edizione francese di Aleteia [qui]. L'intervista tocca molti 'punti caldi'. Per ora stralcio quello sulla Liturgia. Luci e ombre... che ne dite?
Dovete credermi, mi sento male ad esprimere quel che dirò perché è duro farlo nei confronti dei pastori. Ma pensate si possa e si debba tacere su quanto ha a che fare con la nostra appartenenza e fedeltà al Signore?
Non dimentichiamo che coloro che hanno applicato la Riforma liturgica, e di fatto vietato la Messa Tradizionale, sono gli stessi che hanno pilotato il Vaticano II. Dobbiamo molta gratitudine a Benedetto XVI, ma il Summorum è una delle questioni che gli hanno causato tra le più dure opposizioni finché non è stato in qualche modo costretto alle dimissioni per molteplici ragioni, alcune note perché emerse, e chissà quante altre sconosciute. E il card. Sarah sembra ignorare che la «guerra» è in un'unica direzione: contro il Rito Antiquior. Nessuno di noi - o solo qualche frangia di duri e puri - si oppone al NO. Anche se, l'ho ripetuto più volte, non si è mancato di sottolinearne pecche e diminutio in diversi studi, com'è prassi in ogni contesto che voglia rimanere vivo attraverso il connubio fede-ragione. Pecche peraltro riconosciute anche da Benedetto XVI quando ha detto letteralmente:

...accadde qualcosa di più: si fece a pezzi l'edificio antico e se ne costruì un altro, sia pure con il materiale di cui era fatto l'edificio antico e utilizzando anche i progetti precedenti. Non c'è alcun dubbio che questo nuovo messale comportasse in molte sue parti degli autentici miglioramenti e un reale arricchimento, ma il fatto che esso sia stato presentato come un edificio nuovo, contrapposto a quello che si era formato lungo la storia, che si vietasse quest'ultimo e si facesse in qualche modo apparire la liturgia non più come un processo vitale, ma come un prodotto di erudizione specialistica e di competenza giuridica, ha comportato per noi dei danni estremamente gravi.[...] (La mia vita,Ed San Paolo 1997, pag.114)
È vero quel che leggiamo di seguito nelle parole del cardinale sul mistero e anche sul fatto che nella Liturgia non c'è alcun posto per l'odio e il risentimento. Negli studi in cui accenno sopra non c'è alcun risentimento, ma solo dolorosa consapevolezza. Il risentimento e il disprezzo, insieme a capziose ragioni di ostinato rifiuto, lo incontriamo in molti vescovi e sacerdoti ogni volta che mendichiamo un Altare per le nostre celebrazioni.
E non manca, in queste parole - possiamo forse darlo per scontato? - l'accenno chiaro al Sacrificio di Cristo, oltre che all'incontro con Dio? Non c'è Cena senza il Sacrificio, non c'è mensa senza altare: è solo il Sacrificio di Cristo che ci rende commensali di Dio, figli redenti nel Figlio che, in Lui, offrono come lode e ringraziamento - sì a Sua gloria - le loro vite, partecipi del grande mistero della Creazione della caduta della redenzione e della rigenerazione nella Resurrezione. Cos'è, altrimenti, il cristianesimo?
Né politichese né lingua di legno. Colloquio esclusivo di Aleteia col cardinale della Guinea Robert Sarah, in visita in Francia.
La guerra Liturgica, le critiche del Papa, Manif pour tous, Islam e islamismo, grandezza dell'Africa ... Presente a Parigi per alcuni giorni in occasione della pubblicazione del suo libro Dio o nulla, [ne abbiamo parlato qui e qui] redatto in collaborazione con lo scrittore Nicolas Diat, il nuovo prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha risposto alle domande di Aleteia.
Eminenza, nel suo libro Dio o nulla, lei evoca più volte la «guerra liturgica» che divide i cattolici da decenni. Guerra particolarmente deplorevole, lei dice che su questa questione, essi dovrebbero essere particolarmente uniti. Come uscire ora queste divisioni e riunire tutti i cattolici intorno al culto reso a Dio?
Cardinale Robert Sarah: il Vaticano II non ha mai chiesto di respingere il passato e abbandonare la Messa di San Pio V, che ha generato molti santi, e neppure di abbandonare il latino. Bisogna d'altronde promuovere la riforma liturgica voluta dal Concilio stesso. La liturgia è il luogo dell'incontro con Dio faccia a faccia, per portarGli tutta la nostra vita, il nostro lavoro; e fare di tutto ciò un'offerta alla sua gloria. Non possiamo celebrare la liturgia in armi; e indossare una corazza d'odio di lotta, di rancore. Gesù stesso ha detto: «Prima di presentare la tua offerta, riconciliati con il tuo fratello». In questo «faccia a faccia» con Dio, il nostro cuore deve essere puro, privo di ogni odio, di ogni rancore. Ognuno deve rimuovere dal suo cuore ciò che può oscurare questo incontro. Ciò presuppone che ognuno sia rispettato nella sua sensibilità.
Non è forse proprio ciò che voleva Benedetto XVI?
Cardinale Sarah: Sì, questo è il significato del motu proprio Summorum Pontificum (luglio 2007, ndr) Benedetto XVI ha posto molte energie e speranze in questo impegno. Ahimè, non è riuscito del tutto in quanto sia gli uni che gli altri si sono «aggrappati» al loro rito escludendosi a vicenda. Nella Chiesa, tutti dovrebbero celebrare secondo la propria sensibilità. È una delle condizioni della riconciliazione. Bisogna anche condurre le persone alla bellezza della liturgia, alla sua sacralità. L'Eucaristia non è una «cena con amici» è un mistero sacro. Se la si celebra con fervore e bellezza, si arriva a una riconciliazione, è ovvio. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che è Dio che riconcilia, e questo richiederà tempo.
[...][Intervistato per Aleteia da Elizabeth Baldwin - Traduzione e fonte a cura di Chiesa e post concilio]

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