ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 28 aprile 2015

Libere e consapevoli?

Le suore di clausura 2.0: il monastero

con internet e social network

Come è cambiata la vita delle suore di clausura ai tempi del web?



In Italia i monasteri femminili claustrali sono meno di cinquecento (468 fino a qualche anno fa) per un totale di circa 7mila monache. La media per ogni convento è di dieci, quindici suore che vivono in comunità, scrive Il Fatto Quotidiano (27 aprile), che ha dedicato uno speciale sulla "nuova" immagine delle suore di clausura nel terzo millennio. 

I TEMPI DELLA CAPINERA
In realtà, evidenzia Iole Filosa su Il Fatto, i pregiudizi sulla clausura fotografano tante situazioni di costrizione che si sono protratte per secoli. Oggi si sceglie in maniera libera e consapevole la clausura, un tempo poteva non essere così. Un personaggio letterario noto è la protagonista di "Storia di una capinera" di Giovanni Verga. Maria va in convento da bambina perché povera e vive il tormento di una reclusione vera e propria, senza libertà e senza emozioni fino a morirne. 

SOCIAL NETWORK E WEB
Eppure oggi le suore di clausura richiamano immagini molto lontane da quelle della Capinera di Verga. Sono aperte al web e ai social network, come dimostra un articolo di Andrea Valdambrini,sempre sul quotidiano diretto da Marco Travaglio. “A seguito degli ultimi eventi il numero dei contatti è esploso improvvisamente e Facebook ci ha imposto di convertire il nostro profilo in una pagina”, si legge in un post delle Clarisse Cappuccine, entrate in polemiche con Luciana Littizzetto per la "festa" a Papa Francesco. L’intestazione della pagina adesso recita: Community del Monastero delle Clarisse Cappuccine di Napoli. A gestirla è l’abadessa madre Rosa. 

BLOG E FEDE
In principio, in Italia, fu nel 2010 il blog delle monache di san Giovanni di Trani. Il suo arrivo fu accolto quasi come una curiosità, con la badessa che dichiarava di considerarlo «un modo per avvicinare i giovani come antidoto all’omologazione, all’uso delle droghe e alla depressione». Da allora sono fioriti i siti dove si postano preghiere, video di cerimonie o testimonianze di fede. Non poteva mancare "Suore di clausura", blog “nato per promuovere le vocazioni religiose alla vita monastica… facendo conoscere la vita nei monasteri”. Il web come strumento di comunicazione religiosa, insomma.

NESSUNA COSTRIZIONE
Fabrizio Esposito, invece, ha raccontato su Il Fatto la vita di clausura delle suore del monastero di Santa Croce, in provincia di Caserta. In questo caso emerge un altro aspetto delle suore di clausura "2.0" e cioè che la loro scelta è tutt'altro che frutto di una costrizione e che il loro stile di vita è molto diverso dal barricarsi passivamente nel monastero. Le sorelle povere di santa Chiara sono felici della loro scelta e dicono: «Non siamo qui per delusioni amorose, non siamo troppo brutte per poter avere una famiglia».

PREGHIERA E TANTE ATTIVITA'
Anche loro usano Internet, come le consorelle napoletane, ma il computer è solo parte di una lunga giornata, che comincia alle 5 e 30. A Santa Croce pregano e lavorano le sorelle povere di santa Chiara d’Assisi. La preghiera, che è parte centrale della loro giornata, si affianca a diverse attività, sempre sotto la regia della abadessa, poiché i monasteri di clausura del terzo millennio sono anche operosi laboratori, Si cuce, si ricama, si dipinge, si fa artigianato, si scrive, si zappa, si semina, si raccoglie. E naturalmente si riflette sul mistero di Gesù Cristo. 


http://www.aleteia.org/it/societa/articolo/suore-clausura-monastero-internet-social-network-5807301285904384

L'Osservatore Romano
Il numero di donne entrate in convento nel 2014 in Inghilterra e Galles ha registrato un picco di crescita come non accadeva da venticinque anni. Un dato che conferma l’andamento positivo degli ultimi anni e che fa ben sperare per il futuro. Ad annunciarlo è il sito in rete della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, dove, con una nota, si sottolinea come il numero minimo delle vocazioni femminili si fosse registrato nel 2004, quando, in quell’anno, vi erano stati solo sette ingressi in conventi femminili. Poi, si è verificata una crescita costante fino a un massimo di quarantacinque donne lo scorso anno. «La vita religiosa — si legge sul sito della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles — è una scelta attraente per un numero crescente di ragazze o donne istruite e dinamiche». Secondo suor Cathy Jones, dell’Ufficio nazionale per le vocazioni, una spiegazione di questo risultato sta nella «crescita di una cultura delle vocazioni nella Chiesa, che rende disponibile ai giovani la possibilità di incontrare guide esperte». Padre Christopher Jamison, direttore dello stesso organismo episcopale, ritiene che, in generale, nella cultura secolare, ci sia «un vuoto dei significati, e uno dei modi in cui le donne possono scoprire un significato è proprio attraverso la vita religiosa».
Per quanto riguarda gli uomini, secondo i dati diffusi dall’Ufficio vocazioni, a scegliere la vita religiosa nel 2014 sono stati in diciotto, mentre i giovani che hanno iniziato la formazione al sacerdozio sono stati quarantotto. Attualmente, centonovantaquattro uomini sono in corso di formazione e ventidue sacerdoti sono stati ordinati nel 2014.
Dati confortanti, dunque, arrivati in coincidenza della domenica di preghiera per le vocazioni, che si è osservata domenica scorsa in Inghilterra e Galles, per la quale è stato scelto lo slogan “Cambia una vita. Prega per le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa”. Tra le numerose testimonianze di donne che hanno deciso appunto di cambiare vita e di dedicarsi a Dio vi è Theodora Hawksley, 29 anni, fino a poco tempo fa ricercatrice all’Università di Edimburgo. Theodora si è unita alla Congregazione di Gesù un paio di mesi fa. Ora vive nella comunità nel nord di Londra e sta compiendo i primi passi verso i voti. «Quella della vita religiosa — ha sottolineato Theodora — è stata una decisione nata dall’amore. È stato un riconoscimento del fatto che la mia vita si è lentamente e concretamente riorganizzata intorno all’amore di Dio, e intorno a quel rapporto che è quello che io apprezzo più di ogni altra cosa».
La Congregazione di Gesù, che opera nel campo dell’istruzione, della sanità e dell’evangelizzazione, è un ordine apostolico che non vuol dire soltanto contemplazione, anche se clausura e vita contemplativa — spiegano dall’Ufficio nazionale per le vocazioni — sono in continua crescita, così come le vocazioni apostoliche. C’è stato un aumento di nove volte del numero di religiose attive e un aumento di quattro volte del numero di suore di clausura in Inghilterra e Galles. Non nasconde la propria gioia suor Jane Livesey, superiora generale della Congregazione di Gesù. «Siamo state molto soddisfatte dei risultati ottenuti dalla nostra provincia inglese, che ha ammesso una postulante all’inizio di quest’anno e che ha un’altra candidata che sta attivamente discernendo la sua vocazione in questo momento. Entrambe — aggiunge la religiosa — sono attratte in particolare sia dal nostro carisma ignaziano sia dalla figura della nostra fondatrice, la venerabile Mary Ward, la cui visione pionieristica di vita religiosa apostolica per le donne ha portato così tanti frutti. Già nel 1612 si diceva convinta che in futuro le donne avrebbero svolto un ruolo estremamente importante». Suor Jane Livesey ricorda con particolare soddisfazione le parole di Papa Francesco, il quale ha chiesto alle donne di svolgere un ruolo più “incisivo” nella Chiesa e ha sottolineato che essa «riconosce il contributo indispensabile che le donne apportano alla società attraverso la sensibilità, l’intuizione e altri segni distintivi che, più degli uomini, tendono a possedere». 
La superiora generale della Congregazione di Gesù sottolinea che le suore nel Regno Unito e negli Stati Uniti «sono tra le più impegnate in termini di contributo sociale, all’educazione e al bene comune, come insegna la Chiesa. Nella storia — spiega suor Jane — è stata la vita religiosa che ha dato alle donne un chiaro e riconosciuto posto nella Chiesa e l’opportunità di contribuire pienamente alla missione di essa per essere al servizio del popolo di Dio. Nel nostro caso, nel nostro Paese — conclude la religiosa — i nostri servizi includono l’insegnamento universitario e nel seminario, la cappellania ospedaliera, l’accompagnamento spirituale di ogni genere, la psicoterapia infantile e altro ancora. E noi siamo sole, ci sono molte altre congregazioni che stanno dando contributi altrettanto significativi e che sono altrettanto grate a Dio perché continua a chiamare uomini e donne a seguirlo nella vita consacrata».
L'Osservatore Romano, 28 aprile 2015.
http://ilsismografo.blogspot.it/2015/04/regno-unito-in-crescente-aumento-in.html#more

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