ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 3 settembre 2015

Appunti per Papa all' Onu?

"Fermate la guerra e noi non verremo in Europa", con poche parole un tredicenne spiega al mondo l'esodo siriano (VIDEO)

"Fermate la guerra in Siria, e noi non verremmo in Europa". Schietto come solo un bambino potrebbe dirlo. E infatti è stato proprio un tredicenne a spiegare con queste parole alle telecamere di Al Jazeera la motivazione dell'esodo dei siriani verso l'Europa: la guerra.

Insieme a tanti altri è giunto a Budapest con la sorellina, fuggito da Daraa, città della Siria. I suoi occhi sembrano rassegnati, e con umiltà ed estrema lucidità, in poche parole (e in perfetto inglese), lancia un appello al mondo, che sembra quasi una preghiera.
Nell'inquadratura di Al Jazeera si nota attorno a lui un gruppo di adulti, accennano un sorriso intenerito, osservano come le sue parole così semplici riescano a dipingere una realtà così complessa.
"Alla polizia non piacciono i siriani, in Serbia, in Ungheria, in Macedonia, in Grecia" dice il bambino. "Perciò, qual è il tuo messaggio", gli chiede il giornalista. "Il mio messaggio è: per favore, aiutate i siriani. I siriani hanno bisogno di aiuto adesso. Fermate la guerra adesso. Semplicemente fermate la guerra. Solo questo"


http://www.huffingtonpost.it/2015/09/03/fermate-guerra-siria-bamb_n_8081718.html?utm_hp_ref=italy





il ricatto


Quando il CorriereLa Stampa, e Il Manifesto pubblicano la stessa foto in prima pagina , il lettore avvertito capisce che è in corso un’operazione. Non che la foto non sia straziante; deve esserlo. Il Manifesto quasi ha scoperto il gioco col suo titolo rivoltante, cinico : “Niente Asilo”. Una battuta ‘di spirito’  – chissà che risate –  sul corpicino, venuta sù come vomito dal peggior rigurgito romanesco, dimostra che i compagni del Manifesto, quando l’hanno escogitata e trovata buona, non stavano pensando al piccolo Aylan, o come si chiamava; stavano pensando a Salvini. E come con quella foto lo stavano inc***do.
Perché quello è il motivo della foto, dell’operazione: : stroncare ogni obiezione politica e razionale sulla “accoglienza senza limiti”, ogni ragionamento sul perché e sul come. E mobilitare il sentimentalismo della massa che vive nell’irrealtà (quella che su Facebook si scambia immagini di gattini), orripilarla, farla reagire di fronte a questa intrusione della realtà: “Bisogna fare qualcosa! Subito! Accoglierli!”.
Il più untuoso è stato il direttore de La Stampa, Mario Calabresi. Ha postato la foto con un commento in cui raccontava cime si è macerato ed ha sofferto: non voleva pubblicarla, trioppo cruda; poi “Ho cambiato idea…E’ l’ultima occasione per vedere se i governanti europei saranno all’altezza della Storia. E l’occasione per ognuno di noi di fare i conti con il senso ultimo dell’esistenza”.
Il suo commento è piaciuto alla cosca di RaiTre, che l’ha chiamato, il Calabresi, a lacrimare sulla necessità di accogliere. Ebbene: in un’ora, l direttore di uno dei maggiori giornali italiani, esperto di politica estera e americana, è riuscita a non dire chi sono i responsabili della tragedia che si è rovesciata sul popolo siriano. E’ riuscito a non pronunciare mai la parola “Stati Uniti”, a non dire che i terroristi in guerra contro Assad sono alimentati dai sauditi, addestrati dagli
americani, e sostenuti dalla Turchia, e i feriti dell’ISIS, sono curati negli ospedali israeliani.
Una disinformazione disonorevole, ma evidentemente Calabresi c fa’ il suo lavoro per queste operazioni. Perché il pubblico avvertito – ma non quello di Facebook – deve capire che foto atroci arrivano ogni giorno ai giornali, dalla Siria: impiccati, decapitati dai “ribelli anti-Assad”.
Quelle non si pubblicano, si ha rispetto del vostro stomaco, vi si lascia ad intenerirvi coi gattini. “Non le possiamo pubblicare”, ha sempre ripetuto Calabresi.
Dunque, il pubblico avvertito deve intuire che, se “questa” l’hanno pubblicata, è per suscitare un effetto. Un effetto psichico collettivo, su di voi. Convincervi che “la politica deve fare qualcosa, subito”.
E infatti la politica, sulla spinta della vostra emozione sapientemente provocata, “farà qualcosa”. Era già pronta a fare qualcosa, fra poche settimane il problema dei profughi sarà affrontato all’ONU…era tutto previsto. Ci mancava la foto che vi avrebbe fatto accettare quel che hanno già deciso.
Perché non dovete credere che Calabresi abbia il cuore tenero verso tutti i bambini.
Ha scelto di “non” pubblicare la foto che vedete qui:
Un bambino di 5 anni, Raed Mohammed Sari, ucciso mentre giocava sulla spiaggia di Gaza da un aereo israeliano, senza motivo alcuno, il 16 luglio del 2014.

Come sapete, ce ne sono a dozzine di foto così da Gaza. Calabresi ha scelto di “non” pubblicarle. Per non farvi reagire all’orrore che Israele sta commettendo a Gaza, per non farvi gridare, di pancia, che “bisogna fare qualcosa”.
images



Gaza child 2011
Dunque, se Calabresi, e quelli delManifesto dalla battuta odiosa, e quelli del Corriere, hanno “scelto”, questa volta, di pubblicare quella foto, è perché vogliono esercitare il ricatto morale contro di voi.
Non vi dicono che cosa davvero succedere alla povera Siria, da cosa fuggono i siriani. La rete tedesca Deutsche Welle ha mostrato centinaia di camion carichi di materiali per l’ISIS in attesa, in lunga fila, nel posto di frontiera turco di Oncupinar, per poi scaricare i loro rifornimenti al Califfato; basterebbe che la Turchia fosse obbligata a smettere questo traffico, e la guerra finirebbe. Time Magazine ha raccontato in un reportage come e qualmente Tal Abyad, la cittadina siriana di confine con la Turchia, era vitale per i rifornimenti dell’ISIS, e come la perdita di questa cittadina attaccata dai curdi avrebbe ridotto drasticamente la capacità combattiva dei decapitatori. Era giugno, e la AP vantava che i curdi avanzavano grazie agli intensi bombardamenti americani contro le posizioni del Califfato… quando per gli Usa, che hanno la base ad Incirlik in Turchia, non fanno nulla per tagliare le linee di rifornimento che dalla Turchia partono per il Califfo, sul confine dove operano commandos Usa e gente della Cia.
Le forze curde e quelle di Assad stanno sforzandosi entrambe di tagliare le linee di rifornimento del nemico. Ma sono entrambe limitate da una “zona di sicurezza” che gli Stati Uniti e i suoi alleati regionali hanno creato in territorio siriano alla frontiera, e che continuano ad allargare; quando l’armata siriana ha provocato ad attaccare, l’aviazione turca e quella israeliana hanno aggredito le forze siriane, evidentemente per difendere questi “santuari” creati allo scopo di proteggere i terroristi jihadisti.
Gli Usa potrebbero eliminare l’ISIS in un mese – tagliando i rifornimenti – senza nemmeno entrare con alcuna truppa in territorio siriano. I profughi siriani tornerebbero a casa loro, l’orrore finirebbe…è vero, noi italiani resteremmo con il problema degli africani che non fuggono da nessuna guerra, i cui paesi sono in tumultuoso sviluppo – ma almeno Calabresi avrebbe finalmente fatto qualcosa per la pace – se avessero detto quel che continuano a tacere. I nomi dei colpevoli, e l’appello a “fare qualcosa”.





“E’ colpa di Orban”. E, ah sì, di Putin. La Merkel no?


Dopo averci mostrato come i poveri profughi passavano sotto il filo spinato posto al confine dal malvagio Orban, adesso i media ci mostrano e raccontano come il malvagio Orban ferma a Budapest i treni con cui i poveri siriani vogliono andare in Germania: in Germania dove la generosa Angela Merkel li aspetta a braccia aperte. Si insinua, anzi il ministro degli esteri francese Laurent Fabius è giunto a dichiararlo, che “l’Ungheria non rispetta i valori comuni d’Europa”.
Sono accuse semplicemente vergognose.
Che sorvolano ipocritamente sul fatto che – a causa della configurazione dello “spazio Schengen” senza frontiere interne – sono i paesi che formano la  frontiera di questo spazio a sopportare in modo del tutto sproporzionato il peso di questo afflusso selvaggio: Ungheria e Grecia e Italia. Ora, l’Ungheria, con 10 milioni di abitanti, situata in una posizione di facile accesso per i migranti illegali, è responsabile della frontiera strategica dello spazio di 400 milioni di abitanti, che sanno solo criticarla. La Grecia è stata portata dall’Europa alla rovina economica, e viene lasciata davanti all’afflusso di profughi senza alcun aiuto. L’Italia ha le spalle grosse, ma anche noi non riceviamo che rimproveri: “Non li avete registrati tutti! Guai a voi! Punizione!”.
La risposta del ministro ungherese competente, quando la polizia magiara, sopraffatta, ha lasciato passare alcune migliaia di profughi che si sono affollati alla stazione urlando Germania! Germania!, è quella giusta: “Non lascerò partire nessuno che non abbia un passaporto e un visto”, è quella giusta e responsabile.
Questo richiede Schengen: che alla frontiera della UE passi chi ha un passaporto e un visto d’entrata. Poi, dentro, vada dove vuole..Se Budapest lasciasse passare tutti quelli che filtrano sotto il filo spinato, sarebbe inadempiente di fronte all’Europa. E partirebbe subito la “procedura d’infrazione” come ha immediatamente minacciato la Kommissione Interni della UE.
Il punto è che Angela Merkel ha dichiarato che la Germania accetterà i profughi dalla Siria, suscitando le evidenti speranze dei fuggiaschi dalla Siria.
Benissimo. Avrebbe dovuto inviare alle frontiere ungheresi un bel numero di guardie di confine tedesche (chiedendo permesso a Budapest) con fotocamere, tavolini per uffici da campo improvvisati, passaporti in bianco e e timbri sì da apporre visti d’entrata e conferire il diritto d’asilo, diciamo sul campo, a persone che (senza passaporto?) si dichiarano “siriane”. La furba Cancelliera non l’ha fatto. Anzi ha ricordato che “gli accordi di Dublino non sono stati sospesi”; sostanzialmente confermando che i profughi devono fare domanda di asilo nel primo paese in cui giungono: nel caso, come al solito, in Ungheria. O Grecia. O Italy.
La doppiezza di Angela è stata rilevata da una flebile protesta persino della satellite Austria. Quando tremila e più fuggiaschi hanno preso il treno sopraffacendo la polizia magiara, e sono giunti alla frontiera austriaca, le guardie di Vienna li hanno fermati , anche se quelli volevano andare in Germania. Molti li ha respinti perché “avevano già fatto domanda di asilo in Ungheria”; altri ha dovuto lasciarli proseguire, anche lì per sopraffazione delle sue forze dell’ordine, perché quelli avrebbero invece restare in Austria per due settimane. “Il ministro dell’Interno austriaco Johanna Mikl-Leitner ha chiesto alla Germania di chiarire la sua posizione sulle regole europee relative all’asilo in modo che ai rifugiati in Ungheria non vengano date fase speranze. Fra i fuggiaschi s’è sparsa la voce che la Germania stava mandando treni per venirli a prendere…”
Invece no. La Merkel, in conferenza stampa durante la sua visita in Spagna, ha esalato: “Non vedo corresponsabilità” con quel che sta producendo la sua dichiarazione ai confini di Shengen. Ha avuto lezioni per tutti: e cominciare dalla Slovacchia, sgridata perché ha proposto di dare precedenza, nell’accoglienza, ai siriani cristiani; e a chi non vuole la sua quota di rifugiati, giungendo a minacciare che “Shengen viene messo in questione”.
Intanto anche la Grecia è sommersa, a Lesbo sono 15 mila profughi dal Medio Oriente. E i francesi, che criticano tanto Budapest, devono bloccare i treni che li uniscono a Londra perché nell’eurotunnel, fra i binari, ci sono dei profughi..a proposito di diritto di ciascuno a guardare le sue frontiere.
Ma come mai così tutto d’improvviso arrivano tanti profughi, non solo dall’Africa ma dall’Est? Qual è la mano dietro questo fenomeno?
Ciò che accade attualmente è una componente dell’aggressione non democratiche condotta in Oriente dalla Russia, contro l’Unione Europea”: così ha spiegato il generale romeno Constantin Degeratu alla stampa del suo paese: spiegando che la colpa della ondata migratoria è di Mosca, perché questa ha fornito armi al regime di Assad in Siria, prolungando la durata del conflitto siriano (altrimenti la Siria sarebbe già da tempo pacificata sotto il Califfato…) . Per di più, la Russia tenta di colpevolizzare l’Europa, che è presa alla sprovvista dalla ondata di migranti, occupata com’è ad organizzare le note manovre militari in risposta alla minaccia russa..
..Probabilmente non avrete mai sentito parlare prima del generale Degeratu, e non sapremmo farvene una colpa. Ma segnatevi il nome: con questa asserzione, è di sicuro avviato ad una luminosa ascesa nei ranghi della nuova NATO, quella che seguendo la dottrina del capo di stato maggiore UsaMArtin Dempsey trova nella Russia “la più grande minaccia esistenziale” all’America, meritevole di essere piegata con una guerra.
Naturalmente le accuse rimbalzano, evitando acuratamente di toccare le responsabilità vere: i profughi scappano da paesi che l’Occidente ha destabilizzato.
L’Irak, sotto Saddam Hussein, era un paese civile e moderno, con un sistema scolastico e un sistema sanitario gratuito di tipo eurpopeo; adesso è un cumulo di odii tribali e di macerie, su cui scorrono le truppe del Califfo.
La Siria era un paese ordinato, da cui ben pochi pensavano di fuggire. Oggi sono 2 milioni e mezzo fuori dal paese in fiamme; è Erdogan che ce ne sta mandando a vagonate e navi intere, via Grecia.
La Libia di Gheddafi era uno stato di notevole benessere: adesso, dopo l’aggressione franco-inglese e americana, una terra di nessuno dove il trasporto dei negri in Italia è un business criminale sviluppatissimo. E – cosa che non viene mai detta – un milione e mezzo di libici (probabilmente le persone civili e normali) sono anch’essi  profughi, avendo abbandonato la madrepatria. E dove sono andati? Non in Italia: sono nella povera  Tunisia.
Strano che dalla Libia  per le nostre coste  partano solo negri equatoriali.
Com’è strano che i profughi dal Medio Oriente in fiamme non bussino alla porta di Arabia Saudita, Kuweit, Emirati, Katar, Oman: che sono paesi col più alto tenore di vita del mondo, e dove i fuggiaschi potrebbero integrarsi perché ne condividono la lingua e la religione. Invece, due milioni di siriani sono riparati – nel Libano – ora in via di destabilizzazione anch’essa: all’interno una protesta contro la cattiva raccolta della spazzatura può diventare da un momento all’altro una esplosione settaria o “primavera araba”, dal Nord lo Stato Islamico (ossia la truppaglia jihadista manovrata dagli occidentali e pagata dai sauditi) cerca di impadronirsi di territorio libanese, contrastata militarmente solo ha Hezbollah (l’ armata ‘regolare’ libanese, sunnita, è armata dai sauditi e dai francesi…non partecipa).
Fioccano i peggiori sospetti: un serio giornalista siriano, Mustafa al-Mikdad, giunge a sospettare che la Merkel , con la sua offerta di asilo  riservata ai siriani, abbia voluto sottrarre alla Siria i combattenti per la libertà e l’indipendenza. “Gli occidentali non tarderanno a decretare delle regole favorevoli specialmente ai soli migranti siriani, e certi paesi andranno fino ad adottare risoluzioni Onu a favore di quei poveri “giovani siriani” soltanto, condannati all’immigrazione, tra fiotti di lacrime e di sincere intenzioni di salvare la loro vita….ciò che svuoterebbe la Siria di quella categorie d’età atta a combattere il terrorismo e a ricostruire il paese – La continuazione della politica di guerra occidentale con altri mezzi, che otterrebbero l’obiettivo che sfugge loro dopo lo scacco di tutte le loro incessanti operazioni di sterminio e di sostegno al terrorismo… La campagna mediatica probabilmente prepara la prossima assunzione di decisioni politiche ‘costrittive’ e sostenute dalle attese garanzie internazionali”.
Non so se Al Mikdad veda giusto. Ma c’è alquanto da tremare alla notizia che – finalmente – l’ONU “si occuperà degli immigrati”. Il 30 settembre il Segretariato generale ha indetto una conferenza internazionale per affrontare il problema, per il 30 settembre, mentre l’Alto Commissariato per i Rifugiati ha (UNHCR) “lanciato un appello alla mobilitazione internazionale”.
Dio ci scampi dalle soluzioni che imporranno. Non solo perché l’UNHC è l’ente da cui viene la Boldrini. E’ che l’ONU è la stessa entità da cui parte la promozione della ideologia gender: questa fu già raccomandata nella Conferenza del Cairo sulla Popolazione e lo Sviluppo (1994) e poi alla “Conferenza mondiale sulle donne” tenuta a Pechino l’anno seguente. Una quantità di istituzioni dell’ONU la adottarono, dall’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS) all’Unesco.
Allora l’idea fu bocciata da una inedita alleanza del Vaticano con gli stati islamici, che si misero agli ordini del Nunzio alle Nazioni Unite, il caro monsignor Raffaele Martino, per far fallire la “direttiva” sul gender. Non escluderei che proprio allora, in salotti irraggiungibili alle nostre orecchie, fu deciso di accelerare il progetto di destabilizzazione e sparizione dalla scena internazionale degli stati islamici.
Spero si possa ancora capire – se l’istupidimento collettivo non è già troppo avanzato – che tra l’ingiunzione mediatico-politica a “accogliere gli immigranti senza limiti” e “obbligo di educare i bambini all’ideologia gender” nelle scuole elementari, c’è una patente affinità di scopo. Nel primo, si mira a strappare gli europei alle loro identità nazionali e tradizionali (ne restano poche ma per lorsignori son sempre troppe) per rifonderli un “Nuovo europeo” generico, omogeneizzato, standard, senza radici; nel secondo, di privare dell’identità sessuale, sostituendola con un “genere” indeterminato e intercambiabile….è il progetto che Umberto Veronesi ha nella sua più recente trasformazione di ideologo del trans: “La specie umana si va evolvendo verso un ‘modello unico’”.
Lo conferma – se ce ne fosse bisogno – il tono utopico (massonico) con cui si vieta di discutere di limiti alla migrazione, bollando i contrari di “razzisti” xenofobi, ed altri insulti. Il più importante giornale di Bruxelles, Le Libre Belgique, ovviamente organo ufficioso della Commissione, ha pubblicato un dettato cogente del “politicamente corretto” da adottare: quasi una direttiva europea, titolo: Migranti: 10 ragioni per aprire le frontiere”: leggete almeno i titoli, sono quelli agitati per ogni campagna anti-proibizionista.

Il punto 10 è quasi una firma della Loggia:

10 – Perché l’apertura delle frontiere permette di riaffermare l’unità dell’Uomo…contro il ritorno degli effetti disastrosi dell’oscurantismo, si tratta semplicemente di rilanciare l’Umanesimo come valore politico”.

Orban le suona all'Europa: "Ue incapace di gestire gli immigrati"

Il pugno duro di Orban: "Il flusso di migranti minaccia le radici cristiane dell'Europa". E difende la costruzione del muro al confine serbo: "Non difende solo l'Ungheria, ma anche l'Ue. E risponde alla paura della gente". La Merkel: "Noi facciamo quello che dobbiamo


"Il flusso di migranti in Europa minaccia le radici cristiane del continente e i governi dovrebbero controllare le loro frontiere prima di decidere quanti richiedenti asilo possano accogliere".
In un editoriale scritto per il quotidiano tedesco Frankfurt Allgemeine ZeitungViktor Orbànprende di petto l’emergenza migratoria. E accusa la gran parte dei governi europei di non essere in sintonia con i propri cittadini. "La gente vuole che noi gestiamo la situazione e proteggiamo i nostri confini - spiega il premier ungherese - solo quando avremo protetto le frontiere ci si può chiedere quanti rifugiati possiamo accogliere o se ci debbano essere quote".
"Non costruiamo il muro per divertimento ma perchè è necessario". Orbàn non indietreggia di un millimetro. Anzi, incontrando il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz, accusa i leader Ue e difende le misure approvate per difendere l'Ungheria dall'invasione di immigrati. A partire dai 175 chilometri di muro costruito al confine fra Ungheria e Serbia per"costringere chi vuole entrare a registrarsi" e non per "non fare entrare" gli immigrati. "Con la nostra barriera non difendiamo solo l’Ungheria, ma anche l’Europa - spiega - rispondiamo alla paura della gente""Se non riusciamo a difendere i nostri confiniSchengen è a rischio", aggiunge sostenendo che"ogni politico europeo che prometta una vita migliore e incoraggi a lasciare tutto e rischiare la vita per venire in Europa, è irresponsabile".
"I leader europei hanno dimostrato chiaramente di non essere in grado, di non avere la capacità di gestire la situazione - continua - è noto che tocca ai singoli Paesi controllare le frontiere esterne. E questo sta facendo l’Ungheria". Per il premier ungherese, ad ogni modo, l’emergenza migranti è "un problema tedesco" dal momento che delle migliaia entrati in Ungheria nessuno vuole rimanervi, ma tutti vogliono andare in Germania. Col voto di questa mattina al parlamento di Budapest Orban conta, a partire dal 15 settembre, di riprendere il controllo delle frontiere. L'Ungheria registrerà tutti gli immigrati che entrano nel Paese prima che lo lascino alla volta di Austria o Germania"La Germania fa ciò che è moralmente e giuridicamente dovuto. Né di più né di meno", replica duramente Angela Merkel sottolineando che l'emergenza profughi è "un problema che riguarda tutta l’Europa"e non solo la Germania.
La morte del piccolo Aylan e quella di tutto il Medio oriente
di Bernardo Cervellera
Tutto il mondo si commuove per il bambino morto nel naufragio di un gommone in Turchia. Ci si dimentica che in Siria sono morti già decine di migliaia di bambini sotto la guerra. Occorre affrontare il problema dei profughi, ma anche e soprattutto le cause della loro tragedia: le guerre in Medio oriente, i finanziamenti allo Stato islamico, le guerre per procura delle potenze regionali e mondiali.

Roma (AsiaNews) - Anche noi stiamo piangendo la morte di quel piccolo di tre anni che nella fuga dalla Turchia alla Grecia è annegato con il suo fratellino. La marea ha ributtato i loro corpi sulla spiaggia di Bodrum, dove di solito la gente si diverte a bagnarsi e prendere il sole.
Anche noi seguiamo con dolore – e vergogna – l’attesa delle migliaia di profughi siriani e non alla stazione di Budapest: sono delle immagini che ricordano quelle di una guerra, la Seconda guerra mondiale, di cui abbiamo celebrato l’anniversario della fine in modo trionfale, senza sensi di colpa di vincitori o di vinti.
Anche noi missionari del Pime, abbiamo messo a disposizione dei posti di ospitalità – la casa di Sotto il Monte, vicino alla casa natale di Giovanni XXIII – per decine di rifugiati che hanno attraversato il mar Mediterraneo, piangendo la morte per acqua di migliaia, annegati nella rischiosa traversata.
Eppure il pianto per chi è morto, l’ospitalità, le pressioni sull’Unione europea perché cambi in meglio le sue regole di accoglienza forse ci soddisfano in modo sentimentale, ma non tranquillizzano la nostra coscienza, né la nostra intelligenza.
Sembra che il piccolo Aylan provenisse da Kobane, la cittadina curda quasi al confine con la Turchia. Per mesi Kobane è stata sotto l’assedio delle milizie dello Stato islamico, che volevano garantirsi un corridoio fra la zona da loro controllata e il territorio turco, da cui essi ricevono nuove reclute e smerciano petrolio di contrabbando. I profughi che – come la famiglia di Aylan – volevano fuggire da Kobane sono stati ricacciati indietro dai militari turchi; la stessa Turchia ha bloccato i peshmerga irakeni che volevano aiutare i curdi che difendevano la città.
Mi domando allora a che serve piangere su Aylan se non si piange su Kobane e sulla collusione fra Ankara e lo Stato islamico?
E come piangere sulle migliaia di rifugiati ammassati nella stazione di Budapest, senza rendersi conto che la maggioranza di loro sono siriani e la loro venuta in Europa è causata dalle guerre dello Stato islamico, delle milizie fondamentaliste internazionali, ma anche dalla pretesa dei governi occidentali di voler vedere anzitutto la caduta di Bashar Assad?
E a che serve piangere sui morti nel mar Mediterraneo, gridare contro gli scafisti se non si riconosce che agli scafisti proprio l’occidente ha dato una mano intervenendo nell’equilibrio inquieto mantenuto da Gheddafi?
Accogliamo pure i profughi, cambiamo le regole della Convenzione di Dublino, ma andiamo a fondo del loro dramma affrontando le cause. Le cause sono un Medio oriente che va allo sbando, a cui l’occidente ha dato una mano (Afghanistan, Iraq, Siria,…); gruppi estremisti che i Paesi della regione (Turchia, Qatar, Arabia saudita, Emirati,…) sponsorizzano in armi e denaro; grandi potenze che invece di accordarsi a costruire la pace, combattono una guerra per procura usando chi la Siria, chi l’Iran, chi l’Arabia saudita.
E’ tempo che si dica basta ai finanziamenti allo Stato islamico da parte dei governi del Medio oriente; che si attui una pace negoziata in Siria e in Yemen, che il Consiglio di sicurezza dell’Onu faccia il lavoro per cui è stato fondato: lavorare per la pace delle nazioni, non per la supremazia dell’uno o dell’altro.
Qualche giornale, commentando la foto-simbolo del piccolo Aylan ha gridato “Adesso basta!”. Ben venga questa decisione. Ma cosa dire delle decine di migliaia di bambini che in questi quattro e più anni di guerra sono morti in Siria? E quelli morti in Iraq?
Se non c’è un impegno contro le cause di tutte queste morti, quella di piegarsi sul dolore dei profughi in Europa rischia di apparire come un volersi nascondere da responsabilità mondiali. Ma intanto tutto il Medio oriente rischia di deflagrare, producendo non 200mila, ma 100 milioni di probabili profughi. E se il Medio oriente deflagra, né l’Europa, né tutto il mondo potrebbero salvare se stessi.
http://www.asianews.it/notizie-it/La-morte-del-piccolo-Aylan-e-quella-di-tutto-il-Medio-oriente-35216.html


I RIFUGIATI DOVREBBERO CHIEDERE ASILO NELLE SINAGOGHE
blair
DI GILAD ATZMON
gilad.co.uk
Ieri la Germania ha attaccato la Gran Bretagna per la crisi dei migranti. La Germania prevede di accogliere 800.000 richiedenti asilo entro la fine dell’anno. Anche la Gran Bretagna si sta preparando per affrontare il crescente problema dei rifugiati – ha chiuso le proprie frontiere. Devo ammettere che il richiamo da parte della Germania è sensato. Dopotutto sono stati Tony Blair e il suo governo Labourista ad incominciare la guerra criminale che ha portato a questa crisi umanitaria globale. Blair non era solo. Era semplicemente un Sabbos Goy [Le persone non ebree che il sabato sono incaricate di portare a termine i compiti che la religione ebraica non permette di fare, NdT].


Quando Blair ha condotto la Gran Bretagna in Iraq il suo maggior finanziatore era Lord Bancomat Levy degli Amici Labouristi di Israele.David Aaranovitch e Nick Cohen, scrittori di Jewish Chronicle, sono stati i primi difensori delle immorali guerre interventiste nei media britannici ed oltre. Da allora, abbiamo potuto vedere la lobby ebraica spingere per ulteriori guerre (Siria, Iran, Libia, ecc.). In Francia c’erano il CRIF e Bernard Henry Levy a spingere per l’intervento in Libia che ha reso il Mar Mediterraneo una trappola mortale.
Non ho idea di quanti profughi Lord Levy, Bernard Henry Levy e David Aaranovitch possano ospitare nelle loro stanze libere. Ma credo che la comunità ebraica dovrebbe immediatamente mettersi in prima fila di qualsiasi sforzo umanitario in favore dei rifugiati. In primis perchè gli ebrei sostengono di sapere più di qualsiasi altro popolo cosa voglia dire sofferenza, ma principalmente perchè è stata la loro politica aggressiva e il lobbismo globale di stampo sionista che ha scatenato questa enorme crisi dei profughi.
Gilad Atzmon
FONTE: http://www.gilad.co.uk/
2.09.2015
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l'autore della traduzione FA RANCO

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15514

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.