ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 29 giugno 2015

Un guaio serio

La fuffa del pensiero unico, dal sesso al riscaldamento globale

Dietro le reazioni intolleranti al Family day c’è una nuova religiosità politicamente corretta. E la chiesa ne è complice
La manifestazione di piazza San Giovanni in difesa della famiglia
Che il popolo di mamma e papà, come dicono per sfotterli di quei mattacchioni che credono nella virtù della famiglia, fosse un popolo numeroso, questo è certo. E non è molto importante la rissa sui numeri. C’erano, erano una marea. Punto. Che sia rilevante l’avvenimento, che i manifestanti di Roma riescano a mettere la sordina non si dica a un disegno di legge ma a una cultura radicalmente antifamilista, è da vedersi.
La dottrina che impone di considerare frutto di autodeterminazione lo status sessuale naturale di uomo e donna dilaga in tutto il mondo, ha per sé il marketing delle emozioni, dei desideri, dei diritti, agita le bandiere dell’uguaglianza e della lotta alle discriminazioni, del rispetto della differenza, e questo malgrado la filosofia del gender o dell’indifferenza sessuale sia il contrario esatto, l’opposto simmetrico, di questi princìpi. C’è già stato in Francia e altrove un fenomeno genuino di rivolta e di testimonianza controcorrente, ma è difficile dire se di lì si genererà qualcosa di durevole e influente.

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L’altra cosa che colpisce è l’alleanza, ormai pacifica, tra questo ostracismo sociale diffuso verso chi eccepisca dubbi non negoziabili sul carattere della più grande svolta antropologica della storia umana, la parificazione giuridica e culturale dei sessi ottenuta cancellandone la differenza naturale, e la chiesa gerarchica cattolica, colpita da diffidenza, grave imbarazzo e come obbligata a una presa di distanza che segnali l’arretratezza devozionale e di pensiero di queste formazioni sociali orientate alla protesta. Un vescovo a Milano chiede scusa allo stato e ai media se un uomo di curia si è permesso di domandare che cosa si studi nelle scuole in materia di amore, sesso, riproduzione e identità sessuale, sarà sicuramente una insana curiosità di tipo maccartista, una black list e che Dio ce ne guardi. Un altro vescovo, messo a guardia dell’ovile episcopale italiano, sfida la credulità ingenua e inautentica dei militanti pro life e li sbeffeggia per la loro contrizione di fronte alle pratiche abortive. Poi la gerarchia fa un po’ di attenzione, dirama qualche intervista benevola a cose fatte, e sanziona che in fondo il mondo non è un paradiso e la folla di San Giovanni non era composta da diavoli, bontà loro, ma questo dopo il fatto, post factum, e a sanatoria dello strano divorzio dottrinale e di coscienza tra chiesa e fedeli, tra gerarchia e un pezzo almeno del popolo di Dio.

L’intolleranza confessionale delle reazioni e l’atteggiamento secolarizzatore e supino della gerarchia sono i due elementi chiave che testimoniano il fatto nuovo e inquietante.  Altro che laicità, altro che libertà, altro che diritto eguale: dilaga una nuova religiosità politicamente e civilmente corretta, va avanti un mondo nuovo nel quale chiesa e establishment secolarista hanno deciso di riconoscersi fino in fondo, conducendo pecorelle e citoyens in un unico ovile dove si biascica la fuffa del pensiero unico, dal sesso al riscaldamento globale. Ed è un guaio serio.

di Giuliano Ferrara | 23 Giugno 2015 

“Piazza San Giovanni non è stato un caso, ora la Cei faccia i conti con noi”

Parla il presidente del comitato “Difendiamo i nostri figli”

Manifestanti in piazza di San Giovanni lo scorso 20 giugno
Roma. All’indomani della manifestazione di piazza San Giovanni a Roma del 20 giugno, il Comitato “Difendiamo i nostri figli” è già pronto a riconvocarsi. Alcuni incalzano perché non si molli la presa. In tanti chiedono che si torni in piazza già a settembre, sull’esempio dei francesi. Abbiamo chiesto al presidente e portavoce del Comitato, Massimo Gandolfini, come si siano potute mobilitare, in 18 giorni, migliaia e migliaia di persone, senza l’appoggio né di partiti o sindacati, né della gerarchia ecclesiastica.
“Il risultato di piazza S.Giovanni – risponde il neurochirurgo e psichiatra – è senz’altro straordinario e ha superato le più ottimistiche previsioni. Ma non è stato un fulmine a ciel sereno. Nei dodici mesi precedenti abbiamo incontrato decine di migliaia di persone in convegni, conferenze, dibattiti; abbiamo incontrato la gente comune – quella degli oratori, delle piazze, dei circoli culturali più disparati e più sconosciuti, dei ritrovi e dei bar – e abbiamo informato di quanto stava accadendo, senza che se ne accorgessero, raccontando storia e strategia del gender, con tutti i pericoli che figli e nipoti stavano correndo nella scuola, compresi i rischi per la famiglia, scippata della sua identità (padre e madre) e del suo diritto educativo. Si è alzata una voce comune: facciamo qualcosa, manifestiamo il nostro dissenso, diciamo che vogliamo una famiglia con mamma e papà e i bimbi al centro, protetti nella loro innocenza, che il gender si ripromette di traviare! Questo è il segreto del successo in pochissimi giorni: molte famiglie erano già pronte e aspettavano solo che qualcuno avesse il coraggio di chiamarle all’appello. Anzi, molti erano scandalizzati che non si facesse nulla: se non ora, quando?”

ARTICOLI CORRELATI La fuffa del pensiero unico, dal sesso al riscaldamento globale Ma il 20 giugno in piazza i veri fondamentalisti non c'erano Ma quale "integrismo", quello è il problema dei nemici del Family DaySì, l’attività sul territorio è stata febbrile, ma otto anni fa il Family day fu sostenuto dalla Cei di Camillo Ruini. Furono organizzati pullman, persino da Coldiretti e Cisl… Questa volta non solo la Cei non c’era, ma il suo segretario, Nunzio Galantino, si è mostrato apertamente contrario. Senza risultato, se non il fastidio di molti cattolici e di non pochi confratelli nell’episcopato. Cosa significa, per dei laici agire in prima persona, senza appoggio della gerarchia? E’ finito il tempo dei “vescovi pilota”? Che giudizio dà del disimpegno, non certo assoluto, ma purtuttavia evidente, delle gerarchie ecclesiastiche, sui temi eticamente sensibili?

“Sì, l’autoconvocazione è stato un aspetto nuovo. Il Family Day del 2007 nacque dall’alto ed ebbe alle spalle un’organizzazione formidabile, in tutti i sensi. Il 20 giugno, nasce dal basso, dalla gente comune, priva di qualsiasi finanziamento, tutto a spese delle singole famiglie. Nessuna agevolazione o sconto speciale, né per treni né per pullman. Il laicato cattolico è diventato il vero protagonista diretto: certamente onore al merito, ma è anche un merito ‘obbligato’ dalle circostanze. Quando nessuno si muove, non si hanno molte alternative: o si sceglie di rimanere passivi e supinamente immobili, o si decide di avere coraggio, anche rischiando… ma se la causa è alta, importante, di valore, vale certamente la pena di rischiare. San Giovanni Paolo II, nella Familiaris Consortio (43) esortava le famiglie ad assumersi responsabilità per ‘trasformare la società: diversamente saranno le prime vittime di quei mali che si sono limitate ad osservare con indifferenza’. Responsabilità che – secondo gradi e livelli specifici – è di tutti. Tutti, di fronte al durissimo attacco alle basi stesse dell’umano e della famiglia – leggi ddl Cirinnà e ddl Fedeli – hanno il dovere di alzare il capo, giocandosi con coraggio e lealtà, in nome della verità, al di là di machiavelliche considerazioni strategiche. Responsabilità che è prima di tutto verso la propria coscienza, e poi di fronte alla gente e alla storia”.

Responsabilità di tutti, afferma Gandolfini, con serena fermezza. Ma non la pensa così monsignor Galantino, vero deus ex machina della chiesa italiana, che ha agito in ogni modo per ostacolare il 20 giugno, prima, e per silenziarlo, poi. All’osservatore attento, che segue ormai da parecchi anni la grande battaglia antropologica in atto, appare chiara la svolta imposta dal segretario Cei, in contrasto, è giusto ricordarlo, con il presidente Bagnasco. Dieci anni fa Ruini propose la creazione di Scienza & Vita, un pensatoio di laici, medici, filosofi, insegnanti… capaci di rendere ragione di una visione antropologica fondata sulla fede, ma anche sulla ragione e la scienza. Oggi l’indirizzo suggerito, talora imposto, dal segretario Galantino, è assolutamente antitetico all’impegno vigente sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Le voci vanno però tutte nella stessa direzione: è stato Papa Francesco ad approvare la manifestazione, come aveva già fatto in passato in Argentina. E’ stato lui a mettere in riga monsignor Galantino. Con esiti imbarazzanti, quali la lettera “filo-governativa” della dirigenza di Comunione e liberazione, che, per stare con il segretario Cei, si è trovata, forse senza neppure accorgersene, in disaccordo con il Pontefice. Viene spontaneo chiedere a Gandolfini se il clericalismo abbia qualcosa a che fare con le vicende di questi giorni. “Papa Francesco – risponde – sta aiutando moltissimo a liberarci da un clericalismo che cala dall’alto e considera il laicato un quadro subalterno, mero esecutore di scelte imposte e, spesso, non condivise. Però, a mio avviso, è tanto vero che il ‘pastore-pilota’ è figura ormai superata, quanto è vero che il gregge ha bisogno di un pastore che coglie le sue necessità, i suoi bisogni, le sue richieste, il suo grido di allarme e di aiuto. La storia – anche recente – ci insegna che quando il pastore tace, vincono i lupi. Quando il Bene e la Verità non hanno più voce pubblica, il Male la fa da padrone”.

Che il pastore talvolta taccia, sembra appurato. I rumors che vengono dai corridoi del Parlamento, però, sono ancora diversi: Renzi – svela qualcuno – è infastidito dalla grande manifestazione del 20, ma non troppo. Corre voce che Galantino stesso abbia assicurato, non solo con i segnali pubblici di appeasement lanciati in questi giorni al governo, ma in modo ancora più esplicito, che la chiesa italiana non andrà alla “guerra” per il gender. In questa condizione anche i parlamentari impegnati sul fronte delle leggi, si trovano in grande difficoltà. Hanno dietro un popolo, che non solo Renzi, Cirinnà e Scalfarotto vogliono silenziare, ma anche qualcun altro il cui gioco di sponda potrebbe rivelarsi decisivo.
di Francesco Agnoli | 29 Giugno 2015

4 commenti:

  1. Povero Agnoli, crede che Galantino "faccia arrabbiare" vdr Bergoglio. Invece è il suo più fidato tirapiedi. Povero Agnoli!

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  2. Vuoi vedere adesso che i "bravi" manifestanti acattolici del 20 giugno che si sono compiaciuti di aver portato un "milione" di pecore all'ammasso interreligioso sono divenuti tutti santi subito.

    Gente che si crede cattolica e han condiviso gli interventi di personaggi che appartengono a religioni anticristiche e al guru neocatecumenale. Gente che si crede cattolica e che non sa distinguere la stessa differenza tra la pericolosità dei maomettani e l'ideologia del gender e dunque per tal motivo non si sono disdegnati di non partecipare a raduni che con Cristo non hanno nulla a che fare, magari anche pensando che a scmuovere quell piazzata sia addirittura intervenuto lo Spirito Santo, perchè (dicono) in così poco tempo non si poteva raggiungere una si grande "partecipazione". Peccato che 5 giorni dopo il decreto sia passato lo stesso anche grazie alla fiducia che hanno posto alcuni intervebnuti del NCD. Vergogna. Gesù Cristo non benedice di certo certe folle e così nemmeno i loro intenti anche se apparentemente possono ritenersi buoni. Infatti ci sono pseudo cattolici che pensano che la teoria del gender sia più dannosa del maomettanesimo o altre false religioni. Ohibò allora quando Gesù ha ordinato di andare e battezzare nel nome della SS. Trinità e chi non avesse cdreduto non sarebbe salvo che cosa significa per questi pesudo cattolici?

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  3. Chi è complice, è colpevole. Ora basta con le balle. Il re è nudo. Si inizi a dire chiari nomi e cognomi, a partire da Roncalli, colpevole; Montini, colpevole; Luciani, colpevole; Wojtyla, colpevole ; Ratzinger, colpevole. Orgoglio manco va contato, se gli altri sono i ladri, lui è il nascondiglio.

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  4. Ma povero Luciani!! Non può essere risparmiato neppure Lui? In un mese di Papato è riuscito a creare tanti danni??!! Dai: non ha avuto il tempo materiale per dimostrarsi nè un buon Papa, nè un cattivo Papa e...in dubbio pro reo!
    Tommaso Pellegrino - Torino
    www.tommasopellegrino.blogspot.com

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