ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 16 giugno 2015

Una parte preziosa della Chiesa in Italia..

Martedì 16 giugno 2015
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è pervenuta in Redazione:
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Caro dottor Gnocchi,
                                       sabato mattina gli scout dell’Agesci si sono radunati in piazza San Pietro per salutare il Papa, che ha lanciato un messaggio che mi sembrava un po’ tanto generico, quel “fate ponti e non muri”, che può voler dire tutto e niente. Bergoglio ha detto anche che gli scout hanno la fiducia delle famiglie e della Chiesa. L’ho letto sul Messaggero, sul quale leggo anche che nel pomeriggio i boy scout che “lottano per l’uguaglianza” hanno partecipato “in uniforme e fazzolettone al collo” al Gay Pride, e “hanno sentito di voler essere parte di quella festa carica di rivendicazioni”. A me sembra che stiano impazzendo tutti.
Sono questi gli scout a cui le famiglie dovrebbero affidare i figli? E a questi il Papa dice che la Chiesa ha fiducia in loro? Già c’era, ricordo bene, il precedente di quella stramba “carta del coraggio” dello scorso anno, in cui ovviamente si parlava di aperture verso gli omosessuali. Insomma, anzitutto fatico a capire questa ossessione dell’omosessualità, bisogna parlarne di continuo, come se fosse il problema dei problemi. Sono questi i “ponti” da costruire? Questa è forse educazione cattolica, per cui la Chiesa ha fiducia negli scout? Ma il Papa sa di cosa parla? Penso di sì. E leggo anche che due capi scout (che sono poi quelli che dovrebbero educare i piccoli) sono anche “attivisti glbt”. Mi rendo conto che sono pazzie, comunque le trova sul Messaggero a questa pagina:http://www.ilmessaggero.it/ROMA/SENZARETE/boy_scout_gay_pride_roma_senza_rete/notizie/1410806.shtml. Ho due figli, uno di tre anni e uno di pochi mesi. Se non altro quando cresceranno so con sicurezza da chi tenerli lontani. Insomma, pazzie a ruota libera, dai vertici alla base, con messaggi confusi (scusi se insisto, ma che vuol dire “fare ponti”?), e ossessione dell’omosessualità. Almeno l’Agesci dovrebbe togliere dalla sua sigla quell’aggettivo “cattolici” riferito a scout e guide; oppure dovrebbe tenerlo perché adesso essere “cattolici” comporta anche essere pazzi?. Incomincio a essere schifato.
Grazie per la pazienza a leggermi, un saluto cordiale
Beniamino Lepore
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zrbrpsCaro Lepore,
non voglio prendere l’aria del cinico disincantato che non si stupisce più di niente, perché anche da ingenuo incantato non riesco proprio a stupirmi di quanto dice. Caso mai, mi lasci usare un giochetto di parole piuttosto banale, mi stupisce il suo stupore. Che cosa voleva che facessero quei poveri ragazzi, tirati su secondo i metodi e contenuti dello scoutismo cattoprogressivo, quando Bergoglio li invita a costruire ponti invece che muri? Hanno preso la paletta e il secchiello e sono andati a costruire il loro ponticello sulla spiaggia più adatta alla bisogna e a portata di mano.
Del resto, chi sono loro per giudicare? Nella graduatoria dei colpevoli, questi baldanzosi lupetti, coccinelle, esploratori, guide, rover sono sicuramente gli ultimi della fila. In testa ci sono tutti quei pastori, così ben rappresentati dal vescovo venuto dalla fine del mondo, che per decenni hanno devastato dottrina e pastorale assecondando la loro voglia matta di fornicare con il mondo.
Con questa segnalazione, caro Lepore, ha colto uno di quei fatti che sembrano marginali solo a chi gioiosamente si ostina a non usare il cervello: vuoi perché la natura è stata avara di materia grigia, vuoi perché la malafede preclude l’onestà del ragionamento. Questo fatto è solo apparentemente marginale perché smaschera senza sconti l’artificio di coloro che ascrivono sempre e comunque alla malainterpretazione giornalistica gli strafalcioni dottrinali e pastorali che rotolano giù dalla cattedra di Pietro fin sulla testa dell’ultimo fedele. Difficilmente si può imputare la partecipazione al gay pride di questi baldi scout alla manipolazione giornalistica. Bisogna invece avere il coraggio e l’onestà di riconoscere che in tanta spontanea insensatezza viene a maturazione per opera dell’attuale successore di Pietro quanto è stato seminato negli scorsi decenni. Questo è il vero “effetto Bergoglio” e sarebbe ora di finirla di attribuire alla stampa la scientifica destrutturazione della dottrina operata da chi si ripara stando seduto sull’impunità della cattedra di Roma.
zzzzsctQuesti sono i frutti della primavera conciliare, sono i riti della Nuova Chiesa nata nel crogiolo della Nuova Pentecoste alla quale i tenaci avversari della Chiesa cattolica hanno cominciato a lavorare ben prima del Vaticano II. Non c’è proprio nulla di cui stupirsi, caro Lepore, siamo solo all’inizio del raccolto. Vedrà che cosa diventeranno questi poveri scout quando saranno chiamati in prima fila a mettere in pratica gli insegnamenti dell’enciclica sulla cura del mondo che giovedì ci troveremo tra capo e collo.
Gli scout accorsi a battere le mani al passaggio del Gay Pride, in tempi cattolici si sarebbero messi in fila nella processione del Santissimo Sacramento. Come tutti gli uomini, sono povere cannucce esposte a qualsiasi stormire di vento e avrebbero bisogno di formazione e di protezione. Lasciati a se stessi, possono solo deragliare, come quei due capi che lei cita facendo riferimento all’articolo del “Messaggero”. La signorina Martina Colomasi di cui parla il giornale romano, per esempio, risulta essere la presidentessa di “Luiss Arcobaleno”, una nuova associazione che si definisce “Lgbte”, acronimo in cui la lettera finale “e” sta per “etero” ed è messa lì per dire che la normalità è ormai un’opzione tra le tante, anzi l’ultima. Ecco, questi sono gli “educatori” che dovrebbero “educare” i giovani virgulti del cattolicesimo ardimentoso. Ma, lo ripeto, loro sono solo gli ultimi tra i colpevoli, sono gli esecutori finali. I mandanti stanno nelle università e nei giornali cattolici, stanno nelle parrocchie e nelle curie, stanno nella cittadella di Pietro.
È questo ciò su cui ci dobbiamo interrogare: quanto c’è ancora di cattolico in una Chiesa che travasa dei ragazzi inermi da piazza San Pietro al Gay Pride? Chi, che cosa e quanto si sono già inghiottite le porte degli inferi prima di fermarsi al limite oltre il quale non prevarranno?
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo

Ponti costruiti . Ponti crollati . Tutto procede secondo i piani. Alcuni scout dopo l'udienza del Papa ...


Dal "classico" quotidiano della Capitale Il Messaggero prendo questo articolo di domenica 14 giugno 2015.
«Centinaia di scout ai lati
delle strade a salutare
il Roma ( Gay) Pride. 
Tutti insieme per costruire una società migliore

Una delle immagini più belle del Gay Pride è stata quella regalata dai boy scout, in uniforme e fazzolettone al collo, confusi tra il mezzo milione di persone a caccia di diritti.
Giovani che la mattina avevano partecipato all'incontro con il Papa e che hanno sentito di voler essere parte di quella festa carica di rivendicazioni. 
E se sulla questione dell'omosessualità il dibattito all'interno di alcuni gruppi è ancora acceso, sembrano più lontani i tempi in cui in un seminario si sconsigliava ai capi di fare coming out (correva l’anno 2011).

Dietro a questa nuova fase c'è il lavoro di quanti stanno cercando di aprire il movimento alle istanze che arrivano dal suo interno, da quei ragazzi che chiedono solo di poter essere loro stessi e di non doversi nascondere. 
E il merito della partecipazione di tanti esploratori, guide, rover, è anche un po’ di Valerio e Martina Colomasi. 
Attivisti Glbt, anime dell'associazione Luiss Arcobaleno e, soprattutto, capi scout Agesci, hanno lanciato nei giorni scorsi un appello su Facebook agli eredi di Baden-Powell: «Vi aspettiamo per cominciare insieme il cammino che ci porterà un giorno a dire con serenità che abbiamo fatto del nostro meglio per lasciare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato».

Un appello che non è caduto nel vuoto e che si è tradotto nelle immagini, piombate sui social, di manifestanti sorridenti con centinaia di scout, che, sollevando cartelli inneggianti all’amore senza discriminazioni, hanno applaudito e urlato: «Siamo con voi». E due mondi hanno smesso, per un momento, di essere distanti

Dopo aver letto questo articolo mi son venute a mente le parole  che San Giovanni Paolo II pronunciò all'Angelus del 9 luglio 2000 :
"A nome della Chiesa di Roma non posso non esprimere amarezza per l'affronto recato al Grande Giubileo dell'Anno Duemila e per l'offesa ai valori cristiani di una Città che è tanto cara al cuore dei cattolici di tutto il mondo.
La Chiesa non può tacere la verità, perché verrebbe meno alla fedeltà verso Dio Creatore e non aiuterebbe a discernere ciò che è bene da ciò che è male".


L'uomo di Chiesa, forgiato all'immagine di Cristo Buon Pastore, ha come unico compito di portare in salvo nell'ovile le pecore minacciate dai lupi.

Quanto pesano le parole del Papa , amplificate dai potentati mass mediatici con l'intento di conformarle allo spirito del mondo, sulle conseguenti scelte morali dei fedeli ?
Giudicherete l'albero dai suoi frutti" ha detto divin Maestro .
Ci sono dei segni indicatori assai eloquenti supporto per la fede e la ragione del  nostro tempo.

Quanto ha pesato e continua a pesare l'ormai celeberrima domanda "retorica" del Papa " ... chi sono io per giudicare..."  ? 
( vedasi i tragici risultati del recente referendum irlandese sull'assetto matrimoniale della società ).

Quanto pesano ( semmai si riuscisse a comprenderle) le fumose  indicazioni del Segretario generale della CEI Mons. Nunzio Galantino che ha detto di " evitare ad ogni costo polemiche e scontri: «non si tratta di fare a chi grida di più, i “pasdaran” delle due parti si escludono da sé» (“Corriere della Sera”, 24 maggio).
I pastori dovrebbero stare muti e immobili quando si accorgono che i lupi stanno per sferrare l'attacco mortale alle pecore ?
E' questa la nuova "logica" evangelica?
E' questa la "nuova" impostazione della Chiesa ?
"Il vero miracolo sarà se la Chiesa riuscirà a sopravvivere a questo pontificato mediatico" . 
Mi ha detto pochi giorni fa un importante prelato .
E non  si venga a dire la solita "battuta"che nella sua storia bi- millenaria la Chiesa ha sofferto momenti ancor peggiori.

Alcuni giorni fa Marco Tosatti su La Stampa aveva informato che nell'ultima Assemblea dei Vescovi Italiani della CEI "un altro presule, che rimarcando l’assenza di una risposta su problemi precisi, ha chiesto che il Papa si renda conto della necessità di formulare i suoi interventi in maniera precisa e articolata, dal momento che esiste tutto un magistero precedente e che la Chiesa ha una lunga storia e esperienza precedente".


Dobbiamo però essere assai grati agli scout cattolici dell'Agesci. 
Poche ore dopo la tanto reclamizzata Udienza con Papa Francesco che ha  detto loro “Voi siete una parte preziosa della Chiesa in italia. Ma non vantatevi! ...Costruite ponti non muri" gli scout che hanno deciso di partecipare   attivamente alla sfilata romana del Gay Pride, come abbiamo letto nell'articolo  del Messaggero di cui sopra, ci hanno fatto capire assai chiaramente che è urgente una nuova, incisiva e seria evangelizzazione soprattutto dei giovani !!!  
Quei gruppi di scout cattolici dell'Agesci che hanno deciso di dividere  la loro giornata : nel mattino l'udienza con il Papa e nel pomeridiggio la partecipazione alla sfilata del Gay Pride ci hanno aperto gli occhi e lo hanno fatto in un modo che nulla potrà essere più come prima.
Dai silenzi, dalle omissioni, dal mancato zelo evangelizzante e missionario ...sapremo riconoscere  i lupi  travestiti da pecore, per i quali tutto semplicemente procede secondo i piani ( diabolici ). 
Pubblicato da Andrea Carradori
gay pride1






INTANTO IN UN GAY PRIDE… [ATTENZIONE IMMAGINI FORTI]



Riportiamo la foto e la didascalia che il Professor Gianluca Marletta ha pubblicato sul suo profilo Facebook:
Immagine del gay-pride.
Un bambino preso, spogliato, coperto da un festone carnevalesco e mandato a “manifestare”!
Chissà chi é questo bambino, chi sono i suoi “genitori” e quali vicende, scelte, drammi li hanno portati a concepire (per se stessi e per i propri figli) un’esistenza simile.
A noi rimane solo il dovere di guardare e non dimenticare!
Ricordare, nella nostra battaglia per l’Uomo e per la civiltà, anche gli occhi di quel bambino.
Speravamo si trattasse di un fake, magari di un fotomontaggio di cattivo gusto e quindi abbiamo fatto delle ricerche. Purtroppo abbiamo trovato un video in cui viene ripreso lo stesso bambino.
Se da una parte non volevamo farvi vedere il filmato, dall’altra è giusto che ognuno, con i propri occhi, si renda conto del futuro che stiamo preparando alle prossime generazioni.
Ti potrebbe interessare anche questo video: continua l’indottrinamento gender nelle scuole italiane.
http://www.losai.eu/intanto-in-un-gay-pride-attenzione-immagini-forti/
foto

Gli omosessuali presi in ostaggio dal Gay Pride

I degenerati del Roma Pride dicono di parlare a nome della totalità degli omosessuali quando in realtà sono soltanto i portavoce della lobby QILGBT. La kermesse arcobaleno non fa altro che ridicolizzare la loro intimità e creare tra la gente comune un sentimento di omofobia.
DI  - 15 GIUGNO 2015
Gli Stati Uniti sono i precursori del mondo moderno. Tutto quello che avviene Oltreoceano si scaglia dieci, venti, trenta, quarant’anni dopo su noi europei: le mode, gli usi, i costumi, gli oggetti di consumo, le tendenze, i movimenti, le idee, i modelli culturali. Dalla pornografia al bipolarismo perfetto in politica passando per il gender, il femminismo, le primarie di partito, tutto è americano, prima ancora che nostro. Così anche l’omosessualismo militante. Tutto iniziò nel 1969 con i moti di Stonewall a New York quando i poliziotti statunitensi irruppero nel bar gay situato a Christopher Street nel Greenwich Village. Da lì, giugno è diventato il mese della violenza QILGBT (Queer, Intersessuali, lesbiche, Gay, Bisessuali, Trans). Ogni anno una kermesse arcobaleno, il Gay Pride, invade le città di tutto il mondo, baciata dalla sponsorizzazione di grosse multinazionali rigorosamente soprannominate “gay-friendly”. Alla faccia della discriminazione. Quest’anno a Roma pagano Vitasnella, Ceres, BAM Energy drink, Air Berlin con la benedizione del sindaco Ignazio Marino.
“I diritti dob­biamo pren­der­celi”, dice Andrea Mac­ca­rone, portavoce del Roma Pride. Su uno dei tanti carri c’è uno stri­scione diviso a metà, da una parte c’è “#ilverso giu­sto”, con l’elenco dei Paesi con le leggi più avan­zate (Francia, Irlanda, Spagna, Belgio, Olanda, Danimarca, Svezia, Finlandia, Inghilterra, ecc.); dall’altra il “#verso sba­gliato” con Iran, Cina, Rus­sia… In mezzo c’è la fac­cia di Renzi con sotto tre grandi punti interrogativi. Da che parte della storia sta il premier si chiedono i manifestanti? Con il Progresso o la Reazione? Con la civiltà o le barbarie? Con i lumi o l’oscurantismo?  “L’attuale discus­sione parlamentate non mi sod­di­sfa assolutamente», commenta il lea­der di Sinistra Ecologia e Libertà Nichi Ven­dola, ricor­dando il refe­ren­dum irlan­dese e il voto dell’europarlamento sulle fami­glie omogenitoriali. “La poli­tica dia rispo­ste a una società che cam­bia”, twitta il pre­si­dente della camera Laura Bol­drini.
Ma più che una manifestazione sembra una vera e propria passerella folkloristica in cui la degenerazione antropologica ha preso il sopravvento. Sfilano uomini in mutande, donne in perizoma, bambini deportati dai genitori con cartelli contro l’omofobia, carri con banane appese. Il Gay Pride segna così la frontiera che separa l’omosessualità dall’ideologia gay. L’omosessuale rimane stabile nel suo sesso e mantiene le sue passioni nell’ambito dell’intimità. La non rivendicazione del suo orientamento sessuale non è frutto della paura di essere discriminato ma una scelta ragionata che vuole rimanere invisibile allo Stato perché lo Stato non deve entrare nella sua camera da letto. Il gay invece si muove nell’universo opposto cercando di integrare, nel caso maschile, le virtù femminili (e viceversa): voce, abbigliamento, gestualità. Con un atteggiamento ostentatorio e discriminante questo non tollera l’intolleranza e abbisogna dell’accettazione forzata, impone il suo diritto all’accettazione come normalità legittimando l’irruzione dello Stato anche nella sfera privata. La violenza dell’ideologia gay si manifesta, nel Pride come altrove, nella volgarizzazione, nell’eccesso e nella perversione collettiva. Gli omosessuali vengono di conseguenza presi in ostaggio da questi degenerati che in realtà non fanno altro che ridicolizzare la loro intimità e diffondere tra la gente comune – che è per natura tollerante – un sentimento di omofobia. Il Gay Pride dice di parlare a nome della totalità degli omosessuali. In realtà sono soltanto i portavoce della lobby QILGBT. Una lobby tutt’altro che discriminata. 

2 commenti:

  1. Eeeeh sì sì... Proprio Sangiovannipaolosecondo c'è da evocare... Quello dei plotoni di ballerini mutandati in San Pietro! Un pezzo da novanta! Ma non c'è più nessuno che sia capace di parlare di un Santo genuino come, che so io, un Curato d'Ars, un Francesco di Sales, una Caterina da Genova?! No! Woodoojtyla bisogna pescare! Il Blissett di Cracovia...

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  2. ma i servizi sociali come possono permettere che questo bambino si esibisca oscenamente senza intervenire nella realtà che visibilmente lo ha deviato nei comportamenti togliendolo dalla "famiglia"?se questo è l'esempio di bambino cresciuto fra i gay cosa c'è da aspettarsi cresceranno una mandria di porci!poveri bimbi !!!proprio un bello esempio di tutela dei minori!!!

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