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domenica 23 agosto 2015

La Chiesa 'tsiprizzata'

«Nessuno tocchi Galantino»

Galantino, Ferrara: «Da questi politici reazione grottesca»

Critiche della Cei a Salvini? «Il minimo», dice Ferrara. Che poi attacca laicisti, nozze gay e la Chiesa 'tsiprizzata': «Bergoglio fa l'antagonista. Un po' ridicolo». 

Con tutto l'arco parlamentare - Partito democratico, Movimento 5 stelle, Lega Nord e Forza Italia - unito a replicare alle accuse del segretario generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), monsignor Nunzio Galantino, e a invocare «il rispetto del parlamento», a sorpresa è arrivato Giuliano Ferrara a difendere il capo dei vescovi.
ACCUSE A DESTRA E SINISTRA. Nell'ultima settimana la schiettezza di Galantino si è trasformata in fendenti a destra e sinistra - «piazzisti da quattro soldi sui migranti», «governo assente», «politica harem di furbi e cooptati».
Ma per Ferrara c'era da aspettarselo: «Una prospettiva come quella di papa Francesco non si sposa né con il corteggiamento né con il compromesso con le classi dirigenti peraltro non tanto popolari».
«CONTRO SALVINI? È IL MINIMO». Ex di quasi tutto - ex comunista, ex collaboratore della Cia, ex direttore de Il Foglio - Giuliano Ferrara resta per sua stessa ammissione un «papista».
«Se Galantino si scatena contro Salvini mi pare il minimo», dice a Lettera43.itdal buon ritiro delle ferie, e le critiche dei politici sono un errore «grottesco» visto che la politica pensa ancora ai vescovi come bacino di «consenso e forza elettorale».
UNA CHIESA 'TSIPRIZZATA'. Non che l'Elefantino apprezzi gli uomini di Bergoglio: «Per recuperar terreno nei media e nel linguaggio secolare ordinario fanno anche loro gli antagonisti. È una 'tsiprizzazione' del mondo e della Chiesa un po' ridicola».
Ma le dichiarazioni sconcertanti di Galantino per Ferrara sono altre: «Per esempio quando dice che vede qualcosa di negativo e insostenibile negli occhi di chi recita il rosario di fronte alle cliniche anti-abortiste».
«LAICISTI INNAMORATI DEL PAPA». Lui che contro l'aborto fece un'intera campagna elettorale - consensi pochi e riflettori molti - critica le aperture di Francesco e chi le loda: «Scalfari e tutti questi laicisti che hanno passato la loro vita a parlare male dei preti e ora si sono innamorati di Bergoglio».
Quelli a cui va bene che ci sia «l'aborto, il matrimonio gay e la bigamia» perché, sostiene Ferrara il papista, il matrimonio gay porterà alla poligamia.
«MA QUALE INGERENZA». Eppure sulla libertà di Galantino non transige: «I vescovi dovrebbero parlare sempre di anima e dell'aldilà. Appena arrivano nell''aldiqua' vengono accusati di ingerenza. Un segretario della Cei che si fa critico della politica mi va benissimo».

  • Giuliano Ferrara. ©Imagoeconomica

DOMANDA. Cosa pensa delle dichiarazioni del numero uno della Cei?
RISPOSTA. Galantino è stato scelto da Bergoglio per una svolta rispetto a tutto il percorso di Ruini, e il fatto che la Chiesa di Bergoglio mostri estraneità e spirito critico rispetto alle classi dirigenti laiche di questo Paese non mi stupisce.
D. Perché non la stupiscono le parole di Galantino?
R. Una prospettiva come quella di papa Francesco non si sposa né con il corteggiamento né con il compromesso con le classi dirigenti peraltro non tanto popolari. Me l'aspettavo. Era ovvio che ci sarebbe stato anche questo risvolto.
D. Evidentemente i politici non l'avevano capito. Sono loro che non sono in grado di convivere con le normali critiche della Cei?
R. Quando i politici rispondono con malagrazia fanno un errore. Che è anche più grottesco visto che considerano i vescovi italiani come riferimento di consenso e di forza elettorale anche se non lo sono più da molti anni.
D. Si riferisce al Partito democratico?
R. Il Pd si è trovato in una situazione di imbarazzo perché le istituzioni italiane fanno moltissimo per tamponare l'immigrazione selvaggia, salvano vite, stanziano soldi, hanno mobilitato esercito e guardia costiera.
D. E invece vengono criticate.
R. Si sentono improvvisamente dire che non fanno niente... un'accusa non attendibile. Il governo italiano dovrebbe essere premiato a livello internazionale.
D. Ruini era l'uomo del compromesso. Quindi le accuse di ingerenza erano più fondate?
R. L'ingerenza c'è sempre. I vescovi dovrebbero parlare sempre di anima e dell'aldilà. Appena vengono nell''aldiqua' vengono accusati di ingerenza. Io non ha mai condiviso le accuse a Ruini e quindi difendo Galantino.
D. Anche sulle frecciate alla politica?
R. Un segretario della Cei che si fa critico della politica mi va benissimo. Le parole di Galantino possono essere più o meno generose o più o meno realiste. Quando si scatena contro Salvini mi pare il minimo. Questo non mi sconcerta, la politica risponde, tutti rispondono, facciano quello che vogliono.
D. E cosa la sconcerta?
R. La vera dichiarazione sconcertante è quella in cui dice che vede qualcosa di negativo e insostenibile negli occhi di chi recita il rosario di fronte alle critiche anti-abortiste.
D. Cioè?
R. Quando viene fuori il sottofondo teologicamente acattolico. Non quando rifiuta i compromessi e le alleanze, ma quando emerge piuttosto una Chiesa prona ai valori del momento, quelli secolari.
D. Lo aveva già scritto a proposito dell'enciclica sull'ambiente di Bergoglio, però l'agenda sul lavoro della Chiesa va in direzione opposta ai valori secolari, non li sposa affatto. 
R. Che i vescovi vogliano valorizzare il valore umano e che siano a disagio con il capitalismo e liberalismo perché è individualista mi sembra che faccia parte della normalità. Non si capisce come tutto questo possa arrivare all'accettazione del divorzio.
D. Solo per i risposati.
R. Va bene il principio dell'amore verso qualsiasi peccatore. Ma lo statuto di divorziato è fuori dalla tradizione pastorale e morale della Chiesa. Ma se viene considerato una possibilità all'interno della Chiesa mette in discussione un bel po' di cose, di radici evangeliche.
D. L'apertura ai risposati un tradimento del Vangelo?
R. Questo non posso dirlo, il Vangelo è un libro magnifico, ma anche selvaggio che va interpretato. Più che altro è una rinuncia a essere Chiesa. È lisciare il pelo alla bestia. La Chiesa deve mediare tra tempo e eternità. A forza di picconarlo, di cattolicesimo ne resterà poco.
D. Dice che Bergoglio sta distruggendo il cattolicesimo?
R. Quando deridono i tanti cattolici anti-abortisti. O si sforzano di dare timbro profetico alla disperazione delle famiglie distrutte dal divorzio: è una forma di decementificazione del cattolicesimo che diventa friabile.
 D. Parolin ha usato parole terribili sui matrimoni gay: «Una sconfitta per l'umanità».
R. Parolin è persona con la testa sulle spalle. Il matrimonio omosessuale è un sconfitta dell'umanità se è il simbolo del prevalere della cultura gender che dice che il sesso non è importante nel definire la cellula fondante della società. Parolin è più realista, meno avventurista. Galantino va un po' oltre, ma non quando se la prende con Salvini...
D. Galantino ha criticato il ddl Cirinnà che non prevede i matrimoni gay ma solo le unioni civili. Ed è una delle leggi più arretrate d'Europa.
R. Sì, hanno delle contraddizioni, non è facilissimo per loro.
D. Non crede che quelle che lei considera picconate siano compensate da un accento più forte sulla Chiesa della misericordia e dei poveri, delle origini?
R. No, l'ho scritto anche quando è andato a Lampedusa: a me va bene che Bergoglio usi come altare un relitto di un barcone, ma deve dire la verità.
D. Cioè?
R. Che i migranti vengono in un'Europa pacifica, capitalista, tecnocratica, liberista, pro mercato, e vengono da noi perché c'è il benessere esteso a un miliardo di essere umani attraverso lo sviluppo capitalista.
D. E quindi? 
R. Bergoglio deve fare i conti con tutto questo, non può fare solo l'eco dei movimento apocalittici del mondo laico. Non può essere il papa dei vegani.
D. Ma non le pare corretto che la Chiesa difenda la vita a prescindere dalle questioni economiche?
R. Certo, la risposta 'se li prendano a casa loro' è una risposta cretina e demagogica.
D. Bergoglio critica il capitalismo, la politica, ha messo mano allo Ior...
R. Lo Ior va benissimo, devono fare pulizia. Ma l'unica vera critica alla politica efficace della Chiesa è stato l'abbattimento del muro di Berlino e la validazione di Lech Walesa. I viaggi della Madonna nera di Częstochowa erano atti politici. Queste sono dichiarazioni di principio.
D. E come se le spiega?
R. Per recuperar terreno nei media e nel linguaggio secolare ordinario gli uomini di Bergoglio fanno anche loro gli antagonisti: è una 'tsiprizzazione' del mondo e della Chiesa un po' ridicola.
D. Lei si era definito «papista». Lo è ancora?
R. Certo che lo sono, io penso che non si regga l'Occidente senza il papato, l'insegnamento di San Paolo, la costruzione della Chiesa e dell'Europa. Però dovrebbe essere testimone di questa persistenza.
D. Lei ha baciato l'anello di Ratzinger...
R. Non ho baciato l'anello di Ratzinger. Io abito al Testaccio. Sono stato pregato di assistere alla cerimonia. Sono andato in chiesta con mia moglie e la mia collaboratrice domestica filippina.
D. E?
R. Quando il papa è passato ha avuto la bontà di rivolgersi a me e ha sorriso. Ho pensato che fosse gusto, data la differenza di età e di status, inchinarmi e stringerli la mano. Sono una persona che conosce le regole del comportamento e l'umiltà.
D. Si inchinerebbe anche davanti a Bergoglio?
R. Ma certo, scherziamo?
D. Non pensa che le sue posizioni su Ratzinger siano lo specchio di quelle di Scalfari su Bergoglio?
R. A loro non piaceva papa Giovanni Paolo II perché era anti-comunista e loro sono filo-comunisti, a parole.
D. Loro chi?
R. Loro: Scalfari, gli altri. Tutti questi laicisti che hanno passato la loro vita a parlare male dei preti e ora si sono innamorati di Bergoglio. Non gli piaceva Ratzinger perché aveva una teologia forte, era contro l'aborto, predicava una pastorale che prevedeva delle conseguenze.
D. E invece Bergoglio? 
R. In lui vedono un papa che predica un Cristo che ognuno può forgiare a modo proprio, della carità, della misericordia, del Vangelo puro.
D. Non è successo a Scalfari quello che è successo a lei: intellettuali laici che trovano nella Chiesa un nuovo punto di riferimento?
R. No, le ripeto: loro vogliono uno spiritualismo privo di conseguenze. Poi ognuno fa quel che vuole. C'è chi abortisce, chi è bigamo...
D. Cosa c'entra la bigamia?
R. Il matrimonio omosessuale porta alla poligamia. Se due allora perché non tre? Se la coppia non esiste ma esiste solo amore, allora anche quattro, cinque. Io faccio gli auguri, che abbiano famiglie più allargate di quelle che hanno ora. Non sono mica bigotto, eh. Dico solo che a loro piace così, un cristianesimo senza sale.
D. Rifarebbe la campagna contro l'aborto?
R. Se ne avessi le forze, anche domani. E non è escluso che la faccia quando si presenteranno le circostanze. Adesso la questione è messa di lato. E ne prendo atto. E lo capisco anche. Arrendersi allo status quo è tipico di un'istituzione.
D. Come si sposa tutto questo con il fatto di presentarsi in rossetto per difendere Berlusconi sulle Olgettine?
R. Dire che il rossetto era per difendere Berlusconi è una scemenza. Io ho messo il rossetto per denunciare che era in atto una persecuzione di vite private perché un tribunale aveva messo in discussione quel tanto di laicità che abbiamo conquistato dagli Anni 60 a oggi. Un rossetto di diritto, direi.
D. Lei parla di laicità e poi critica la Chiesa di Bergoglio: come si evolve lo Stato si evolve la Chiesa.
R. Sì, la Chiesa si evolve. In quale direzione bisogna capirlo. E io ho il diritto di criticarla.


Funerali Casamonica, Giuliano Ferrara fuori dal coro: "Ognuno seppellisce i suoi come crede". Mafia capitale non esiste

GIULIANO FERRARA


Giuliano Ferrara fuori dal coro. Mentre il mondo politico accusa e si indigna per i funerali di Vittorio Casamonica fra carrozze con cavalli, elicotteri che lanciano rose, musiche del Padrino e quant'altro, mentre il dibattito si incentra sulle infiltrazioni mafiose a Roma e sulla spartizione della Città Eterna da parte dei clan, Ferrara mantiene il punto su una questione a lui particolarmente cara: Mafia capitale non esiste.
"Stanno cercando di convincerci che a Roma tutto è in mano a una mafia la cui cupola veniva intercettata, mentre chiacchierava à la Tolkien di terre di mezzo e di altre cazzate, su una panchina di un distributore di benzina di Vigna Clara, quartierino di Roma nord per affluenti e fighetta, cercando accordi e patti per locupletare di mazzette personale municipale corrotto in ordine a raccomandazioni, assunzioni, appaltini di una rete di cooperative umanitarie fino a ieri molto prestigiose e molto sociali" scrive Giuliano Ferrara in un editoriale sul Foglio, secondo cui ora "media e politici di serie B" stanno "inscenando una chiassata balorda sui funerali kitsch-glamour di un capofamiglia Sinti, Vittorio Casamonica, immigrato in Italia negli anni Settanta, e installato con i suoi cari nella zona orientale della Capitale, dove si è radicata una rete di esattori di crediti (usura) e altre bellurie paracriminali certo non commendevoli, roba da cravattari di grido, magari fiancheggiando qualche boss della compianta banda della Magliana, ma che la mafia non c'entri un tubo sono propri i funerali zingari a dimostrarlo".
Ferrara sottolinea la gara d'indignazione - "Orfini, la Bindi, destra e sinistra" - per un "carro funebre trainato da sei cavalli scuri, per un manifesto in cui il defunto è vestito alla papalina e si staglia contro un'immagine del Colosseo, per una Rolls Royce che ai matrimoni e ai funerali fa status, per un elicottero che lancia rose e altri elementi da Cinecittà sul Tevere o da centurioni abbindola-turisti vaganti dalle parti di piazza Venezia e ai Fori Imperiali". Ma è "una messa in scena tipicamente Sinti - prosegue il fondatore del Foglio - di uno sfarzo e di un lusso che fanno rivoltare nella tomba tutti i boss veri della mafia vera, i quali amano omaggi e saluti estremi popolari e cattolici, ma non precisamente di quella fatta".
Sono "pazzeschi", secondo Ferrara, i commenti e le dichiarazioni sui funerali dei Casamonica, che "sembra non possano seppellire come gli pare il loro capostipite. È una sfida allo Stato, alla dignità della legge, alla purezza della chiesa. A me questo stato di sospensione della realtà, questo incubo a occhi aperti chiamato Mafia Capitale, come fosse un dipartimento del municipio - conclude Ferrara - sembra la dimostrazione di una comunità, togati giornalisti e politici, che ha perso letteralmente il bene dell'intelletto".
http://www.huffingtonpost.it/2015/08/22/funerali-casamonica-ferrara-fuori-dal-coro_n_8024016.html


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