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venerdì 19 giugno 2015

Chi di piccone..

I fedeli del Belgio, altra picconata per il cambiamento


Nello stesso giorno in cui la Santa Sede ratifica la nomina di mons. Joan Bonny, vescovo di Anversa, come unico padre sinodale in rappresentanza della Chiesa del Belgio, viene resa pubblica la sintesi delle risposte dei fedeli al questionario intersinodale.
Il documento, curato dal segretario generale della conferenza episcopale del Belgio, mons. Herman Cosijns, mostra una certa insofferenza di questi fedeli verso una chiesa che, su questi temi, viene considerata lontana dalla realtà.
In generale emerge che il modello di famiglia proposto dalla Relatio Synodi viene considerato superato, o almeno non più al passo con i tempi. E in questo senso possiamo dire che i fedeli belgi si avvicinano molto alle risposte fornite dai fedeli della Chiesa tedesca e di quella svizzera.
Quelle che seguono sono alcune indicazioni più critiche che emergono dalla sintesi pubblicata ieri, 17 giugno, si tratta di risposte spesso accompagnate da altre di segno contrario, ma quelle maggioritarie sono quasi sempre per un sostanziale superamento dell’attuale prassi e dottrina della Chiesa.
ABORTO E CONTRACCEZIONE
Innanzitutto si chiede “il riconoscimento da parte della Chiesa della contraccezione e una visione più sfumata dell’aborto”. Questo approccio non è nuovo, visto che la chiesa del Belgio fu una delle più combattive contro l’enciclica Humanae Vitae del beato Paolo VI, un contrasto che ancora oggi appare vivo e vitale. Lo stesso mons. Bonny, di fresca nomina come padre sinodale, lo aveva scritto in un documento inviato in Vaticano prima del Sinodo 2014. Quindi non deve meravigliare che i fedeli scrivano che “trovano deplorevole l’abbinamento della sessualità e della fertilità”, cioè esattamente il contrario di quanto viene indicato non solo in Humanae Vitae, ma anche nello stesso Catechismo della Chiesa Cattolica.
UN CONCETTO LIQUIDO DI FAMIGLIA
La Chiesa, secondo gli intervistati, dovrebbe maturare “un approccio positivo rispetto ad altre forme di convivenza” oltre al matrimonio, e cioè: “i matrimoni civili, le famiglie monoparentali (intenzionalmente o meno), i risposati, le coppie conviventi (etero o omosessuali) e anche i single (intenzionalmente o meno)”. Molti intervistati vorrebbero che la parola “peccato” non fosse più utilizzata e molti “sottolineano una mancanza di umiltà della Chiesa su queste questioni.” “In ogni relazione, vi è il desiderio e la ricerca di unione. La grazia di Dio non si lascia arrestare da una certa forma di famiglia”.
“Vogliamo”, si legge nella sintesi, “un maggior senso della realtà e l’apprezzamento di ogni rapporto fedele, esclusivo e durevole.” Anche l’accettazione di “un secondo matrimonio dopo il divorzio sarebbe più conforme alla realtà”. In fondo, per alcuni intervistati, “il matrimonio è una dinamica”, per questo si potrebbe pensare anche a delle tappe di avvicinamento per coloro che si trovano a convivere, magari con una “benedizione di inizio cammino” che potesse avviarli verso il matrimonio sacramentale.
CAMBIARE LA DOTTRINA?
“Molti intervistati belgi pensano che l’insegnamento [della Chiesa sulla famiglia] sia obsoleto e bisognerebbe partire dall’uomo d’oggi per infondere il messaggio di Cristo, e non da regole del passato”. Quindi, “il credente ritiene di avere un pensiero indipendente, con un senso di giustizia e una coscienza propria”. La Chiesa, secondo quanto emerge dalla sintesi, “non tiene conto dell’evoluzione della società e del linguaggio”. Il riferimento è in particolare ai “testi del Magistero e alla Relatio Synodi”.
DIVORZIATI RISPOSATI
“La rottura di un matrimonio non implica che queste persone vivano nel peccato”, per questo devono “partecipare serenamente ai sacramenti senza creare scandalo nella comunità parrocchiale.” La coppia di divorziati risposati deve poter chiedere “una benedizione e anche il permesso di un secondo matrimonio religioso/sacramentale”. A proposito dell’accesso all’Eucaristia viene sottolineato che “numerosi preti” già oggi “non praticano l’esclusione e danno la comunione ai divorziati risposati”.
PERSONE OMOSESSUALI
Oltre alla ovvia “importanza di accogliere le persone omosessuali con rispetto e benevolenza”, “la maggioranza degli intervistati”, si legge testualmente, “domanda il riconoscimento dell’amore omosessuale e delle coppie così formate”. Perchè, dicono, “tutto l’amore viene da Dio”.
Anche se la maggioranza ritiene che si “deve distinguere dal matrimonio religioso”, tuttavia, la stessa maggioranza pensa che si potrebbe arrivare ad una “benedizione di questi impegni” fra coppie dello stesso sesso. (L.B.)

Pubblicato il
  in sinodo2015.

2 commenti:

  1. Eeeeh cari bergoglioni, cari Kasperoni, cari maradiagoni, il mondo vi supererà sempre a sinistra! R-i-d-i-c-o-l-i!!!

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  2. “La rottura di un matrimonio non implica che queste persone vivano nel peccato”, per questo devono “partecipare serenamente ai sacramenti senza creare scandalo nella comunità parrocchiale.” La coppia di divorziati risposati deve poter chiedere “una benedizione e anche il permesso di un secondo matrimonio religioso/sacramentale”. A proposito dell’accesso all’Eucaristia viene sottolineato che “numerosi preti” già oggi “non praticano l’esclusione e danno la comunione ai divorziati risposati”.


    VEDO CHE CRISTO DEVE AVER SPESO UNA FORTUNA DAL FERRAMENTA.... E PENSARE CHE CREDEVO LE CHIAVI LE AVESSE DATE SOLO A UN CERTO PIETRO.
    TANTO VALE CHIEDERE PURE L'ELEZIONE DIRETTA DEL SOMMO PONTEFICIE...

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