ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 17 agosto 2015

Fanno quel che dico..?

Il Papa predica un mondo che non c'è

Bergoglio se ne frega dei costi dell'accoglienza. La politica non può perché deve rispondere all'etica della responsabilità

Ciò che separa la predicazione pontificia della «dottrina dell'accoglienza» (degli immigrati) dalle istituzioni pubbliche italiane, apparentemente sorde a tale dottrina, si chiama etica della responsabilità.
È, cioè, il calcolo dei costi economici e sociali che le istituzioni fanno dell'adesione alla dottrina dell'accoglienza e, al tempo stesso, la constatazione dell'indifferenza del Papa per tali costi.
Papa Francesco se ne frega dei costi perché proietta apparentemente la remunerazione morale dell'adesione alla dottrina in quella entità metafisica che chiamiamo Paradiso. Le istituzioni pubbliche non posso fregarsene perché a fondamento della politica c'è, appunto, l'etica della responsabilità, il laico e realistico calcolo delle conseguenze delle proprie azioni. È, inoltre, perfettamente inutile che alcuni laici invitino la Chiesa a farsi carico dell'immigrazione accogliendola, ad esempio, nei giardini vaticani, perché, nella fattispecie, la Chiesa ragiona esattamente come le istituzioni pubbliche, cioè non prende neppure in considerazione la provocazione perché ne calcola i costi e non li vuole affrontare. Il Papa dovrebbe sapere che non può chiedere alla politica di non tenere conto del fondamento morale sul quale essa si fonda e che si chiama etica della responsabilità, cioè il calcolo delle conseguenze di ogni propria azione, se non vuole passare, agli occhi di chi fa politica, come un cinico opportunista. La separazione fra la predicazione pontificia della dottrina dell'accoglienza (degli immigrati) e il realismo delle istituzioni pubbliche segnala la distanza che corre fra questo pontificato e la realtà effettuale. Il mondo è quello che è, ed è perfettamente inutile, per non dire concettualmente disonesto, che Papa Francesco ne immagini uno che non c'è e faccia carico alla politica di non tenerne conto.
L'accusa pontificia alle istituzioni pubbliche allontana la Chiesa dagli stessi credenti che vivono la loro fede come cittadini dello Stato moderno e interpretano le parole del Papa come una manifestazione di disonestà e di opportunismo intellettuali; è, in buona sostanza, un errore che il Papa commette ignorando il mondo come è, predicandone uno che non c'è e in nome del quale accusa poi la politica di non tenerne conto. Non è solo una questione di linguaggio. È una questione di sostanza che distingue la Chiesa dallo Stato, laico e contemporaneo. La politica non può abdicare all'etica della responsabilità senza rinnegare se stessa e la prova la offre la stessa Chiesa quando fa orecchie da mercante ai laici che la invitano a farsi carico dell'immigrazione ospitandola nelle proprie sedi, come, ad esempio, i giardini vaticani. La Chiesa, di fronte alla provocazione, reagisce esattamente come fanno le istituzioni politiche - rivelando di essere essa stessa una istituzione politica. Ne calcola i costi e la ignora...
C'è, dunque, una buona dose di ingenuità, da parte dei laici che invitano la Chiesa a fare ciò che essa predica. Ingenuità che rivela l'incapacità di capire che la Chiesa è essa stessa, secolarmente, un'istituzione politica; la quale fa i conti fra ciò che le conviene e ciò che le costa e si comporta di conseguenza. Ecco perché bisogna saper distinguere fra la predicazione di Cristo e i comportamenti terreni della Chiesa, che di quelli si fa forte solo nei confronti degli altri e non affatto di se stessa... Qui, siamo, che piaccia o no ai credenti, su un terreno storico e politico sul quale anche la Chiesa opera nei propri interessi istituzionali. Ecco perché occorre distinguere fra il messaggio di Cristo - che è parola di pietà e di redenzione - e la predicazione della Chiesa, che non è molto distante dai comportamenti di ogni istituzione politica. Un antico proverbio popolare - che rivela una buona dose di verità - suggerisce di fare come il prete dice, non come il prete fa. Non dico lo si debba seguire alla lettera, ma tenerne realisticamente conto non sarebbe poi tanto sbagliato.
piero.ostellino@ilgiornale.it




papa-francesco
http://www.ilgiornale.it/news/politica/papa-predica-mondo-che-non-c-1160729.html


IMMIGRAZIONE: DOMINE VOBISCUM…


DI ROSANNA SPADINI
comedonchisciotte.org
«Carissimi fedeli, oggi nessuno si sente responsabile dei migranti che muoiono in mare. Abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna, siamo caduti nell'atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parla Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo “poverino”, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro. E con questo ci sentiamo a posto … La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza e all'anestesia del cuore. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro! ...»
«Siamo diventati una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del "patire con” ... Domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell’anonimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada a drammi come questo. Chi ha pianto?». Queste in sintesi le parole di Papa Francesco a Lampedusa l'8 luglio 2013.
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Papa Francesco a Lampedusa. Il Papa è salito a bordo di una motovedetta della Guardia costiera, accompagnato da un corteo di barche di pescatori e, di fronte al porto, ha lanciato in mare una corona di fiori, in ricordo dei migranti che hanno perso la vita nelle traversate. Sul molo Favarolo, intanto, il gruppo di 50 profughi ha intonato canzoni di preghiera dedicata a Maria in suo onore. Il Papa è arrivato e li ha salutati uno ad uno, stringendo le loro mani.
Di rimbalzo il Washington Post, circa un anno dopo commenta l'operazione Mare Nostrum messa in campo dal governo di Enrico Letta a fine 2013 dopo il naufragio di Lampedusa, titolando: "Grazie a papa Francesco l'Italia ha adottato una delle politiche più progressiste del mondo. L'Italia è una nazione che, spronata dalle parole di Papa Francesco, ha spalancato le porte del continente ai profughi delle guerre e ai disperati dell'Africa e del Medio Oriente … Anche l'Italia, un tempo, stringeva accordi con i regimi autoritari del Nordafrica per fermarli prima che partissero. Ancora sono in vigore accordi di rimpatrio con l'Egitto e la Tunisia, a meno che non si tratti di minori o meritevoli di asilo politico …"
Dunque ciò che ha fatto cambiare la politica italiana nei confronti degli sbarchi, secondo il Washington Post, sembrerebbe essere stato il viaggio del Papa nell'isola e il suo monito rivolto alla crudeltà degli uomini che sono indifferenti e crudeli verso i fratelli che soffrono. “Mare nostrum” infatti è stata un’operazione militare e umanitaria decisa dal governo Letta, iniziata ufficialmente il 18 ottobre 2013, per affrontare l’aumento del fenomeno migratorio verificatosi nella seconda metà dell’anno, e a seguito del naufragio del 2/3 ottobre, quando una barca con a bordo circa 500 migranti naufragò vicino all’Isola dei Conigli, causando la morte di 366 persone.
La manovra consisteva in un massiccio potenziamento dei controlli e aveva sostanzialmente due obiettivi: «garantire la salvaguardia della vita in mare» e «assicurare alla giustizia coloro che lucrano sul traffico illegale di migranti». All’operazione partecipavano personale e mezzi navali e aerei della Marina Militare, Aeronautica Militare, Guardia di Finanza, Carabinieri, Capitaneria di Porto, e sulle navi era presente anche il personale esperto per l’identificazione dei migranti direttamente a bordo e uno staff medico per i controlli e gli interventi sanitari d'urgenza.
Mare Nostrum venne poi sostituita dall’operazione europea Triton, partita il 1 novembre 2014, cui partecipano 29 paesi, ed è stata finanziata dall’Unione europea con 2,9 milioni di euro al mese: circa due terzi in meno di quanti erano destinati a Mare Nostrum. Inoltre Triton prevede il monitoraggio delle acque internazionali solamente fino a 30 miglia dalle coste italiane, perché il suo scopo principale sarebbe il controllo della frontiera e non il soccorso.
Dunque l'emozione provocata dalle stragi di migranti e dagli interventi umanitari del Papa sembra aver prodotto la scelta politica del governo Letta. Ma un governo democratico, espressione di uno stato laico, dovrebbe agire politicamente secondo etica emozionale o secondo razionalità istituzionale? Le scelte politiche   del governo italiano hanno bisogno delle suadenti ed edificanti omelie del Papa o dovrebbero essere giurisdizionalmente autonome? Sembra di assistere al rigurgito indecente di uno stato confessionale, che condivide, confonde i confitti d'interessi tra i due poteri, quello spirituale e quello temporale. L'alleanza oscena fra trono ed altare si è rinnovata ancora un volta, come è sempre avvenuto nella storia italiana. Nel medioevo contemporaneo, ponendo la questione in altri termini, il governo ha avuto bisogno della legittimazione del pontefice per prendere decisioni che l'opinione pubblica non avrebbe accettato così volentieri.
La morente sovranità politica ha preteso l'investitura da parte della sacralità della chiesa, così come avveniva nei secoli scorsi, quando l'investitura regale richiedeva la legittimazione sacra da parte del pontefice, espressione di Dio sulla terra. E poi, spalancate le porte dell'oriente, dopo che abbiamo esportato guerra e morte, in nome della democrazia, era logico che i benemeriti destinatari delle nostre attenzioni civilizzatrici sarebbero corsi ai ripari, cercando l'ospitalità tradita direttamente a casa nostra. Insomma a pensar male spesso ci si azzecca, diceva un tizio, denominato Belzebù, e dietro alle disgrazie della povera gente si celano mille truffe.
Intanto ha pensato male anche qualcun altro, per esempio Maurizio Blondet, riporta la posizione di due importanti voci dell'ordo-capitalismo imperante: Libération e il New York Times, di cui il primo, posseduto dalla famiglia Rothschild, proporrebbe di legalizzare l'immigrazione, perché solo così si potrebbero scardinare le mafie che lucrano sul business delle migrazioni, e il secondo sentenzia in questo modo: «Ciò che spinge gli immigrati nelle braccia dei criminali sono proprio le politiche dell’Unione Europea, che tratta l’immigrazione non come una necessità umana ma come una questione penale da reprimere … da 30 anni stanno costruendo la fortezza europea. Occorre invece smantellare la fortezza europea e aprire strade legali all’immigrazione.»
Quindi per capirci, la fortezza europea dovrebbe aprire i suoi ponti levatoi a tutti coloro che vogliono entrare, perché così pretendono le grandi corporation globali, che necessitano per la loro ingordigia di manovalanza a basso costo, di professionalità dequalificate, di massacri sociali e di guerra tra poveri. La crisi migratoria nel Mediterraneo pone l'Europa di fronte a una tragica realtà che da tempo ha preferito negare, divisa tra valori umanitari, veri o fasulli, e xenofobe pressioni politiche di movimenti populisti, che stanno guadagnando terreno nei sondaggi.
Ma nella perenne alleanza fra trono ed altare, gli interessi vaticani e neoliberisti sembrano perfettamente coincidere, infatti anche il giornale del Vescovi, il celeberrimo Avvenire, noto per i 4.355.324,42 di euro di fondi pubblici, invoca un altro Mare Nostrum e annuncia in prima pagina la partenza di migranti dall'Africa, come fosse un’agenzia viaggi, mentre chi gestisce le trattative direttamente dal Vaticano, è un sacerdote molto attivo nel merito, Don Zerai.
Secondo poi un servizio diAdib Fateh Ali per Piazzapulita, girato sulla vasta organizzazione del traffico dei migranti, gli scafisti sponsorizzano il loro business anche su facebook, proponendosi come vere e proprie agenzie di viaggio con prezzi, rotte, orari di partenza e pacchetti per tutte le tasche. Benché la mancanza di documenti per un migrante non sia un problema, il costo del viaggio arriva fino a 6mila dollari, con uno sconto del 50% per i bambini. «Il pagamento avviene presso un ufficio di assicurazione – afferma il trafficante intervistato – ce ne sono diversi: a Istanbul, a Smirne.»
Ecco che, come dice Beppe Grillo sul suo blog: «I clandestini sono il nuovo oro nero per le mafie e per le cooperative, non vengono identificati anche per anni, nonostante le norme internazionali per i profughi siano di tre settimane, e stazionano sul nostro territorio con costi pari a 1.050 euro al mese che ovviamente non vanno a loro, ma alle mafie e ai politici di collegamento. E' una sorta di finanziamento clandestino alle cooperative collegate con i partiti e con le mafie.» Questo è parte del disastro sociale che molti non conoscono, perché le tv nicchiano, ed un caso particolarmente esplosivo è quello del centro di accoglienza di Cara di Mineo (CT), che può contenere 4.000 persone, è il più grande centro di accoglienza d'Italia, ma dei 4.000 ospiti da statistiche sulle identificazioni non più di 1.000 sono profughi, gli altri sono clandestini che dovrebbero essere rimpatriati, ma se lo fossero sarebbe finito il bengodi per molti.
A proposito poi del caso specifico del Cara di Mineo, il procuratore della Repubblica di Caltagirone Giuseppe Verzera il 24 luglio dice: «Quello sul Cara di Mineo, è un caso di Stato, e non è un'indagine unitaria, ma si compone di molteplici filoni che vanno dal caso parentopoli delle assunzioni, alle irregolarità dell'appalto, alle eventuali turbative d'asta. Stiamo valutando tante situazioni. Quello che c'è nel calderone principale ovviamente non lo posso dire. Oggi con i parlamentari Ue - ha proseguito - si è discusso del fatto che molti di questi migranti, specialmente quelli di nazionalità siriana, eritrea, somala, stanno un giorno soltanto, non si fanno fotosegnalare e poi se ne vanno, ma vengono pagati lo stesso come se fossero presenti cinque giorni». «Si è discusso - ha continuato - anche di un appalto dichiarato illegittimo dall'Anticorruzione perché sostanzialmente è un appalto da 100 milioni di euro, assegnato all'unica impresa che poteva prenderselo, la Pizzarotti, per cui avviene un caso paradossale, perché la Pizzarotti, che fa parte dell'Ati, é anche la proprietaria degli alloggi del Cara e quindi la stazione appaltante di cui fa parte la Pizzarottì paga l'affitto a se stessa.»
Ogni immigrato allora costa allo Stato tra i 25 e 50 euro al giorno per la sua accoglienza nei vari centri. Naturalmente i soldi non entrano mai nelle tasche del singolo migrante,bensì in quelle delle cooperative (bianche, rosse e nere), attraverso assegnazioni dirette ben studiate a tavolino da faccendieri, che si prodigano per alimentare il business truffaldino. Il sistema naturalmente muove anche un enorme numero di posti di lavoro e quindi diventa anche bacino di reclutamento di voti preziosi. Tre piccioni con una fava: posti di lavoro, soldi / mazzette, e anche voti.
Quindi gli interessi che girano intorno all'immigrazione sono molteplici e coinvolgono diverse agenzie operative, per di più la Legge Bossi-Fini, in vigore dal 2002, non ha risolto i problemi più urgenti, se mai li ha aggravati, perché grazie all'art. 33, sono stati sanati 750mila immigrati irregolari, e non c'è stato nemmeno un condannato per reato di clandestinità, infatti tutte le condanne si sono tramutate in pene pecuniarie, dai 5mila ai 10mila euro, ma succede che gli immigrati non pagano una lira e rimangono quindi a piede libero in giro per l'Italia, solo l'11% è stato rimpatriato. Come ricordato dal SAP, il Sindacato Autonomo di Polizia, con il “reato d’immigrazione clandestina” voluto da Lega-Forza Italia-FdI: “Un clandestino rimane nei Centri di identificazione ed espulsione cinque mesi in media e ci costa 7mila euro.” L’89% dei clandestini non viene quindi espulso grazie alle norme volute dalla Lega, che quando era al governo ha firmato il trattato di Dublino III, che impone all’Italia di accollarsi i rifugiati che giungono nel nostro Paese come primo approdo.
Anche nell'ambito di Mafia-Capitale gli inquirenti parlano della “possibilità di trarre profitti illeciti immensi… paragonabili a quelli degli investimenti realizzati in altri settori criminali, come lo spaccio di stupefacenti. Un'intercettazione emblematica è stata quella di Salvatore Buzzi mentre parla con Pierina Chiaravalle, sua stretta collaboratrice: “Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno”.
Dunque carissimi fedeli, abbandonatevi fiduciosi nelle braccia amorevoli della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, perché lei veglia su di voi, e oggi è più che mai attiva nell'impegno politico, guardate negli occhi di ogni migrante e vedrete gli occhi di Cristo, donate con generosità l'8 per mille (nel 2014 superiore al miliardo e 50 milioni di euro), fate donazioni in abbondanza, e siate modesti, altruisti e caritatevoli, perché …..
gli ultimi saranno i primi.
Pace e bene a tutti, urbi et orbi … amen
Rosanna Spadini
17.08.2015

Riferimenti
http://www.huffingtonpost.it/2014/09/10/immigrati-washington-post-papa-francesco-politica-progressista_n_5798076.html
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/07/24/news/immigrazione_delegazione_ue_in_sicilia_ispezione_al_cara_di_mineo-119743144/
https://www.washingtonpost.com/world/europe/migrant-crisis-hits-europe/2014/09/09/5dd8012d-cbe0-4a8a-895a-033d5a6794f6_story.html?Post+generic=%3Ftid%3Dsm_twitter_washingtonpost
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12/02/mafia-capitale-buzzi-immigrati-si-fanno-soldi-droga/1245847/
http://www.huffingtonpost.it/2013/07/08/papa-francesco-lampedusa-visita-migranti_n_3559527.html
http://www.liberation.fr/monde/2015/04/21/mediterranee-ce-qu-il-faut-changer_1257112
http://www.liberation.fr/monde/2015/04/21/vendre-des-visas-aux-travailleurs_1257107
http://avvenire.ita.newsmemory.com/publink.php?shareid=51013423d#.Vcn_LwuHDmM.facebook
http://voxnews.info/2015/02/12/business-is-business-giornale-dei-vescovi-invoca-piu-clandestini/
http://voxnews.info/2015/04/25/agenzia-viaggi-per-ricchi-clandestini-su-facebook/
http://www.beppegrillo.it/2015/08/i_clandestini_sono_il_nuovo_oro_nero.html
http://www.maurizioblondet.it/legalizzare-limmigrazione-ordina-rothschild/
http://www.ilpost.it/2015/04/20/differenze-triton-mare-nostrum/
https://www.youtube.com/watch?v=WdpL-SVklwo
http://voxnews.info/tag/mare-nostrum/

 http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15445
(a cura Redazione "Il sismografo")
Emigranti italiani annegati dopo l'affondamento della nave Sirio
(Luis Badilla) Secondo le indagini e i racconti del prestigioso “Museo nazionale dell'emigrazione italiana”, anni fa, quando erano gli italiani a emigrare, prima verso l'Europa e poi verso gli Stati Uniti d'America e altri Paesi dell'emisfero americano, "al trasporto dei migranti erano assegnate le carrette del mare, con in media 23 anni di navigazione. Si trattava di piroscafi in disarmo, chiamati 'vascelli della morte', che non potevano contenere più di 700 persone, ma ne caricavano più di 1.000, che partivano senza la certezza di arrivare a destinazione". Infatti, molti emigranti italiani che fuggivano dalla fame, dalla miseria, dalla mancanza di lavoro e anche dalle guerre - come accade oggi nel caso di migliaia e migliaia di  africani e asiatici - , finirono la loro povera vita nel fondo dell'oceano o le loro salme sono state seppellite con una triste lapide: "N.N."

Oggi l'Italia affronta, con l'insopportabile indifferenza di quasi tutti i Paesi fratelli dell'Europa, fenomeni umani e sociali quasi identici a quelli che videro, tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, sette milioni e mezzo di italiani emigrare alla ricerca di un futuro almeno dignitoso per se e per i figli. Quest'immane tragedia italiana per alcuni sembrerebbe solo una piccola parentesi e spesso viene rimossa dalla memoria come tutto ciò che dà fastidio, fa soffrire o non si è in grado di elaborare. Il peggio è che una tale obbrobriosa amnesia per non pochi è una sorta di alibi al proprio egoismo.
Dei morti nel Mediterraneo non abbiamo cifre complessive precise. I dati sono parziali. Comunque sono dati sconvolgenti di fronte ai quali serve solo umanità e pietà. Secondo “Fortress Europe”, "dal 1988 sono morte lungo le frontiere dell'Europa almeno 21.439 persone. Di cui 2.352 soltanto nel corso del 2011, almeno 590 nel 2012, 801 nel 2013 e già 2.086 nei primi nove mesi del 2014. Il dato è aggiornato al 4 ottobre 2014 e si basa sulle notizie censite negli archivi della stampa internazionale degli ultimi 26 anni." (1) Giorni fa l'Oim (Organizzazione internazionale migrazioni) in un suo rapporto sottolineava che il totale delle vittime nel Canale di Sicilia, la rotta più letale, segna un drammatico record: almeno 2.300 morti annegati dall'inizio del 2015.

Quando si era costretti a "fuggire" dall'Italia per sopravvivere
Luca Rigamondi in un'indagine per Tgcom ricorda: "Dal 1876 al 1915 furono ben 14 milioni gli italiani che, armati solo di speranza e di una valigia di cartone, lasciarono tutto per cercare fortuna altrove. E se per i primi 10 anni il viaggio era più semplice, perché la destinazione preferita era l'Europa, a partire dal 1886 gli italiani cominciarono a imbarcarsi per raggiungere l'America: nei quarant'anni dell'emigrazione di massa, 7 milioni e 600mila italiani attraversarono l'Atlantico diretti inizialmente in Argentina e poi anche in Brasile e Stati Uniti. La traversata avveniva, se possibile, in condizioni addirittura peggiori di quelle che oggi si riscontrano quotidianamente sulle barchette che partono dalla Libia dirette verso Lampedusa".
Non pochi emigranti italiani partivano vivi, ma arrivavano morti perché non riuscivano a sopravvivere alla fame, alla malnutrizione o alle orrende condizioni igienico sanitarie. Il Museo nazionale dell'emigrazione ricorda e documenta come sul piroscafo "Città di Torino" nel novembre 1905 ci furono 45 morti su 600 imbarcati; sul "Matteo Brazzo" nel 1884 20 morti di colera su 1.333 passeggeri (la nave venne poi respinta a cannonate a Montevideo per il timore di contagio); sul "Carlo Raggio" 18 morti per fame nel 1888 e 206 morti di malattia nel 1894; sul "Cachar" 34 morti per fame e asfissia nel 1888; sul "Frisia" nel 1889 27 morti per asfissia e più di 300 malati; sul "Parà" nel 1889 34 morti di morbillo; sul "Remo" 96 morti per colera e difterite nel 1893; sull’"Andrea Doria" 159 morti su 1.317 emigranti nel 1894; sul "Vincenzo Florio" 20 morti sempre nel 1894.
Alcuni naufragi
Luca Rigamondi racconta: "Le pessime condizioni delle imbarcazioni utilizzate per trasportare la "tonnellata umana", come veniva chiamato il carico di emigranti, anche un secolo fa provocavano spesso sciagure come quella avvenuta al largo della Libia: 576 italiani (quasi tutti meridionali) morti il 17 marzo 1891 nel naufragio dell'"Utopia" davanti al porto di Gibilterra; 549 morti (moltissimi dei quali italiani) nella tragedia del "Bourgogne" al largo della Nuova Scozia il 4 luglio 1898; 550 emigrati italiani vittime, il 4 agosto 1906, del naufragio del "Sirio" in Spagna; 314 morti (secondo la conta ufficiale, ma per i brasiliani le vittime furono più di 600) nel naufragio della "Principessa Mafalda" il 25 ottobre 1927 al largo del Brasile."
La "Principessa Mafalda" 
"Proprio quella della "Principessa Mafalda" è la peggior sciagura che abbia mai colpito gli emigranti italiani. Varata il 22 ottobre 1908 ed entrata in servizio il 20 marzo 1909. In occasione dell'ultimo viaggio prima del disarmo e dello smantellamento, la nave partì da Genova l'11 ottobre 1927 con a bordo 1.259 persone, tra le quali diversi migranti siriani ma soprattutto numerosi emigranti piemontesi, liguri e veneti. Il piroscafo, che secondo la società armatrice era in perfette condizioni, in realtà non era più considerato sicuro dagli addetti ai lavori dopo vent'anni di scarsa manutenzione e di usura. Tanto che, solo nel tratto di Mediterraneo verso Gibilterra, la nave subì 8 guasti ai motori, uno alla pompa di un aspiratore, uno all'asse dell'elica di sinistra, uno alle celle frigorifere. Dopo una navigazione relativamente tranquilla nell'Atlantico, e nonostante il comandante, a causa di continue vibrazioni al motore di sinistra, avesse inutilmente chiesto alla compagnia di trasbordare i passeggeri su un altro transatlantico, il 25 ottobre la nave era a 80 miglia al largo della costa del Brasile, tra Salvador de Bahia e Rio de Janeiro. La "Principessa Mafalda" procedeva a velocità ridotta e visibilmente inclinata verso sinistra, quando alle 17.10 venne percepita una forte scossa: l'asse dell'elica sinistra si era sfilato e, continuando a ruotare per inerzia, aveva provocato un enorme squarcio nello scafo. E l'acqua, dopo aver allagato la sala macchine, invase anche la stiva poiché le porte stagne non funzionavano correttamente. Lanciato l'SOS, le navi accorse si fermarono però a distanza temendo che la caldaia del piroscafo italiano potesse esplodere, e non fu possibile comunicare loro che il pericolo era stato scongiurato aprendo le valvole del vapore perché l'unico generatore di corrente presente a bordo era stato danneggiato dall'acqua impedendo così l'uso del telegrafo. Poco dopo le 22, quando la nave restò completamente al buio, a bordo scoppiò il panico: il capitano fece calare le scialuppe di salvataggio, ma a causa dell'inclinazione a sinistra quelle di dritta colpirono lo scafo andando in pezzi. Di quelle calate in mare, molte erano danneggiate e imbarcavano acqua; altre vennero prese d'assalto e si ribaltarono. Molti passeggeri si tuffarono cercando di raggiungere a nuoto le navi di soccorso, e alcuni di loro vennero divorati dagli squali; mentre altri si suicidarono, sparandosi pur di non morire annegati. Secondo i dati ufficiali forniti dalle autorità italiane (le quali - si era in pieno regime fascista - minimizzarono il disastro, parlando inizialmente di poche decine di vittime solo tra l'equipaggio) i morti furono 314, ma i sudamericani diedero un numero di morti più che doppio, ben 657. Ancor oggi, però, non è chiaro quanti furono i migranti italiani che persero la vita a bordo del "Titanic italiano", una carretta del mare sulla quale si erano imbarcati sognando un futuro migliore." (Luca Rigamondi)

*** 
(1) Per consultare la documentazione di Fortress Europe dal 1988.

Immigrazione, Bagnasco: "Tragedia umana, ma l'Onu?"

Il presidente Cei risponde indirettamente alle critiche di Salvini e ribadisce il ruolo della chiesta italiana nella gestione dei migranti. Gasparri attacca  monsignor Galantino: "Inadeguato, lui e Renzi causano stragi continue". Toti: "L'Italia non ha risorse per aiutare tutti"



GENOVA - Dopo la stoccata ai vescovi del leader della Lega Matteo Salvini sul tema immigrazione, la risposta arriva per bocca del cardinale Angelo Bagnasco, presidente Cei, che ha ribadito il ruolo fondamentale svolto dalla chiesa italiana nella gestione dei migranti. "L'immigrazione di migliaia di persone non fa onore alla nostra civiltà in particolar modo a quella occidentale - ha detto l'arcivescovo di Genova dopo un incontro con i profughi presso il seminario arcivescovile del capoluogo ligure -  ed è una vergogna per tutta la coscienza del mondo ma può e deve essere anche una sfida da affrontare con serietà". Secondo Bagnasco, la Chiesa in Italia cerca "di corrispondere a questa situazione umanitaria in collaborazione e su richiesta delle autorità competenti come meglio possibile".

Il cardinale ha lanciato inoltre un appello all'Onu: "Mi chiedo - ha aggiunto-  se questi organismi internazionali come l'Onu, in modo particolare, che raccoglie il potere politico ma anche il potere finanziario, hanno mai affrontato in modo serio e deciso questa tragedia umana".

L'attacco di Salvini ai vescovi ha imbarazzato non poco anche parte del centrodestra cattolico. Unica ecccezione il senatore di Fi Maurizio Gasparri, che ha criticato duramente il segretario della Cei Nunzio Galantino, definendolo "inadeguato per il suo ruolo", e ha attaccato la "linea Renzi-Galantino sull'immigrazione, che è causa di stragi continue". Altri esponenti hanno invece preso le distanze dal leader leghista. Come il deputato azzurro Gianfranco Rotondi e il suo collega Osvaldo Napoli, che ieri ha condannato duramente l'uscita del capo del Carroccio.

Critico nei confronti della politica del governo Renzi sull'immigrazione è invece il governatore della Liguria Giovanni Toti, che si smarca da Salvini ma al tempo stesso difende le posizioni del centrodestra: "In un Paese in grave difficoltà come l'Italia questa ondata migratoria crea un problema serio, se la politica lo sottovaluta e continua a minimizzare non fa il suo mestiere", ha detto a margine di una visita al carcere di Marassi a Genova. "Chi accusa a sproposito il centrodestra di cinismo o faciloneria sull'immigrazione è fuori strada - ha aggiunto Toti - è cinico chi fa intravedere una vita migliore a persone a cui non possiamo dare nulla di più di una vita grama che li conduce ai margini della società e alla delinquenza".

"Occorre ribaltare le politiche sull'immigrazione in Italia, avere il coraggio di dire che non ci sono le risorse per aiutare tutti - ha concluso il presidente della Regione Liguria-. San Martino quando divise il famoso mantello lo diede a un povero, non lo divise in mille brandelli a migliaia di poveri, perché non avrebbe scaldato nessuno".

Il cuoco non concede il bis: tre nigeriani lo accoltellano

La Prefettura di Brescia allontana tre immigrati che avevano ferito con un coltello il cuoco del centro di prima accoglienza che non aveva concesso loro il bis


Nel centro di prima accoglienza Pampuri di Brescia tre nigeriani richiedenti asilo pretendevano che il cuoco della struttura concedesse loro un secondo piatto di pasta. Davanti al suo rifiuto, però, lo hanno colpito con un coltello ferendolo. Per questo motivo la Prefettura di Brescia li ha allontanati
"Le regole dell’accoglienza prevedono che chi aspira ad ottenere lo status di rifugiato rispetti i principi della convivenza" ha detto il prefetto di Brescia Valerio Valenti, che ha poi aggiunto: "Chi agisce con violenza è fuori dai nostri centri. Chi sbaglia paga".

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