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martedì 19 maggio 2015

Te la dò io la corruzione..

Con il Papa la Cei attacca su divorzio, gay e gender Grossi sbagli che colpiscono anche i bambini

20-05-2015
L'assemblea della Cei
Nel suo breve intervento di lunedì pomeriggio, in apertura della 68°Assemblea Generale della Conferenza episcopale italiana che si tiene nell'Aula Nuova del Sinodo fino a giovedì mattina, il Papa aveva esortato i vescovi, «come buoni pastori», a «uscire verso il popolo di Dio per difenderlo dalle colonizzazioni ideologiche che gli tolgono l'identità e la dignità umana». Ieri mattina, è su questo punto che si è soffermata principalmente la ben più corposa Prolusione del cardinale Angelo Bagnasco (per il testo integrale clicca qui). 

Dopo aver ricordato il cruciale appuntamento del prossimo novembre, quando a Firenze si terrà il Convegno ecclesiale decennale (“In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” è il tema), e aver speso parole riguardo la catastrofe sismica in Nepal, l'arcivescovo di Genova ha preso spunto dalla riforma della scuola in discussione per dire «no a una scuola dell'indottrinamento e della colonizzazione ideologica». Auspicando un «sistema italiano della pubblica istruzione nel quale sia la scuola statale sia le scuole paritarie vengano riconosciute a pieno titolo pubblico servizio», Bagnasco ha ricordato che «tra le modifiche approvate in Commissione al testo in questione vi è quella che prevede l'insegnamento della parità di genere in tutti gli istituti». Nient'altro che «l'ennesimo esempio di quella che Papa Francesco ha definito “colonizzazione ideologica”». 
Qui il presidente della Cei ha ricordato quanto il Pontefice disse nella conferenza stampa aerea di ritorno dalle Filippine, lo scorso gennaio: «Entrano in un popolo con un'idea che non ha niente a che fare col popolo; con gruppi del popolo sì, ma non col popolo, e colonizzano il popolo con un'idea che cambia o vuol cambiare una mentalità o una struttura». Il fatto è che «l'educazione di genere», ha chiosato Bagnasco, «mira in realtà ad introdurre nelle scuole quella teoria in base alla quale la femminilità e la mascolinità non sarebbero determinate fondamentalmente dal sesso, ma dalla cultura». Altro punto dolente è quello che il porporato ha definito «disegno di legge delle cosiddette unioni civili e delle convivenze». A tal proposito, il presidente della Cei ha spiegato che non si tratta di discutere «le scelte individuali delle singole persone», ma di ribadire «la dottrina della Chiesa circa le situazioni oggettive, viste non solo attraverso l'occhio della fede e della Rivelazione, ma anche con l'occhio della retta ragione e dell'esperienza universale». 
Il problema del testo in discussione è che «ancora una volta conferma la configurazione delle unioni civili omosessuali in senso prematrimoniale. Tale palese equiparazione viene descritta senza usare la parola “matrimonio”, ma in modo inequivocabile», visto che s'afferma che «le disposizioni contenenti le parole “coniuge”, “coniugi”, “marito” e “moglie” si applicano anche alla parte della unione civile tra persone dello stesso sesso». E tale equiparazione, ha proseguito Bagnasco, «riguarda anche la possibilità di adozione, che per ora si limita all'eventuale figlio del partner», ma che in seguito «sarà estesa». E presto, ha aggiunto, «sarà legittimato il riscorro al cosiddetto utero in affitto, che sfrutta indegnamente le condizioni di bisogno della donna e riduce il bambino a mero oggetto di compravendita».
Importante ribadire il «diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con papà e una mamma, capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva». A questo proposito, l'arcivescovo di Genova ha voluto riportare alla memoria il discorso che meno spazio ha avuto sui media dei tanti tenuti dal Papa nella sua visita a Napoli dello scorso marzo. Nel pomeriggio, sul lungomare partenopeo, Francesco infatti disse che «la cosiddetta teoria del genere è uno sbaglio della mente umana». Concetto ribadito meno di un mese dopo in udienza generale: s'era domandato, Bergoglio, «se la cosiddetta teoria del genere non sia anche una espressione di una frustrazione e di una rassegnazione che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa confrontarsi con essa». 

Nel mirino della prolusione di Bagnasco è finito anche il divorzio breve. «Si puntava sul divorzio lampo e su questo si ritornerà non appena i venti saranno propizi». L'interrogativo da porsi – seppur a cose ormai fatte – è se «sopprimere un tempo più disteso per la riflessione, specialmente in presenza di figli», sia «proprio un bene». Anche qui, il rimando alle parole del Papa, che sempre in udienza generale ebbe a dire (solo poche settimane fa) che «quando si tratta dei bambini che vengono al mondo, nessun sacrificio degli adulti sarà giudicato troppo costoso e troppo grande pur di evitare che un bambino pensi di essere uno sbaglio».

di Matteo Matzuzzi

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-con-il-papa-la-cei-attacca-su-divorzio-gay-e-gender-grossi-sbagli-che-colpiscono-anche-i-bambini-12703.htm


E la grande stampa racconta il Papa che vuole
di Riccardo Cascioli19-05-2015
Giornali
«Il Papa ai vescovi: denunciate la corruzione che in Italia impoverisce senza vergogna» (Corriere della Sera); «Francesco ai vescovi italiani: denunciare la corruzione» (Ansa); «Papa ai vescovi: Non siate timidi o irrilevanti nel denunciare corruzione» (Repubblica); «Il Papa alla Cei: non siate timidi nel denunciare la corruzione» (Vatican Insider); «Il Papa alla Cei: andate controcorrente» (Avvenire). E si potrebbe andare avanti così, ma bastano i titoli dei principali siti online per dare l’idea di cosa passi del discorso – breve ma intenso – che papa Francesco ha rivolto ieri pomeriggio ai vescovi italiani. A suo modo è una lezione di giornalismo. A parte il quotidiano della CEI, il cui titolo può significare qualsiasi cosa, tutti gli altri puntano su un unico concetto: “denunciare la corruzione”. Il Papa come un qualsiasi giudice Borrelli degli anni ’90.
Nessuno spazio nei titoli a un altro tema forte che nel discorso è stato messo insieme al tema della corruzione: quello della teoria del gender che toglie «l’identità e la dignità umana» al popolo di Dio. Solo in qualche sommario appare il riferimento alle “colonizzazioni ideologiche” – l’espressione esatta che ha usato – ma senza spiegarne il significato, così che i lettori che hanno avuto la pazienza di leggersi i sommari in gran parte non hanno neanche capito a cosa si riferisse. Non è sorprendente: non sia mai che papa Francesco possa somigliare a Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, che fine farebbe l’idea che è nata una «nuova Chiesa»? 
A dire il vero anche il tema della corruzione è stato distorto. Il Papa non ha affatto chiesto di denunciare ma di «sconfessare e sconfiggere una diffusa mentalità di corruzione pubblica e privata». Chiama cioè ad agire anzitutto con l’educazione, non a fare i Camusso o i Grillo della situazione.
Ma il passaggio se non più importante sicuramente il più nuovo è quello riguardo alla responsabilità dei laici, che si devono scrollare di dosso quel clericalismo che di fatto depotenzia alla radice ogni tentativo di presenza pubblica. Quante volte abbiamo visto politici cattolici o responsabili di associazioni aspettare l’input dei vescovi per muoversi, o non muoversi perché quel tal vescovo che è responsabile di quella tal pastorale «non ci sostiene». E come non notare che – caso tutto italiano – le più importanti associazioni sociali italiane (dal Forum delle Famiglie in giù) sono nate o sono diventate emanazione del vertice dell’episcopato, e con questo si sono condannate all’irrilevanza nella società italiana? Per non parlare poi della stampa cattolica ufficialmente legata alla Conferenza Episcopale, che recentemente ha visto ancora di più accentuarsi l’aspetto clericale, con il segretario della CEI che addirittura ha avocato a sé il compito di stendere il piano editoriale.
È quindi importante che questo breve discorso sia valorizzato in tutti i suoi aspetti,soprattutto quelli meno scontati: ne potrebbe nascere un terremoto nella Chiesa italiana.

Divorzio breve, gay, migranti. Attacco dei vescovi al governo


Bagnasco,Dio chiederà conto persecuzioni

Bagnasco,Dio chiederà conto persecuzioni

Città del Vaticano, 19 maggio 2015 - Non ha detto una parola sulla corruzione, come aveva solecitato Papa Francesco giusto ieri, ma in compenso ci è andato giù pesante su divorzio breve, migranti, gender, matrimoni e adozioni gay. Il presidente dei vescovi italiani, Angelo Bagnasco, aprendo la 68esima Assemblea generale, ha toccato molteplici argomenti. Molti storici, altri nuovi. Come la 'teoria gender'.
GENDER - Bagnasco si oppone con fermezza all'introduzione dell'insegnamento della parità di genere nelle scuole, secondo cui la femminilità e la mascolinità non sono determinati dal sesso ma dalla cultura. "Una simile previsione - commenta - sembra rappresentare l'ennesimo esempio di quella che Papa Francesco ha definito colonizzazione ideologica".
DIVORZIO - "Si puntava sul 'divorzio lampo' - ha aggiunto Bagnasco - e su questo purtroppo si ritornerà non appena i venti saranno propizi. Ma sopprimere un tempo più disteso per la riflessione, specialmente in presenza di figli, è proprio un bene? Si favorisce la felicità delle persone o si incentiva la fretta?".
FAMIGLIA IN PERICOLO - No deciso e ribadito sui matrimoni omosessuali, alla pratica dell'utero in affitto e alle adozioni per i gay. "Il desiderio della maternità o della paternità non può mai trasformarsi in diritto per nessuno". "Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con papà e una mamma, capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva, che così possono continuare a maturare nella relazione nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio".
PERSECUZIONI CRISTIANI E ARMENI - Il 23 maggio in tutte le chiese italiane si pregherà per la persecuzione dei cristiani. Un tema che Bagnasco ha collegato con quello che accadde cento anni fa sotto l'Impero ottomano: il piano di sterminio della minoranza armena, cattolica da parte dei turchi. Un milione e mezzo di vittime dimenticate dalla storia."Il ricordo del popolo armeno - ha detto Bagnasco - va ad aggiungersi alla continua persecuzione dei cristiani in diverse parti del mondo: non accada che subentri l'abitudine e quindi l'indifferenza davanti al persistere di tanta brutalità omicida, travestita di religione. Spegnere i riflettori e stare in silenzio, lasciando che la carneficina continui, sarebbe diventarne conniventi, colpevoli di fronte al tribunale di Dio e della storia. Sarebbe l'ennesima prova della cattiva coscienza dei potenti".
PROFUGHI ED EUROPA - Il cardinale ha espresso un apprezzamento moderato per l'Ue che sull'emergenza profughi sembra "aver dato un colpo". Ma per Bagnasco comunque è poco ed è considerato un "segnale apprezzabile, ma avaro". "Orrore", invece, per i delitti degli scafisti, "criminali dell'umanità, disposti a uccidere con lucida e cinica programmazione", e "dolore per la tragedia senza fine di tanta povera gente costretta a trasformare la vita in una fuga verso l'ignoto, prima lungo il deserto e sul mare per canali sconosciuti, e poi sulla terra ferma".

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