ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 8 settembre 2015

Nientepopodimeno

Padova. Il Crocifisso nelle aule scolastiche, la stampa di regime e il sessantotto che non muore mai 

C’è una tecnica di manipolazione delle notizie, di sfruttamento delle ingenuità giovanili e, in definitiva, di disinformazione che è sempre valida. Da Lenin a Hitler, ai loro modestissimi epigoni, la “verità” viene sempre costruita a tavolino per perseguire i propri scopi.

di Paolo Deotto
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Il sessantotto non muore mai. Lo so che diventerò noioso a furia di ripetere questa frase, ma purtroppo, per quanto noiosa, la frase è vera.
Il “sessantotto” non è tanto un periodo storico, quanto una tecnica ben sperimentata e consolidata di piccoli travisamenti voluti, notizie date a metà o con imprecisioni mirate, genericità non casuali, il tutto accompagnato dall’uso alquanto spudorato dei giovani, con le loro ingenuità, la loro immaturità, i loro limiti, ai quali viene offerto un piedistallo di notorietà, per spingerli a dire – e a pensare – sempre più corbellerie. Beninteso, purché siano corbellerie di regime. Già, perché tra l’altro si insegna un postulato assoluto: chiunque vuole diventare difensore scatenato della libertà deve capire che la libertà è così preziosa che non può essere riconosciuta a tutti…  (e purché non rifletta sul fatto che pone le premesse perché un bel giorno sia tolta anche a lui).

Ci tengo a precisare: quando parlo di “sessantotto” non parlo per sentito dire. Nel 1968 avevo diciannove anni, ero all’ultimo anno di liceo e poi matricola in università. Parlo di cose che ho conosciuto direttamente, e che non vissi da spettatore. E la storia si ripete.
Argomento del giorno: i Crocifissi nelle aule scolastiche e la terribile, agghiacciante iniziativa del sindaco di Padova, Massimo Bitonci, che vuole che il Crocifisso ci sia in ogni aula scolastica nel territorio da lui amministrato. Alla terribile, destabilizzante e divisiva (lo so, è una parola idiota, ma è di gran moda) iniziativa, se ne aggiunge un’altra che fa fremere di sdegno le masse democratiche: il consigliere Nicola Lodi, di Forza Italia, paga di tasca propria i 1.500 Crocifissi nuovi.
Con una contemporaneità che appare quantomeno singolare, la stampa di regime si mobilita, guidata nientepopodimeno che dal foglio che distilla e serve – da bere subito, prima durante e dopo i pasti – la verità per antonomasia: Repubblica. Venerdì 4 agosto su Padova, per una notizia che, in fondo in fondo non è poi così importante, c’è già un bel coretto pronto: oltre il sunnominato direttore d’orchestra, partecipano disciplinatamente Il Mattino di Padova, il Corriere del Veneto e il Gazzettino (che dedica due articoli). Vi riportiamo gli estratti di tutto quanto.
Qualche piccola considerazione:
  • Anzitutto, non c’è nulla di nuovo. La furia anticristiana è ormai di una sfibrante monotonia. Nelle aule scolastiche si può – anzi, si deve – parlare delle più immonde porcate (basta l’ossessione omosessualista per qualificare già il livello della cloaca), ma non si dovrebbe, secondo alcuni, esporre il simbolo della stessa civiltà, nata, piaccia o non piaccia, dal cristianesimo.
  • E niente di nuovo nella metodologia dell’inganno, ed è un inganno sporco, perché sfrutta i giovani, fornendo comunque falsità ai lettori.
Andiamo per ordine.
Falsità ai lettori
“L’iniziativa non è piaciuta agli studenti medi”, dice il Corriere del Veneto. “Rete studenti insorge: ‘decisone ridicola, le priorità sono altre’ “, titola il Gazzettino. Il capocoro, Repubblica, ha comunque scritto che “quelli della Rete degli Studenti Medi” non sono proprio contenti, anche perché fanno notare che questa “crociata ridicola” è fatta da chi rinnega la carità cristiana chiedendo di “mandare via i profughi e poi pensa ai Crocifissi”.
Questo è un modo di dare notizie false, perché al lettore viene subito propinato un argomento che ha sempre il suo fascino: cosa ne dicono “i giovani”, né ci si preoccupa di scrivere: “La Rete degli Studenti Medi, che rappresenta un x percento degli studenti, ha detto così e cosà”. No: con vecchia tecnica sessantottina, una singola associazione diventa d’ufficio “gli studenti”, non si dice se e quanti studenti rappresenti, né si dice se altre associazioni hanno qualcosa da dire in materia. Ai tempi “radiosi” del sessantotto, il Movimento Studentesco, killer del PCI, dal quale riceveva fondi e organizzazione, divenne tout court “gli studenti”.
E in quegli anni, che vengono gabellati dalla storiografia di regime come anni di “grande impegno” politico dei giovani, erano pochissimi i giovani realmente interessati alla politica. Ma di sicuro erano più numerosi di quanti possano esserci in queste generazioni che, senza loro colpa, sono rincretinite da discoteche, droghe, telefonini, tablet, sessualità animalesca e tutto il corollario distruttivo che ben conosciamo.
E comunque sia la rappresentatività della fantomatica “Rete”, non ci si preoccupa di sottolineare che i giovani dovrebbero soprattutto fare i giovani e non volersi misurare con argomenti più grandi di loro. Ma questa considerazione ci porta al punto successivo, ossia allo
Sfruttamento dei giovani
Non so chi sia la signorina Beatrice Di Padua, “coordinatrice provinciale della Rete degli Studenti Medi”. Ravanando in internet leggo che la figliola dovrebbe avere diciassette anni. Età compatibile con la scuola che frequenta. Mettiamo che ne abbia anche diciotto. Beh, a questa giovane, che potrebbe essere mia figlia, se non mia nipote, visto che ho quasi cinquant’anni più di lei, vorrei dire:
“Cara Beatrice, difendi la tua libertà. Renditi conto che ti stanno usando, perché a diciassette o diciotto anni si è ragazzini, non si hanno ancora gli strumenti intellettuali e culturali per lanciarsi in dissertazioni su libertà, accoglienza, per trinciare giudizi sul Crocifisso, per usare frasi altisonanti come ‘la paura del diverso’. Renditi conto che ti stanno usando, e ti gratificano dandoti la soddisfazione di diventare una star, citata dalla grande stampa. Quello che dici ti è stato messo in bocca, è il risultato di un indottrinamento che limita anzitutto la tua libertà, quella che pensi, perché ti hanno insegnato a dirlo, di difendere. Come te, cara Beatrice, ne ho visti tanti altri. I più scafati hanno saputo cavalcare l’occasione (vuoi due soli esempi? Si chiamano Massimo D’Alema e Mario Capanna) e sulla rivoluzione full-time hanno costruito una ricca carriere politica, e ora vivono da pensionati arci-agiati. Ma la gran massa dei giovani tribuni ha fatlo la fine del limone, che prima si spreme e poi si butta. Se vuoi davvero difendere la libertà, e anzitutto la tua, incomincia a essere quello che sei, ossia una ragazzina, e quindi una persona che da imparare, e molto, prima di parlare. Certo, hai come scusante il fatto che i cattivi maestri abbondano, mentre quelli buoni sono ormai una minoranza da catacombe. Ma almeno tieni conto del fatto che chi ti fa urlacchiare slogan conformisti, non è certo chi ti vuol bene. Ti sta usando e basta. E ti auguro di non fare appunto la fine che rischi, quella del limone”.
Ecco, vorrei dire questo alla giovinetta. Né si offenda: guardi chi abbiamo addirittura a capo del governo, un uomo ancora giovane, costruito sulle piccole vanità, al quale i suoi padroni fanno credere di essere uno “statista”. Vuoto come uno pneumatico, finché non si sgonfia, o non sarà sgonfiato, dà l’idea di poter correre chissà quanto. Quando non servirà più, verrà buttato via.
E, ciò detto, ecco la piccola ma istruttiva rassegna stampa:
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cr2pd
cr1pd
cr3pd
cr4pd

 –  di Paolo Deotto



Redazione

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