isisChi osserva con disincanto le vicende in Medio Oriente lo ha capito da tempo: l’America che negli anni Duemila ha lanciato una guerra feroce – e decisamente sproporzionata – ad Al Qaida, ora appare molto svogliata contro una minaccia ben più concreta: quella dell’Isis.
Come ho documentato da tempo, l’Isis un paio di anni fa è stato usato, armato e finanziato da Arabia Saudita, Emirati Arabi e dagli stessi Stati Uniti nel tentativo di abbattere il regime di Assad. Grazie anche a quei finanziamenti l’Isis si è ampliato, si è rafforzato ed è partito alla conquista di larghe parti dell’Iraq e ha infiltrato i suoi jihadisti in altri Paesi, fino alla Libia.

L’Isis, come purtroppo ben sappiamo, sta destabilizzando tutta la regione.
L’America ufficialmente dice di volerlo combattere e gli alleati arabi, ufficialmente, non sostengono più i miliziani del nuovo califfato. Ma qualcosa non torna: sarebbero bastate alcune giornata di bombardamenti intesi sulle milizie Isis – stile quelli condotti sulla Libia – per letteralmente annientare l’Isis. Invece, l’America ha dato sì avvio ai bombardamenti ma con il freno tirato; limitandosi a bombardamenti simbolici. E l’Isis infatti ha continuano ad espandere la sua influenza.
Ora il sospetto degli analisti trova conferma nelle denunce dei piloti americani, che affermano di essere frenati da regole di ingaggio assurde, come dimostra questo articolo, di cui riporto uno stralcio:
Lungaggini inspiegabili fanno scappare i terroristi appena individuati: “Ci sono stati momenti in cui avevo gruppi dell’Isis nel mirino ma non avevo l’autorizzazione a colpire”, ha detto il pilota di un F-18 a Fox News.
Il tempo che intercorre tra la richiesta di autorizzazione e il via libera a colpire – secondo quando dicono gli stessi piloti – sarebbe enorme ed inaccettabile: “Per ricevere l’autorizzazione ad attaccare un obiettivo Isis, sono necessari anche 60 minuti”. Un’enormità che avrebbe fatto sfuggire più di una volta l’obiettivo da centrare. Regole d’ingaggio che stanno ostacolando la guerra al califfato.
E allora sorge una domanda: perché l’America NON vuole distruggere l’Isis? E perché i Paesi europei, pur essendo direttamente esposti alla minaccia jihadista, lasciano fare?




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"Erdogan aiuta l'Isis": le prove in un video

Il quotidiano di opposizione pubblica un filmato che mostra come le autorità starebbero portando armi ai jihadisti in Siria


Un video pubblicato dal quotidiano di opposizione Cumhuriyeti sembra inchiodare ilgoverno turco dimostrando che Ankara aiuta segretamente gli jihadisti portando armi in Siria, cosa che Erdogan ha sempre negato.
Nel filmato (GUARDA), in particolare, si vedono alcuni ispettori intenti a esaminare un container in metallo montato su un autotreno davanti a un procuratore e numerosi agenti della sicurezza, assistiti da cani addestrati a fiutare le sostanze esplosive. Gli ispettori aprono alcuni scatoloni di cartone e, sotto alcuni flaconi di antibiotici, spuntano quelli che sembrano proiettili da mortaio colmi di flaconi di antibiotici. Stando al giornalea, in tutto a bordo dei vari camion facenti parte della convoglio ce ne sarebbero stati un migliaio, insieme a centinaia di lanciagranate e a munizioni per armi di vario calibro, pesanti e leggere, di fabbricazione russa.



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A novembre 2013 e gennaio 2014 quattro magistrati ordinarono perquisizioni del genere. In un caso si trattava di un unico autocarro, il solo a essere posto sotto sequestro. Nell’altro erano tre, ufficialmente carichi di aiuti umanitari ma soprattutto (parola di Erdogan) di proprietà del Mit, i servizi d’intelligence, i cui agenti di scorta opposero fisicamente resistenza ai controlli, e arrivarono a minacciare i poliziotti che ne erano incaricati. Quegli stessi magistrati sono stati arrestati all’inizio di maggio e restano tuttora in carcere, in attesa di giudizio.
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/erdogan-aiuta-lisis-prove-video-1134525.html

I piloti degli USA riferiscono: non siamo autorizzati a bombardare l’ISIS

Vari piloti appartenenti alla denominata coalizione anti ISIS comandata dagli USA, hanno ammesso che le regole militari dettate dal comando USA gli impediscono di attaccare le bande terroriste dell’ISIS in Iraq ed in Siria.
“Ci sono stati dei momenti in cui ho avuto nella mia mira gruppi di miliziani che facevano parte dell’ISIS ma non ho potuto avere l’autorizzazione per attaccarli”, così si è espresso questo Giovedì un pilota statunitense di un caccia bombardiere F-18 nelle dichiarazioni rilasciate al canale TV  Fox News.
Lo stesso pilota ha dato colpa alla burocrazia militare che non gli permette di prendere decisioni rapide rispetto alle missioni, aggiungendo che “forse per l’impossibilità di attaccare i gruppi terroristi , queste bande armate ritornano a commettere le loro atrocità contro i civili e questo è frustrante anche per noi”.
Da parte sua un ex generale della Forza aerea degli USA che ha diretto campagne aeree in Iraq ed Afghanistan ha assicurato che il processo per attaccare le posizioni dell’ISIS è molto lento e si perdono validi minuti, cosa che provoca la fuga dei terroristi dalla zona.
“Stiamo parlando di ore in alcuni casi; in quel momento l’obiettivo tattico fugge dalla zona e l’aereo se ne rimane senza combustibile. Sono procedimenti eccessivamente lunghi che mettono in nostro avversario in vantaggio”, ha affermato il tenente generale ritirato, David Deptula, ex direttore del Centro di Operazioni Aéree Combinate in Afganistán nel 2001.
Inoltre si è messa in questione la serietà degli USA nella lotta contro l’ISIS. “Siamo stati ad operare l’utilizzo del potere dell’aviazione come una doccia di pioggia o pioggerella; per fare in modo che sia efficace si deve utilizzare una tormenta”.
Gli analisti politici hanno messo in dubbio i veri obiettivi del nuovo intervento militare degli USA in Medio Oriente, il loro pretesto di combattere contro lo Stato Islamico, un gruppo estremista che, secondo vari documenti e testimonianze, fu creato al suo inizio con l’appoggio di Washington e dei suoi alleati occidentali.
In questo contesto, un nuovo documento declassificato dell’Intelligence di Difesa degli USA dimostra che Washington sapeva che armare i denominati “oppositori moderati” siriani, che combattono contro il governo legittimo del presidente Bashar al-Assad, avrebbe potuto far risultare la creazione di un gruppo estremista nella regione come l’ISIS. Vedi: Documento segreto del Pentagono rivela…..
Nello scorso mese di Giugno, il giornale statunitense Los Ángeles Times ha rivelato che dal 2012, la Giordania ha offerto vari centri all’Agenzia di intelligence USA (la CIA) per addestrare in segreto gruppi armati con il fine di rovesciare il governo siriano.
A questo si aggiungono i bombardamenti della denominata coalizione anti ISIS comandata dagli USA, che hanno prodotto fino ad oggi decine di vittime civili in Siria, secondo lo stesso Osservatorio Siriano dei Diritti Umani.
Fonti:       HispanTV          Fox News
Traduzione:  Luciano Lago
http://www.controinformazione.info/i-piloti-degli-usa-riferiscono-non-siamo-autorizzati-a-bombardare-lisis/#more-11142

Nel mondo le guerre sono sempre più sanguinose: nel 2014 toccate le 180mila vittime
I dati dell’International Institute of Strategic Studies mostrano un aumento delle vittime di conflitti mondiali del 60% negli ultimi due anni. La guerra più sanguinosa quella in Siria. Nel 2013 gli sfollati nel mondo erano 50 milioni: dalla II Guerra mondiale non si raggiungeva questa cifra.


Roma (AsiaNews) – Il numero di morti causate dalle guerre nelle mondo è cresciuto del 60% negli ultimi due anni. Le vittime hanno toccato quota 180mila nel 2014, mentre nel 2012 erano state 110mila. Anche se il numero di conflitti è diminuito, i combattimenti sono più violenti e avvengono spesso in aree urbane. È quanto emerge dai dati pubblicati dall’International Institute for Strategic Studies (Iiss), che ha sottolineato come nella sola Siria l’ultimo anno abbia visto morire 70mila persone (200mila da inizio conflitto nel 2011).
Gli episodi di conflitto sono invece diminuiti, passando dai 63 del 2008 ai 42 dell’anno scorso. Questo è dovuto al fatto che alcuni Paesi a rischio guerra civile come Colombia e Filippine sembrano sulla buona strada per raggiungere risoluzioni pacifiche.
Lo studio dell’Iiss afferma che l’aumento delle vittime è causato dalla “inesorabile crescita d’intensità della violenza”, guidata dalle guerre jihadiste nel mondo arabo, compresi gli attacchi dello Stato islamico a insediamenti come Mosul e Tikrit.
Secondo Nigel Inkster, direttore degli Studi sulle minacce internazionali e rischio politico dell’Iiss, il problema più grave è che “i conflitti avvengono sempre più spesso dentro le città, e per definizione favoriscono quindi un maggior numero di perdite civili”.
Secondo l’Iiss, il conflitto siriano ha causato 3,4 milioni di profughi, 1,4 dei quali nell’ultimo anno. I dati delle Nazioni Unite riportano che nel 2013 ci sono stati più di 50 milioni di sfollati nel mondo. È la prima volta che si raggiunge tale cifra dalla II Guerra mondiale.

Dopo la Siria, il Paese dove sono morte più persone nel 2014 è l’Iraq (18mila), terzo il Messico con gli scontri tra bande rivali (15mila). In Afghanistan ci sono state 7.500 vittime; in Ucraina 4.5000. Nonostante questi numeri, Inker afferma che “il ritratto del 2014 è contrastante, perché ci sono promettenti segni di speranza di miglioramento, anche se i livelli di violenza rimangono alti”.
http://www.asianews.it/notizie-it/Nel-mondo-le-guerre-sono-sempre-pi%C3%B9-sanguinose:-nel-2014-toccate-le-180mila-vittime-34385.html