ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 19 settembre 2015

Nuove croci per nuovi crocifissi

Siria: i cristiani innalzano le croci sui colli di Maloula

di Salvatore Lazzara
Nella Festa della Santa Croce, i cristiani siriani, hanno innalzato diverse croci luminose, come monito per i terroristi-fondamentalisti islamici, e come protezione ai loro villaggi e città. Mentre in Occidente si cerca di abbattere il segno della croce, in nome di una falsa laicità travestita da odio anticristiano, in Medioriente la fede rappresenta l’ancora di salvezza per quanti sono perseguitati nel nome di Cristo.
“Noi cristiani viviamo una grande inquietudine –dichiara il Patriarca Sako-, e ci chiediamo se è ancora possibile pensare a una convivenza armoniosa e degna del suo nome. Siamo delusi! La libertà religiosa non viene rispettata in modo eguale per tutti. Vi è la religione di Stato, che vale per tutta la regione del Medio Oriente, mentre le altre religioni sono “tollerate” nel senso dispregiativo del termine”.
La sorte dei cristiani-. “Noi non sapevamo bene quale sarebbe stato il comportamento di questa nuova forza. Certo, volevano stabilire la sharia, ma avrebbero usato la violenza? Quanto tempo sarebbe durato? Nulla era chiaro. A distanza di qualche giorno, la maggioranza dei musulmani che erano partiti nella catastrofe della presa della città sono ritornati a Mosul, e pure qualche cristiano. La situazione sembrava relativamente calma, anzi più calma che in altri luoghi della piana di Ninive, dove le cose a poco a poco peggioravano. Per esempio, la grande città cristiana di Qaraqosh si è ritrovata sulla linea del fronte tra l’Is, che continuava la sua avanzata, e i peshmerga, i soldati curdi che tentavano di respingerlo”, commenta amaramente il Patriarca Sako. Coalizione internazionale dove eri? In cosa eri impegnata? Perché non sei intervenuta?
Assad a Maalula
Di recente, -denuncia il patriarca in una intervista-, ai cristiani andati via ad opera del califfato, sono state sottratte illecitamente case, terreni e appartenenti: “Le aree sotto il Daesh non vengono liberate. Forse questo fa comodo a qualcuno. Intanto, adesso, anche a Baghdad e a Kirkuk le case e le terre dei cristiani vengono illecitamente espropriate. C’è il rischio di veder alterati per sempre gli equilibri demografici in quelle zone. Ci vuole un’azione internazionale per imporre che siano rispettati anche i diritti e le proprietà di chi è stato costretto con la forza a andar via e magari pensa di tornare. L’Onu si dovrebbe occupare di queste cose”.
La via per uscire dal supplizio in Medioriente-. “Non c’è nessun “bottone magico” che si può schiacciare per risolvere la crisi mediorientale (ndr.). Ci vorrà chissà quanto tempo per provare a risanare una situazione così devastata. Per sconfiggere l’ideologia jihadista occorre coinvolgere le autorità musulmane e i governi arabi. Invece i circoli del potere occidentale hanno sostenuto proprio le forze e gli Stati dove i jihadisti hanno sempre trovato più appoggi. Adesso, riguardo ai rifugiati, si fa leva sul senso di umanità che fortunatamente ancora esiste in tante persone. Ma intanto vengono oscurate le connivenze e le protezioni di cui hanno goduto i jihadisti, i flussi di soldi e di armi. Hanno iniziato dal 2003 le guerre contro il terrorismo e per la democrazia, e il risultato è che è nato questo mostro del Daesh. Vorrà pur dire qualcosa”.
Mentre in Occidente si parla e si pensa il da farsi, come a Sagunto, che alla fine è stata espugnata perché nessuno interveniva, così allo stesso modo è segnata la sorte dei cristiani in medioriente. Tutti parlano e nessuno agisce. Recentemente da un video postato dai fondamentalisti islamici, è stata ricavata una foto raccapricciante (che non pubblichiamo per rispetto del minore e dei lettori): un bambino cristiano che non commuove nessuno, è stato massacrato e crocifisso dai terroristi dell’ISIS. Un giorno Dio ci chiederà conto, come ha fatto con Caino: “dov’è tuo fratello?” E noi cosa risponderemo?
Don Salvatore Lazzara – Sacerdote da 17 anni, è cappellano alla Scuola Allievi Ufficiali Carabinieri a Roma, ruolo che ha ricoperto anche all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli. Da Cappellano Militare ha svolto i seguenti incarichi: Maricentro (MM) La Spezia, Nave San Giusto con la campagna addestrativa nel Sud Est Asiatico, X° Gruppo Navale in Sinai per la missione di Pace MFO. Successivamente trasferito alla Scuola Allievi Carabinieri di Roma. Ha partecipato alla missione in Bosnia con i Carabinieri dell’MSU. Di ritorno dalla missione è stato trasferito alla Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma. Dopo l’esperienza nei Carabinieri è tornato a Palermo presso i Lanceri d’Aosta (Esercito). Da Luglio 2014 ha assunto il ruolo di Direttore del Portale Da Porta Sant’Anna. E’ vice presidente del Coordinamento Nazionale per la Pace in Siria.
Fonte: Sponda Sud
Nella Foto sopra: la cittadina cristiana di Maalula, uno dei più antichi insediamenti dei cristiani d’oriente
Nella foto al centro: il Presidente siriano Al-Assad ritratto quando si è recato in visita dai monaci di Maalula, dopo l’avvenuta liberazione dall’assedio e dai massacri attuati dai miliziani jihadisti armati dall’Occidente
Condanna alla crocifissione. In Arabia saudita
Memo, Middle East Monitor, pubblica oggi la notizia secondo cui ad Ali Mohammed Al-Nimr, arrestato nel 2012 quando aveva diciassette anni, l'Arabia Saudita ha respinto l’appello finale contro la condanna del giovane alla crocifissione.
Memo, Middle East Monitor , pubblica oggi la notizia secondo cui ad Ali Mohammed Al-Nimr, arrestato nel 2012 quando aveva diciassette anni, l'Arabia Saudita ha respinto l’appello finale contro la condanna del giovane alla crocifissione.   

Sì, avete letto bene: crocifissione. Secondo il sito Ali, arrestato in una manifestazione della “Primavera araba” è stato accusato di aver protestato illegalmente, e di essere in possesso illegale di armi da fuoco.  

Ali è stato rinchiuso all’inizio in un carcere giovanile; i suoi difensori sostengono che è stato torturato e obbligato a firmare una confessione estorta con la forza. L’appello è stato esaminato e giudicato in segreto, e respinto. A questo punto non ci sono altre vie legali per bloccare l’esecuzione della sentenza, prevista inizialmente per il 27 maggio 2014. Chi è interessato al link originale, clicchi QUI .  
MARCO TOSATTI

19/09/2015




Migranti, profughi, rifugiati… idee poche, confusione molta

di Michele Rallo


migranti_italiaAbbiamo sempre insistito sulla differenza tra rifugiati e migranti, anche quando nessuno sembrava farci caso e la parola d’ordine era: accogliere chiunque fosse “in cerca di una vita migliore”.
Adesso, di fronte all’emergenza di quest’estate, sembra che si incominci a fare qualche distinzione fra chi “ha diritto” e chi “non ha diritto” all’accoglienza. Dimenticando, peraltro, che nessuno “ha diritto” ad entrare in uno Stato di cui non ha la cittadinanza. È lo Stato, ogni singolo Stato, ad avere il diritto di accogliere o di respingere chicchessia. Ciò posto, gli Stati dell’Unione Europea aderiscono ad una convenzione ONUche fissa i parametri (rigorosi) per il riconoscimento dello status di rifugiato (o rifugiato politico). Sintetizzando al massimo: rifugiato è colui che è costretto ad emigrare «per fondato timore di persecuzione per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale od opinione politica»migrante, invece, è colui chevolontariamente lascia lo Stato di appartenenza, per motivi economici o per qualsivoglia altra causa. Fin qui – e chiedo scusa per essere stato costretto a ripetermi – la distinzione di fondo, detestata – manco a dirlo – dai buonisti in servizio permanente effettivo.
boldrini_kyengeStando così le cose (e, piaccia o non piaccia alla Boldrini, stanno proprio così), come fare per aggirare l’ostacolo e costringere l’Europa a non opporsi a questa invasione migratoria telecomandata? Semplice: ricorrendo ad una terza figura, che in maniera surrettizia si vuole sovrapporre e far coincidere con quella di rifugiato. Mi riferisco alla categoria del profugo,«termine generico – cito dal sito del Consiglio Italiano per i Rifugiati – che indica chi lascia il proprio paese a causa di eventi esterni (guerre, invasioni, rivolte, catastrofi naturali)». Ma, attenzione – e qui sta il punto – senza avere lo status giuridico di rifugiato, presupposto indispensabile per ottenere la “protezione” dello Stato ospitante.
Perché questa fondamentale differenza? Semplice: perché il rifugiato politico è una figura individuale, è una singola persona che – se ricondotta nel proprio paese – rischia una ingiusta (si presume) punizione, se non anche la perdita della vita. I profughi, invece, sono una categoria plurima, sono un insieme di persone che fuggono da un pericolo generico ancorché grave. Il rifugiato è talora costretto a prolungare nel tempo la propria permanenza all’estero, talché potrebbe integrarsi nello Stato ospitante e successivamente richiederne la cittadinanza. I profughi, al contrario, essendo solitamente in numero rilevante, possono ragionevolmente aspirare soltanto ad una ospitalità temporanea, per il periodo strettamente necessario al ritorno della normalità nel paese di origine: periodo che potrà durare anche alcuni anni, ma che dovrà necessariamente avere termine. Ecco perché – di solito e senza che qualcuno ne organizzi l’esodo “spontaneo” – sono ospitati in campi di raccolta posti generalmente poco oltre la frontiera degli Stati confinanti.
profughiE veniamo ai profughi di cui si parla in questi giorni, quelli che arrivano dalla Turchia in Grecia, marciano attraverso Serbia, Ungheria ed Austria, per raggiungere infine la Germania. Sono profughi che riscuotono la generale simpatia, perché – direttamente o indirettamente – sono vittime della barbarie dell’ISIS. Ma in che misura costoro possono essere considerati “profughi”? Perché – si faccia attenzione – non ci troviamo di fronte a gente che fugge dal proprio paese, ma a persone che hanno già trovato un asilo oltre le frontiere siriane, segnatamente in Turchia, in Libano e in Giordania. Dopo di che, in una fase successiva, hanno deciso di affrontare un viaggio per raggiungere una destinazione migliore, di solito nell’accogliente Europa. Naturalmente, lascio ai giuristi decidere se il viaggio verso l’Europa possa essere considerato la prosecuzione della fuga dalla Siria in fiamme, o non piuttosto una “migrazione economica” da un asilo all’altro.
V’è, poi, un altro aspetto che dovrebbe consigliare una valutazione più attenta del fenomeno, specie dal punto di vista della sicurezza collettiva. Secondo alcune voci, infatti, in Turchia si assisterebbe ad un traffico vastissimo di passaporti siriani falsi. Si parla di svariate decine di migliaia di pezzi. Provenienza? Chissà, forse i soliti “trafficanti di uomini”, o forse altri personaggi con altro genere d’incombenze, turchi o stranieri che possano essere. Se la notizia dovesse essere confermata, è probabile che mezza Europa sia ormai piena di “migranti economici” afgani, pakistani, egiziani che hanno dichiarato di essere siriani. Ed è parimenti probabile che, tra i falsi siriani, ci siano anche molti soldati dell’ISIS, mandati in Europa per preparare future azioni terroristiche.
siriani_merkelIntanto, assai misteriosamente, la cancelliera tedesca ha cambiato opinione, così di botto, sull’immigrazione. Adesso, la stessa gentile signora che aveva fatto piangere la ragazzina palestinese che chiedeva soltanto di terminare il corso di studi in Germania, la stessa cancelliera del Quarto Reich – dicevo – è diventata improvvisamente buona, buonissima, dolce, zuccherosa, gelatinosa… gronda comprensione e solidarietà da tutti i pori, ed assicura che la Germania accoglierà centinaia di migliaia di profughi e che – attenzione a questo passaggio – «molti tra loro diventeranno cittadini tedeschi». Che dire? Mi pare una conversione che sa di miracoloso; come quando il premier greco Tsipras ha cambiato idea, dalla sera alla mattina, sulla politica di rigore che ha disastrato la Grecia. Cose che succedono in questa strana Unione made in Maastricht.
Se poi allarghiamo lo sguardo fino agli orizzonti atlantici, ci accorgiamo che accadono cose ancor più strane. Come la sporca guerra d’aggressione contro il regime siriano di Assad – condotta in sostanziale alleanza dall’ISIS e da un esercito “democratico” finanziato dagli americani – guerra che è la causa diretta di tanti cataclismi geopolitici, ivi compresa l’ondata di profughi che oggi preme alle porte dell’Europa.
È strana questa guerra? No, è una guerra in linea con tutti gli altri disastri provocati dagli americani in questi ultimi anni (Somalia, Iraq, Libia, eccetera). Ciò che è strano è che nessuno fra i capi di governo europei abbia sentito il bisogno di chiedere agli USA e alla NATO di seguire una politica meno contraria agli interessi dei nostri paesi. Misteri, misteri…
Fonte: “Social”, 18 set. 2015 (per gentile concessione dell’Autore)
http://www.ildiscrimine.com/migranti-profughi-rifugiati-idee-poche-confusione-molta/



FENOMENOLOGIA DELLA MADONNINA DEL PIANTO – LAURA BOLDRINI SI È MANIFESTATA A NOI GRAZIE AL SUO INDEFESSO IMPEGNO AL FIANCO DEGLI ULTIMI DEL PIANETA – DALLA FAO ALL’ALTO COMMISSARIATO PER I RIFUGIATI, POI SUL TAXI DI VENDOLA E IL DRAMMATICO COLPO DI GENIO DI BERSANI: FARLA PRESIDENTE DELLA CAMERA

Mario Sechi sul “Foglio”: “Dove c'è la fame c'è anche la fama, dove c'è la guerra c'è il dolore e dove c'è il dolore c'è un flash, una telecamera, un comunicato e lei, Laura, testimone della contemporaneità, la nostra Rosa Luxemburg a quattro stelle”…

Mario Sechi per “Il Foglio

Non era così. Scuotono la testa, i compagni di un tempo che fu. No, non era così. Tradiscono uno sguardo liquido, proiettato verso un passato remoto, quello in cui Lei proprio non era così. Era cordiale, su un altro pianeta. Era simpatica, in un' altra galassia. Era Laura Boldrini. E non era ancora Presidente della Camera.

LAURA BOLDRINI - VITTORIO LONGHILAURA BOLDRINI - VITTORIO LONGHI
 "Non era così, era cordiale, era simpatica". Yes comrades, come vi capisco, mentre inchiostro qua e là le pagine del mio taccuino, in testa mi frulla un motivo di Franco Battiato: "Il tempo cambia molte cose nella vita / il senso le amicizie le opinioni / che voglia di cambiare che c' è in me / Si sente / il bisogno di una propria evoluzione / sganciata dalle regole comuni / da questa falsa personalità". Corre l' anno 1981, Battiato compone il suo album capolavoro, "La voce del padrone", e lei, Laura, ha appena vent' anni, da un anno frequenta la facoltà di Giurisprudenza della Sapienza e ha un saldo centro di gravità permanente che non le fa "cambiare idea sulle cose e sulla gente". Quello accadrà, più tardi. Con l' ascesa al potere.

Prima dello shocking day, la sua elezione alla presidenza della Camera, il 16 marzo del 2013, c' è la storia di un' altra Laura, quella che "oggi non c' è / è andata via". Non tornerà mai più. L' altra Laura, quelle che ricordano i compagni dei bei tempi andati ha "le giacche fricchettone, i capelli non fatti, qualche chilo in più e... ride".

maria elena boschi laura boldriniMARIA ELENA BOSCHI LAURA BOLDRINI
Laura ottiene la laurea nel 1985, ha il sacro fuoco della scrittura che scorre nelle vene, collabora con la Rai e già lavora alla sceneggiatura della sua vita mondanissima e altermondista. Se sei nata a Macerata nel 1961 - troppo tardi per fare il Sessantotto e troppo presto per cantare "E' qui la festa" di Jovanotti - se vivi nella campagna di Jesi, se sei la primogenita di cinque figli, se hai un padre avvocato, conservatore, religioso e amante della musica classica, se tua mamma è insegnante d' arte, se la tua vita è scandita dal metronomo della tradizione, è matematico che prima o poi scappi in Sudamerica a caccia della lontana libertà.

Altro che Simon Bolivar, è così Laura, viaggiatrice dei due mondi, raccoglitrice di riso in Venezuela, un rosario di fango, pioggia, capanne, finca de arroz, campesinos e revoluciòn.

catherine colonna laura boldriniCATHERINE COLONNA LAURA BOLDRINI
Sono i primi passi di quella che poi diventerà la Nostra Signora degli Ultimi in Carrozza. Lei in carrozza, gli ultimi a piedi.

Grande è il richiamo della foresta pluviale e del deserto, il lavoro per il prossimo reietto, la sua destinazione naturale è quella delle Nazioni Unite, il posto d' osservazione da dove parte la sua indignazione in servizio permanente effettivo. "Non era così come oggi", sì ho capito, ma ora lasciatemi scrivere, idealisti. Perché la storia di Laura è una cascata, è un "voglio", un "subito", un "non domani", un "tutto", è l' ambizione travestita di gne gne, il cocktail dell' Italia dei piagnoni in carriera.

Così Laura realizza il suo primo sogno, entra alla Fao, produce video e radio, è un tazebao viaggiante del pensiero debole che passa da una sigla all' altra dell' Onu con la disinvoltura di chi entra ed esce da un grand hotel con le porte girevoli e i valletti con le borse in mano, mi raccomando. C' è il programma alimentare mondiale e lei è il portavoce per l' Italia, fa e disfa le valigie in continuazione, poi approda nel 1998 all' Alto commissariato per i rifugiati e là comincia la fase da transformer, la rondinella diventa un' aquila con gli artigli di titanio, il suo percorso verso la stratosfera degli Eletti è senza ostacoli, il suo decollo verticale è da Space Shuttle.

E' una navicella che usa tutto il carburante del serbatoio e poi lo sgancia in mare perché da quel momento è solo un peso. Citofanare Sel per avere conferme. Quando i giornalisti chiesero lumi sulla crisi e gli abbandoni nel partito vendoliano, Laura rispose: "Io mi sono presentata alle elezioni come indipendente". Vamos compañeros! E tanti saluti.
laura boldrini in vacanza in greciaLAURA BOLDRINI IN VACANZA IN GRECIA

Il fatto è che nell' assenza di autori e attori, la Boldrini diventa subito icona de sinistra. Nel deserto radioattivo del progressismo non-renziano, lei si auto produce e riproduce senza difficoltà.

Tuona contro le destre, stronca la Bossi -Fini, alza e abbassa il pollice, promuove e boccia, così il discorso s' affina e la penna s' affila, i comunicati diventano una foresta di pugnali, si spalancano le porte dei salotti televisivi, lei trafigge la telecamera con gli occhi iniettati d' ambizione, decolla e atterra, Bosnia, Albania, Kosovo, Pakistan, Afghanistan, Sudan, Angola, Iran, Giordania, Tanzania, Burundi, Ruanda, Sri Lanka, Siria, Malawi, Yemen.

laura boldrini a montecitorio fiduciaLAURA BOLDRINI A MONTECITORIO FIDUCIA
Lo scenario è esotico con un sottotesto di tragedia. Sull' immigrazione e i rifugiati costruisce il personaggio, il character da mettere in scena, apre e chiude con un battito di ciglia questioni bibliche, passa dalla Locride alle primavere arabe con il balzo di una tigre asiatica, perché dove c' è la fame c' è anche la fama, dove c' è la guerra c' è il dolore e dove c' è il dolore c' è un flash, una telecamera, un comunicato e lei, Laura, testimone della contemporaneità, la nostra Rosa Luxemburg a quattro stelle.

Ai tempi dell' Onu, ogni suo messaggio diventava un pezzo fondamentale dell' ingranaggio della sinistra in cerca d' autore, dall' Unità a Articolo 21, lei c' era. Perché Laura è una fascinazione, un patchwork dove la coreografia è più importante della sceneggiatura.

Famiglia Cristiana nel 2009 la incorona "italiano dell' anno" e sul primo numero del 2010 il settimanale pubblica un' intervista in cui la parte importante non sono le sue risposte, ma la descrizione della casa: "La casa romana di Laura Boldrini è un riflesso chiaro, perfetto della sua vita: alle pareti del salotto i quadri del fratello Andrea, pittore di professione, un affresco realizzato da sua sorella Lucia, gli acquerelli dipinti dalla zia Dafne, ultraottantenne, che da giovane lavorò come modella, girò per il mondo e a quarant' anni prese a scrivere romanzi. 'Si autocandidò pure al premio Nobel', ricorda Laura".

nichi vendolaNICHI VENDOLA
Che sciccherìa, Vittorini direbbe "di gente bella e balda". E' il distillato del mondo di Laura, tutto sentimento e viaggio, non è Salgari, non troverete Sandokan e la Perla di Labuan, quella è letteratura popolare, qui sciaborda il voyage, materia che può essere sgrezzata al massimo dalla penna di Elena Ferrante, perdinci. Voi capite che, a quel punto, tutto è possibile e alla reginetta di Famiglia Cristiana si spalanca il cancello del politicamente indiscutibile, dell' intelligente a prescindere.

PIERLUIGI BERSANI ALLA FESTA DELL UNITA A MILANOPIERLUIGI BERSANI ALLA FESTA DELL UNITA A MILANO
Non è Time (per quello c' è tempo, abbiate fede), ma la benedizione del settimanale dei Paolini in Italia è il prestigio con l' ostia, l' upgrade in business class della sinistra che viaggiava in economy. Così, tra rotativa e pixel, taccuino e microfono, take d' agenzia e telegiornale, collegamento radio e... occhio, va via il satellite, si va scomponendo un tipo umano che fu core e megafono, abito etnico e sandalo con motivi tribali, e componendo una biografia in tailleur con il jet-lag incorporato e il jet-set introiettato.

 Il salvamento radical -chic diventa programma politico, abito da giorno sul podio da profeta la mattina, pronto a sbrilluccicare al tintinnio dei calici la sera. Il grande salto ormai è solo una questione di quando, non di come. Sì, c' è la vita passata ancora là, presente a se stessa, due giornalisti compagni di vita, in mezzo una figlia che studia in Inghilterra (e dove sennò?) ma la marcia del futuro s' ode lontano, sembrano gli stivali della fanteria napoleonica a Jena, solo che Nichi Vendola non è Immanuel Kant e la combina grossa.
laura boldriniLAURA BOLDRINI

Proprio così, il primo contributo audio a questa storia psichedelica lo dà Nichi. Lasciamo che sia la prosa con la messa in piega di Laura a raccontarci il momento topico, la chiamata, il volta -pagina della Storia. E' tutto scritto nella sua ultima opera (edita da Einaudi, casa editrice del Cavaliere, naturalmente) intitolata modestamente "Lo sguardo lontano".

Lei è in Grecia, è in piena fase Siryza, s' interroga come Amleto, si chiede "davvero conta soltanto il pareggio di bilancio?", è profondamente "turbata da queste riflessioni", il lettore già pensa al pianto e ai crisantemi e invece... oplà, eccolo, il trillo che imprime l' accelerazione in curva: "...squilla il cellulare. E' Nichi Vendola a chiamarmi. Lo saluto, ma sono ancora talmente indignata che gli scarico addosso il racconto di quella giornata orribile".

L'ASCELLA PEZZATA DI LAURA BOLDRINIL'ASCELLA PEZZATA DI LAURA BOLDRINI
Ora, provate a immaginare la scena, una furia e Nichi che non spiccica parola, roba da American Comedy "Lui mi ascolta in silenzio. Dopo dieci minuti di sfogo, mi rendo conto di non averlo lasciato parlare: mi scuso e gli domando il motivo della telefonata". Eh, già, il poveretto ha proprio fatto una telefonata, e certo, so' dieci minuti de passione civile ma lei è "certa che nella sua regione ci siano delle questioni umanitarie su cui attivarsi".

Vendola fa la figura del babbeo vestito a festa, ma che volete, la prosa è letteraria e il cuore di Laura batte ancora più a sinistra, il racconto vibra tutto in sottosterzo e alla fine la traiettoria si raddrizza con un Vendola che balbetta qualcosa: "Come Sel vogliamo intensificare la battaglia sui diritti - mi dice - visto che la Grecia non è così lontana da noi... Tu ti sei battuta contro il razzismo, le discriminazioni, a sostegno di rifugiati e migranti, e per questo rappresenti un punto di riferimento. Perciò ti chiedo di candidarti con noi alle prossime elezioni".

Patatrac! La decisione è già presa e il libro apre scorci idilliaci da collezione Harmony: "Ero desiderosa di stupirmi, di guardare il Machu Picchu e restare senza fiato, di andare in Tibet a oltre seimila metri e avere la forza di respirare; di fermarmi a Bamiyan davanti ai Buddha e sentirmi fortunata di poter ammirare le meraviglie del pianeta, di potermi alimentare di tanta bellezza". E' un passaggio dove si rivela tutta la forza narrativa della Karen Blixen di Jesi, dalla mia Africa alla Nostra Laura del Pianto.
laura boldriniLAURA BOLDRINI

Quando la neve comincia a rotolare dal K2, la Boldrini diventa rapidamente una valanga. Non fa neppure in tempo a varcare la soglia del portone di Montecitorio e Pier Luigi Bersani - lasciata la pompa di benzina di Bettola e sotto l' effetto stroboscopico delle tovagliette a quadretti rossi dell' osteria - compie il tragico errore: Boldrini presidente della Camera. C' è da capirlo, Pier Luigi, non sa che pesci pigliare, è come Nino Benvenuti dopo aver incontrato Carlos Monzon, leggermente confuso: non ha vinto, non ha perso, ha Grillo che lo manda in tilt come un flipper preso a colpi da un lottatore di sumo, s' ingegna a trovare la società civile nei salotti del take away benpensante e così si convince che lei, Laura protettrice degli ultimi, è l' arma segreta per ammorbidire il comico genovese.

renato brunetta saluta laura boldrini (2)RENATO BRUNETTA SALUTA LAURA BOLDRINI (2)
Crac. Laura Boldrini fa coppia con Pietro Grasso, il principe del vuoto. Diventano in breve tempo i Sandra e Raimondo del vernissage istituzionale e per la Boldrini Montecitorio è il palcoscenico ideale, ha uno scranno bello alto e tutti gli altri sono sotto il controllo dei suoi occhi, arpioni di una baleniera atlantica. Il suo primo discorso alla Camera è la Polaroid di un mondo: "Arrivo a questo incarico dopo aver trascorso tanti anni a difendere e rappresentare i diritti degli ultimi in Italia e nel mondo".

Bello, ma da quel momento tutto è First Class e lei, Laura, non è più Laura, è un' altra. Sparisce la ragazza che sorride sulla copertina di Famiglia Cristiana. Compare l' austera e sofisticata lady sulla copertina di D, il settimanale femminile di Repubblica, dove posa con la malìa della femme de pouvoir: abito blu cobalto che si sposa con il lucido corvino della chioma non pettinata ma scolpita, gli orecchini che impreziosiscono i contorni del viso come gocce di pioggia dopo mezzanotte, il trucco che disegna le linee classiche del naso, il mascara che fa vibrare le pupille, il rossetto che accende le labbra. Signore e signori, è finito il freak, comincia lo chic.

laura boldriniLAURA BOLDRINI
 Ecco a voi la nuova Boldrini, titolata così: "Camera con Laura", un calembour sul libro di E. M. Forster, l' allusione in celluloide, un personaggio che ha il tocco di James Ivory. Che eleganza, che splendore, che finezza. E voi dove siete, comuni mortali? Tutti ancora a cercarla sulle pagine dell' impegnato settimanale Left, mentre lei è già morbidamente atterrata nell' impaginato glam dei patinati femminili. Ella ha un altro palcoscenico, compagni.

Ad "Agorà" nell' aprile scorso Laura va in scena dopo la strage nel Canale di Sicilia. Sigla, partono i servizi, Gerry Greco conduce da par suo, Pablo Rojas dà numeri e cifre, e alle nove in punto, in collegamento, compare la presidente Boldrini, discorso dal maxischermo, un piedistallo in pixel. Qualche settimana dopo, il format cambia e gli ospiti di "Agorà Estate" traslocano, se levano proprio de torno va', che non offuschino l' aurea persona, via le poltrone, resta lo sgabello, Serena Bortone la interroga sull' ultima fatica letteraria. E' la terza carica dello stato, non può confondersi con altri soggetti, quella è roba da collettivo, una fissa da frikkettoni, meglio fuori dalla ggente.

roberta pinotti laura boldrini maria latellaROBERTA PINOTTI LAURA BOLDRINI MARIA LATELLA
Il format ormai è collaudato e si ripete qualche giorno fa. Il palcoscenico è quello del "Martedì" di Giovanni Floris, comincia una nuova stagione, c' è Bersani, c' è il sindaco Marino, un pantheon anti-renziano, alè Giova e poi c' è lei, in piedi, che ride sulle battute del Crozza-Marino.

Laura compare in studio, A -a -abbronzatissima! un' ambrata terza carica dello stato, dorée, scintillante per l' intervistona one to one, ha il passo pre -programmato, quando s' accomoda in poltrona è regina degli indivanados, giacca e pantalone grigio -ghiaccio lasciano che sia il volto a battere le ali, scocca il ventinovesimo minuto di trasmissione e tutto il problema dell' im migrazione, delle guerre, dell' accoglienza, dei profughi, diventa il galoppo di un' amazzone, spunta la questione escatologica del "problema europeo", ormai si vola altissimo, si fanno grandi teorie orbitali e viene citato en passant "il pianeta terra", e "questa è una realtà con cui dobbiamo fare i conti",

laura boldriniLAURA BOLDRINI
gli applausi scrosciano come l' acqua di un impianto di irrigazione a spruzzo (saranno in tutto dodici), e ci sono "diritti fondamentali" e "noi siamo bene in regola", le labbra virano verso una declinazione di quasi -dolore, la narrazione sembra sciogliersi in pianto, siamo alla commozione (cerebrale), ma torna con forza l' onda d' urto della ragione cartesiana ed ecco affiorare come un sottomarino nucleare tra i ghiacci "il pacchetto", la "logica", e l' Ungheria del 1956, perché "oggi fa veramente male" e "non sono d' accordo Floris" perché qui la faccenda "non è tra buoni e cattivi", ma bisogna "rispettare il diritto e la Costituzione", evvài con il "bisogno del meglio" e no, eh, la politica da "studio televisivo" no.

Floris prova a difendere la baracca catodica, ma niente da fare, Laura è un fiume in piena, fusione fredda di Podemos, quel che resta di Sel e Alexis Tsipras alla carbonara.
Per fortuna di Renzi non c' è lei alla presidenza del Senato. Perché se Grasso allude, Boldrini illude.

 A Montecitorio, sanno bene di cosa si tratta, un' ipnosi continua di discorsi, inaugurazioni, interviste, presenze calibrate, drink, foto e video archiviati nei server del Parlamento, i gigabyte della vanità, il big data della futilità. Mentre scrivo, Laura ha già superato il mio conteggio dell' opera omnia che era arrivato a quota 170 occasioni imperdibili, file cliccabili e indimenticabili. La realtà è inarrestabile, domani la Boldrini sarà alle 16 al concerto della banda dell' Esercito Italiano e un' ora dopo al concerto della pianista Luciana Canonico.
laura boldrini e maria latellaLAURA BOLDRINI E MARIA LATELLA

Musica, maestro! Rulli di tamburo, trombe e melodie alle cinque della sera, mentre infuria la battaglia del Senato e là, a pochi metri da Montecitorio, c' è Palazzo Chigi e l' ombra del segretario fiorentino, Matteo Renzi e no, dai, l' ha detto anche Massimo D' Alema che "la scissione non ci sarà" e certo, vi capisco, Laura non era così, era diversa... e poi ha l' ambizione sfrenata di chi non ha partito, ma se l' avesse, il partito, una piccola armata... no, non succederà, lei, Laura, balla da sola. Ieri l' Onu, poi Sel, oggi la Presidenza e domani si vedrà. E' l' ora del concerto, "le campane d' arsenico e il fumo / alle cinque della sera".

Laura prende il taxi, non bada al tassametro, scende a fine corsa e ne attende un altro. A non rivederci, boys. Senza una lacrima sul viso.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/fenomenologia-madonnina-pianto-laura-boldrini-si-manifestata-108923.htm

TUTTI SIRIANI? – IL CAPO FRANCESE DI FRONTEX AMMETTE CHE C’È UN GRANDE TRAFFICO DI DOCUMENTI SIRIANI FALSI – MIGRANTI ARABI O NORDAFRICANI, IN FUGA PER MOTIVI ECONOMICI, PAGANO FINO A DUEMILA DOLLARI PER OTTENERE ASILO POLITICO PIÙ FACILMENTE

Secondo il governo turco circa il 30% dei rifugiati siriani ha lasciato il suo paese senza documenti. Si è così sviluppato un fiorente mercato di documenti autentici che parte da funzionari corrotti di Damasco e arriva in Turchia dove, se si hanno le conoscenze giuste, basta inviare una foto e i soldi richiesti per avere un perfetto passaporto siriano. Del traffico approfitta anche l'Isis...

Francesco Borgonovo per “Libero Quotidiano
profughi sirianiPROFUGHI SIRIANI

In Italia c’è ancora chi ha la faccia tosta di sostenere l’accoglienza indiscriminata, liquidando come capziosa la distinzione fra immigrati economici e profughi. In altre parti del mondo, invece, c’è chi ha compreso benissimo la differenza, ovvero criminali e trafficanti di uomini. Costoro hanno capito che ora, in Europa, essere siriani significa essere sicuri di ottenere asilo. In particolare dopo che Angela Merkel ha voluto dare lezioni di umanità a tutto il globo, aprendo le frontiere e consentendo l’ingresso in Germania a ventimila e passa persone in un solo fine settimana.

Come sempre, il buonismo ha conseguenze nefaste. Le ha spiegate Fabrice Leggeri, capo di Frontex, alla stampa francese:«Commerciare in passaporti siriani è un’attività estremamente redditizia per i trafficanti», ha detto. «Le persone che li utilizzano per lo più parlano arabo, possono arrivare dall’Africa o dal Medio Oriente, ma hanno il profilo dei migranti economici, non dei rifugiati. Molti hanno falsi passaporti siriani perché sanno che in questo modo otterranno più facilmente asilo in Europa».

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Ecco la realtà: si è sviluppato un florido mercato di documenti falsi, i cui beneficiari sono principalmente malviventi turchi e jihadisti. Per entrare in possesso di un passaporto siriano servono tra i 250 e i 2000 dollari. Spendendo il minimo si può acquistare un documento finto. Sborsando quasi dieci volte tanto, invece, si riesce a ottenerne uno autentico, cioè rubato a veri siriani. Questo «servizio» è attivo da alcuni anni, precisamente da quando l’Occidente ha tentato di far scoppiare una primavera araba in Siria.

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Molti cittadini, in particolare gli oppositori di Assad, sono fuggiti all’estero. Per evitare di passare guai, tanti di loro non hanno portato con sé i documenti. Secondo il governo turco, circa il 30% dei rifugiati siriani ha attraversato la frontiera senza il passaporto. Si è così sviluppato un mercato sotterraneo, alimentato dagli ex funzionari pubblici di Damasco e dintorni, che per un minimo compenso fornivano carte d’identità, certificati di nascita e quant’altro agli espatriati.

Ben presto, però, nel giro sono entrati anche uomini dello Stato islamico intenzionati a dirigersi verso il cuore dell’Europa. Infine,i trafficanti hanno ulteriormente allargato il raggio d’azione agli immigrati non siriani. Ecco il risultato: dai 250 ai 2000 dollari per un passaporto; tra i 1000 e i 1300 dollari per un certificato di nascita;1000 dollari per una laurea finta. In questo modo si può essere accolti anche se non si fugge da una guerra,e si può trovare più facilmente un lavoro nell’Ue.

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Ieri un’inchiesta del britannico Daily Mail ha confermato l’esistenza e le dimensioni del contrabbando. Il reporter Nick Fagge ha acquistato per duemila dollari un passaporto, una carta d’identità e una patente. Tutti documenti siriani autentici, ottenuti da un falsario turco. Appartenevano a un tale Jak Abdullah Fraam. Il giornalista inglese non ha dovuto fare altro che inviare ai trafficanti una sua foto via social network, e in quattro giorni gli è stato recapitato il necessario per diventare a tutti gli effetti un siriano meritevole di asilo politico in un Paese europeo.
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Non si tratta di un caso isolato, tutt’altro. Fagge è riuscito a scambiare qualche parola con il suo contatto tra i trafficanti e il falsario gli ha fatto un quadro molto chiaro della situazione: «Oggi tutti vogliono essere siriani, perché adesso tutti danno il benvenuto ai siriani.Ci sono palestinesi, egiziani, iracheni, persone da tutto il mondo arabo che fingono di essere siriane così possono rifarsi una vita in Europa».

Considerando le difficoltà che ha l’Ue con l’identificazione degli stranieri, potete immaginare le conseguenze: la marea umana che preme alle frontiere non è composta di soli «profughi». Lo testimonia un gruppo di giovani siriani intervistati nei giorni scorsi sempre dal Daily Mail. Alla giornalista che li interpellava hanno ripetuto più volte che circa il 30% dei «rifugiati» entrati in Germania in questi giorni non è di nazionalità siriana.

«Guardali», insisteva uno dei ragazzi.«Fingono divenire dal mio Paese, ma mentono. La loro pelle è più scura della nostra. So che sono musulmani di lingua araba provenienti dal Sudan, in Africa. Ogni giorno più africani, afghani, iracheni, iraniani, libanesi e molti altri passano attraverso la porta che la Germania ha aperto a noi siriani».

PROFUGHI SIRIANI IN UNGHERIAPROFUGHI SIRIANI IN UNGHERIA
Il problema non è solo tedesco. Ai confini della Croazia ieri erano accalcate circa 7500 persone. Credete che si riesca a capire da dove vengono? Il governo della Macedonia nei giorni scorsi ha candidamente ammesso che il flusso di immigrati è troppo grande per poter svolgere controlli adeguati. È molto probabile che queste persone, respinte dall’Ungheria e da altri, arrivino anche in Italia, dove come sappiamo le identificazioni sono una falla del sistema.

PROFUGHI SIRIANI IN UNGHERIAPROFUGHI SIRIANI IN UNGHERIA
Tanto che un esperto di Scotland Yard interpellato dal Daily Mail, dopo aver guardato il passaporto siriano comprato da Nick Fagge ha dichiarato che il documento, benché datato, consentirebbe di entrare facilmente in Paesi come «la Grecia e l’Italia». Già abbiamo problemi a distinguere fra profughi e clandestini, figuratevi che faremo con i finti profughi...

IL BAMBINO SIRIANO MORTO SULLA SPIAGGIA DI BODRUM IN TURCHIAIL BAMBINO SIRIANO MORTO SULLA SPIAGGIA DI BODRUM IN TURCHIA
Infine, c’è l’incognita del terrorismo. Del mercato nero di documenti si servono i tagliagole e - come ha detto a David Cameron il ministro dell’Educazione libanese Elias Bousaab - su cento presunti siriani entrati in Europa, due sono legati all’Is. Anche ammettendo che la stima sia troppo pessimistica, resta che non sappiamo chi ci mettiamo in casa, e rischiamo che ci capitino fanatici come l’iracheno che in passato aveva pianificato attentati e ieri ha cercato di ammazzare una poliziotta in Germania. I servizi segreti tedeschi sostengono che i jihadisti avvicinano i nuovi entrati per reclutarli. Beh, può darsi che adesso non abbiano più bisogno di faticare:i loro amici estremisti arriveranno qui con passaporti comprati in Turchia e saranno accolti con tutti gli onori dalle anime pie come la Merkel.

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