ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 8 maggio 2015

Le ossa degli zombie


Guglielmo Tell si ribella a Roma. Il rapporto choc dei vescovi svizzeri


svizzera
Dopo i vescovi della Germania, anche quelli della Svizzera hanno pubblicato i risultati delle risposte al questionario diffuso da Roma in vista della prossima sessione del sinodo sulla famiglia.
Con una differenza. Mentre i vescovi tedeschi hanno scritto il loro rapporto in prima persona, per dire quello che loro pensano dopo aver consultato i fedeli, i vescovi svizzeri si limitano invece a riferire ciò che i fedeli hanno detto.
Non si tratta però di fedeli qualsiasi, ma dell’ossatura della Chiesa elvetica promossa dagli stessi vescovi e dal clero: operatori pastorali, catechiste e catechisti, consigli parrocchiali, associazioni femminili e maschili, gruppi e comunità, in tutto circa 6 mila persone.

Le venti pagine del rapporto sono scaricabili in lingua italiana da questa pagina del sito web della conferenza episcopale:

> Rapporto di sintesi dei dibattiti presinodali in Svizzera
Al confronto con quanto vi si legge qui, il pur polemico rapporto tedesco sembra scritto per educande.
Nel rapporto svizzero non si salva praticamente nulla della dottrina e della prassi attuali della Chiesa in materia di matrimonio.
All’indissolubilità – per dirne una – i fedeli svizzeri dicono addio. Non la considerano “come un valore assoluto, anzi, in determinate circostanze vi scorgono anche il pericolo della falsità, dell’ipocrisia o della permanenza in una situazione di vita indegna della persona umana”.
Quanto all’omosessualità, “la pretesa che le persone omosessuali vivano castamente viene respinta perché considerata ingiusta e inumana. La maggior parte dei fedeli considera legittimo il desiderio delle persone omosessuali di avere dei rapporti e delle relazioni di coppia e una grande maggioranza auspica che la Chiesa le riconosca, apprezzi e benedica”.
Non tutti, naturalmente, sono d’accordo con queste correnti d’idee. Il rapporto dà atto che una piccola minoranza di cattolici si è espressa in fedeltà alla tradizione della Chiesa.
Ma le voci difformi non sono soltanto di tipo catacombale.
Quello che segue è il commento critico che ci ha fatto pervenire un membro della gerarchia, il vicario generale della diocesi di Coira, Martin Grichting.
*
QUELLI CHE NON VOGLIONO LA MISERICORDIA DI DIO
di Martin Grichting
Anche in Svizzera uomini e donne cattolici si sono interessati all’inchiesta su matrimonio e famiglia, eseguita in vista del sinodo dei vescovi del prossimo ottobre. E le loro richieste sono la comunione per i divorziati e risposati con rito civile e il riconoscimento da parte della Chiesa di coppie dello stesso sesso, come anche la loro benedizione.
Ciò non sorprende molto. Sorprende piuttosto, invece, la dichiarazione degli autori del sondaggio che il sinodo dei vescovi e i fedeli condurrebbero un “dialogo tra sordi”.
In realtà, il fraintendimento non è tra i partecipanti al sondaggio e il sinodo, ma tra loro e papa Francesco.
Il papa ha recentemente pubblicato la bolla per l’Anno Santo, che avrà inizio l‘8 dicembre 2015 e che metterà al centro la misericordia di Dio, affinché “la parola del perdono possa giungere a tutti e la chiamata a sperimentare la misericordia non lasci nessuno indifferente”.
Papa Francesco può parlare in questo modo perché intende la misericordia in senso classico, come viene descritta nella parabola biblica del figliol prodigo. Il figlio, dopo aver dissipato l’eredità e aver vissuto al di sotto della sua dignità, ritorna dal padre e riconosce che i valori del padre erano in effetti quelli giusti. Così ottiene misericordia e perdono.
Riferito al sinodo dei vescovi sulla famiglia e all’Anno Santo questo significa che papa Francesco – su fondamento biblico e in sintonia con i suoi predecessori sulla cattedra di Pietro – concepisce il matrimonio, che è costituito da un uomo e una donna ed è indissolubile, quale unico luogo previsto da Dio per vivere la sessualità. A chi non riesce a vivere secondo questo piano divino, ma dimostri almeno certe disposizioni a riconoscere quel piano e dia prova di un minimo di buona volontà a ritornare al piano divino − a questi papa Francesco mette a disposizione i ricchi tesori della divina misericordia.
I partecipanti al sondaggio in Svizzera, però, non vogliono proprio questa misericordia.
Le affermazioni dottrinali difese da papa Francesco riguardo al matrimonio e alla famiglia non sarebbero infatti da loro più “considerate degli orientamenti vincolanti, né delle incontestate indicazioni normative”. Con questo, dicono al padre della parabola del figliol prodigo: “Vogliamo continuare a fare quello che abbiamo fatto, perché è bene. Dacci più denaro!“.
I partecipanti al sondaggio non vogliono dunque riconoscere il criterio di valori del messaggio biblico tramandato dalla Chiesa e rifiutano di cambiare il proprio stile di vita. Si aspettano piuttosto che sia l’annuncio di fede della Chiesa a cambiare e ad adattarsi ai criteri del loro stile di vita.
Vogliono quindi che la Chiesa debba riconoscere e rispettare le “realtà familiari molteplici”, come le famiglie “patchwork” e le famiglie “arcobaleno”. Solo così, dicono, la concezione di famiglia cristiana potrebbe riacquistare rilevanza.
La misericordia secondo papa Francesco appare, di fronte a una tale richiesta, una elemosina umiliante che l’emancipato uomo contemporaneo respinge. Accogliere la misericordia significherebbe appunto riconoscere la validità dei valori del padre, in questo caso del Santo Padre. Viene invece richiesta la sovranità di poter definire autonomamente i contenuti della fede.
Nel prossimo sinodo dei vescovi la materia in discussione va quindi oltre il tema del matrimonio e della famiglia. Si tratta della questione se è la dottrina della Chiesa o la realtà sociale a stabilire il criterio al quale i fedeli debbano fare riferimento.
Mi viene in mente l’arcivescovo Johannes Dyba della diocesi di Fulda, in Germania, dove ho studiato. A noi seminaristi una volta disse: “Dobbiamo abbracciare il mondo per alitare su di esso lo spirito cristiano. Alcuni, invece, si lasciano piuttosto abbracciare dal mondo fino ad esalare l’ultimo respiro cristiano”.
Un abbraccio del genere  non rientra neanche nel pensiero di papa Francesco, che nella sua esortazione apostolica “Evangelii gaudium” ha messo in guardia i cattolici da un complesso di inferiorità “che li conduce a relativizzare o ad occultare la loro identità cristiana e le loro convinzioni” e da “una specie di ossessione per essere come tutti gli altri”.
C’è da sperare che un po‘ di quella fede convinta che scorgiamo in tanti cattolici africani o asiatici aiuti il cattolicesimo elvetico a rimanere distinguibile dal “mainstream” sociale.

Settimo Cielo di Sandro Magisterhttp://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/05/08/guglielmo-tell-si-ribella-a-roma-il-rapporto-choc-dei-vescovi-svizzeri/

15:15 - SINODO FAMIGLIA: CARD. ERDÖ, “PRESSIONE SENZA LEGITTIMITÀ TEOLOGICA CAUSA DIVISIONE NELLA CHIESA”

“Una pressione senza legittimità teologica sicuramente causa soltanto una divisione ulteriore nella Chiesa”. Lo ha detto il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e Relatore generale del Sinodo della famiglia, commentando questa mattina con i giornalisti alcuni dei risultati emersi dai questionari sul Sinodo e pubblicati da alcune Conferenza episcopali europee. ”Quindi - ha detto l’arcivescovo - bisogna ragionare. Ragionare con amore, con sensibilità e con la responsabilità dell’unità della Chiesa”. Il cardinale propone quindi a questo punto di “formulare con chiarezza i problemi e fare un elenco delle possibilità istituzionali di soluzione esistenti in base alla fede che sono a volte anche possibilità radicali ma se sono accettabili per la teologia, c’è posto per una discussione sincera, pastorale”. E questo - ha detto - è quello che sta cercando di fare il Sinodo: “una discussione fraterna, aperta”. Rispetto alla possibilità di far aderire maggiormente la dottrina della Chiesa alla vita vissuta dalle famiglie il cardinale ha detto: “La mia impressione è che gli sforzi anche giuridico, canonici e teologici siano in corso ma quello che è stato finora pubblicato non è ancora profondo abbastanza”. (segue)

15:15 - SINODO FAMIGLIA: CARD. ERDÖ, “PRESSIONE SENZA LEGITTIMITÀ TEOLOGICA CAUSA DIVISIONE NELLA CHIESA” (2)

“Sono questioni - ricorda il relatore generale del Sinodo - che vanno affrontate con precisione, con un grande senso di fedeltà alla tradizione e una grande sensibilità alle possibilità che stanno dentro l’eredità teologica e istituzionale. Durante la storia bimillenaria della Chiesa, ci sono possibilità nel quadro della piena fedeltà e tante. Però ci vuole un lavoro approfondito e non bisogna dimenticare i lavori del passato ma utilizzare tutto e cercare anche con pieno rigore scientifico, le possibili vie di soluzione”. Tornando al gap che i questionari europei hanno evidenziato tra la dottrina e la realtà, il cardinale ha aggiunto: “Il problema pastorale esiste e merita un’attenzione molto delicata. Però bisogna lavorare tenendo presente il contenuto della fede, il metodo del ragionamento teologico e soprattutto se siamo cristiani, la persona di Gesù di Nazareth, che è nostro maestro e nostro Signore. E’ il suo insegnamento e la sua opera che deve dare luce ai passi concreti della chiesa”.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.