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giovedì 18 giugno 2015

Thus Spoke Zarathustra ?

Altro che Jeb Bush, a snobbare l’enciclica in America sono i vescovi

L'assemblea primaverile dell'episcopato Usa ha parlato di tutto tranne che d'ambiente
Il giurista conservatore Robert George: "Leggere con rispetto quel che ha scritto il Papa”
Roma. C’è Jeb Bush che fa sapere urbi et orbi di non farsene nulla dei consigli del Papa e c’è il senatore dell’Oklahoma, Jim Inhofe, che suggerisce al Pontefice, senza badare troppo al politically correct,  di farsi gli affari suoi. Sono le reazioni – non le uniche – della destra americana alla vigilia della pubblicazione della summa ecologica di Francesco sulla cura della casa comune (presentazione fissata per oggi, nell’Aula Nuova del Sinodo, con parterre de rois tra eminenze, scienziati, professori).
Tutto più o meno scontato, tanto che settimane fa il padre gesuita Thomas Reese, già direttore di America magazine, si chiedeva ironicamente se il leader repubblicano alla Camera fosse stato lucido nel momento in cui aveva spedito a Santa Marta l’invito per Bergoglio affinché parlasse al Congresso. Ma c’è un’altra opposizione, meno incline allo scontro aperto, che potrebbe creare più problemi circa la ricezione del documento papale in terra americana. E’ rappresentata dai vescovi statunitensi che nella recente assemblea primaverile hanno parlato di tutto tranne che di ambiente, come ha confermato al New York Times il cardinale Theodore McCarrick, arcivescovo emerito di Washington: “Nessuno ne ha parlato. Non capiscono la complessità della questione”. Qualcuno tra i presuli ha detto che prima di esprimersi bisogna attendere il testo ufficiale del Papa, mentre altri hanno osservato che la questione è controversa e che farsi un’idea in proposito è assai complesso. Altri ancora hanno invece messo in guardia da alleanze con gli ambientalisti, tra cui non sono pochi coloro che promuovono il controllo demografico come rimedio al sovrappopolamento del pianeta. Solo uno, l’arcivescovo di Miami, mons. Thomas G. Wenski, ha fatto sapere che per l’estate ha già pianificato una serie di omelie e conferenze stampa finalizzate a sensibilizzare i fedeli (e soprattutto i candidati cattolici alle primarie per la Casa Bianca) sui temi che saranno richiamati dal Papa.

ARTICOLI CORRELATI Chi è il laico catastrofista che presenterà l’enciclica green del Papa Global warming Pope I vescovi americani in “lotta per seguire Francesco”, ma non tutti. Anzi La curiosa parabola di Laudato si’A un seminario di questi giorni dedicato all’enciclica, hanno preso parte solo una quarantina di vescovi, sui duecentocinquanta che compongono la conferenza episcopale. E quando s’è trattato di stilare l’elenco delle priorità per il triennio 2017-2020, come unico riferimento all’ambiente s’è deciso di inserire un accenno alla “creazione di Dio”. Il resto era occupato da famiglia, matrimonio, evangelizzazione, libertà religiosa, vita e dignità umana, vocazioni sacerdotali. Un vescovo del Montana ha fatto notare che anche alla povertà era stato dedicato ben poco spazio. La bozza di lavoro è stata approvata con 165 sì e solo 14 no.

“I vescovi americani sono riluttanti a parlare dell’enciclica per due motivi”, spiega al Foglio Massimo Faggioli, storico del Cristianesimo alla University of St. Thomas: “Innanzitutto, va detto che la questione ambientale è divisiva per i cattolici americani, e quindi i presuli si trovano in una posizione difficile, visto che potrebbero non farsi capire dal popolo fedele. In secondo luogo, la chiesa statunitense è forte e ricca, e i soldi arrivano dai ricchi, da coloro che cioè sono per lo più contrari a trattare questi temi”. In sostanza, aggiunge Faggioli, “accettare il messaggio di Papa Francesco significa dar vita a una chiesa americana povera, cioè l’opposto di quel che è oggi”. Non c’è – nella maggioranza dei casi – una ostilità preconcetta alla questione ambientale, ma è difficile trovare un equilibrio con l’ostilità di chi finanzia quella chiesa. “E’ questione di risorse”, chiosa il nostro interlocutore. Poco probabile è comunque “uno scontro frontale”: “Chi non vorrà parlare del cuore dell’enciclica, si soffermerà su altro, a partire dalla condanna del gender e dell’aborto. Ma un rifiuto in toto del testo è da escludere”. Dopotutto, la linea ai conservatori d’oltreoceano pare averla già data il giurista di Princeton Robert George, in un messaggio postato online: “Leggere con rispetto quel che ha scritto il Papa”.
di Matteo Matzuzzi | 18 Giugno 2015 

Chi è il laico catastrofista che presenterà l’enciclica green del Papa

Tutte le tesi del professor John Schellnhuber
di Matteo Matzuzzi | 17 Giugno 2015
John Schellnhuber, fondatore e direttore del Postdam Institute for Climate impact research
Roma. Oltre al cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace, al metropolita di Pergamo, John Zizioulas (in rappresentanza di Bartolomeo I di Costantinopoli) e alla dottoressa Carolyn Woo, ceo e presidente del Catholic Relief Services, a presentare l’enciclica sulla cura della casa comune, domani nell’Aula Nuova del Sinodo, ci sarà anche il chiarissimo professor John Schellnhuber, nominato oggi da Papa Francesco membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze. Questi è un’autorità mondiale in tema di ghiacci che si sciolgono, di anticicloni delle Azzorre e di buchi nell’ozono che fanno scomparire gli iceberg dell’Artico. Fondatore e direttore del Postdam Institute for Climate impact research, è considerato uno degli scienziati più determinati e combattivi sulla questione del riscaldamento globale causato dall’uomo. Salì all’onore delle cronache nel 2009, a margine della conferenza (fallita) di Copenaghen sul clima, quando osservò che “il riscaldamento globale, in maniera davvero cinica, è un trionfo per la scienza, perché almeno abbiamo potuto stabilire qualcosa, ovvero che le stime affinché il pianeta si possa mantenere in equilibrio richiedono una popolazione inferiore al miliardo di persone”. Cosa pensi Schellnhuber degli altri sei miliardi, non è dato sapere, ma da quel momento, ogni volta che prendeva parte a una conferenza, l’accoglienza era garantita da un manifesto su cui campeggiava la scritta “la vita è sacra”. Un concetto, quello perorato dall’augusto professore, che fu immediatamente rilevato dal New York Times, che alle tesi di Schellnhuber dedicò un ampio servizio in cui si dava conto delle sue proposte, che portava all’attenzione della cancelliera Angela Merkel, di cui era consigliere. Fautore delle teorie più catastrofiste in materia ambientale – che nella bozza non definitiva diffusa lunedì dall’Espresso sembrano condivise dallo stesso Pontefice – è sua la teoria chiamata “obiettivo due gradi”.

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Benedetto XVI, nella Caritas in veritate, auspicava la “presenza di una vera autorità politica mondiale ordinata alla realizzazione del bene comune e impegnarsi nella realizzazione di un autentico sviluppo umano integrale ispirato ai valori della carità nella verità”. Schellnhuber recepisce il concetto ma va oltre, invocando una “Costituzione della terra” chiamata ad “andare oltre la Carta delle Nazioni Unite” al fine di “creare un consiglio globale eletto da tutti i popoli della terra e una corte planetaria, un corpo legale transnazionale aperto al ricorso di ciascuno, specialmente riguardo le violazioni della Costituzione della terra”.

La curiosa parabola di Laudato si’

Da “sarà un’enciclica solo pastorale” al catastrofismo scientifico abbracciato
Papa Francesco (foto LaPresse)
Roma. “Sulla custodia del creato, l’ecologia, anche l’ecologia umana, si può parlare con una certa sicurezza fino ad un certo punto. Poi, vengono le ipotesi scientifiche, alcune abbastanza sicure, altre no. Si può dire in nota, a piè di pagina, ‘su questo c’è questa ipotesi, questa, questa…’, dirlo come informazione, ma non nel corpo di un’Enciclica, che è dottrinale e deve essere sicura”.
Così rispondeva Papa Francesco, meno di un anno fa, a chi gli chiedeva del contenuto dell’enciclica che verrà pubblicata giovedì ma di cui online già circola una bozza non definitiva da lunedì sera. Parole simili a quelle del cancelliere dell’Accademia Pontificia delle Scienze sociali, mons. Marcelo Sanchez Sorondo, che commentando la fine della stesura del documento, qualche settimana fa, parlava di “argomenti specificamente scientifici che naturalmente l’Enciclica non potrà dare perché ha uno stile pastorale”.

ARTICOLI CORRELATI Altro che Jeb Bush, a snobbare l’enciclica in America sono i vescovi Chi è il laico catastrofista che presenterà l’enciclica green del Papa Enciclica, fu vero embargo? Sanzione spietata per Magister, vaticanista “ostile” Global warming PopeA leggere le bozze, ma soprattutto quello che siti e quotidiani di tutto il mondo hanno subito sottolineato, però qualcosa non torna. Qui non si discute di Genesi, salmi e antropocentrismo moderno (lo faranno altri su queste pagine) ma ci si permetta un po’ di sorpresa nel leggere come – nonostante le assicurazioni citate – il testo scenda in particolari molto tecnici, e abbracci la tesi del riscaldamento globale incontrollato e causato dall’uomo, e tragga conclusioni che neppure i climatologi dell’Onu hanno tratto (un esempio su tutti: è difficile non mettere in relazione tale riscaldamento globale “con l’aumento degli eventi meteorologici estremi”, si legge). In poche righe dà per concluso ogni dibattito o quasi sulle cause dei cambiamenti climatici: è colpa dell’uomo, e delle emissioni di gas serra da lui prodotte. Anche le conseguenze sono già definitive: il riscaldamento ha effetti sul ciclo del carbonio, farà estinguere parte della biodiversità del pianeta, scioglierà i ghiacciai provocando la fuoriuscita di gas metano, cancellerà le foreste tropicali e distruggerà gli oceani. C’è molto del vescovo sudamericano che Bergoglio è stato, e che ha visto i danni causati da alcune multinazionali nel suo paese: il nemico dichiarato di queste prime pagine è l’alleanza tra tecnologia e finanza che ha prodotto in questi anni un’illusoria idea di progresso (e il fatto che mai un’enciclica sia stata così avversata prima di uscire lo conferma).

Un nemico che domina il mondo più della politica, la quale anzi deve e può trovare strade alternative per pensare a un modo diverso di produrre e consumare, affinché i poveri dei paesi poveri non siano più danneggiati. Per fare tutto ciò però sposa la tesi del global warming causato dall’uomo, con una presa di posizione netta: Francesco – il quale nelle pagine seguenti non lesina critiche alle posizioni più estremiste di certo ambientalismo e a chi pensa di risolvere i problemi del pianeta controllando le nascite – fa sue le posizioni scientifiche catastrofiste (che, ammonisce, “non si possono più guardare con disprezzo e ironia”), e da quelle parte per invitare gli uomini ad ascoltare il grido della Terra e dei poveri. Naturalmente l’enciclica offre molto di più, ma dal suo incipit appaiono evidenti gli influssi di certo pensiero ecologista così poco “umano”. Difficile che i tanti ambientalisti che in queste ore lo hanno eletto a nuovo idolo approfondiscano origine e ragioni del pensiero ecologico della chiesa di Francesco. A loro basta aver letto nei titoli dei giornali che il Papa è per il taglio delle emissioni.

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