ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 13 agosto 2015

Hanno perduto Dio

Morta di libertà. Era solo un topino.

Ha riempito il suo profilo Facebook di proprie foto, la bambina morta a Messina sulla spiaggia. Primi piani dei suoi piercing, la perlina infitta sulla lingua, delle sue pettinature: a cresta, a rasatura alta…tutti per convincersi di esistere, povera sciocca bambina.
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“ Guardatemi, sono qui, sono interessante! Sono dark! “ No poverina, a nessuno interessavi. Le foto che hai postato sono tutti “selfie”, perché chi volevi ti fotografasse, né bella né brutta com’eri? Troppo palesemente fuori posto, ancora bambina, in quel travestimento da dura, con gli occhi infantili che non riuscivano a nascondere lo spavento di essere abbandonata in questo mondo? Eri standard, eri una dei tanti, delle nullità da discoteca. Non hai interessato nemmeno i tuoi “amici” dark, che appena sei caduta in spiaggia se ne sono scappati, e per tre giorni non hanno detto nulla, tremanti come vermi – vermi quali sono, quali sono stati educati a divenire: sballo, egoismo, narcisismo, sensualismo, trasgressione, in una parola, “Libertà”.
Ilaria Boemi in una foto tratta dal suo profilo Facebook. La 17/enne e' stata trovata morta sulla spiaggia del lungomare Ringo a Messina il 10 agosto 2015. +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO? ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L?AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++
Eri una di quelle piccole schiave di queste “Libertà” che ti hanno insegnato i sistemi di persuasione mediatica. La libertà di fare sesso ancor prima di poter provare piacere, perché lo fanno tutte e così si deve fare altrimenti “Il gruppo ti esclude”. La libertà di stare nel gruppo – che è il branco schiavizzatore per eccellenza, luogo in cui le piccole, insignificanti sprovvedute come te, povero topino grigio, sono schiacciate e dominate da esseri ignobili della vostra stessa età, è la catena dove si esercitano le più insopportabili, umilianti angherie…e voi le accettate , ragazzine “liberate”, fate i pompini, prendete la droga, fate tutto quello che vi dice il bulletto o la ganga dei farabuttelli senza onore, perchè altrimenti “vi escludono”; e voi non sapete dove andare. Non avete risorse, né mentali, né morali, per sopportare la solitudine.
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Gridate aiuto: ma – disgraziate ignare nullità – su Facebook, inferno di derisioni ed insulti, un luogo di giudizi spietati che feriscono e uccidono, dove centinaia di migliaia di insignificanti topini come te si propongono come “interessanti” perché “amo Lady Gaga  Solar Sonika, Fabri Fibra, Rancore & dj Myke.”  Passioni insignificanti per finzioni insignificanti.
Bisognava che qualcuno ti guidasse. Qualcuno ti disciplinasse, sapesse darti una direzione, un orgoglio di non buttarsi via perché papà e mamma ti amano, sei importante per loro; che ti vietasse quelle che un tempo i genitori chiamavano “le cattive compagnie”. Prendendosi magari i tuoi urli, le tue ribellioni, le tue insopportabili scenate di sprovveduta che è piena di paura di vivere. Un mestiere di genitori.
A proposito, dove erano i tuoi genitori? Per tre giorni, i giornali non hanno detto nulla. la polizia trova un corpicino sulla spiaggia, un corpicino di nessuno – un piccione morto, un topino grigio – e non riesce subito a sapere chi è. Ci mette qualche giorno, la polizia, a risalire agli amici scappati, che s’erano rintanati in casa senza dire nulla in famiglia. Risalgono alla spacciatrice dalle descrizioni dei dark, duri ormai ridotti a topastri tremanti, che spifferano ed accusano subito: “Noi? No. La droga l’ha passata una coi ricci viola…”. Una che i genitori avevano denunciato per droga, che avevano cacciato di casa.
Ma i tuoi genitori, topino, dove sono? Ti hanno cercata? Erano in angoscia per te? Leggo dai giornali che i tuoi negano di aver avuto verso di te incomprensioni o scontri – per forza, ti hanno lasciato fare tutto quello che volevi, – e come “prova” del clima disteso, “uno dei tre fratelli nati dalle precedenti convivenze del padre, mostra il motorino appena regalato alla ragazza”.
Ah ecco. Il “padre” ha avuto “precedenti convivenze”, più d’una. E sicuramente le “madri”, plurime,   hanno avuto anch’esse le “loro esperienze”. Hanno bevuto a grandi sorsi la libertà magnificata dai media e raccomandata dalla pubblicità. A Messina, nelle periferie orribili del sottoproletariato inutile, di quelli che un tempo si chiamavano “Poveri” o umili non si fanno mancare la libertà sessuale, la trasgressione…si sono emancipati anche loro.
Insomma hanno perduto Dio, il Dio a cui credevano bene o male i nonni; ed hanno perduto tutto.
Come tutto il popolo italiano, che si rigettato Dio, non è più nulla e sta affondando nel nulla del suo degrado. Ma in quei quartieri, in quel Meridione, è peggio: perché non avevano altro che sperare in Dio. E adesso, sperano nella libertà sessuale.
Sono diventati schiavi, anche loro, della libertà.
Certo papà e mamme non potevano insegnarti niente, povero topino. Nè imporsi a darti una disciplina che loro mai hanno saputo cosa fosse, né ingiungerti di non frequentare cattive compagnie, ché loro non fanno che frequentarle. Ti avevano regalato il motorino, cosa volevi di più. Così andavi in giro e non rompevi, ché loro dovevano “vivere la loro vita”.
Ti hanno lasciato cambiare scuola due volte, il fatto che tu ti entusiasmassi e poi deludessi di ogni “scoperta” non li ha potuti indursi a pestare il pugno sul tavolo a cena (quale cena, poi? Coi tre fratelli nati da precedenti convivenze?) Ti lasciavano tutta la tua libertà, che era come la loro: vuota, portante al nulla, al callo sull’anima per non sentire l’insensatezza di tutto ciò. Tu per un attimo – non avevi ancora il callo – nei hai avuto il sentore: che tutto fosse sbagliato. I l giorno 21 aprile, su tuo profilo Facebook, hai scritto: «Il buio è più denso ed io non riesco a trovarci un senso».
Infatti avevi ragione, povero topo morto sulla spiaggia. Non ha un senso una vita così. Ci voleva qualcuno – qualcuno che tu amassi, che stimassi abbastanza da sopportarne le prediche, e anche i divieti – che ti parlasse del senso della vita. Della purezza di cui avevi sete senza saperlo, del non darsi, del non buttarsi via con le cattive compagnie; che di aiutasse a tenere la barra della vita. Il senso della vita, a sedici anni, con l’età mentale e l’aspetto di tredicenne, non si trova da solito. Si è ancora troppo insignificanti, ancora senza alcuna esperienza di vita (se non quelle già spaventose che ti hanno fatto fare). Ti hanno lasciata libera, col motorino.
ragazza-morta-messina
Così, sei morta. Uno straccetto sporco e bagnato dalla risacca, un piccione con le piume inzuppate e arruffate. Difficile saperne il nome, persino. Chi eri?
Un nessuno . Nessuno ti amava, ti cercava, ti impediva di farti male. Una piccola vita ancora insignificante.
Sei morta di libertà.

     
http://www.maurizioblondet.it/morta-di-liberta-era-solo-un-topino/

Le morti in discoteca quale sintomo della deriva della società di massa e la vulnerabilità delle nuove generazioni

di Luciano Lago
In qualsiasi sistema sociale, senso di vitalità e felicità sono proporzionali alla conservazione della  propria coscienza individuale (opposta alla massa) e dipendono dalla capacità di rigettare le “illusioni”  che derivano dai tentativi di  manipolazione mentale.
Soggetti a queste illusioni sono maggiormente le persone che non hanno ancora raggiunto uno stadio sufficiente di maturità: gli adolescenti ed i giovanissimi. Questo spiega la vulnerabilità delle nuove generazioni ai falsi miti del consumo, del divertimento, del godimento ad ogni costo e della droga.
Non ci si può quindi meravigliare delle improvvise morti per collasso, all’uscita di una discoteca, di ragazzi in preda a deliri di “sesso, alcool, droga e rock and roll”, visto che quello è uno dei miti imposti dalla manipolazione delle menti.
Gli “esperti” che intervengono in stucchevoli trasmissioni televisive, discutono quasi sempre degli effetti, mai però delle cause e si propongono rimedi che vanno dalla chiusura delle discoteche (veri templi del divertimento moderno) da parte delle autorità o dell’adozione di provvedimenti di controllo che vanno dal poliziotto in discoteca o dai cani anti droga posti all’ingresso.
Le vere cause del fenomeno della pseudo cultura dello “sballo” insinuatasi nella mente di molti giovani,  bisogna ricercarla nei fattori che hanno determinato il nefasto condizionamento mentale  di questi e ci sembra  facile rilevare che, quanto più le persone si trovano immerse in quella che si chiama “coscienza collettiva” (della massa), tanto più risultano influenzabili e manipolate e dipendono da una fonte autoritaria esterna (la società, il club o la setta/gruppo di appartenenza, lo Stato, le istituzioni). Ogni messaggio proveniente da questa nebulosa chiamata società è calcolato in modo da spingere le persone verso una sorta di  gregge privo di volontà e indipendenza, capaci solo di rispondere automaticamente ai messaggi scoperti o velati che provengono da una “autorità” esterna.
mind control - orwell
Allargando la visione di questo fenomeno, nei tempi attuali ci si chiede spesso come, il condizionamento mentale delle masse, sia funzionale  sempre più a forme di sistemi autoritari, nonostante la parvenza “democratica”. Questa si può individuare come una  delle principali finalità del sistema, il controllo politico assieme al controllo sociale.
La spiegazione del  fenomeno, semplice ma difficile da individuare, è che la grande maggioranza delle persone sono inconsapevolmente manipolate. Si vive in un sistema in cui i nostri processi mentali sono imposti fin dal primo apprendimento nelle scuole primarie. Quando gli individui diventano adulti, arrivando ad uno stadio di maturità apparente, in realtà raggiungono uno stadio tale dell’esistenza e dell’evoluzione mentale per cui rimangono prigionieri di un sottile e invisibile sistema fatto di verità percepibili, mitologie imposte ed il loro contrario, il tutto sotto l’influenza dei media, della scuola, delle forme di comunicazione ricevute.
Gli individui più giovani, con un normale quoziente di intelligenza ma ancora con con scarsa cultura, poco senso critico, possono diventare prigionieri della loro stessa mente. Essi immaginano la felicità come un qualcosa che si trova all’interno dei confini di parametri mentali che sono stati loro imposti. In realtà vivono la loro esistenza fisica senza mai avvicinarsi alla libertà di decidere (il libero arbitrio). Ogni scelta diventa impossibile quando tutte le opzioni sono imposte dal sistema, e sono queste opzioni a guidare verso la sottomissione ai messaggi che provengono dall’esterno. Non sempre si tratta di messaggi scoperti, a volte sono messaggi anche subliminali che possono essere contenuti nella pubblicità ed anche nella musica. Vedi:Subliminale: cosa dice la scienza
Questo stato di sottomissione è volutamente perseguito dall’attuale sistema sociale ed economico, di matrice neoliberista, che vede in esso, attraverso il controllo dei media, dell’istruzione, delle parole d’ordine e delle mode, nonchè delle organizzazioni no profit, delle materie di apprendimento, dei “pensatoi” istituzionali (fondazioni e think tank) il modo di controllare e manipolare le masse, in particolare quelle giovanili che sono in genere le più suggestionabili nella fase di formazione e di cui si cerca di captare l’orientamento che va poi a determinare il consenso o meglio ancora la soggezione a determinate regole sociali che sono in realtà imposte inconsapevolmente al cittadino consumatore, lavoratore e contribuente.
Questo sistema sa di poggiare su basi fragili in quanto persegue lo sfruttamento, la precarietà di lavoro, la soppressione dei diritti sociali preesistenti e l’inasprimento delle disuguaglianze sociali. Importante quindi evitare che si formi una coscienza civile, tanto meno una coscienza nazionale e forme organizzate che potrebbero portare al prodursi di possibili aspetti di rivolta sociale o di contestazione ed è per questo fondamentale iniettare nelle nuove generazioni una forma di obnubilazione delle coscienze che viene data dalla ricerca del divertimento, del consumo e degli status symbol.
Non esageriamo pertanto nell’affermare che i giovani sono oggetto di una sperimentazione di massa di nuove forme di controllo mentale ma non ne sono consapevoli.
Le morti improvvise per collasso che avvengono all’uscita di una discoteca sono uno degli effetti di questa sperimentazione fatta sulla pelle dei più giovani.
Pochissime persone comprendono di vivere nell’inganno e nell’illusione e di essere vittime del potere suggestivo di parole ed espressioni ripetute. Questo avviene solitamente in quelle che hanno accresciuto il proprio senso critico e migliorato la propria cultura tanto da saper percepire l’inganno dei messaggi che ricevono dal sistema mediatico. La maggioranza delle persone subiscono il condizionamento imposto della propria vita e di quello che possiedono semplicemente perché “non sanno di non sapere”. Il sistema di condizionamento mentale rende le masse schiave più di quanto non farebbe un esercito invasore.
Contro quei pochi che sfuggono a questo sistema di condizionamento occulto e che riescono a percepire la verità, qualora diventino eccessivamente critici, quindi molesti o pericolosi per il sistema, vengono studiate altre forme per renderli marginali, come il discredito sociale, la ridicolizzazione delle loro tesi o, peggio, l’incriminazione. Il “pensiero unico non ammette il dissenso sulle questioni essenziali.
La creazione di una ragione convenzionale e/o di una coscienza collettiva è l’arma segreta della élite di potere. Più la mente di qualcuno è immersa nella massa, ovviamente, e più perde individualità e indipendenza di pensiero. Questo genera un fenomeno negativo e crea effetti nefasti nelle menti di molti giovani.
Più si dipende dalla massa e meno si sviluppa un senso critico individuale, una libera coscienza.
In poche parole, la sindrome della massa è un antidoto alla realtà.  Si può affermare che che il fenomeno psicologico chiamato coscienza collettiva sia una strategia creata per il controllo della popolazione. Di sicuro appare un sistema protettivo inespugnabile agli occhi delle élite, che sotto ogni aspetto sono il nemico naturale delle persone.
Se vogliamo domandarci cosa sia essenzialmente la coscienza collettiva, riprendendo la definizione del Durkheim, “la coscienza collettiva si differenzia dalla coscienza individuale ed è l’insieme di rappresentazioni, norme e valori, condiviso dai membri di una società, e come tale costituente la dimensione societaria di questo insieme di persone”.
Quando i nostri pensieri dominanti si accentrano sul gruppo piuttosto che sull’io o sull’individualità, allora siamo psicologicamente integrati nella “coscienza collettiva”. Di conseguenza dipendiamo necessariamente dal sistema. Si tratta di una strategia sottile e sofisticata volta al controllo della persona, che permette ad un’autorità invisibile di manipolare le masse secondo la propria volontà. All’opposto, è l’individualismo estremo a sfuggire a questo sistema mentale e al dominio autoritario.
L’ipnosi di massa  è uno stato in cui cade il soggetto ove  parole, colori, suoni e tecniche – di cui non siamo mai stati consapevoli- vengono usati dai Media e dalla Pubblicità con lo scopo di ipnotizzarci. Si tratta di un sistema ben definito volto alla modifica del comportamento e di dominio assoluto della mente.
D’altra parte è risaputo che le persone comuni credono  a qualsiasi cosa  venga ripetuta loro abbastanza spesso per cui è semplice, per gli “ipnotizzatori”, architettare qualsiasi espediente  serva loro per raggiungere gli scopi prefissati.
Chi è sotto ipnosi agisce contro il suo interesse e dissipa le sue energie fisiche e mentali inseguendo miti e status imposti dall’esterno. Sotto ipnosi, o in condizioni di comportamento modificato, ciò che normalmente sarebbe stupidità o autolesionismo diventa “politicamente corretto”. Vedi: Ipnosi di massa e il “Mind Control”
Agli occhi di una persona cosciente, questa è pazzia, un comportamento che disturba la comunicazione tra una persona ipnotizzata e una cosciente. Molti sperimentano questo disturbo nella socializzazione, quando parlano con gli altri. Quello che è evidente per gli uni , non è avvertibile per chi è sotto ipnosi.
L’ipnosi di massa è uno dei sistemi utilizzati per il controllo delle masse ma a volte i suoi effetti possono sfuggire a chi pretende di controllarli.
L’antidoto a quanto avviene nelle discoteche potrebbe essere nella frequentazione di altri luoghi dove sia possibile l’apprendimento e la formazione del carattere, l’accrescimento della cultura. Lo slogan per le nuove generazioni potrebbe essere: meno discoteche e più sport e biblioteche.
I romani avevano coniato lo slogan sempre valido: “mens sana in corpore sano”.
N.B. Foto in alto ripresa da “Dagospia”
http://www.controinformazione.info/le-morti-in-discoteca-quale-sintomo-della-deriva-della-societa-di-massa-e-la-vulnerabilita-delle-nuove-generazioni/#more-12443

L’Ecstasy, i riti di passaggio e i sacrifici umani su cui si distende la greve banalità dell’estate

Chi non ha bisogno di questo sabba metropolitano nemmeno lo incontra; chi ci cade dentro ha nel destino una funzione espiatoria: sfamare un grande dèmone gonfiato a dismisura dalla tecnologia dei moderni, l’opera alchemica nell’epoca della sua perversa riproducibilità seriale
di Alessandro Giuli | 12 Agosto 2015 

Non penso d’essere la persona più adatta a scrivere di droga, ma di sacrifici umani me ne intendo. E questa che scorre sembra appunto l’estate delle discoteche fatali, delle metanfetamine fulminanti che lasciano stecchiti giovani e meno giovani candidati alla morte acerba. Morte da sballo, dicono in modo retrò gli analogici memorialisti di stagioni perdute, quelle dell’avvento lisergico che illuse e poi sterminò gli ultimi conati immateriali di fine Sessanta (secolo scorso), un esperimento destinato ad altri approdi, nelle premesse, ma annegato nel sincretismo new age, nella contestazione politica, nel grande riflusso di tanti piccoli proto Lebowsky. Mondi lontanissimi, sopravvissuti per lo più nel sottofondo musicale autobiografico degli ultimi baby boomers.

ARTICOLI CORRELATI Cocoricò e i suoi fratelli Invece di spegnere la notte di Riccione, pensate alle vostre ipocrisie Ma voi, una pasticca, l’avete mai presa? Platone ha ragione: basta CocoricòOggi è completamente un’altra storia, e la storia come si sa procede per parodie e sgretolamenti. Avrei voluto premettere l’ovvio, e un po’ me lo concedo comunque: la sopraggiunta fobia per le discoteche – già desuete fin nel nome che rinvia a raccolte di vinile – è di sicuro un fenomeno mediatico-stagionale, caratteristico delle civiltà consacrate al vuoto che si fa stridore di massa. I numeri dicono che dal 1999 al 2013 i decessi per intossicazione acuta da droghe in Italia sono calati da 1.002 a 344. E in Italia va perfino meglio rispetto agli altri paesi europei (Relazione annuale 2014 della Polizia di Stato), si muore ancora troppo per la mai troppo vecchia eroina e per la combinazione di droghe e alcol, ma si muore sempre meno. E allora di che parliamo? Ammettiamo che il discorso non si possa chiudere così, alla svelta, rubricando la così detta “emergenza Ecstasy” come la prosecuzione dell’emergenza “cani-che-mordono-bambini” delle scorse estati, e via strillando. Parliamo dei vivi, più che dei morti statistici e dei loro inconsolabili parenti, che se ne fottono delle statistiche perché ogni ragazzo morto è un cielo che si ottenebra.

Potrei sintetizzare così: signora mia, non ci sono più le droghe di una volta, ma forse dovrei dire i drogati di una volta. Ma insomma questa faccenda, questa crociata estiva e proibizionista contro l’annichilimento da pasticca (consumata dove? Decidete voi: disco, rave, festicciola da “rimastini”…) è forse un’occasione per immergersi sotto il pelo dell’acqua in cui nuota la maggior parte degli adolescenti, e scoprire che l’acqua è corrosiva: canne a parte (ci torno dopo), dieci euro per una luna piena in miniatura disciolta nel beverone alcolico da condividere con la propria fratrìa, la sensazione di svaporare nella fissità inerme del minerale, la fantasmagoria ritmata da un dionisismo oscuro, capovolto, che non libera ma precipita. Chi non ne ha bisogno, questo mostro, questo sabba metropolitano (lo è anche in campagna o sulla spiaggia) nemmeno lo incontra; chi ci cade dentro ha nel destino una funzione espiatoria: sfamare un grande dèmone gonfiato a dismisura dalla tecnologia dei moderni, l’opera alchemica nell’epoca della sua perversa riproducibilità seriale. Perché in fondo di alchimia sto parlando: quella che i bramini vedici praticavano a proprio rischio ingollando il soma, bevanda d’immortalità a base di amanita muscaria, per accedere a stati superiore dell’essere e guidare poi la turba dei profani, ai quali il soma veniva semmai somministrato in quantità diluita nel piscio di vacca.

Aristocrazia psicotropa, perciò, come nell’azzardo più recente di Ernst Jünger alle prese con l’LSD, o come l’etere sniffato da Julius Evola, che quando veniva accusato d’essere un mago nero si difendeva così: le parole magia nera e magia bianca, tutt’al più, mi fanno pensare alla nota marca di una bevanda a base d’acqua corrosiva (Black&White Whisky).

Perché anche di magia sto parlando, quando penso che aveva ragione Aldous Huxley a chiamare “soma” l’elisir stordente che annaffia un “Mondo nuovo” in cui l’umanità ha barattato la propria vita con una larva di felicità. E forse è qui il segreto: proibire è necessario, ma è anche più facile che convincere o, figurarsi, educare. Ma poi chi dovrebbe farlo? La sinistra libertina (secondo l’etimo autentico: figlia di schiavi liberati) ha combattuto i residui novecenteschi dello Stato etico per rimpiazzarlo con una grande madre pedagogia, se possibile più astratta e giacobina. La destra liberale e conservatrice (che almeno in Italia è come dire una sinistra avariata, sclerotizzata dal fanatismo del particulare) si pavoneggia nella demonizzazione della res publica, ma poi reclama il diritto di vietare per decreto. E intanto tutto viene digerito e assimilato, non escluse queste righe, nella mega macchina della banalità più greve: allarme, anzi no, esagerazione mediatico-estiva; vietato vietare, anzi no, vietare per non porsi un problema in più… E il discernimento, che non è soltanto chiedersi se la cannabis sì-o-no (certo che sì, a ’sto punto)? La domanda fondamentale sul perché? E cioè da dove nasce l’esigenza imperitura, fintantoché ci sarà ancora un solo bipede umano in circolazione, di quei riti di passaggio – Marte, Venere e Dioniso – che se negletti degradano in violenza, stupro ed ebbrezze oscure. Sacrificare la sofferenza è un atto interiore terribilmente difficile, più facile è sacrificare chi muore ogni giorno anche restando in vita.

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