ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 23 giugno 2015

Se le va a cercare?: chi cerca trova!

L'altro Francesco: quello che predica la castità prima del matrimonio

Anche l'enciclica "Laudato si'" è stata letta in forma selettiva, ignorando i passaggi scomodi sulla "salute riproduttiva" e le differenze sessuali. Analisi di un oscuramento che falsifica l'immagine di questo pontificato

di Sandro Magister

ROMA, 23 giugno 2015 – L'enciclica "Laudato si'" ha avuto su scala planetaria una risonanza enorme ma anche molto selettiva.

La proposta complessiva dell'enciclica è quella di una ecologia "integrale". E infatti nelle sue quasi duecento pagine c'è di tutto, dai massimi destini dell'universo alle piccole cose della vita quotidiana.

Ma proprio questa sua esuberanza enciclopedica, onnicomprensiva più che unitaria, ha indotto molti a pescare dal testo solo ciò che trovano più vicino alle proprie attese.

Un'interessante rivelazione sulla genesi dell'enciclica è stata fatta dal vescovo che ha lavorato più di altri alla sua stesura: Mario Toso, oggi alla guida della diocesi di Faenza, ma fino allo scorso gennaio segretario del pontifico consiglio della giustizia e della pace.

Ha detto in un'intervista al vaticanista svizzero Giuseppe Rusconi:

"L’enciclica, così come ci viene presentata oggi, mostra un volto diverso rispetto a quello della prima bozza, che prevedeva una lunga introduzione di carattere teologico, liturgico e sacramentale, spirituale. Se fosse rimasta l’impostazione iniziale, l’enciclica si sarebbe indirizzata più immediatamente al mondo cattolico.

Papa Francesco, invece, ha preferito cambiare tale impostazione, spostando al centro e alla fine la parte teologica, nonché quella relativa alla spiritualità e all’educazione. In tal modo, ha ristrutturato il materiale messogli a disposizione, disponendolo secondo un metodo di analisi e di discernimento, implicante la considerazione della situazione, una sua valutazione e la prefigurazione di indicazioni pratiche di avvio alla soluzione dei problemi. Ha così desiderato coinvolgere il maggior numero di lettori, anche i non credenti, in un ragionamento in larga parte condivisibile da tutti".

Un'altra interessante osservazione è venuta da un economista che ha contribuito alla stesura non di questa enciclica ma della "Caritas in veritate" di Benedetto XVI, l'ex presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi.

In un'intervista a "la Repubblica" e in un commento su "Il Foglio", ha detto che il senso profondo dell'enciclica lo si coglie solo quando a "Laudato si'" si aggiunge "mi' Signore". Perché la causa ultima del comportamento che porta al degrado ambientale "è il peccato, la perdita di Dio", mentre la causa prossima "è il consumismo esagerato indotto per compensare il crollo delle nascite nei paesi occidentali". Di questa causa prossima – ha aggiunto – "nell'enciclica non ho trovato spiegazioni soddisfacenti, probabilmente perché l'ho letta in fretta".

Veramente, a leggere con pazienza la "Laudato si'", un passaggio che coincide con le tesi di Gotti Tedeschi c'è, al paragrafo 50:

"Invece di risolvere i problemi dei poveri e pensare a un mondo diverso, alcuni si limitano a proporre una riduzione della natalità. Non mancano pressioni internazionali sui Paesi in via di sviluppo che condizionano gli aiuti economici a determinate politiche di 'salute riproduttiva'… Incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi".

Ma questo passaggio è stato trascurato da quasi tutti i media.

E la stessa trascuratezza è caduta sugli altri passaggi dell'enciclica in cui papa Francesco condanna l'aborto, nel paragrafo 120, le sperimentazioni sugli embrioni, nel paragrafo 136, la cancellazione delle differenze sessuali, nel paragrafo 155.

Va detto però che il quasi universale oscuramento di questi passaggi non può essere imputato alla loro poca evidenza nell'insieme sovrabbondante della "Laudato si'".

Perché lo stesso silenzio ha finora punito anche tutte le altre prese di posizione di papa Francesco su questi argomenti.

La riprova è che l'unica grossa polemica di dimensione mondiale recentemente scoppiata su materie del genere ha avuto per oggetto un'affermazione non del papa, ma del suo segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin.

È stata la polemica accesa dal suo lapidario giudizio sulla vittoria del "sì" nel referendum irlandese sul matrimonio omosessuale: "Una sconfitta dell'umanità".

Era martedì 26 maggio e il cardinale Parolin era stato in udienza dal papa la sera prima, quando il risultato del referendum era in testa a tutti i notiziari. Che il giudizio di Parolin fosse lo stesso del papa era al di là di ogni dubbio. "Parola per parola", ha confermato padre Federico Lombardi.

Ma nella narrazione di papa Francesco che continua a dominare nei media, simili giudizi non devono aver posto. Sono tabù. Il marchio indelebile del pontificato deve continuare ad essere: "Chi sono io per giudicare?".

E questo nonostante l'ininterrotto fluire di severi giudizi papali su aborto, divorzio, omosessualità, contraccezione, tutti in perfetta continuità con il precedente magistero della Chiesa.

Forse, ciò che facilita l'oscuramento mediatico di questi giudizi del papa è anche la cura con cui egli evita di far coincidere temporalmente le sue prese di posizione con accadimenti di forte impatto politico, come un referendum o l'approvazione di una legge, oppure di grande mobilitazione sociale, come a Parigi un corteo della "Manif pour tous" o a Roma l'imponente "Family Day" del 20 giugno.

Su accadimenti del genere Francesco tace del tutto o quasi. Per dire a voce alta ciò che gli sta a cuore egli sceglie altri momenti, più distanziati dalla pressione dei fatti.

E infatti sul referendum dell'Irlanda, come s'è visto, a parlare non è stato lui ma il suo segretario di Stato, contro il quale – e non contro il papa – si sono poi concentrate le critiche.

Questo sito ha già pubblicato due raccolte di tutti gli interventi di papa Francesco su aborto, divorzio, contraccezione, omosessualità, dalla fine di ottobre del 2014 – cioè dalla fine della prima sessione del sinodo sulla famiglia – all'11 maggio di quest'anno. Ed erano in tutto 39 interventi:

> Diario Vaticano / Il passo doppio del papa argentino (17.3.2015)

> La porta chiusa di papa Francesco
 (11.5.2015)

Ed ecco qui il seguito, dalla metà di maggio fino al viaggio di due giorni fa a Torino, dove il papa ha esortato i giovani alla castità prima del matrimonio.

E sono altri 14 interventi, che diventano 15 con l'enciclica.

Un'ultima notazione. Da dopo il sinodo dello scorso ottobre Francesco non ha più detto una sola parola, su questi temi, a sostegno dei cambiamenti di dottrina e di prassi propugnati dai novatori.

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PAPA FRANCESCO SU ABORTO, DIVORZIO, CASTITÀ, CONTRACCEZIONE, OMOSESSUALITÀ

Tutti i suoi interventi dalla metà di maggio a oggi



1. Dal discorso del 15 maggio 2015 ai vescovi della Repubblica Centroafricana:

Non posso non incoraggiarvi a prestare alla pastorale del matrimonio tutta l’attenzione che merita, e a non scoraggiarvi di fronte alle resistenze provocate dalle tradizioni culturali, dalla debolezza umana o dalle colonizzazioni ideologiche nuove che si stanno diffondendo ovunque. Vi ringrazio anche per la vostra partecipazione ai lavori del Sinodo che si terrà a Roma a ottobre prossimo.

> Testo integrale

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2. Dall'udienza generale di mercoledì 20 maggio 2015:

Si sono moltiplicati i cosiddetti “esperti”, che hanno occupato il ruolo dei genitori anche negli aspetti più intimi dell’educazione. Sulla vita affettiva, sulla personalità e lo sviluppo, sui diritti e sui doveri, gli “esperti” sanno tutto: obiettivi, motivazioni, tecniche. E i genitori devono solo ascoltare, imparare e adeguarsi. Privati del loro ruolo… tendono ad affidarli sempre più agli “esperti”, anche per gli aspetti più delicati e personali della loro vita, mettendosi nell’angolo da soli; e così i genitori oggi corrono il rischio di autoescludersi dalla vita dei loro figli. E questo è gravissimo!

> Testo integrale

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3. Dall'intervista del 24 maggio 2015 al giornale argentino "La Voz del Pueblo":

Dico sempre: "Mai dare una sberla in faccia a un bambino, perché la faccia è sacra, però due o tre scapaccioni sul sedere non vanno male". Una volta dissi questo in un'udienza e alcuni paesi mi criticarono. Sono paesi che hanno leggi di protezione del minore molto strette… per cui il papa non può dire tali cose. Però curiosamente questi paesi, che pur sanzionano il padre o la madre che picchiano i minori, hanno leggi che permettono di uccidere i bambini prima che nascano. Queste sono le contraddizioni che viviamo oggi.

> Testo integrale

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4. Dall'udienza generale di mercoledì 27 maggio:

La Chiesa, nella sua saggezza, custodisce la distinzione tra l’essere fidanzati e l’essere sposi – non è lo stesso – proprio in vista della delicatezza e della profondità di questa verifica. Stiamo attenti a non disprezzare a cuor leggero questo saggio insegnamento, che si nutre anche dell’esperienza dell’amore coniugale felicemente vissuto. I simboli forti del corpo detengono le chiavi dell’anima: non possiamo trattare i legami della carne con leggerezza, senza aprire qualche durevole ferita nello spirito… Dovremo forse impegnarci di più su questo punto, perché le nostre “coordinate sentimentali” sono andate un po’ in confusione. Chi pretende di volere tutto e subito, poi cede anche su tutto – e subito – alla prima difficoltà o alla prima occasione.

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5. Dal discorso del 28 maggio 2015 ai vescovi della Repubblica Dominicana:

Il matrimonio e la famiglia attraversano una seria crisi culturale. Ciò non vuol dire che hanno perso importanza, ma che il loro bisogno si sente di più… Continuiamo a presentare la bellezza del matrimonio cristiano: “sposarsi nel Signore” è un atto di fede e di amore, nel quale gli sposi, mediante il loro libero consenso, diventano trasmettitori della benedizione e della grazia di Dio per la Chiesa e la società.

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6. Dall'incontro del 29 maggio 2015 con alcuni bambini malati e i loro genitori:

Ho tanta ammirazione per la vostra fortezza, per il vostro coraggio. Tu hai detto che ti hanno consigliato l’aborto. Hai detto: “No, che venga, ha diritto a vivere”. Mai, mai si risolve un problema facendo fuori una persona. Mai. Questo è il regolamento dei mafiosi: “C’è un problema, facciamo fuori questo…”. Mai.

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7. Dal discorso del 30 maggio 2015 all'associazione "Scienza e Vita":

Il grado di progresso di una civiltà si misura proprio dalla capacità di custodire la vita, soprattutto nelle sue fasi più fragili, più che dalla diffusione di strumenti tecnologici. Quando parliamo dell’uomo, non dimentichiamo mai tutti gli attentati alla sacralità della vita umana. È attentato alla vita la piaga dell’aborto. È attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia. È attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. È attentato alla vita la morte per denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza; ma anche l’eutanasia.

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8. Dall'udienza generale di mercoledì 3 giugno 2015:

È quasi un miracolo che, anche nella povertà, la famiglia continui a formarsi, e persino a conservare – come può – la speciale umanità dei suoi legami. Il fatto irrita quei pianificatori del benessere che considerano gli affetti, la generazione, i legami famigliari, come una variabile secondaria della qualità della vita. Non capiscono niente! Invece, noi dovremmo inginocchiarci davanti a queste famiglie, che sono una vera scuola di umanità che salva le società dalla barbarie… A questi fattori materiali si aggiunge il danno causato alla famiglia da pseudo-modelli, diffusi dai mass-media basati sul consumismo e il culto dell’apparire, che influenzano i ceti sociali più poveri e incrementano la disgregazione dei legami familiari.

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9. Dal comunicato dell'udienza del 5 giugno 2015 alla presidente del Cile Michelle Bachelet:

Nel corso dei cordiali colloqui… sono stati affrontati temi di comune interesse, come la salvaguardia della vita umana, l’educazione e la pace sociale. In tale contesto, si è ribadito il ruolo e il contributo positivo delle istituzioni cattoliche nella società cilena.

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10. Dal discorso dell'8 giugno ai vescovi di Porto Rico:

La complementarità tra l’uomo e la donna, vertice della creazione divina, è oggi messa in discussione dalla cosiddetta ideologia di genere, in nome di una società più libera e più giusta. Le differenze tra uomo e donna non sono per la contrapposizione o la subordinazione, ma per la comunione e la generazione, sempre a “immagine e somiglianza” di Dio. Senza la reciproca dedizione, nessuno dei due può comprendere nemmeno se stesso in profondità.

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11. Dal discorso dell'11 giugno 2015 ai vescovi di Lettonia ed Estonia:

Oggi il matrimonio è spesso considerato una forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno. Purtroppo tale concezione riduttiva influisce anche sulla mentalità dei cristiani, causando una facilità nel ricorrere al divorzio o alla separazione di fatto. Noi Pastori siamo chiamati a interrogarci sulla preparazione al matrimonio dei giovani fidanzati e anche su come assistere quanti vivono queste situazioni, affinché i figli non ne diventino le prime vittime e i coniugi non si sentano esclusi dalla misericordia di Dio e dalla sollecitudine della Chiesa, ma siano aiutati nel cammino della fede e dell’educazione cristiana dei figli.

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12. Dal discorso del 13 giugno 2015 al consiglio superiore della magistratura italiana:

La stessa globalizzazione – come è stato opportunamente richiamato – porta infatti con sé anche aspetti di possibile confusione e disorientamento, come quando diventa veicolo per introdurre usanze, concezioni, persino norme, estranee ad un tessuto sociale con conseguente deterioramento delle radici culturali di realtà che vanno invece rispettate; e ciò per effetto di tendenze appartenenti ad altre culture, economicamente sviluppate ma eticamente indebolite. Tante volte io ho parlato delle colonizzazioni ideologiche quando mi riferisco a questo problema.

> Testo integrale

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13. Dal discorso del 14 giugno 2015 alla diocesi di Roma:

I nostri ragazzi, i ragazzini, che incominciano a sentire queste idee strane, queste colonizzazioni ideologiche che avvelenano l’anima e la famiglia: si deve agire contro questo. Mi diceva, due settimane fa, una persona, un uomo molto cattolico, bravo, giovane, che i suoi ragazzini andavano in prima e seconda elementare e che la sera, lui e sua moglie tante volte dovevano “ri-catechizzare” i bambini, i ragazzi, per quello che riportavano da alcuni professori della scuola o per quello che dicevano i libri che davano lì. Queste colonizzazioni ideologiche, che fanno tanto male e distruggono una società, un Paese, una famiglia. E per questo abbiamo bisogno di una vera e propria rinascita morale e spirituale. A ottobre celebreremo un Sinodo sulla famiglia, per aiutare le famiglie a riscoprire la bellezza della loro vocazione e a esserle fedeli.

> Testo integrale

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14. Dall'enciclica "Laudato si'" resa pubblica il 18 giugno 2015:

Invece di risolvere i problemi dei poveri e pensare a un mondo diverso, alcuni si limitano a proporre una riduzione della natalità. Non mancano pressioni internazionali sui Paesi in via di sviluppo che condizionano gli aiuti economici a determinate politiche di “salute riproduttiva”… Incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi. (50)

Dal momento che tutto è in relazione, non è neppure compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell’aborto. Non appare praticabile un cammino educativo per l’accoglienza degli esseri deboli che ci circondano, che a volte sono molesti o importuni, quando non si dà protezione a un embrione umano benché il suo arrivo sia causa di disagi e difficoltà. (120)

Non è la stessa logica relativista quella che giustifica l’acquisto di organi dei poveri allo scopo di venderli o di utilizzarli per la sperimentazione, o lo scarto di bambini perché non rispondono al desiderio dei loro genitori? (123)

È preoccupante il fatto che alcuni movimenti ecologisti difendano l’integrità dell’ambiente, e con ragione reclamino dei limiti alla ricerca scientifica, mentre a volte non applicano questi medesimi princìpi alla vita umana. Spesso si giustifica che si oltrepassino tutti i limiti quando si fanno esperimenti con embrioni umani vivi. Si dimentica che il valore inalienabile di un essere umano va molto oltre il grado del suo sviluppo. (136)

apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente. Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di "cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa". (155)

Desidero sottolineare l’importanza centrale della famiglia, perché è il luogo in cui la vita, dono di Dio, può essere adeguatamente accolta e protetta contro i molteplici attacchi a cui è esposta, e può svilupparsi secondo le esigenze di un’autentica crescita umana. Contro la cosiddetta cultura della morte, la famiglia costituisce la sede della cultura della vita. (213)

> Testo integrale

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15. Dall'incontro del 21 giugno 2015 con i giovani a Torino:

Anche il papa alcune volte deve rischiare sulle cose per dire la verità. L’amore è nelle opere, nel comunicare, ma l’amore è molto rispettoso delle persone, non usa le persone e cioè l’amore è casto. E a voi giovani in questo mondo, in questo mondo edonista, in questo mondo dove soltanto ha pubblicità il piacere, passarsela bene, fare la bella vita, io vi dico: siate casti, siate casti.

Tutti noi nella vita siamo passati per momenti in cui questa virtù è molto difficile, ma è proprio la via di un amore genuino, di un amore che sa dare la vita, che non cerca di usare l’altro per il proprio piacere. È un amore che considera sacra la vita dell’altra persona: io ti rispetto, io non voglio usarti. Non è facile. Tutti sappiamo le difficoltà per superare questa concezione “facilista” ed edonista dell’amore. Perdonatemi se dico una cosa che voi non vi aspettavate, ma vi chiedo: fate lo sforzo di vivere l’amore castamente…

Stiamo vivendo nella cultura dello scarto. Perché quello che non è di utilità economica, si scarta. Si scartano i bambini, perché non si fanno, o perché si uccidono prima che nascano; si scartano gli anziani, perché non servono e si lasciano lì, a morire, una sorta di eutanasia nascosta.

> Testo integrale

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Il commento all'enciclica del vescovo Mario Toso, già segretario del pontificio consiglio della giustizia e della pace:

> "Laudato si'": alcune considerazioni di monsignor Mario Toso

I giudizi di Russell R. Reno, teologo e direttore di "First Things", vicini a quelli sopra citati dell'economista Ettore Gotti Tedeschi:

> The return of Catholic Anti-Modernism

E il precedente saggio di Ross Douthat su "The Atlantic", a proposito di una complessiva valutazione del pontificato di Francesco:

> Will Pope Francis Break the Church?

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Il silenzio calato dai media sulle prese di posizione di papa Francesco in materie come l'aborto, il divorzio, la contraccezione, l'omosessualità, cala anche sui vescovi o i cardinali che ne ripetono e ne rilanciano le parole.

È ciò che è capitato, ad esempio, al cardinale Angelo Bagnasco, presidente della conferenza episcopale italiana.

Lo scorso 19 maggio, nel discorso con cui ha aperto l'ultima assemblea generale della CEI, Bagnasco si è scagliato contro l'ideologia del "gender" e le unioni omosessuali con parole tutte letteralmente ricopiate dal papa:

> Prolusione del cardinale presidente

Ma l'indomani, sui grandi quotidiani nazionali, è stato ripagato con la stessa moneta. Col silenzio.

http://www.chiesa.espressonline.it/dettaglio.jsp?id=1351074Dopo i petrolieri, anche i minatori contro l'enciclica
di Matteo Matzuzzi22-06-2015
L'enciclica Laudato si' di papa Francesco
Da settimane, ancor prima che l’enclica Laudato si’ fosse pubblicata, molto s'è scritto in merito alle bordate che giungevano dagli Stati Uniti: un misto di paura tra i colossi energetici locali per quel che il Papa avrebbe potuto scrivere su ambiente, ecologia, clima, ma anche un tentativo di ridurre al minimo gli effetti dell’atteso documento. Poco o nulla, invece, s’è detto a proposito delle reazioni europee, che pure ci sono state e non tutte entusiaste. Ironia della sorte, è proprio dal Paese più cattolico del vecchio continente, la Polonia, che si sono registrate le critiche più dure – a tratti perfino sprezzanti – relativamente all’enciclica.
In particolare, a finire nel mirino del quotidiano Rzeczpospolitagiornale stampato a Varsavia, sono i passaggi in cui si parla del carbone e del conseguente degrado che l’estrazione di questo combustibile fossile reca all’ambiente. Un problema non di poco conto, vista la concentrazione di miniere in Polonia e il peso che ha l’attività mineraria nell’economia locale. Tutti elementi che hanno portato Rzeczpospolita a definire l’enciclica come «anti polacca», citando addirittura fonti anonime del Vaticano che avrebbero letto tale matrice tra le righe delle quasi duecento pagine. Gli attacchi più duri sono arrivati dal partito conservatore Diritto e Giustizia, cui appartiene anche il neo eletto presidente Andrzej Duda. Il parlamentare Andrzej Jaworski ha dichiarato in più d'una intervista che «il settore energetico polacco non solo dovrebbe, ma deve essere basato sul carbone». «Non possiamo tornare indietro sulla produzione di carbone, la costruzione di miniere o la costruzione di centrali a carbone», ha aggiunto. Varsavia da sempre si oppone – con successo – a ogni tentativo dell’Unione europea di tagliare i quantitativi di combustibile fossile usati nelle centrali locali. Non si tratta di un problema di poco conto: il carbone, per i polacchi, è questione di sicurezza nazionale. Senza di esso, la Polonia dovrebbe importare più gas dalla Russia, Paese con il quale i rapporti sono assai tesi. 
Il caso – dapprima limitato a polemiche a mezzo stampa – è diventato diplomatico, tant'è che è dovuto intervenire pubblicamente anche il nunzio, monsignor Celestino Migliore. Il presule, parlando in polacco, ha rassicurato tutti che l’enciclica non è di certo orientata contro Varsavia, bensì che il suo messaggio è valido erga omnes, per tutti i lavoratori, «inclusi i minatori». Migliore ha anche invitato a leggere il documento nella sua interezza, prima di lasciarsi andare a giudizi affrettati. Ma l'auspicio è risultato vano. Se Rzeczpospolita aveva usato toni forti prima di vedere la Laudato si’ nella sua versione ufficiale, i toni sono diventati fortissimi appena è stato alzato il velo sul testo firmato da Francesco presentato giovedì in Vaticano.
In quel documento, scrive il quotidiano polacco, «si coglie la retorica di Greenpeace e di altre organizzazioni non finalizzate alla preservazione dell’ambiente naturale», ricordando altresì che quelle tesi non sono di certo «verità rivelata». Ma è lo stesso Pontefice a essere fatto bersaglio dal quotidiano cattolico, convinto che «la narrazione degli ecologisti assunta da Francesco, dettata da una moda radical chic, si rivelerà un falso allarme». Infine, la chiosa fulminante: Il Papa non dovrebbe «occuparsi di problemi marginali della Chiesa» e «le sofferenze delle persone meriterebbero maggiore attenzione rispetto ai gemiti della madre terra».

Sul Papa ecologista

Di fronte all’inesorabile autofagia planetaria, la chiesa si preoccupi dei continenti-conigliera
di Guido Ceronetti | 23 Giugno 2015
Il Papa (ormai corre nella Chiesa e nel mondo) si trova autorevolmente d’accordo sui temi cari a noi ambientalisti ed ecologisti, o semplici, noti e ignoti, filosofi. Ha accolto col consueto slancio la causa rigorosamente primaria della salvezza del pianeta secondo l’autocoscienza umana, ma che la condivida fino in fondo è dubbio. Come può essere primaria anche per il Papa una causa che non può avere né condizionamenti né dimensioni né confini? C’è il condizionamento dogmatico, cattolico quanto di tutto l’occidente, che fermare l’inesorabile autofagia planetaria basti la pressione delle libere volontà umane. Provatevi a fermare coalizzando le vostre “libere” volontà le obbrobriose trivellazioni sulle coste adriatiche! Il Papa non formula programmi di azioni pratiche, non arrischia l’urto con i muraglioni dei bilanci statali; per dissuadere da un programmone di economia in ripresa, perché dannoso alla specie umana?

Unanime nell’accecamento, la demografia dogmatica cattolica da sempre ci va predicando dalle sue cattedre che tutti i guai vengono dalla distribuzione e non dal numero in eccesso, sempre catastrofico, di esseri umani. Ma la Bomba Biologica era, fin dalla primissima ecologia, il fantasma persecutore del pensiero futurologico, generato dal pensiero dell’economia malthusiana e neomalthusiana. La bomba biologica attira la Nemesis come il Buco Nero risucchia la Nana Bianca. Ne consegue che, rimesta fin che ti pare con parvenza scientifica le cifre, lo sviluppo tecnoindustriale porta sterilizzazione diffusa, sete, fame, miseria e popoli interi inchiodati a far guerre. (La grande guerra per l’acqua non è per dopodomani). Non è l’aiuto, la salvezza messianica: l’unica misura sensata è la contraccezione persuasa con intelligente disperazione ai popoli, ai continenti-conigliera, senza superare uno o due figli per coppia. Il clima respirabile dipende dal controllo dello spermatozoo, l’animalculus propagatore della sfrenatezza di Shiva.

Un libro introvabile, uscito nell’Italia appena liberata (sicuramente reperibile dai curatori della Vaticana) fu una raccolta di saggi di Ernesto Buonaiuti, il più sacerdos in aeternum che ebbe, forse, la Chiesa del Ventesimo, un grande, grandissimo cristiano. Il libro trattava di sessualità e cristianesimo. Buonaiuti sosteneva arditamente che la redenzione portata da Cristo annullava il comandamento biblico sulla procreazione per i battezzati. Il tempo della procreazione illimitata è finito dai tempi dei Cesari e della Giudea romana.
Il filosofo ignoto
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/06/23/ceronetti-sul-papa-ecologista___1-vr-130113-rubriche_c261.htm

Francesco santo amputato


di Giulio Giampietro
Quando si cita un testo altrui, è buona norma o di citarlo integralmente, oppure di evidenziare che si tratta di una citazione parziale.
Nell’enciclica papale intitolata Laudato Si’, al capoverso n.87 è posta la citazione del Cantico che dà il nome a tutta l’enciclica; ma è una citazione priva delle strofe sia di apertura sia di chiusura, senza che ciò sia specificato.
Ognuno vede che il testo così mutilato non permette di cogliere il pensiero e il sentimento di San Francesco – anzi, ognuno per modo di dire, perché già gli italiani se ne possono accorgere a patto di avere una qualche cultura, e quindi ci si chiede quanti tra i lettori stranieri potranno farlo.

TESTO COMPLETO DEL CANTICO DELLE CREATURE DI SAN FRANCESCO D’ASSISI

CITAZIONE NELL’ENCICLICA PAPALE

«Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate et benedicete mi’ Signore’ et ringratiate et serviateli cum grande humilitate »
87. Quando ci si rende conto del riflesso di Dio in tutto ciò che esiste, il cuore sperimenta il desiderio di adorare il Signore per tutte le sue creature e insieme ad esse, come appare nel bellissimo cantico di san Francesco d’Assisi:
«Laudato sie, mi’ Signore,
cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte».[64]
Difficile pensare che l’amputazione sia casuale. Un testo teologico è trasformato in un testo naturalistico di 270.000 caratteri, tra i quali l’unico carattere da cercare col lanternino è quello cattolico.

Risposta a “I dubbi di un cattolico sull’ecologismo”

di Luigi Copertino

Questa è una importante riflessione di un amico cattolico “liberal-conservatore”, a proposito del tema ecologico affrontato dall’ultima enciclica di Papa Bergoglio. Con questo amico ho spesso confronti, in amicizia, sui temi più controversi del rapporto tra cattolicesimo e cultura liberale, un rapporto circa il quale evidentemente le nostre posizioni divergono, anche se da parte mia riconosco a questo amico un sostanziale “moderatismo” rispetto al radicalismo di tanti liberisti e neocons.
L’articolo qui sotto è degno di ogni considerazione per una serie di ragioni:
1) evidenzia la differenza invalicabile tra l’ecologismo neopagano ed i fondamenti di una concezione cristiana del rapporto con il creato (tuttavia Agostino, ottimamente citato nell’articolo, deve essere integrato con Francesco d’Assisi, il quale se da un lato, nel suo Cantico delle creature, polemizzava implicitamente con gli gnostici del suo tempo, ossia i catari, dall’altro lodava il Verbo/Principio dal Quale tutte le creature sono ontologicamente partecipate);
2) l’articolo evidenzia che esistono due forme di gnosi: una di tipo panteista ossia tendente alla divinizzazione olistica della natura, l’altra nichilista ossia de-creazionista, ovvero tendente a svalutare come male il creato (e tra le due forme, l’amico in questione lo sottende senza dirlo, vi sono strette interconnessioni). Aggiungerei, da parte mia, che l’ecologismo neopagano attinge alla prima forma, lo scientismo tecnocratico e devastatore alla seconda;
3) l’articolo ricostruisce molto bene le radici filosofiche dell’ecologismo neopagano, che altro non fa che riproporre antichi culti tellurici.
Detto questo alcune osservazioni critiche:
1) l’autore guarda troppo al passato quando parla di forme politiche moderne della gnosi, in sostanza tutto puntando sul solo marxismo (per “gnosi”, qui, lo scrivente, e credo anche l’autore, intende tutte quelle posizioni “teologiche”, filosofiche, culturali e politiche, che mirano all’auto-deificazione dell’uomo o in forma di assolutizzazione prometeica dell’umanità o in forma di dissolvimento dello specifico umano nel tutto panteista). Ho fatto presente all’autore, più volte, che ad un approfondito esame il marxismo non può darsi senza prioritariamente il liberalismo, sia nella sua versione contrattualista anglosassone sia in quella idealistica tedesca. Sicché bisognerebbe, in questa nostra epoca postmoderna nella quale il (neo)liberismo si è imposto come “superamento per inveramento del marxismo” (Augusto Del Noce), indagare sul carattere “gnostico” del liberalismo stesso, sin dalle sue origini (Voegelin, qui, deve essere integrato in una chiave non più dipendente dalla filosofia conservatrice alla Burke ed alla Kirk);
2) Se le chiese sono oggi vuote in Occidente forse, più che nel marxismo (che, per certi versi, porta all’estremo posizioni liberali e su questo filone hanno prosperato gli anarco-liberisti che si dichiarano apertamente “marxiani”), le cause dovrebbero cercarsi anche e principalmente nel liberalismo che – nonostante i molteplici tentativi di parte cristiana di richiamarne i fondamenti teologici ma sul presupposto che la libertà non può darsi senza Verità rivelata – nasce proprio nella rivendicazione antropocentrica della libertà umana senza alcuna Verità rivelata: e da tale antropocentrismo, non più teo-andrico, deriva anche l’approccio strumentale ed utilitario dell’Occidente moderno nei confronti del creato;
3) Penso che sia inesatto definire l’enciclica di Papa Bergoglio un guazzabuglio eco-terzomondista (giudizio che risente di una troppo debole considerazione, tipica del conservatorismo, dell'”anticristicità” dell’Occidente primo-mondista). In essa è ribadito il primato dell’uomo nel creato ma in dipendenza del Creatore, quindi secondo un approccio teoandrocentrico che è esattamente il contrario dell’ecologismo neopagano e dell’antropocentrismo liberale (anzi che l’antropocentrismo tautologico liberale, ossia l’uomo per primo in quanto uomo, e non in quanto Imago Dei, finisca nella dissoluzione dell’uomo nel panteismo naturalistico è in fondo conseguenziale con le premesse: non vedo contraddizione ma coerente sviluppo dello stesso principio di immanenza senza trascendenza);
4) quanto detto al punto 3, trova conferma nel richiamarsi del Papa alla rivelazione contenuta, per immagini, nel racconto del Genesi (Papa Bergoglio muove dall’interno della Rivelazione, il suo sforzo è quello di leggere i problemi dell’ecologia alla luce della Rivelazione, nulla chiedendo in prestito ad ideologie ad Essa estranee). Esiste un rapporto tra uomo e natura fondato nell’accettazione da parte umana della partecipazione ontologica ovvero nel riconoscimento, da parte dell’uomo, del suo statuto creaturale. Fino a quando l’uomo si riconosce creatura, eletta e privilegiata ma creatura, Dio “passeggia con lui nel Giardino” ossia Dio alberga ed agisce “nel giardino del cuore umano” e la stessa natura, ovvero il Giardino dell’Eden, la terra, gli è docilmente sottomessa sicché lui, l’uomo, lo “coltiva”, può “coltivarlo”. Come sottolineava Attilio Mordini, bisogna saper cogliere lo stretto nesso, biblicamente ma anche etimologicamente, sussistente tra il “coltivare”, la “cultura” ed il “culto a Dio”. Nel Genesi non si parla solo del coltivare inteso come lavoro umano ma innanzitutto come contemplazione di cui il lavoro è poi espressione ed infatti anche il lavoro, fino a quando l’armonia è intatta, non presenta carattere di sofferenza ma di realizzazione spirituale. Ma nel momento in cui l’armonia è persa, a causa della pretesa umana di auto-deificazione (“eritis sicut Dei”, così suona la perenne tentazione ofidica, che non a caso ritorna anche nell’ideologia tecnocratica e scientista e non solo, in questo caso in termini di dissolvimento panteista, nell’ecologismo neopagano), la stessa natura, prima docile, diventa ostile: “maledetto sia il suolo per causa tua!” (Gen 3, 17). Ed il lavoro umano diventa “fatica”, “sudore della fronte” per sopravvivere. La terra non si salva da sé, verissimo, ma biblicamente il suo destino è segnato da quello dell’uomo e quindi essa si salva se si salva l’uomo, se l’uomo non infrange l’armonia con il Creatore. Essa non deve essere “sconquassata” ma – appunto – “coltivata”. Nel creato, in ogni creatura, è posto un “segno” del Creatore, nell’uomo, poi, è posto il massimo segno ossia l’Iconicità di Dio. Lo afferma l’evangelista Giovanni, nell’incipit del suo Vangelo, “In principio era il Verbo” … tutto è stato fatto per mezzo di Lui, e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Gv. 1,1-3), lo ribadisce san Paolo nell’Inno cristologico in Colossesi 1,15-17 (“Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura, poiché per mezzo di Lui sono state create tutte le cose … tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui”), lo conferma Francesco d’Assisi quando del sole canta “Di Te, Altissimo, porta significatione”. Questo non è panteismo ma lode del Verbo di Dio, Principio e Creatore di tutte le cose e quindi “informatore”, nel senso di Colui che da forma e pertanto imprime sulle e nelle cose un segno di Sé. L’Eden, la terra, è un giardino ossia il risultato di un’opera ordinatrice dell’uomo ad immagine dell’Opus creatore ed ordinatore di Dio. L’uomo è, in tal senso, “custode dell’Eden”, “giardiniere”, nella misura in cui resta in Dio, altrimenti si trasforma nel devastatore, nello “sconquassatore”, ovvero nell’uomo niccianamente faustiano e nichilisticamente prometeico che proprio in Occidente, in nome della tecnica, delle ideologie totalitarie ma anche e soprattutto in nome dell’“imperialismo internazionale del denaro” (Pio XI), ha trovato la sua espressione storica più compiutamente “luciferina”. Dimenticare questo porta ad un approccio incapace di interpretare adeguatamente il percorso storico dell’Occidente, attraverso il totalitarismo, lo scientismo tecnocratico fino al suo esito neoliberista, che è, appunto, una sequela di scimmiottature filosofiche, culturali, politiche, economiche, comunque intra-mondane, di Dio;
5) Non considerare adeguatamente anche il pericolo tecnocratico per concentrarsi solo su quello neopagano, fa rischiare un approccio strabico e non “cattolico” ossia non fondato sull’et et. So bene che questo è il rischio di qualunque cristiano che è sempre portato ad accentuare un aspetto piuttosto che l’altro, a seconda delle proprie preferenze culturali, ma è esattamente questo che bisogna sforzarsi di evitare. Il cristiano deve camminare “dritto” cercando di non deragliare da un lato o dall’altro, per quanto, è evidente, a seconda delle epoche e circostanze possa essere necessario porre l’accento più su un pericolo che su un altro. Ma lo si deve fare senza dimenticare la “complexio”.
(Chiudo dicendomi sempre più meravigliato di trovarmi ogni volta a dover difendere papa Bergoglio, che in fondo non mi è nemmeno tanto simpatico)
Luigi Copertino

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