ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 24 maggio 2015

Enciclica vrtuale

Da @pontifex.it: anche su twitter, senza rete e senza freni...

Questo post sarà il primo che risponde ad una proposta dei lettori di mantenere l'attenzione su un unico argomento per volta, al fine di darsi e dare l'occasione, ed un tempo adeguato, per ogni utile approfondimento. E così farò in modo che questo testo sia il primo ad apparire nella pagina finché arriveranno contributi significativi, continuando ad inserire altri contenuti e notizie che in tal modo non lo sommergeranno, ma potranno esser letti a seguire.
Esso pone una domanda che apre a molteplici implicazioni, a partire dalla missionarietà; ma innanzitutto apre, ineludibile, l'interrogativo su quale Chiesa abbia in mente questo papa quando fa affermazioni del genere di quella sotto riportata. Si tratta di un'affermazione che suona giusta se riferita alle persone e con i dovuti distinguo; ma non a LA Catholica... Inserisco alcune note dopodiché continueremo l'approfondimento, che al termine raccoglieremo in una sintesi.

Introduzione
Sul medium (twitter) della recente esternazione papale in esame riporto una osservazione di Gnocchi-Palmaro suparole e presenza. Sul contenuto vedremo di seguito. 
«Una cosa è unirsi al Corpo Mistico di Cristo cibandosi fisicamente della sua carne e del suo sangue e un’altra cosa è sentirsi parte di una community senza la necessità di mostrare il proprio corpo.
L’enfasi sui dieci milioni di follower  [a ottobre 2013. Oggi certamente molti di più] raggiunti su Twitter da papa Francesco non contribuisce a tenere separati i piani. Anzi, finisce per sostituire il concetto di conversione con quello di successo, l’unico che il mondo sia in grado di capire e di promuovere. I mezzi di comunicazione, che sono naturaliter mondani, non possono permettersi di trattare merce che comporti fatica come il cambiamento radicale di vita. Tutto deve essere facile e alla portata di tutti: se la chiesa cattolica vuole esserci, deve diventare un fenomeno che possa essere trattato come tutti gli altri. La pax mediaticanon si estende oltre i confini e le leggi della mediasfera». [qui]
Non possiamo tuttavia ignorare che la mediasfera, oltre a raggiungere un numero di persone inversamente proporzionale alla forza e alla chiarezza del messaggio, purtroppo dispiega un'efficacia distorcente oltre che massificante.

La Chiesa è Una Santa oltre che Cattolica Apostolica Romana

Non è una novità. Bergoglio lo aveva già detto chiaro durante le Congregazioni generali che hanno preceduto il conclave:
«Quando la Chiesa non esce da se stessa per evangelizzare diviene autoreferenziale e allora si ammala (si pensi alla donna curva su se stessa del Vangelo). I mali che, nel trascorrere del tempo, affliggono le istituzioni ecclesiastiche hanno una radice nell’autoreferenzialità, in una sorta di narcisismo teologico...»
Intanto è necessario specificare e ricordare che la Chiesa può essere 'ferita' solo nei soggetti che la compongono, non in se stessa. Con un messaggio del genere si veicola una falsa immagine della Sposa del Signore, Santa e Immacolata: la Gerusalemme che scende dal cielo ed è la nostra Madre oltre che Maestra. Inoltre è altrettanto grave lasciar intuire che la Chiesa "chiusa", cioè non in dialogo col mondo, sia 'malata'. La Chiesa non è mai "chiusa in sé stessa" perché ha, sul mondo e il suo bisogno di Salvezza, le braccia spalancate del suo Signore prima sulla Croce (dove ci ha redenti), poi come Risorto (per cui ci ha ri-generati) e poi Asceso al Cielo (dove ci ha ricollocati alla destra del Padre), donandoci il suo Spirito di Uomo-Dio che, ininterrottamente, anima e rende feconda la Chiesa dall'Unica Pentecoste - che oggi commemoriamo rivivendola - fino alla fine dei tempi.
Non c'è bisogno di nessuna Nuova Pentecoste e neppure l'apertura consiste nel dialogo senza rete e nella prassi senza verità e senza dottrina. Ma, crollata la Verità, crollano inevitabilmente la Liturgia e la Carità perché ontologicamente non possono aderire a costruzioni umane che non possono reggere nel confronto della Verità. Così com'è accaduto mentre l'ideologia imperante non vuole riconoscerlo. Ricordarlo, non implica chiusura, ma chiara e limpida consapevolezza di una Realtà non solo confessata così come il Signore - nell'Ecclesia docens et regens: docente e guida - ce l'ha consegnata ed è giunta a noi attraverso la Tradizione bimillenaria, ma anche vissuta per effetto della sua Grazia, attraverso l'Eccelsia sanctificans mediante i sacramenti. È il triplice munus - profetico, sacerdotale e regale -, inalienabile e immodificabile, che appartiene ad ogni cristiano chiamato col Battesimo ad assolvere il mandato di Cristo: “Egli stesso ti consacra con il crisma di salvezza, perché inserito in Cristo, sacerdote, re e profeta, sia sempre membro del suo corpo per la vita eterna”.
Ma attenzione: non dimentichiamo che sacerdozio ordinario (battesimale) e sacerdozio ordinato, ministeriale (sacramento dell'Ordine) differiscono sia per grado che per essenza. Lo dice anche il concilio (Lumen Gentium 10). Ma l'Assemblea che celebra col suo presidente, ha preso il posto del Signore vero Protagonista e celebrante mediante il Sacerdote che agisce in persona Christi: Azione divino-umana1 di Cristo che precede e su cui si fonda la funzione della Sua Chiesa2. Questa mutazione sancita dalla Riforma di Paolo VI è il fulcro di ogni ulteriore degenerazione.
E attenzione anche al fatto che:

La Chiesa deve 'uscire da se stessa'? 

Papa Bergoglio dice alla Chiesa e dunque a noi di uscire da noi stessi. Ma, se è vero che dobbiamo andare verso l'altro, portare all'altro la gioia di essere discepoli di Cristo (quante volte ce lo ha ricordato anche papa Benedetto! E cos'altro è stato insegnato e praticato nei millenni che ci hanno preceduto? E non è la funzione propria del cristiano?), c'è tuttavia una condizione: ognuno sia come persona che come comunità prima di uscire da sé stesso deve sapere chi è, da dove viene, da dove e verso dove procede, che cosa e Chi porta all'altro, deve avere coscienza della sua identità, conoscerla. Se così non è - e dunque si parla e si agisce dalle proprie ferite non sanate (chiesa malata) - chi si porta all'altro, chi e che cosa arriva all'altro?
  1. Arriva il Cristo della Chiesa cattolica, arriva la fede che la Chiesa ci ha trasmesso ancorata nella Tradizione, nella Sacra Scrittura e nel suo Magistero, 
  2. o arriva il Cristo forgiato da insegnamenti alternativi, disegnato da cattivi maestri e pastori, ribelli all'insegnamento della Chiesa, che hanno sganciato la prassi sentimental-volontaristica dalla verità conosciuta scelta amata e vissuta?
Il refrain è sempre lo stesso. È frequente nelle omelie di Santa Marta e in altre occasioni: Il Papa continua a esortare che chi si avvicina alla Chiesa trovi porte aperte e non controllori della fede. prendiamo un testo che lo riporta con la solita incisività, nella conclusione, già di per sé significativa. Di seguito altre riflessioni.
“Pensiamo oggi a Gesù, che sempre vuole che tutti ci avviciniamo a Lui; pensiamo al Santo Popolo di Dio, un popolo semplice, che vuole avvicinarsi a Gesù; e pensiamo a tanti cristiani di buona volontà che sbagliano e che invece di aprire una porta la chiudono...  E chiediamo al Signore che tutti quelli che si avvicinano alla Chiesa trovino le porte aperte, trovino le porte aperte, aperte per incontrare questo amore di Gesù. Chiediamo questa grazia”. [qui]
Da tutte le parole pronunciate dal Papa, si nota come sia molto attento, in maniera preponderante e direi quasi esclusiva alle necessità immediate delle persone. E che ce ne sia estremo bisogno non lo possiamo negare. Il messaggio è chiaro e senza equivoci.

I problemi, però, possono nascere dal fermarsi qui. E possono acuirsi anche dall'enfasi sulla "fede del popolo che non sbaglia perché c'è lo Spirito". Infatti, in nessuna delle sue vibrate omelie il Papa sembra andare oltre l'immediatezza del messaggio e neppure oltre l'orizzonte importante ma non univoco delle "periferie" sociologiche o esistenziali che siano.
Nulla questio sulla stigmatizzazione dell'accoglienza burocratica rispetto a quella empatica, ma il discorso va centrato  e anche allargato alla necessità che i ministri del sacro, oltre alla "terapia d'urto" debbano saper somministrare anche la "terapia di mantenimento", cioè il nutrimento sempre ulteriore del quale tutti i fedeli, ognuno nei modi e nei tempi che gli appartengono, hanno assoluto bisogno. E questo ogni sacerdote lo fa esercitando il suo triplice munus sanctificandi docendi et regendi, nutrito dalla formazione ad una fede retta, irrobustita e salvaguardata dall'Adorazione e dall'Eucaristia. Ed ogni fedele fa la sua parte se, altrettanto rettamente formato e costituito e sempre in ulteriore crescita nella Fede, porta il Signore e non se stesso.

Prevale il sentimento e la volontà - o piuttosto velleitarismo - sulla conoscenza

Ed è questo che va detto e ripetuto e praticato. Altrimenti ci ritroveremo in una Chiesa-carismatica, nel senso dello stile in voga tra i cosiddetti "carismatici" eredi del pentecostalismo con suggestioni gioachimite, ma dimenticando che la Chiesa da sempre e per sempre è stata è e sarà ricolma dei doni dello Spirito: istituzione e carìsma contemporaneamente. E prevale una spiritualità-fai-da-te che forse riduttivamente abbiamo chiamato in alte occasioni sentimental-pop, ma che rischia di non andare molto lontano da questo. Infatti si tratta di parole molto "carismatiche" che vanno ben comprese. Buttiamo a mare tutta la disciplina ecclesiastica che non è per ingabbiare ma per rispecchiare un ordine? E quanto all'accoglienza, va bene, ma per portare dove? Non occorre più aiutare il fedele a uscire dal peccato in cui caso mai si trova?
Quello che manca è il respiro universale de la Catholica.

Dobbiamo andare incontro all'altro per portargli Cristo, ma questi pastori, oggi, lo conoscono ancora? O lo presentano in base ai loro disegni e voleri? Cristo è quello che la Chiesa ci fa conoscere attraverso la sua Tradizione viva di 2000 anni, non quello che meglio si adatta alla sensibilità del momento. 
E a proposito di autoreferenzialità della Chiesa, è da 50 anni che la Chiesa non fa altro che parlare di sé invece che di Cristo. In fin dei conti questa è una gravissima accusa alla Chiesa postconciliare. Gli intenti del Concilio, che in teoria doveva avvicinare Cristo a tutti gli uomini, sono stati manipolati da chi invece pretendeva di ridisegnare la figura di Cristo, e quindi della Chiesa, in modo che potesse essere accettato da tutti. E i frutti del Concilio sono questi, ormai evidenti.

Certamente si è andati anche nelle periferie, ma per risolvere i problemi dell'uomo facendo spesso astrazione da Nostro Signore Gesù Cristo. E la povertà spirituale innanzi tutto, ma anche materiale è peggiorata. La Chiesa vien fatta diventare una specie di caravanserraglio in cui radunare eretici, scismatici, atei, pagani, derelitti morali e materiali senza alcun criterio. Invece la veste nuziale (la Fede genuina) è sempre un obbligo, per tutti, anche per chi viene dalle periferie esistenziali e spirituali. il Papa non è solo il "papa dei poveri e delle periferie" è il Papa di tutti: "pasci le mie pecore" (gli apostoli) e "pasci i miei agnelli" (i fedeli). Che poi si debba occupare con particolare premura della pecora ferita e di quella smarrita, benissimo. Ma le altre, chi le "conferma" e coloro che non fanno ancora parte del gregge e che il Signore non lo conoscono?

Non mi pare che la Chiesa si sia arroccata nella propria autoreferenzialità quando è andata a convertire i pagani e gli eretici, ad istruire gli ignoranti, a nutrire gli affamati, a curare i lebbrosi. Lo ha fatto da sempre, senza abdicare alla proclamazione della Verità e dell'esclusività della salvezza in Cristo Signore. 
È troppo facile svendere la Fede e la Morale, avvilire il Culto divino, umiliare la dignità sacerdotale e tacere le differenze sostanziali che ci distinguono e ci caratterizzano, in nome di questo pericolosissimo - e peraltro molto vago - uscire da sé

E infine: se Bergoglio vuole uscire da sé, lo fa per richiamare le pecore smarrite all'unico Ovile di Cristo, o per rassicurarle dicendo loro che in realtà il recinto dell'ovile non c'è più? 

Se la Chiesa non riconosce la sua autentica identità non può portare il Signore. Lui che, dopo aver chiamato i suoi discepoli, li ha prima 'costituiti' (cioè ben formati e fondati su di Lui) e poi 'inviati'.
Non sono le parole e le esortazioni né le improvvisazioni sorprendenti, per quanto forti e coinvolgenti, a formare i sacerdoti - e conseguentemente i fedeli da istruire santificare e governare confermandoli o correggendoli - ma una seria formazione in seminari davvero cattolici con santi formatori, possibilmente non modernisti, perché costoro curano soltanto la danza delle parole per trovare di volta in volta il senso alle istanze del momento, trasmettendo unicamente un grande vuoto perché hanno perso la sostanza che le rende feconde e disattendendo il realismo della retta ragione e dell'autentica fede, per il quale è il contenuto che fonda il metodo e non viceversa. In filosofia come in teologia. Parole in libertà che acquistano il senso dalla loro carica emotiva e non dal significato e dunque non sono altro che l'espressione del nuovo linguaggio fluido e non definitorio che, de-dogmatizzando, de-costruisce in chiave antropocentrica e non più Cristocentrica - e in tal modo, alla fine, rischia di dissolvere - una istituzione di origine divina. E per questo molto c'è da soffrire, anche se non praevalebunt!
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1. Divino-umana. Nel Signore coesistono, in unione ipostatica nella stessa persona due nature, quella umana e quella divina ognuna con le sue proprietà. L’umanità di Gesù, vero Dio e vero Uomo, Verbo di Dio incarnato, ha riscattato, come uomo, sulla Croce, la nostra natura umana ferita ed espulsa dalla sfera divina a causa del peccato originale.
2. Esiste uno ius divinum al culto che è il riconoscimento del primato di Dio su ogni cosa. Si realizza facendo convergere su Lui tutte le attività – personali e comunitarie – attraverso la virtù di religione, come ci ricorda la Mediator Dei. Dunque riguarda l’intera esistenza e tutti i suoi ambiti ed è funzione primaria della Chiesa come corpo mistico di Cristo e popolo sacerdotale: pensiamo al sacerdozio battesimale, sia pur distinto in grado ed essenza da quello ordinato. Ristabilisce inoltre il giusto rapporto fra Dio e la Creazione, a Lui ordinata, a partire dall’uomo, unica creatura terrena creata a Sua immagine. Viene espresso anche in atti e riti pubblici. Esiste quindi uno ius liturgicum: la Chiesa ha sempre concepito la liturgia come il suo culto pubblico ufficiale e quindi ha regolato gli atti e i riti che lo sostanziano ed esprimono le verità di fede professate. Tutte le norme sono indirizzate a questo giusto rapporto, dal quale dipende la salvezza del mondo, e così devono essere rispettate come comando di Dio e non come invenzione dell’uomo.
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2015/05/da-pontifexit-anche-su-twitter-senza.html#more

E vai con Twitter. Crolla l'Irlanda, il Vaticano tace. intanto, a Roma...

Venti coppie suggellano in Comune il loro impegno.
(ANSA) - ROMA, 21 maggio - Giovedì Roma ha dato il via al registro delle unioni civili nuovo di zecca, con 20 coppie - 14 delle quali gay  [...] in quello che in sindaco di centro-sinistra Ignazio Marino ha chiamato Celebration Day. [...] 
Vengono indicati i voti contrari dei partiti di destra. Ma intanto il Parlamento europeo, lo scorso marzo, ha invitato gli Stati membri dell'UE che non lo hanno ancora fatto, a riconoscere le unioni civili e il matrimonio tra persone dello stesso sesso come un diritto civile e umano. 
Il Premier Matteo Renzi ha detto che il suo governo intende che le unioni civili siano approvate in un disegno di legge entro l'anno. 
Mentre il cardinale Angelo Bagnasco, capo della Conferenza Episcopale italiana, in risposta ad una domanda sul referendum circa il matrimonio gay in Irlanda, ha detto che "l'indebolimento delle famiglie indebolisce la società" .

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