ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 4 giugno 2015

Un messaggio chiaro

Cartellone contro i matrimoni gay davanti alla chiesa: "Questa è la famiglia come Dio comanda"

In una parrocchia vicino Pordenone, il camion pubblicitario parcheggiato dal parroco davanti la Chiesa: "Vaticano, governo e scuole vogliono raccontarci una famiglia che non esiste"


Un messaggio chiaro, contro le famiglie gay, allargate e le unioni civili: la famiglia è una sola, quella con padre madre e possibilmente anche i figli.
Don Alessadro Moro, nella sua parrocchia di Santa Maria Maggiore non sente storie e parcheggia un camion-vela davanti alla chiesa, dove ha fatto istallare un cartellone pubblicitario dal messaggio eloquente: "Questa è una famiglia come Dio comanda. Vaticano, Governo e scuole vogliono insegnarci il contrario". Sullo sfondo la foto di una famiglia naturale con due figli.

All'interno della piazza c'era una conferenza dove il principale oratore era lo stesso parroco. Il quale ha deciso spiegare ai parrocchiani i motivi della sua avversione ad un progetto portato avanti in quei giorni dall'Arcigay con le scuole della zona di Cordenons (Pordenone), un progetto anti-discriminazione che avrebbe coinvolto tutti i bambini del paese.
Come riporta leggo.it, ad ascoltare il prete erano in molti, giovani e genitori. "È evidente che l'obiettivo si è spostato - ha detto don Moro - dalla difesa degli omosessuali dalla discriminazione, alla sollecitazione a scegliere identità di genere come una determinante rispetto all'identità naturale. È giusto che la scuola deleghi ad Arcigay l'educazione sessuale dei vostri figli?». Dalla sala è partito un coro di "no"". "L'appello - ha concluso poi don Moro - è rivolto a genitori e insegnanti cattolici, perché non dicano "non sapevamo". Ora la responsabilità passa a voi".
A quel punto anche i genitori presenti in sala hanno voluto dire la loro contro la teoriagender: "È una teoria assurda che spaccia ideologie per dati scientifici. L'educazione, ormai, non compete più ai genitori - hanno attaccato - e tutto ciò porta a uno sperimentalismo sessuale precoce, al quale sono esposti i nostri figli".
Un'iniziativa, quella del parroco don Moro, che ha sollevato polemiche, ma ha anche ricevuto l'appoggio di molti dei parrocchiani. La cosa certa è che il prete di Cordenons non ha paura dire a tutti quali sono le sue idee: anche quando questo richiedere enormicartelloni pubblicitari esposti sulla piazza della sua chiesa.

Anche “Heidi” diventa gender-fluid

(di Lupo Glori) Decostruire i cosiddetti stereotipi di genere fin da piccolissimi è la regola numero uno dei promotori dell’ideologia delgender. Una evidente via preferenziale, volta a sradicare alla radice il “problema” dell’eterosessualità innata, violentando da subito la natura e l’innocenza degli inconsapevoli bambini. Tale strada è l’obiettivo scelto da Limina, un progetto cinematografico, supportato dalla “Ticino Film Commission”, scritto e diretto dal duo canadese composto da Florian Halbedl e il suo compagno transgender Joshua M. Ferguson.
Limina, inteso come forma plurale di “Limen”, dal latino “soglia”, che già nel titolo vuole esprimere il concetto volubile di confine di genere, è un cortometraggio che racconta la storia magica e colorata, ambientata sullo sfondo delle incantevoli alpi svizzere, di Alexandra, una bambina gender-fluid di circa 8 anni. La piccola è la protagonista di un racconto fiabesco che si propone di ispirare compassione e comprensione, incoraggiando, secondo le intenzioni degli autori, i genitori e le famiglie a non imporre ai bambini il genere in maniera “poliziesca”.

Il cortometraggio, per il fatto di essere esplicitamente rivolto ai più piccoli e per aver centro della sua storia, ambientata in Svizzera, una piccola bambina, è stato presto definito una rivisitazione di “Heidi” in versione gender fluid.
Nella pagina di presentazione del loro progetto, sulla piattaforma di crowdfundingIndiegogo.com, alla domanda sul perché mettere al centro della loro storia una bambina gender-fluid, il duo risponde citando come loro modello di riferimento Call Me Tree, un recente libro per bambini che, in perfetto stile politcally correct, non contiene alcun pronome specifico di genere.
A tale proposito l’autrice Maya Christina Gonzalez afferma che «la conformità di genere è una delle principali cause di mobbing che, a lunga durata, può avere anche tragiche conseguenze». In questo senso, aggiunge la Gonzalez «iniziare presto e condividere i libri adatti, (…) aiuta i piccoli “gender creative” a rilassarsi e ad avere fiducia di essere perfettamente normali e validi come tutti gli altri bambini. E i bambini che sono cisgender (coloro in cui sesso e genere sono allineati rispetto alle aspettative sociali) riescono a realizzare di essere parte di un quadro più ampio di diversità naturale. Questo pone le basi per una maggiore apprendimento della diversità e dell’inclusione, così come aiuta a sviluppare e smantellare il bullismo di genere prima del suo inizio».
In tale prospettiva, sottolineano i registi canadesi, allo stesso modo del libro di Gonzalez, l’obiettivo del corto Limina consiste nel fare una operazione culturale, dando uno specifico contributo cinematografico alla discussione in atto, riguardante i bambini che i registi definiscono in maniera schizofrenica di genere «fluido/creativo/non conforme» e ai loro genitori. Secondo gli autori, il genere non va infatti inteso in senso binario, maschio/femmina, ma piuttosto come uno spettro di diverse e sempre mutevoli possibilità ugualmente valide.
In quest’ottica, i bambini vanno aiutati e supportati, nella loro definizioni e mutamenti di genere, fin dalla loro giovanissima età. Halbedl e Ferguson si dichiarano, infine, sicuri che il loro progetto riscuoterà un notevole interesse e successo e indicano esplicitamente nei bambini e nella comunità LGBTQ i due mercati di nicchia ai quali il loro progetto cinematografico si rivolge.
La surreale storia di Alexandra, la Heidi “gender fluid”, rivolta ai piccolissimi, con il fine di sconvolgere per sempre la loro naturale innocenza, rappresenta un attentato alla loro infanzia dalle conseguenze psicologiche e sociali devastanti. (Lupo Glori)

3 commenti:

  1. Grande don Alessandro!!! Grazie e che Dio La benedica e La protegga.

    RispondiElimina
  2. Finalmente un sacerdote come Dio comanda ! jane

    RispondiElimina
  3. Viva don Alessandro! Speriamo che non venga "trasferito in Sardegna", come si diceva un tempo per militari e funzionari pubblici "scomodi", cioè, fuor di metafora, severamente emarginato o punito!
    Tommaso pellegrino - Torino
    www.tommasopellegrino.blogspot.com

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.