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giovedì 27 agosto 2015

Resistenze yankee al Papa

Niente svolta green, la chiesa d’America investe in carbone e petrolio

Resistenze yankee al Papa. Solo Chicago si adegua ai princìpi dell’enciclica Laudato si’

Solo la diocesi di Chicago del vescovo Blase Cupich ha annunciato una svolta "green" in linea con l'enciclica papale
Roma. Lo scorso luglio, qualche settimana dopo la presentazione al mondo dell’encliclica papale Laudato si’, l’arcivescovo di Chicago, mons. Blase J. Cupich – prima nomina di peso bergogliana negli Stati Uniti – annunciava che la diocesi dell’Illinois sarebbe stata la prima in terra d’America a marcare la svolta “green”: monitoraggio di consumi energetici e acqua, nonché delle emissioni di gas nell’atmosfera. “Ogni cattolico dovrebbe farsi seriamente carico del problema ambientale, che è un problema etico ineludibile”, sottolineava il presule al quotidiano locale Chicago Tribune.
La grande diocesi, insomma, annunciava la volontà di fare da apripista al nuovo corso impostato a Roma da Francesco. Peccato che Chicago sia rimasta sola, stando a quanto rilevato dal Guardian in un’inchiesta tra le diocesi d’oltreoceano. Il punto di partenza è che un buon numero tra le maggiori organizzazioni cattoliche americane investe con regolarità milioni di dollari in società energetiche, da quelle che si occupano di idraulica fino al ben più consistente (e remunerativo) settore petrolifero.

ARTICOLI CORRELATI Francesco e il mistero dell’enciclica icona degli anti capitalisti Pronta l’enciclica green del Papa. In America c’è chi prepara il diserbante San Francesco? No, NietzscheProprio la diocesi di Chicago – che ospita il maggior numero di cattolici sul suolo statunitense – ha fatto sapere che presto riconsidererà gli investimenti relativi ai combustibili fossili, che oggi ammontano a una cifra pari a 100 milioni di dollari. “Stiamo iniziando a valutare le implicazioni dell’enciclica nelle molteplici aree, inclusa quella degli investimenti”, hanno fatto sapere dalla diocesi retta da mons. Cupich. Il resto delle gerarchie, sparse tra la costa orientale e quella occidentale, stenta però ad adeguarsi. Secondo la Reuters, che ha avuto accesso a una corposa documentazione, diocesi come Boston, Rockville Centre, Baltimora e Toledo (nonché molte del Minnesota) hanno investito negli anni milioni di dollari in azioni sul settore gas e petrolio. La diocesi di Boston – che non ha voluto commentare le notizie riportate dall’agenzia Reuters – nel 2014 aveva 4,6 milioni di dollari in titoli energetici: una cifra pari al 6 per cento dei suoi investimenti complessivi sul mercato azionario. Da Toledo (Ohio) si limitano a osservare che “si sta valutando come rispondere all’enciclica”, mentre da Baltimore, Los Angeles (la più estesa diocesi del paese) e New York ci si trincera dietro un no comment. Negli ultimi due casi non sono disponibili neppure i dati relativi agli investimenti azionari.


Il fatto è che “c’è uno scontro tra la visione del mondo che ha il Papa e il mondo in cui vivono i vescovi che gestiscono gli investimenti”, ha detto al Guardian padre Michael Crosby, cappuccino di Milwaukee, paladino degli investimenti socialmente responsabili da parte degli enti ecclesiastici. Poi c’è la storia del fronte episcopale americano non in linea con il nuovo corso di Francesco, nonostante le posizioni più rigide si siano col tempo smussate – anche perché il viaggio del Pontefice oltreoceano è imminente e questo è il momento della distensione, non certo della contrapposizione muscolare. “I vescovi sono un gruppo fortemente conservatore, e non sono fiducioso sul fatto che la situazione potrà risolversi in tempi brevi”, ha chiosato Crosby. Se le diocesi rimandano al futuro ogni decisione relativa agli investimenti nel settore energetico, diverse università cattoliche hanno già iniziato a disinvestire dalle società legate all’industria dei combustibili fossili. L’anno scorso è stata la volta della Marianist University of Dayton, mentre quest’anno la Georgetown University di Washington ha annunciato di voler ridurre i propri investimenti nel carbone. Decisione salutata con le ovazioni degli studenti iscritti al prestigioso ateneo. Il leader del gruppo ambientalista 350.org, Yossi Cadan, si compiace di queste decisioni anche se – dice – “gli Stati Uniti non saranno i pionieri in questo campo”.
di Matteo Matzuzzi | 27 Agosto 2015 

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/08/27/niente-svolta-green-la-chiesa-damerica-investe-in-carbone-e-petrolio___1-v-132154-rubriche_c245.htm
Papa Francesco “scomunica” il capitalismo con la Preghiera
27 agosto 2015, Americo Mascarucci
Papa Francesco “scomunica” il capitalismo con la Preghiera
Papa Francesco presiederà martedì primo settembre, nella Basilica di San Pietro, una Liturgia della Parola in occasione della prima Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, da lui stesso istituita lo scorso luglio dopo la pubblicazione dell'Enciclica “Laudato si'”.

“Con i vescovi, i sacerdoti, le persone consacrate e i fedeli laici della Curia romana - ha ricordato Papa Francesco - ci troveremo nella Basilica di S. Pietro alle ore 17, per la Liturgia della Parola, alla quale fin d'ora invito a partecipare tutti i romani, tutti i pellegrini e quanti lo desiderano. In comunione di preghiera con i nostri fratelli ortodossi e con tutte le persone di buona volontà, vogliamo offrire - ha spiegato - il nostro contributo al superamento della crisi ecologica che l'umanità' sta vivendo. In tutto il mondo, le varie realtà ecclesiali locali hanno programmato opportune iniziative di preghiera e di riflessione, per rendere tale Giornata un momento forte anche in vista dell'assunzione di stili di vita coerenti”. 

Un’iniziativa quella del Papa che non mancherà di suscitare nuove polemiche, le stesse che probabilmente hanno accompagnato la promulgazione dell’Enciclica ambientale. Perché, la questione ecologica, per Bergoglio è strettamente legata a quella economica. Francesco ha chiaramente evidenziato come i beni della terra siano diventati infatti strumento di profitto per pochi che speculano sulla pelle dell’umanità fino ad umiliare tre quarti del pianeta. 

Il Papa ha evidenziato come con tutte le ricchezze del Creato che Dio ha messo a disposizione dell’uomo, il mondo potrebbe vivere dignitosamente, senza diseguaglianze sociali, se soltanto la legge del profitto, la venerazione spasmodica del “dio denaro” non portasse poche persone a distruggere la natura per inseguire i propri interessi speculativi. 

Un discorso che è stato giudicato “anticapitalista” e “marxista” soprattutto dagli Stati Uniti, dove le denunce di Francesco in campo economico e sociale sono sempre più accolte con scetticismo, diffidenza e in certi casi con forte ostilità. 

I Repubblicani ad esempio non hanno apprezzato affatto l’interventismo della Santa Sede sul “Caso Cuba” che ha portato alla ripresa del dialogo con il regime castrista e al superamento dell’embargo, obiettivo a lungo inseguito da Obama ma che è stato possibile raggiungere grazie soprattutto alla mediazione del Vaticano, ed in particolare del segretario di Stato Pietro Parolin. 

Il Francesco pacifista, ecologista ed economista non piace dunque al mondo capitalista, lo stesso che ha acclamato a lungo Giovanni Paolo II quando combatteva il comunismo, voltandogli prontamente le spalle, e anzi osteggiandolo quando, abbattuti i regimi dell’Est europeo, Wojtyla ha iniziato a criticare il sistema capitalistico di marca Usa. 

In realtà la posizione della Chiesa non dovrebbe meravigliare più di tanto visto che la dottrina sociale cristiana è stata sempre in antitesi tanto al socialismo marxista che al liberismo; ma Bergoglio forse differentemente dai suoi predecessori ha la chiarezza del linguaggio e della parola e senza tatticismi o acrobazie istituzionali ha saputo sempre mettere a nudo i mali di un sistema economico globale che sta producendo ovunque povertà e disoccupazione, essendo fondato sugli interessi di poche lobby. E’ ciò che pensano tutti, ma se lo dice il Papa la musica cambia, eccome se cambia! 

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