ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 17 agosto 2015

"Il Signore Gesù non era pessimista"..noi un pò..°!

“ Non possiamo essere pessimisti, perchè il Signore Gesù non era pessimista”. L’Arcivescovo cattolico di rito siriaco Jacques Hindo lo dice con coraggio. In un colloquio con CNA il presule titolare della Arcieparchia di Hassake-Nisibi in Siria, al confine con la Turchia, racconta come è avvenuto il rilascio di 22 ostaggi da parte degli miliziani dell’ Isis.

“ La maggior parte di loro erano anziani, sono tutto in buona salute. Sono stati rilasciati senza trattative, da un mese non sapevamo più niente. Sapevano che i miliziani chiedevano milioni di dollari ma noi non abbiamo risposto. Poi sono stati loro a prendere l’iniziativa e restituire gli ostaggi. Ora non sappiamo cosa pensare, sembra un buon segnale. Per un mese i miliziani hano cercato di conquistare Hassakè senza riuscirci e forse questa liberazione è un segnale, un messaggio, come una droga per noi così ci rassicurano e non restiamo vigili e possono tentare un altro attacco.”
L’arcivescovo guida insieme ad altri cristiani della città un piccolo gruppo di 120 volontari che dopo l’attacco di febbraio da parte dell’ Isis si occupa della pulizia e della gestione della città. “ Ci chiamano il municipio cristiano, dice, perchè siamo un punto di riferimento. Abbiamo pulito la città perché si stavano diffondendo le malattie.”
Anche gli aiuti della Caritas e delle agenzie internazionali arrivano poco, ed è la Chiesa locale che si occupa della assistenza ai profughi. Le famiglie assistite dall’Arcieparchia sono circa 4 mila e 300 sono islamiche. “ Noi non facciamo differenze, dice monsignor Hindo, sono appena rientrato da un quartiere dove abbiamo portato medicine, cibo e anche letti. Il problema è che siamo isolati e circondati da nemici. Daesh ( così l’arcivescovo chiama la milizia dell’ Isis) in Iraq, in Siria e poi la Turchia.” Per l’ Arcivescovo la Turchia è un nemico: “ quando c’è stato l’attacco ci ha chiuso le frontiere, ma poi fa passare verso di noi i miliziani. Lo ha fatto varie volte.”
Anche la presenza dei curdi per il vescovo non è un vantaggio: “sono davanti alla chiese, alle case, nelle strade, sui tetti. Ma così il rischio è che i miliziani mandino auto bombe verso questi punti. Noi non volgiamo essere controllati. Molti cristiani si stanno innervosendo per questa presenza armata e vanno via.”
Una situazione difficilissima, esplosiva dove gli equilibri politici e sociali si tengono con difficoltà davanti alle necessità primarie della gente. “ Siamo un progetto di martirio, perché le guerre non sono finite, ma sappiamo che il Signore è con noi. Certo abbiamo paura, ma non è una paura che paralizza, è una paura che ci stimola. Il lavoro del Signore è impressionante. Noi vescovi siamo sempre con le nostre famiglie, abbiamo lasciato la città con loro e siamo tornati in città con loro.
Durante gli attacchi i miliziani erano ad appena 400 metri dal vescovado, dall’altra parte del fiume.”
Un coraggio che viene dalla fede e dall’attaccamento alla propria terra, alle tradizioni. “ Un santo poeta siriaco- dice monsignor Hindo- dice: cantate, cantate è per questo che siete stati creati! E noi lo facciamo, malgrado tutte le angosce, le miserie e le sofferenze.”


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NATO complice ISIS nella vendita di petrolio rubato a Siria e Iraq

Un media tedesco ha rivelato la complicità della NATO nel contrabbando di petrolio rubato dall’Isis (Daesh, in arabo) alla Siria e all’Iraq.
I paesi membri della NATO, in particolare Turchia, Stati Uniti e il Regno Unito, fanno finta di non vedere su queste attività, facilitando la continuazione di questo saccheggio economico. Lo ha riferito il sito web di informazione tedesco DWN.
Inoltre, si aggiunge che il gruppo terroristico Daesh sta beneficiando del furto e della vendita illegale di petrolio, con un profitto di tre milioni di dollari al giorno, per una vendita giornaliera di 45.000 barili di petrolio.
L’Isis ha il controllo del 60% della produzione del siriano e sette dei campi petroliferi dell’Iraq.
La fonte aggiunge che i più stretti alleati di Londra e Washington, come il governo regionale del Kurdistan iracheno e l’Organizzazione di intelligence nazionale della Turchia (MIT), facilitino il contrabbando di petrolio.
Le autorità del Kurdistan iracheno e il governo turco, negano qualsiasi coinvolgimento nel contrabbando di idrocarburi svolto da questo gruppo, evidenziando le misure adottate per rallentare questo traffico.
Nafiz Ahmed, un giornalista del portale di notizie online Middle East Eye, citando una fonte del governo iracheno, che ha parlato a condizione di anonimato, ha sottolineato l’omertà delle autorità curde sulla vendita del petrolio iracheno sul mercato nero.
«Gli USA sanno molto bene ciò che sta accadendo, ma Erdogan ha buoni rapporti con il presidente Obama; Erdogan fa quello che vuole e gli USA approvano», ha aggiunto il funzionario iracheno.
Come ulteriore prova della complicità della NATO, DWN aggiunge che la compagnia petrolifera anglo turca Genel Energy legata ai parlamentari britannici, ha ricevuto un ordine per la fornitura alle raffinerie della società curda Gruop Nokan, che è sospettata di sostenere la vendita illegale di petrolio dell’Isis alla Turchia.
Tra i clienti del greggio rubato all’Iraq e alla Siria figurano alcuni paesi europei che lo comprano ad un prezzo speciale, come indicato alla fine del 2014 dal direttore del Servizio federale di sicurezza russo (FSB), Alexander Bortnikov.
Oltre al contrabbando di petrolio, Daesh ha altre fonti di finanziamento, quali il traffico di organi e la vendita di reperti archeologici e storici.
Traduz.  di Francesco Guadagni  per


CHI FINANZIA L’ISIS IN SIRIA?

  

Ghaleb-Kandil
Secondo Ghaleb Kandil, esperto di geopolitica libanese, la strategia dello Stato Islamico è di vendere petrolio al mercato nero ad altri paesi mediorientali, per proseguire la propria guerriglia
 Ghaleb Kandil, giornalista libanese, è direttore dell’agenzia di stampa New Orient News, analista politico e membro della commissione per l’audiovisivo libanese, presidente del Centro Nuovo Medio Oriente per gli studi strategici di Beirut. ZENIT ha approfittato della presenza dell’illustre esperto di Medio Oriente, intervistandolo durante la sua visita in Italia, in occasione della quale è stato ospite dell’Associazione Amici del Libano.

Il cosiddetto “Stato Islamico” ha occupato Palmira, un sito archeologico di grande importanza e una zona strategica per Damasco. Malgrado la Coalizione Usa, l’IS avanza, come mai?
Palmira è un punto importante per la prossima controffensiva dell’esercito siriano, che sta combattendo lo Stato Islamico su ogni fronte. Nella guerra ci sono obiettivi, ritiri, offensive e controffensive. Diverse zone sono state occupate dai terroristi e liberate dopo mesi. Quello che non viene riportato è il flusso di danaro, di armi e di jihadisti verso la Siria, attraverso il confine turco, giordano e libanese. Questo sostegno umano, militare e finanziario, proviene dalla Turchia, dal Qatar, dall’Arabia Saudita e dalla Giordania. Ogni volta che arriva questo supporto, lo Stato Islamico fa un passo avanti.
Chi finanzia lo Stato Islamico?
Oggi l’Isis è sostenuta finanziariamente dalla Turchia. Come accade? Lo Stato Islamico ruba il petrolio siriano e iracheno, lo trasporta tramite camion verso la Turchia, lo vende dai porti turchi nel mercato nero. Il denaro viene pagato attraverso società turche, alcune delle quali riconducibili perfino a parenti di Erdogan. Il gruppo che è al potere in Turchia prende la sua tangente e il resto di quei soldi finisce nelle casse dell’Isis. Questa operazione è in corso, sotto gli occhi degli Stati Uniti e dell’Onu. E accade ogni ora di ogni giorno. Dal Qatar e dall’Arabia Saudita poi un flusso di finanziamenti arriva all’IS ma anche ad Al Nusra e ai Fratelli Musulmani, che dopo la riconciliazione, fra Arabia Saudita e Turchia, promossa da Usa, hanno riunito i gruppi terroristici sotto il nome di Jaish al Fath, per una nuova escalation di attacchi contro la Siria.
Come sta conducendo la battaglia contro i terroristi l’Esercito siriano?
L’esercito siriano agisce secondo i propri piani. Ha una lista di priorità dei suoi obiettivi, adeguata alle proprie capacità umane e pratiche. Cerca di contenere queste aggressioni e si prepara a lanciare le controffensive. L’esito della battaglia di Qalamon sarà decisivo, liberando la forza di migliaia di militari siriani che ora sono impegnati lì e sono appoggiati dalla resistenza libanese di Hezbollah, forte e al suo fianco, e in prima linea a difesa della Siria e del Libano.
Come si può raggiungere una soluzione per la crisi siriana?
Bisogna fermare ogni attività terroristica, ogni rifornimento di soldi e di armi ai terroristi. Se accadesse l’esercito siriano ci metterebbe pochi mesi per spazzarli via tutti. Chi è che sta impedendo la risoluzione o l’applicazione della risoluzione del consiglio di sicurezza Onu? Gli Stati Uniti, con la strategia di una guerra di logoramento. Infatti tutte le soluzioni nasceranno dai pesi e dagli equilibri locali e dentro l’area. Non credo che con l’eventuale firma dell’accordo nucleare, l’Iran riuscirebbe ad imporre a Washington a rinunciare a questo progetto. Ci vorrebbe uno sforzo più ampio. Non basta l’Iran, insieme alla Russia o alla Cina, bisogna che si aggiungano voci europee.
La divisione della Siria in cantoni su base religiosa: uno stato sunnita, uno sciita, uno cristiano. Questa è una delle folle soluzioni promosse anche in Europa…
In Siria non ci sono i presupposti per una divisione o una spartizione. In Siria c’è una grande massa sunnita popolare che è al fianco del governo. Il presidente Assad non gode solo del consenso halawita o cristiano ma anche all’appoggio della comunità sunnita, perché in Siria c’è un vero stato nazionale. Ma poi c’è, da parte di Assad e del suo governo, una forte volontà politica a mantenere salda l’unità della nazione anche a costo di una lunghissima guerra.
Il Presidente Assad era il nemico da sconfiggere, ora invece, anche se l’Occidente non vuole ammetterlo, è un alleato nella lotta al terrorismo. Quanta ipocrisia c’è?
È vero, per l’Occidente lo Stato Islamico è terrorista ma sottobanco, i potenti chiudono gli occhi riguardo l’appoggio di Erdogan ai terroristi IS, e di Qatar e Arabia Saudita ad Al Nusra, oltre alle organizzazioni terroristiche sostenute e finanziate legate ai Fratelli Musulmani. I Fratelli Musulmani, dapprima legati ai servizi segreti britannici e ora insieme agli americani, sono il fulcro di queste organizzazioni terroristiche. Diversi gruppi di intelligence europei hanno preso contatti in segreto con Damasco, perché i loro governi sono incapaci, miopi, e senza visione.

"Gli Stati Uniti ci finanziano". La rivelazione di un guerrigliero dell'Isis

Un comandante pakistano del Califfato, Yousaf al Salafi, racconta di ricevere soldi dall’America per reclutare giovani terroristi. Sostieni il reportage


La rivelazione, portata alla luce dal The Express Tribune, è arrivata nel corso di un interrogatorio: lo jihadista è stato arrestato dalle forze di sicurezza pakistane – insieme ad altri due guerriglieri – in seguito a un operazione militare a Lahore contro i terroristi.
Si legge: “Nel corso delle indagini l’uomo ha ammesso di ricevere fondi attraverso l’America per far funzionare l’organizzazione e reclutare giovani pakistani da impiegare al fronte in Siria.
La fonte anonima della scioccante confessione racconta inoltre che sia il segretario di Stato americano John Kerry , sia il generale Lyod Austin (a capo del Centcom, Comando centrale delle forze armate a stelle e strisce), sono stati informati di quanto raccontato dal fondamentalista islamico nel corso della loro recente visita a Islamabad, capitale del Paese.
E ancora: “Gli Stati Uniti condannano l’Isis, ma purtroppo non sono in grado di fermare il finanziamento di cui gode il Califfato. Soldi che arrivano proprio dagli yankees. Gli Usa hanno dovuto fugare l’impressione di sostenere economicamente il gruppo per perseguire i propri interessi; per questo hanno lanciato un’offensiva in Iraq, ma non in Siria”.

Isis, chi lo finanzia? Americani e alleati, naturalmente

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In politica estera l’America ha sempre sbagliato tutto. Propaganda di un gruppo radicale anti-Usa? No, parole pronunciate da un candidato repubblicano alla Casa Bianca per le presidenziali 2016. Rand Paul, senatore, libertario, non-intervenzionista, è sicuro che dietro l’ascesa dell’Isis ci sono gli americani, anzi, “un paio di  repubblicani esperti di affari esteri” – Lindsey Graham eJohn McCain (quest’ultimo sconfitto da Obama nel 2008 e oggi guerrafondaio n.1). “Isis è sempre più forte perché i falchi nel nostro partito hanno fornito indiscriminatamente armi agli estremisti”, ha detto a Morning Joe su Msnbc il senatore. “Volevano far fuoriAssad e bombardare la Siria. Sono stati loro a creare questa gente”. E poi: “Tutto quel che i falchi hanno fatto e detto in politica estera negli ultimi 20 anni riguardo a Iraq, Siria e Libia, lo hanno sempre sbagliato”.

La tesi non è inedita. Anzi è storia. L’11 settembre ha cambiato il  corso degli eventi in quanto risultato degli errori di Washington, che in Afghanistan e Pakistan per anni ha finanziato gruppi di insorti per rovesciare i governi locali.
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La situazione oggi è fluida o in stallo, tutti attendono che a giugno sia verificata l’efficacia dell’accordo sul nucleare in Iran impostato da Obama (personalmente credo che la lungimiranza del presidente americano verrà capita solo in futuro). Nonostante Isis resti una minaccia, Obama si guarda bene dall’inviare “truppe sul  campo” per sconfiggere i25.000 terroristi dello Stato Islamico. Non sarà perché nelle fasce ‘manipolabili’ della popolazione (in Italia leghisti e destre ‘di pancia’) l’operazione “alert terrorismo” ha già dato i frutti? Con i video raccapriccianti di decapitazioni o l’abbattimento di reperti archeologici in città storiche, lo scopo è raggiunto: scatenare nelle masse la reazione psicologica paura/odio/voglia di punizione.
Cospirazionismo? Decidete voi. Ma che direste sapendo che la tesi della ‘regia occulta’ ha avuto l’avallo anche ai massimi livelli dell’amministrazione di Washington? Ne ha parlato il n. 2 di  Barack Obama, Joe Biden, vice-presidente degli Stati Uniti. In un discorso tenuto  all’Università di Harvard, in Massachusetts, Biden (notoriamente incline alle gaffe) ha accusato i paesi alleati Usa nel Golfo – Turchia, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Qatar – di non fare abbastanza per combattere Isis e, peggio, di essere loro i finanziatori del gruppo che ha preso il posto di Al-Qaeda (surclassando in un anno i seguaci di Osama bin Laden per brutalità, strategia,  soldi e marketing mediatico).
Basta rileggersi il trascript di un programma andato in onda su Cnnil 7 ottobre 2014 per averne conferma – Joe Biden: “Hanno fatto piovere centinaia di  milioni di dollari e decine di migliaia di tonnellate di armi nelle mani di chiunque fosse in grado di combattere contro Assad, peccato che chi ha ricevuto i rifornimenti erano… al Nusra, al Qaeda e gli elementi estremisti della Jihad provenienti da altre parti del mondo”.
L’amministrazione Obama ha presentato scuse formali e ritrattazioni. Ma in privato, funzionari della Casa Bianca ammettono che “mentre il vice-presidente è stato poco diplomatico, la sua posizione non è errata quando dice che soldi e armi sono finiti nelle mani di estremisti”. Corollario: le frasi dell’unico “uomo onesto a Washington” (come è stato definito Biden) unite alla dichiarazione di Rand Paul sul ruolo dei falchi repubblicani, in pratica ufficializzano l’asserzione secondo cui dietro Isis ci sono i paesi arabi alleati dell’America con la regia del governo di Washington.
Una settimana fa, ulteriore inattesa conferma. Il gruppo conservatore americano “Judicial Watch” ha reso pubblico unrapporto ‘top secret’ della Dia (Defense Intelligence Agency), i servizi segreti del Pentagono. Il documento, 7 pagine, datato 12 agosto 2012, espone il solito errore geopolitico di sempre. La Dia prevede e convalida la creazione di uno Stato islamico per sbarazzarsi del presidente siriano Bashar al-Assad, la cui dittatura – oggi sappiamo – ha causato il  massacro di oltre 200.000 vittime nella guerra civile siriana. Ma la nascita di un “principato salafita” che “unifichi l’estremismo jihad tra sunniti in Iraq e in Siria” non impedisce un’altra accurata previsione: “Assad rimarrà al potere”.
La scorsa estate Isis ha conquistato Mosul in Iraq, il mese scorso ha preso il controllo anche di Ramadi. E da tre giorni  la bandiera nera dello Stato Islamico sventola anche nella storica città siriana diPalmyra.
Il papello desecretato suscita domande inquietanti. Uno, diventa lecito mettere in dubbio gli sforzi che ampliano i poteri statali anti-terrorismo, cioè il monitoraggio di Cia e Nsa da parte del governo Usa, e dei servizi in Uk e altri paesi alleati (anche in Italia per il Giubileo di ottobre). Due, l’Occidente combatte contro un nemico comune che però è nato in laboratorio come il mostro di Frankenstein, grazie a maneggi ed alchimie degli stessi suoi creatori per fini geopolitici inconfessabili. Ecco perché non ha senso continuare a fare gli stessi errori  degli ultimi 20 anni, come dice l’ottimo Rand Paul.

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