ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 4 aprile 2015

Il bel silenzio

STRAGI E SILENZIO


Non s’è spenta l’eco della mattanza di cristiani, programmata e compiuta, in Kenya, dal braccio armato islamico ISIS. Ma coraggio! Perché fra poco si estinguerà per far posto ad un altro successivo “grido di dolore”.
E così: ecco 147 giovani studenti cristiani, immolati da una fredda, calcolata e spietata azione satanica, ed ecco, ancora, i tremuli gemiti dell’Occidente, incapace di realizzare la tragica gravità di questa devastante avanzata di cavallette bibliche che, in nome di un falso dio, sventuratamente e colpevolmente equiparato a quello Vero dalla stessa Cattolicità, fanno terra bruciata di ogni segno a loro avverso.



Restiamo, però, attoniti e sdegnati per l’ulteriore dimostrazione di viltà e di ipocrisìa che la politica europea e la Gerarchìa della nostra Chiesa – e ci vien da piangere nel dire queste cose – hanno dato in questa sanguinosa e gloriosa vicenda.

Il Papa condanna questo atto di brutalità senza senso” (Avvenire, 3/4/2015) scrive la stampa mondiale riportando le parole del Pontefice romano. Espressione di vuoto significato se non indiziaria di miopìa e di scarso possesso dello strumento evangelico, di quel parlare Si Si No No.
Innanzi tutto: “senza senso”, perché?
Frase infelice che fa comprendere come insensata e priva di scopo sia stata la morte di Gesù, privi di senso il martirio degli Apostoli e il sacrificio dei testimonî.
Diciamo, invece, che il senso, il significato di questa immolazione è doppio, e cioè: la gloriosa ed eroica testimonianza del cristiano e la chiara cifra di Satana, il nemico di Dio che programma i suoi interventi per dissolvere il Regno di Cristo, la Sua vera ed Unica Chiesa. Il senso c’è, eccome, Santità. Non buttiamola nel generico dichiarandosi rattristato ché il sentimento che urge in questi momenti è quello della risposta in termini spirituali ed umani, dando il nome alle cose!
Chiami questo spargimento di sangue “martirio” e dica al mondo che i tagliagole sono “islamici”, quelli a cui Ella augura, ogni anno, in occasione del loro digiuno, “abbondanti frutti spirituali”.

Non si può, perciò, dimostrare orrore e sdegno contro la camorra e contro la mafia a cui Lei ha lanciato interdetti ed anatemi e, poi, sentirsi rattristato, solo rattristato, per l’eccidio di 147 giovani cristiani caduti sotto la violenza che avanza nel nome di Allah.
Lei  accusa l’Occidente di “colpevole silenzio”. Ed, allora, Santità, quello che lei pensa nel segreto lo dica dai tetti perché la morte che è passata in Kenya, non è così distante da noi che, con l’accoglimento indiscriminato di ogni clandestino, abbiamo coltivato e favorito l’insorgere, nel cuore della Cristianità, di focolai del terrore che non tarderanno ad ardere.



E che dire dell’esternazione del cardinale di Milano, Angelo Scola, erede del filoislamico cardinal Dionigi Tettamanzi, che nel ripetere, come tragica anafora “Ė il grido” – dei 150 passeggeri dell’Airbus tedesco, dei martiri bruciati vivi, delle madri, dei padri e dei figli, il grido della nostra impotenza e del dolore – non cita il marchio della violenza riuscendo, però, a farci sapere la nazionalità dell’aereo fatto precipitare dalla follìa umana? E già! questo non costa mentre costa, eccome, dire al mondo che quel dolore, di cui ha compiuto intera la ricognizione genetica, resta senza autori e responsabili.



Ed intanto, mentre il sangue cristiano scorre a fiumi, ingrossando viepiù nel numero e nella crudeltà della violenza, a Scicli, in Sicilia, il 22 marzo scorso, V di Quaresima – tempo di penitenza e di meditazione -  il vescovo di Noto, Mons. Antonio Staglianò, ha “eseguito”, e “non celebrato”, una Messa festivaliera durante la quale, omettendo i testi sacri e gli approfondimenti su Gv. 11, 1/ 45 – la resurrezione di Lazzaro – altro di meglio non ha saputo escogitare che mettersi a cantare, sull’altare, come novella suor Cristina, becere canzoni di tal Noemi e di tal Mengoni, con ampia soddisfazione dei beoti presenti – beoti e non “fedeli” – che gli hanno riservato scrosci di applausi
[si veda il video] - https://www.youtube.com/watch?v=XVEjlv9QOAU].

Eppure, poco prima, c’erano stati i martiri cristiani scannati sulla spiaggia della Libia!
Eppure le falangi di Satana erano all’opera senza sosta!
Eppure era tempo di Quaresima. Ma che importa!

Mons Staglianò ha inteso ravvivare il clima, così come vuole il mondo  scristianizzato che non pratica il digiuno suo ma ammira quello islamico, trasformando la casa di Dio, casa di preghiera e di adorazione, in una succursale di Sanremo. Bravo!


Auguri cattolici di una Santa Pasqua di Resurrezione.

di L. P. 


Ogni mese 322 cristiani uccisi: i più perseguitati in un mondo intollerante

Gli attacchi e le violenze contro le chiese nel globo. Secondo le statistiche è uno stillicidio contro il gruppo religioso: massacrati e cacciati dai territori con ferocia

 


Una cristiana irachena costretta a scappare da Mosul per l’avanzata  dell’Isis (foto Epa)Una cristiana irachena costretta a scappare da Mosul per l’avanzata dell’Isis (foto Epa)
In media ogni mese 322 cristiani vengono uccisi nel mondo a causa della loro fede, 214 fra chiese ed edifici di proprietà di cristiani sono distrutti o danneggiati e 722 sono gli atti di violenza perpetrati nei loro confronti. Le statistiche sono di opendoorsusa.org un’organizzazione non profit evangelica che assiste cristiani perseguitati di tutte le confessioni (cattolici, protestanti, ortodossi) in più di sessanta Paesi.

Ormai, è uno stillicidio che si consuma ogni giorno tanto che sul sito persecution.org è possibile monitorare quotidianamente, nazione per nazione, i nuovi casi di persecuzione di fedeli, per il solo fatto della loro fede, cioè perché credono in Gesù Cristo. Al tempo stesso è - come ha detto Papa Francesco - «la persecuzione che il mondo cerca di nascondere», nonostante oggi ci siano più martiri che ai tempi dei primi cristiani. 
Nel 2014 e nel primo trimestre 2015, i cristiani si confermano, inoltre, ancora una volta, il gruppo religioso maggiormente perseguitato. Colpiti quando sono una minoranza oppressa, ma anche quando sono in maggioranza come è accaduto due giorni fa, in Kenya. In Medio Oriente (dall’Iraq alla Siria) sono scacciati dai territori in cui hanno abitato da secoli, se non da millenni, ormai completamente sconvolti dall’avanzata dell’Isis. Con una ferocia indicibile. È dello scorso febbraio la denuncia di un Rapporto del Comitato per i diritti dell’Infanzia dell’Onu contro i militanti del Califfato, accusati di vendere i bambini iracheni catturati, come schiavi del sesso, o di averne uccisi altri «con la crocifissione o seppellendoli vivi».
In Asia tra i Paesi più pericolosi per i cristiani si annoverano il Pakistan e la Cina. Nel 2015 e per il tredicesimo anno consecutivo la Corea del Nord è al primo posto tra i Paesi in cui si sono registrate le forme di persecuzione più gravi.
In India, dopo una serie di attacchi alle chiese della capitale, New Delhi, per garantire la sicurezza durante la Settimana Santa, sono stati schierati diecimila poliziotti contro l’estremismo indù. In Africa il rischio è elevato in Nigeria e in Egitto (dove a un mese dal martirio dei 21 cristiani copti decapitati in Libia, la Chiesa loro dedicata è stata assaltata con bombe incendiarie), nella Repubblica Centroafricana, in Eritrea e in Somalia. 
Ma la violenza jihadista che si è scatenata contro gli studenti cristiani, Giovedì Santo, in Kenya, segna un ulteriore salto di qualità. «La situazione sembra evolvere in modo negativo» è scritto nel focus dedicato al Kenya dal Rapporto 2014 della Fondazione di diritto pontificio «Aiuto alla Chiesa che soffre» (Acs). Una scheda-Paese che è stata purtroppo profetica. In Kenya, infatti, i cristiani sono la maggioranza - l’84,8 per cento - ma le tensioni religiose, connesse a una situazione politica complessa, ormai mietono molte vittime cristiane. E così se nella classifica dei Paesi stilata da Acs il Kenya è ancora a «rischio medio», è tuttavia segnalato «in peggioramento». 
Le tensioni etniche e religiose nel Paese, negli ultimi due anni, sono state aggravate dall’offensiva dell’esercito contro le forze islamiste di al-Shabaab, nella vicina Somalia. «Le forze di sicurezza del Kenya sono state accusate di essersi scagliate contro cittadini sospetti di religione musulmana, sulla scia di una serie di attacchi contro civili e gruppi religiosi da parte di membri di al-Shabaab», scrive il rapporto. E in alcuni assalti, «i non-musulmani sarebbero stati prescelti come vittime per punire il governo di Nairobi per il suo sostegno alla missione dell’Unione africana in Somalia, inviata peraltro nel Paese sotto l’egida dell’Unione Africana».
Redatto da giornalisti, esperti e studiosi, il documento dell’Acs prende in esame il periodo compreso tra l’ottobre 2012 e il giugno 2014.
In 116 dei 196 Paesi analizzati, quasi il 60%, si registra un violento disprezzo per la libertà religiosa (verso tutte le religioni). E la situazione è «preoccupante» anche in America Latina. In Messico, ad esempio, dove in pochi mesi cinque preti sono stati uccisi per aver condannato il traffico di droga e il crimine organizzato. Nei due anni esaminati sono stati rilevati cambiamenti in 61 Paesi, ma purtroppo soltanto in sei di questi - Cuba, Emirati Arabi Uniti, Iran, Qatar, Taiwan e Zimbabwe - tali trasformazioni hanno coinciso con un miglioramento. 
Maria Antonietta Calabrò

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