Lettera aperta a S. S. Papa Francesco
sulla Sindone di Torino
di Arnaud-Aaron Upinsky
Santità,
in questo tempo di massacro di cristiani in Oriente, di rivendicazione del «diritto alla blasfemia», di crociata per la difesa della «libertà d’espressione» e della nuova ostensione della Sindone di Torino, dal 19 aprile al 24 giugno 2015, non è forse giunto il momento per smetterla con questa censura senza fine che priva questo reperto archeologico, il più esaminato al mondo, del riconoscimento ufficiale della sua autenticità «religiosa» per la Chiesa, dal momento che è già acquisito il riconoscimento della sua autenticità «scientifica», grazie alla sua proclamazione ufficiale da parte del Simposio Scientifico Internazionale di Roma, nel 1993? Vera o falsa? Reliquia o icona? Oggetto della scienza, della fede o di azzardate speculazioni? L’intollerabile ambiguità persiste, perfidamente instillata goccia a goccia nei media fin dal 1988.
Tale ambiguità deve cessare!
Quando Lei si troverà faccia a faccia col Santo Sudario, il prossimo 21 giugno a Torino, che risposta darà «in Verità» all’ultima domanda che esso Le porrà: «E voi, chi dite che io sia?». Alla risposta coraggiosa a questa domanda si trova sospesa la sfida alla «libertà d’espressione» più decisiva per l’avvenire scientifico, politico e religioso dell’umanità: il suo rapporto necessario con quella Verità di cui l’«Uomo della Sindone» si è giustamente fatto Verbo incarnato!
Ma essendo la Sindone innanzi tutto un oggetto scientifico (senza il quale nessuno saprebbe concludere su ciò che essa è, su ciò che significa e a cosa debba servire) perché possa tagliare il «nodo d’infamia» di questa ambiguità, è necessario che Lei disponga ragioni scientifiche comminatorie che obblighino Vostra Santità e facciano sì che non possa più dire «Non lo sapevo!»
Quindi, in qualità di Direttore del Simposio di Roma, che in nome della scienza aveva permesso di stabilire l’autenticità certa della Sindone, oggi devo rivolgermi a Vostra Santità per chiederLe di volere dare inizio, il 21 giugno, al processo di riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa dell’autenticità della Sindone di Torino, riconoscimento atteso dal mondo intero.
Nel corso della sua omelia del 24 maggio 1998, nella quale dichiarò che «la Sindone è provocazione all’intelligenza», Papa Giovanni Paolo II aveva «affidato agli uomini di scienza il compito di continuare a trovare le risposte appropriate ai problemi [datazione col C14] legati a questa Sindone che, secondo la Tradizione, avrebbe avvolto il corpo del nostro Redentore quando fu deposto dalla Croce».
Ora, dopo la conferma intrinseca dell’errore della datazione col C14 della Sindone, del 1988, già acquisita dal Simposio di Roma e diffusa al momento dell’ostensione del 2010, non rimane più la minima ragione per differire il riconoscimento ufficiale dell’autenticità della Sindone da parte della Chiesa, che consiste molto semplicemente nel ritornare allo status quo ante 1988 della vera Reliquia della Passione e della Resurrezione, poiché l’autenticità della Sindone fu ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa in maniera ininterrotta dal 1473 al 1988, data della sua interruzione ad oggi per 27 anni!
In verità, la Chiesa non ha più scelta!
Salvo voler persistere nell’errore, per rispettare il verdetto della scienza e l’impegno di Giovanni Paolo II, essa si trova già di fronte all’imperioso obbligo di sancire a sua volta il riconoscimento ufficiale dell’autenticità della Sindone.
Ma per Vostra Santità vi è un impegno maggiore: l’apertura dell’ostensione e il suo prossimo faccia a faccia col Santo Sudario, il 21 aprile 2015, rendono quest’obbligo di autenticazione di un’urgenza assoluta, per delle ragioni imperiose che si impongono soprattutto alla Cattedra di Verità di Pietro, la più interessata a fare uscire la Sindone dall’intollerabile situazione di ambiguità nella quale la sprofondò la brutale degradazione che le tolse lo statuto di vera «Reliquia», per ridurla al rango di icona fittizia, ad opera del suo custode pontificio, Anastasio Ballestrero, il 13 ottobre 1988, in seguito alla datazione col C14.
Salvo che Lei non voglia correre il rischio di apparire come il complice di quest’inganno, come potrebbe affrontare serenamente il suo faccia a faccia del 21 giugno con il volto delDivino Redentore (1), tollerando che esso possa essere indifferentemente visto, a scelta, dagli uni come quello del Cristo della Passione e della Risurrezione; da altri come quello del più grande falso di tutti i tempi; da altri ancora come quello di un uomo assassinato dai cristiani per aver cercato di forgiare il simulacro di un falso oggetto a sostegno della Risurrezione (2)?
Salvo accettare di passare come indifferente alla Verità stessa, come potrebbe infine tollerare ancora la persistenza dello statuto ufficiale di falso, affibbiato alla Sindone dalla Chiesa a partire dal 1988, per cui il 18 aprile del 1998 il suo custode, il cardinale Giovanni Saldarini, all’apertura dell’ostensione del centenario scientifico, ci tenne a proclamare con forza, davanti alla stampa internazionale ed escludendo ogni dubbio: «È un’icona, non è una reliquia!»?
Di conseguenza, nel suo faccia a faccia del 21 giugno, come chiamerà il vero-falso Sudario? Reliquia o icona, immagine, ritratto… Lo venererà o l’adorerà?
Come potrebbe, Vostra Santità, non farsi cogliere dal timore che suscitano le tre ragioni obbliganti che le impongono di porre fine a questa ambiguità insopportabile per l’intelligenza:
1 - circa l’ostensione: se lo statuto ufficiale di falso non viene rettificato e capovolto, invitare a partecipare ad essa significa dire ai fedeli: “venite a vedere il mio falso Sudario!”
2 - circa la sua omelia del 21 giugno: può veritativamente nascondere ai fedeli lo statuto liturgico di autenticità della Sindone attualmente in vigore (3)?
Può ragionevolmente lasciare ignorare loro l’autenticazione del 1473 fatta dal Papa Sisto IV che dichiarò: «sul Sudario» si vedono «il vero sangue e la vera immagine di Gesù Cristo stesso»?
Può decentemente evitare di nutrire il loro entusiasmo della certezza, non ricordando loro la magnificenza dei termini senza equivoci della Bolla di Papa Giulio II, del 26 aprile 1506, con la quale questi stabilì la festa della Sacra Sindone fondandola sulla sua autenticità certa che derivava dalla coniugazione della scienza e della teologia ed esprimendola con questi termini: «in considerazione del divino Sangue con cui è tinta» … «siamo obbligati a venerare e ad adorare (4) la Sacra Sindone su cui… sono ben visibili le tracce dell’umanità di Cristo con la divinità che in Lui sono una cosa sola»?
3 - circa il suo faccia faccia del 21 giugno, la formula di instaurazione della Messa della Sacra Sindone la obbliga ad adorarla in ragione della presenza del “divino Sangue” (dunque, non solo di venerarla come da Lei annunciato a mezzo stampa).
Senza l’autenticazione, Lei è dunque davanti ad un duplice “impedimento”: se il Sudario è un falso (situazione ufficiale a partire dal 1988), Lei non può venerarlo; se è autentico, lo deve adorare!
Tali sono le ragioni obbliganti che Le impongono di recidere il nodo d’infamia che persiste sulla Sindone e che impedisce ogni faccia a faccia decente del «Vicario» dell’«Uomo della Sindone» col suo «Santo Sudario», fino a quando la duplicità ingannevole del suo statuto non sarà risolta con l’autenticazione del 21 giugno 2015.
Di fronte a tali contraddittorie mostruosità - scientifiche, semantiche e religiose – come meglio convincerla che l’attuale statuto di duplicità applicato alla Sindone non può accordarsi con la Verità incarnata dall’Uomo della Sindone? a fortiori per il Suo Vicario, che tali mostruosità condannano al negativo al vicolo cieco e al disonore?
Di contro, al positivo, come concepire che il Suo Vicario non possa fremere d’entusiasmo al pensiero di ristabilire al più presto tutta la verità?:
1) in tema di scienza, che si tratta del Suo Sudario, che costituisce l’evidente testimonianza del momento singolare all’origine della nostra era, che contiene la prova delle prove scientifiche (5) dell’avvenimento fondante del cristianesimo: la “dematerializzazione” di un cadavere (la Resurrezione dei Vangeli), che fa della Sindone la prova dell’avvenimento unico nella storia che è all’origine del nostro calendario;
2) in tema della fede che ne risulta in ragione della natura “profetica” del messaggio cifrato, di una scottante attualità, che nasconde da 2000 anni, sigillato nella trama del suo lino, ilSegno di Giona. A questo riguardo, è possibile ignorare che questa Sindone di Torino è precisamente quella del primo atto di fede dei cristiani? Quello davanti al quale l’Apostolo Giovanni «vide e credette!»? poiché i lini avvolti gli rivelarono il significato profetico del «Segno di Giona» evocato da Gesù di Nazareth per annunciare la sua futura Resurrezione ai suoi discepoli: «nessun segno sarà dato, se non il segno di Giona» (Mt. 12, 39). Segno obbligante al quale corrisponderà l’apostrofe dell’Apostolo Paolo: «se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede» (I Cor. 15, 14) Tutto questo fa della Sindone di Torino, del messaggio della sua immagine impressa, una parte integrante della Rivelazione e le conferisce lo statuto innegabile di «oggetto di fede» per i nostri tempi;
3) in tema di storia, il ruolo che gli assegna la sua manifesta vocazione nel quadro dell’«economia della Rivelazione», nonché la sua predestinazione a porre rimedio all’«apostasia generale», a risvegliare l’istinto di sopravvivenza della Cristianità; il ruolo che gli assegna la sua predestinazione simbolica a rappresentare il ritorno figurato dell’«Uomo della Sindone», che prefigura il suo secondo avvento glorioso della Parusia, come scolpito sui cancelli reali delle cattedrali.
Come non vedere nella struttura dell’inversione logica positiva-negativa della Sindone, la figura emblematica di un mondo scombussolato in cui, per ritrovare la Verità, occorre invertire le cose!
Come non vedere che quest’oggetto, il più carico di significato di tutti i tempi, - nelle sue tre dimensioni scientifiche, semantiche e religiose – rappresenta la «figura geo-politica» chiave – vittoriosa d’intelligenza – della problematica del XXI secolo in piena «guerra di civiltà» che secondo la celebre formula attribuita ad André Malraux «sarà religiosa o non sarà!»
In conclusione, la scienza e gli “uomini di scienza” hanno raccolto la suprema sfida all’intelligenza alla quale nel 1993 li ha chiamati il Papa Giovanni Paolo II, perché proclamassero il riconoscimento ufficiale dell’autenticità della Sindone; sfida che la stampa unanime salutò con un: «La scienza s’era sbagliata, la Chiesa s’era sbagliata, la Sindone è autentica».
Non persiste più alcuno degli argomenti che mi avevano presentato il Papa Giovanni Paolo II a Roma e il Nunzio apostolico a Parigi, e la falsità della datazione al C14 del 1988 è ormai incontestabilmente fissata dal 2010.
Di contro, la Chiesa, da parte sua, non ha sempre assolto i suoi obblighi di risponderepositivamente alla sfida all’intelligenza da essa stessa lanciata, rispettando il verdetto d’autenticità stabilito dalla scienza e tornando così al riconoscimento di autenticità da essa stessa emesso nel 1473 (Sisto IV) e sigillato con l’instaurazione della Messa e della liturgia della Sacra Sindone nel 1506 (Giulio II).
Circa i tempi moderni, non si dica più che la Chiesa non saprebbe mettere in opera i suoi mezzi nella ricerca scientifica! È stato lo stesso Nicola Cabibbo, in qualità di Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, che ha tenuto a scrivermi personalmente dell’impegno che l’organismo aveva preso al momento della datazione col C14, senza dimenticare l’impegno scientifico e tecnico permanente che essa deve mantenere riguardo alla conservazione della Sindone.
D’altronde, è stata la stessa Santa Sede che si è impegnata nella funesta datazione al C14 e il cardinale Ballestrero che ne annunciò i risultati errati. Quindi, è sulla stessa Santa Sede che incombe l’onere di rimediare al suo errore.
Ogni scienziato comprende immediatamente che ogni remora da parte della Chiesa sull’urgente necessità del riconoscimento dell’autenticità della Sindone, ormai si potrebbe spiegare solo per una ragione religiosa, vista l’assenza in essa di ogni traccia di imperfezione in grado di “confondere”, come ha riconosciuto lo stesso British Museum nella sua dichiarazione 117; così come comprende che non è compatibile con la cattedra di Verità di Pietro la mancanza di coraggio ad affrontare l’esigenza di verità relativa al messaggio della Sindone, «acheiropoïetos» - «non fatta da mano d’uomo» -, che è la prova delle prove dell’autenticità del fatto fondante, «unico», della nostra era, che equivale all’autenticità esclusiva della stessa religione cristiana, piazzandola de facto – sulla base della «Rivelazione» del Santo Sudario, testimone scientifico «senza pari» - al di sopra di ogni religione, in posizione di supremazia assoluta che ricorda l’«Io sono la via, la verità e la vita», il «sì sì, no no» e il «fuori dalla Chiesa non c’è salvezza», così da porre la suprema sfida all’intelligenza religiosa sullo stesso piano di quella all’intelligenza scientifica, per la stessa logica di verità del «tertium non datur».
Come potrebbe la Santa Sede censurare la suprema Verità, senza contraddire se stessa nell’essenza stessa della sua missione, dopo che i primi papi e i cristiani hanno sempre mantenuto la loro «libertà d’espressione» della Verità fino al martirio?
Per Vostra Santità è ormai l’ora della verità, in questo 21 giugno 2015 Lei si trova di fronte alla necessità di recidere il nodo d’infamia dell’equivoco per riabilitare la Sindone di Colui che ha detto: «sapendo di non restare confuso (6)»; nella necessità o di far perdurare l’inganno o di proclamare il trionfo della Pasqua, capovolgendo la falsa definizione «è un’icona, non è una reliquia» in «non è un’icona, è l’autentica Reliquia più insigne della Cristianità, la Reliquia della Passione e della Resurrezione!».
E per far questo non accorre chissà quale coraggio, poiché si tratta solo di ritornare alla situazione com’è sempre stata, accordando scienza e tradizione apostolica, come testimoniano le seguenti dichiarazioni.
- Dichiarazione scientifica di Pio XI del 5 settembre 1936, dopo cinque anni di studi sulla Sindone: «Non sono proprio immagini di Maria SS., ma [...] del Divin Figlio suo [...]. Esse vengono proprio da quell’ancor misterioso oggetto, ma certamente non di fattura umana, questo si può dire già dimostrato, che è la Santa Sindone di Torino. Abbiamo detto misterioso perché tanto mistero avvolge ancora quest’oggetto sacro; ma certamente di tratta di un oggetto sacro come forse nessun altro; e sicuramente si può ormai dire che è accertato nella maniera più positiva, anche a prescindere da ogni idea di fede e di pietà cristiana, che non è certamente un’opera umana» (7).
Dichiarazione religiosa di Giovanni Paolo II del 1980: «La Reliquia più splendida della Passione e della Resurrezione».
Se nella prospettiva del suo futuro “faccia a faccia” del 21 giugno con la Sindone, ho tenuto a ricordarLe tutte queste ragioni obbliganti per soddisfare le esigenze della verità, piena ed intera, cosa che incombe su di Lei come Vicario dell’“Uomo della Sindone”, è per non lasciare la minima possibilità che si mantenga l’attuale duplicità che blocca il riconoscimento dell’autenticità della Sindone; è perché Lei non possa più dire: «Non lo sapevo!»: è per evitare, a duemila anni di distanza, di rinnovare il rinnegamento di Pietro, che per mancanza di coraggio porterebbe a ripetere: «Non conosco quell’uomo» (Mt. 26, 74).
La richiesta odierna del mondo intero e della comunità scientifica internazionale impegnata nelle ricerche, come riconoscimento dei suoi lavori, è che Lei proceda all’annuncio dell’autenticazione della Sindone.
In questa impresa consistente nel rispondere alla suprema «sfida all’intelligenza» lanciata da Giovanni Paolo II, sfida alla quale Lei non può non rispondere, la comunità scientifica può solo ricordarLe la celebre apostrofe di questo papa: «Non abbiate paura!»
NOTE
1 - Cfr. Osservatore Romano di maggio 1898
2 Cfr. Mgr . V. Saxer, Rettore del Pontificio Istituto di Archeologia
3 – Risultante dal riconoscimento della sua autenticità fatto da Sisto IV en 1473 : «Sulla Sindone… si vedono: «Il vero Sangue e l’immagine dello stesso Gesù Cristo». D’altronde, Benedetto XVI diede nel 2006 la sua benedizione ai Pénitents rouges di Nizza, in occasione del V centenario dell’istituzione della Festa liturgica della Sindone.
4 – Bisogna ricordare qui il posto occupato dal Sangue della Sindone nella famosa «Querelle du sang» del XV secolo?
5 - Cfr. l’IRSC (impression-retrait-sans-contact – impressione senza contatto) che rende conto dell’assenza di fibre di lino strappate e di residui di sangue.
6 – Cfr. il Vangelo della Domenica delle Palme.
7 – Affermazione di Papa Pio XI, del 5 settembre 1936, quando distribuì ad un gruppo di giovani dell’Azione Cattolica delle immagini del volto della Sindone - L'Osservatore Romano, 7 settembre 1936.
In nome della scienza!
Appello a Papa Francesco per il riconoscimento ufficiale dell’autenticità della Sindone di Torino in occasione dell’Ostensione del 2015: «E voi, chi dite che io sia?»
La suprema sfida dell’“Intelligenza scientifica” alla Chiesa, all’istinto di sopravvivenza della Cristianità, a tutti coloro che hanno fede nelle forze dello Spirito e del Verbo.
Appello a Papa Francesco per il riconoscimento ufficiale dell’autenticità della Sindone di Torino in occasione dell’Ostensione del 2015: «E voi, chi dite che io sia?»
La suprema sfida dell’“Intelligenza scientifica” alla Chiesa, all’istinto di sopravvivenza della Cristianità, a tutti coloro che hanno fede nelle forze dello Spirito e del Verbo.
S. S. Francesco
Città del Vaticano
Parigi, 29 marzo 2015, Domenica delle PalmeCittà del Vaticano
Santità,
in questo tempo di massacro di cristiani in Oriente, di rivendicazione del «diritto alla blasfemia», di crociata per la difesa della «libertà d’espressione» e della nuova ostensione della Sindone di Torino, dal 19 aprile al 24 giugno 2015, non è forse giunto il momento per smetterla con questa censura senza fine che priva questo reperto archeologico, il più esaminato al mondo, del riconoscimento ufficiale della sua autenticità «religiosa» per la Chiesa, dal momento che è già acquisito il riconoscimento della sua autenticità «scientifica», grazie alla sua proclamazione ufficiale da parte del Simposio Scientifico Internazionale di Roma, nel 1993? Vera o falsa? Reliquia o icona? Oggetto della scienza, della fede o di azzardate speculazioni? L’intollerabile ambiguità persiste, perfidamente instillata goccia a goccia nei media fin dal 1988.
Tale ambiguità deve cessare!
Quando Lei si troverà faccia a faccia col Santo Sudario, il prossimo 21 giugno a Torino, che risposta darà «in Verità» all’ultima domanda che esso Le porrà: «E voi, chi dite che io sia?». Alla risposta coraggiosa a questa domanda si trova sospesa la sfida alla «libertà d’espressione» più decisiva per l’avvenire scientifico, politico e religioso dell’umanità: il suo rapporto necessario con quella Verità di cui l’«Uomo della Sindone» si è giustamente fatto Verbo incarnato!
Ma essendo la Sindone innanzi tutto un oggetto scientifico (senza il quale nessuno saprebbe concludere su ciò che essa è, su ciò che significa e a cosa debba servire) perché possa tagliare il «nodo d’infamia» di questa ambiguità, è necessario che Lei disponga ragioni scientifiche comminatorie che obblighino Vostra Santità e facciano sì che non possa più dire «Non lo sapevo!»
Quindi, in qualità di Direttore del Simposio di Roma, che in nome della scienza aveva permesso di stabilire l’autenticità certa della Sindone, oggi devo rivolgermi a Vostra Santità per chiederLe di volere dare inizio, il 21 giugno, al processo di riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa dell’autenticità della Sindone di Torino, riconoscimento atteso dal mondo intero.
Nel corso della sua omelia del 24 maggio 1998, nella quale dichiarò che «la Sindone è provocazione all’intelligenza», Papa Giovanni Paolo II aveva «affidato agli uomini di scienza il compito di continuare a trovare le risposte appropriate ai problemi [datazione col C14] legati a questa Sindone che, secondo la Tradizione, avrebbe avvolto il corpo del nostro Redentore quando fu deposto dalla Croce».
Ora, dopo la conferma intrinseca dell’errore della datazione col C14 della Sindone, del 1988, già acquisita dal Simposio di Roma e diffusa al momento dell’ostensione del 2010, non rimane più la minima ragione per differire il riconoscimento ufficiale dell’autenticità della Sindone da parte della Chiesa, che consiste molto semplicemente nel ritornare allo status quo ante 1988 della vera Reliquia della Passione e della Resurrezione, poiché l’autenticità della Sindone fu ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa in maniera ininterrotta dal 1473 al 1988, data della sua interruzione ad oggi per 27 anni!
In verità, la Chiesa non ha più scelta!
Salvo voler persistere nell’errore, per rispettare il verdetto della scienza e l’impegno di Giovanni Paolo II, essa si trova già di fronte all’imperioso obbligo di sancire a sua volta il riconoscimento ufficiale dell’autenticità della Sindone.
Ma per Vostra Santità vi è un impegno maggiore: l’apertura dell’ostensione e il suo prossimo faccia a faccia col Santo Sudario, il 21 aprile 2015, rendono quest’obbligo di autenticazione di un’urgenza assoluta, per delle ragioni imperiose che si impongono soprattutto alla Cattedra di Verità di Pietro, la più interessata a fare uscire la Sindone dall’intollerabile situazione di ambiguità nella quale la sprofondò la brutale degradazione che le tolse lo statuto di vera «Reliquia», per ridurla al rango di icona fittizia, ad opera del suo custode pontificio, Anastasio Ballestrero, il 13 ottobre 1988, in seguito alla datazione col C14.
Salvo che Lei non voglia correre il rischio di apparire come il complice di quest’inganno, come potrebbe affrontare serenamente il suo faccia a faccia del 21 giugno con il volto delDivino Redentore (1), tollerando che esso possa essere indifferentemente visto, a scelta, dagli uni come quello del Cristo della Passione e della Risurrezione; da altri come quello del più grande falso di tutti i tempi; da altri ancora come quello di un uomo assassinato dai cristiani per aver cercato di forgiare il simulacro di un falso oggetto a sostegno della Risurrezione (2)?
Salvo accettare di passare come indifferente alla Verità stessa, come potrebbe infine tollerare ancora la persistenza dello statuto ufficiale di falso, affibbiato alla Sindone dalla Chiesa a partire dal 1988, per cui il 18 aprile del 1998 il suo custode, il cardinale Giovanni Saldarini, all’apertura dell’ostensione del centenario scientifico, ci tenne a proclamare con forza, davanti alla stampa internazionale ed escludendo ogni dubbio: «È un’icona, non è una reliquia!»?
Di conseguenza, nel suo faccia a faccia del 21 giugno, come chiamerà il vero-falso Sudario? Reliquia o icona, immagine, ritratto… Lo venererà o l’adorerà?
Come potrebbe, Vostra Santità, non farsi cogliere dal timore che suscitano le tre ragioni obbliganti che le impongono di porre fine a questa ambiguità insopportabile per l’intelligenza:
1 - circa l’ostensione: se lo statuto ufficiale di falso non viene rettificato e capovolto, invitare a partecipare ad essa significa dire ai fedeli: “venite a vedere il mio falso Sudario!”
2 - circa la sua omelia del 21 giugno: può veritativamente nascondere ai fedeli lo statuto liturgico di autenticità della Sindone attualmente in vigore (3)?
Può ragionevolmente lasciare ignorare loro l’autenticazione del 1473 fatta dal Papa Sisto IV che dichiarò: «sul Sudario» si vedono «il vero sangue e la vera immagine di Gesù Cristo stesso»?
Può decentemente evitare di nutrire il loro entusiasmo della certezza, non ricordando loro la magnificenza dei termini senza equivoci della Bolla di Papa Giulio II, del 26 aprile 1506, con la quale questi stabilì la festa della Sacra Sindone fondandola sulla sua autenticità certa che derivava dalla coniugazione della scienza e della teologia ed esprimendola con questi termini: «in considerazione del divino Sangue con cui è tinta» … «siamo obbligati a venerare e ad adorare (4) la Sacra Sindone su cui… sono ben visibili le tracce dell’umanità di Cristo con la divinità che in Lui sono una cosa sola»?
3 - circa il suo faccia faccia del 21 giugno, la formula di instaurazione della Messa della Sacra Sindone la obbliga ad adorarla in ragione della presenza del “divino Sangue” (dunque, non solo di venerarla come da Lei annunciato a mezzo stampa).
Senza l’autenticazione, Lei è dunque davanti ad un duplice “impedimento”: se il Sudario è un falso (situazione ufficiale a partire dal 1988), Lei non può venerarlo; se è autentico, lo deve adorare!
Tali sono le ragioni obbliganti che Le impongono di recidere il nodo d’infamia che persiste sulla Sindone e che impedisce ogni faccia a faccia decente del «Vicario» dell’«Uomo della Sindone» col suo «Santo Sudario», fino a quando la duplicità ingannevole del suo statuto non sarà risolta con l’autenticazione del 21 giugno 2015.
Di fronte a tali contraddittorie mostruosità - scientifiche, semantiche e religiose – come meglio convincerla che l’attuale statuto di duplicità applicato alla Sindone non può accordarsi con la Verità incarnata dall’Uomo della Sindone? a fortiori per il Suo Vicario, che tali mostruosità condannano al negativo al vicolo cieco e al disonore?
Di contro, al positivo, come concepire che il Suo Vicario non possa fremere d’entusiasmo al pensiero di ristabilire al più presto tutta la verità?:
1) in tema di scienza, che si tratta del Suo Sudario, che costituisce l’evidente testimonianza del momento singolare all’origine della nostra era, che contiene la prova delle prove scientifiche (5) dell’avvenimento fondante del cristianesimo: la “dematerializzazione” di un cadavere (la Resurrezione dei Vangeli), che fa della Sindone la prova dell’avvenimento unico nella storia che è all’origine del nostro calendario;
2) in tema della fede che ne risulta in ragione della natura “profetica” del messaggio cifrato, di una scottante attualità, che nasconde da 2000 anni, sigillato nella trama del suo lino, ilSegno di Giona. A questo riguardo, è possibile ignorare che questa Sindone di Torino è precisamente quella del primo atto di fede dei cristiani? Quello davanti al quale l’Apostolo Giovanni «vide e credette!»? poiché i lini avvolti gli rivelarono il significato profetico del «Segno di Giona» evocato da Gesù di Nazareth per annunciare la sua futura Resurrezione ai suoi discepoli: «nessun segno sarà dato, se non il segno di Giona» (Mt. 12, 39). Segno obbligante al quale corrisponderà l’apostrofe dell’Apostolo Paolo: «se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede» (I Cor. 15, 14) Tutto questo fa della Sindone di Torino, del messaggio della sua immagine impressa, una parte integrante della Rivelazione e le conferisce lo statuto innegabile di «oggetto di fede» per i nostri tempi;
3) in tema di storia, il ruolo che gli assegna la sua manifesta vocazione nel quadro dell’«economia della Rivelazione», nonché la sua predestinazione a porre rimedio all’«apostasia generale», a risvegliare l’istinto di sopravvivenza della Cristianità; il ruolo che gli assegna la sua predestinazione simbolica a rappresentare il ritorno figurato dell’«Uomo della Sindone», che prefigura il suo secondo avvento glorioso della Parusia, come scolpito sui cancelli reali delle cattedrali.
Come non vedere nella struttura dell’inversione logica positiva-negativa della Sindone, la figura emblematica di un mondo scombussolato in cui, per ritrovare la Verità, occorre invertire le cose!
Come non vedere che quest’oggetto, il più carico di significato di tutti i tempi, - nelle sue tre dimensioni scientifiche, semantiche e religiose – rappresenta la «figura geo-politica» chiave – vittoriosa d’intelligenza – della problematica del XXI secolo in piena «guerra di civiltà» che secondo la celebre formula attribuita ad André Malraux «sarà religiosa o non sarà!»
In conclusione, la scienza e gli “uomini di scienza” hanno raccolto la suprema sfida all’intelligenza alla quale nel 1993 li ha chiamati il Papa Giovanni Paolo II, perché proclamassero il riconoscimento ufficiale dell’autenticità della Sindone; sfida che la stampa unanime salutò con un: «La scienza s’era sbagliata, la Chiesa s’era sbagliata, la Sindone è autentica».
Non persiste più alcuno degli argomenti che mi avevano presentato il Papa Giovanni Paolo II a Roma e il Nunzio apostolico a Parigi, e la falsità della datazione al C14 del 1988 è ormai incontestabilmente fissata dal 2010.
Di contro, la Chiesa, da parte sua, non ha sempre assolto i suoi obblighi di risponderepositivamente alla sfida all’intelligenza da essa stessa lanciata, rispettando il verdetto d’autenticità stabilito dalla scienza e tornando così al riconoscimento di autenticità da essa stessa emesso nel 1473 (Sisto IV) e sigillato con l’instaurazione della Messa e della liturgia della Sacra Sindone nel 1506 (Giulio II).
Circa i tempi moderni, non si dica più che la Chiesa non saprebbe mettere in opera i suoi mezzi nella ricerca scientifica! È stato lo stesso Nicola Cabibbo, in qualità di Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, che ha tenuto a scrivermi personalmente dell’impegno che l’organismo aveva preso al momento della datazione col C14, senza dimenticare l’impegno scientifico e tecnico permanente che essa deve mantenere riguardo alla conservazione della Sindone.
D’altronde, è stata la stessa Santa Sede che si è impegnata nella funesta datazione al C14 e il cardinale Ballestrero che ne annunciò i risultati errati. Quindi, è sulla stessa Santa Sede che incombe l’onere di rimediare al suo errore.
Ogni scienziato comprende immediatamente che ogni remora da parte della Chiesa sull’urgente necessità del riconoscimento dell’autenticità della Sindone, ormai si potrebbe spiegare solo per una ragione religiosa, vista l’assenza in essa di ogni traccia di imperfezione in grado di “confondere”, come ha riconosciuto lo stesso British Museum nella sua dichiarazione 117; così come comprende che non è compatibile con la cattedra di Verità di Pietro la mancanza di coraggio ad affrontare l’esigenza di verità relativa al messaggio della Sindone, «acheiropoïetos» - «non fatta da mano d’uomo» -, che è la prova delle prove dell’autenticità del fatto fondante, «unico», della nostra era, che equivale all’autenticità esclusiva della stessa religione cristiana, piazzandola de facto – sulla base della «Rivelazione» del Santo Sudario, testimone scientifico «senza pari» - al di sopra di ogni religione, in posizione di supremazia assoluta che ricorda l’«Io sono la via, la verità e la vita», il «sì sì, no no» e il «fuori dalla Chiesa non c’è salvezza», così da porre la suprema sfida all’intelligenza religiosa sullo stesso piano di quella all’intelligenza scientifica, per la stessa logica di verità del «tertium non datur».
Come potrebbe la Santa Sede censurare la suprema Verità, senza contraddire se stessa nell’essenza stessa della sua missione, dopo che i primi papi e i cristiani hanno sempre mantenuto la loro «libertà d’espressione» della Verità fino al martirio?
Per Vostra Santità è ormai l’ora della verità, in questo 21 giugno 2015 Lei si trova di fronte alla necessità di recidere il nodo d’infamia dell’equivoco per riabilitare la Sindone di Colui che ha detto: «sapendo di non restare confuso (6)»; nella necessità o di far perdurare l’inganno o di proclamare il trionfo della Pasqua, capovolgendo la falsa definizione «è un’icona, non è una reliquia» in «non è un’icona, è l’autentica Reliquia più insigne della Cristianità, la Reliquia della Passione e della Resurrezione!».
E per far questo non accorre chissà quale coraggio, poiché si tratta solo di ritornare alla situazione com’è sempre stata, accordando scienza e tradizione apostolica, come testimoniano le seguenti dichiarazioni.
- Dichiarazione scientifica di Pio XI del 5 settembre 1936, dopo cinque anni di studi sulla Sindone: «Non sono proprio immagini di Maria SS., ma [...] del Divin Figlio suo [...]. Esse vengono proprio da quell’ancor misterioso oggetto, ma certamente non di fattura umana, questo si può dire già dimostrato, che è la Santa Sindone di Torino. Abbiamo detto misterioso perché tanto mistero avvolge ancora quest’oggetto sacro; ma certamente di tratta di un oggetto sacro come forse nessun altro; e sicuramente si può ormai dire che è accertato nella maniera più positiva, anche a prescindere da ogni idea di fede e di pietà cristiana, che non è certamente un’opera umana» (7).
Dichiarazione religiosa di Giovanni Paolo II del 1980: «La Reliquia più splendida della Passione e della Resurrezione».
Se nella prospettiva del suo futuro “faccia a faccia” del 21 giugno con la Sindone, ho tenuto a ricordarLe tutte queste ragioni obbliganti per soddisfare le esigenze della verità, piena ed intera, cosa che incombe su di Lei come Vicario dell’“Uomo della Sindone”, è per non lasciare la minima possibilità che si mantenga l’attuale duplicità che blocca il riconoscimento dell’autenticità della Sindone; è perché Lei non possa più dire: «Non lo sapevo!»: è per evitare, a duemila anni di distanza, di rinnovare il rinnegamento di Pietro, che per mancanza di coraggio porterebbe a ripetere: «Non conosco quell’uomo» (Mt. 26, 74).
La richiesta odierna del mondo intero e della comunità scientifica internazionale impegnata nelle ricerche, come riconoscimento dei suoi lavori, è che Lei proceda all’annuncio dell’autenticazione della Sindone.
In questa impresa consistente nel rispondere alla suprema «sfida all’intelligenza» lanciata da Giovanni Paolo II, sfida alla quale Lei non può non rispondere, la comunità scientifica può solo ricordarLe la celebre apostrofe di questo papa: «Non abbiate paura!»
NOTE
1 - Cfr. Osservatore Romano di maggio 1898
2 Cfr. Mgr . V. Saxer, Rettore del Pontificio Istituto di Archeologia
3 – Risultante dal riconoscimento della sua autenticità fatto da Sisto IV en 1473 : «Sulla Sindone… si vedono: «Il vero Sangue e l’immagine dello stesso Gesù Cristo». D’altronde, Benedetto XVI diede nel 2006 la sua benedizione ai Pénitents rouges di Nizza, in occasione del V centenario dell’istituzione della Festa liturgica della Sindone.
4 – Bisogna ricordare qui il posto occupato dal Sangue della Sindone nella famosa «Querelle du sang» del XV secolo?
5 - Cfr. l’IRSC (impression-retrait-sans-contact – impressione senza contatto) che rende conto dell’assenza di fibre di lino strappate e di residui di sangue.
6 – Cfr. il Vangelo della Domenica delle Palme.
7 – Affermazione di Papa Pio XI, del 5 settembre 1936, quando distribuì ad un gruppo di giovani dell’Azione Cattolica delle immagini del volto della Sindone - L'Osservatore Romano, 7 settembre 1936.
Pubblicata sul sito dell'Autore, noto studioso della Sindone
L'ostensione della Sacra Sindone sarà, a Torino, dal 19 aprile al 24 giugno.
Informazioni e prenotazioni sul sito ufficiale
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1201_Upinsky_Lettera_al_Papa_sulla_Sindone.html
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