Il vescovo di Chieti - Vasto Bruno Forte, quello di Novara Franco Giulio Brambilla e quello di Ancona Edoardo Menichelli guideranno il fronte italiano dei progressisti nel prossimo Sinodo sulla Famiglia che si aprirà in Vaticano il 4 ottobre e durerà fino al 25 ottobre.
L’arcivescovo di Milano Angelo Scola, l’ex segretario di Stato Angelo Sodano, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana Angelo Bagnasco il vescovo di Parma Enrico Solmi, sono considerati invece conservatori a tutto tondo; in mezzo in una posizione di stampo moderato ci sarebbero invece l’arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra e quello emerito di Milano Dionigi Tettamanzi.
Proprio così, pur provenendo da posizioni ideologiche divergenti, da una parte Caffarra, dall'altra Tettamanzi, secondo i rumor, al Sinodo si troveranno fianco a fianco per sostenere le linee guida dell’Instrumentum Laboris ossia il documento preparatorio del Sinodo che si prefigge di venire incontro alle istanze del mondo moderno senza entrare in conflitto con la dottrina della Chiesa.
Un testo che Caffarra e Tettamanzi, ora si scopre, avrebbero contribuito a redigere svolgendo un importante opera di mediazione nei fronti contrapposti. Ecco perché Francesco li avrebbe voluti entrambi nel Sinodo, forse convinto che il loro contributo possa essere ancora più determinante proprio nei giorni caldi della discussione.
Una discussione che si annuncia piuttosto accesa e forse è proprio ciò che vuole Bergoglio il quale, nella scelta dei padri sinodali da lui direttamente indicati, è stato ben attento a rappresentare tutte le parti in campo; il Papa in pratica ha fatto sì che controbilanciando le varie istanze presenti all’interno della Chiesa, il Sinodo possa essere contraddistinto da un dibattito vero, da un confronto aperto, franco e leale, senza decisioni pre confezionate. E il dibattito ci sarà, statene certi. A guidare il fronte dei progressisti italiani ci sarà il segretario speciale del Sinodo, il vescovo Forte, sostanzialmente favorevole ad un approccio conciliante verso i divorziati risposati, le coppie di fatto e gay; al suo fianco avrà sicuramente il vescovo di Novara Brambilla legato a lui dal fatto di essere stati entrambi allievi del cardinale Carlo Maria Martini.
Con loro l’arcivescovo di Ancona Menichelli che proprio nelle ultime ore, con un’intervista ad Avvenire è tornato a ribadire l’esigenza di un approccio più conciliante e meno aggressivo nei confronti delle istanze provenienti dalla società contemporanea, stando ben attenti a “curare le ferite”. Sulla stessa linea anche l’arcivescovo di Perugia Gualtiero Bassetti, mentre il vescovo di Albano Marcello Semeraro è indicato come moderato, ossia in una sorta di terza via, al pari di Caffarra e Tettamanzi. Il fronte dei conservatori dovrebbe essere guidato dal duo Sodano-Bagnasco, entrambi rigidi custodi dei principi etici in perfetta continuità con i pontificati dei papi di cui sono stati stretti collaboratori, Sodano di Wojtyla e Bagnasco di Ratzinger. Più defilato apparirebbe in queste ore Scola sulla cui ortodossia in molti iniziano a nutrire qualche dubbio. Anche l’arcivescovo di Milano infatti avrebbe mitigato e di molto certe posizioni eccessivamente tradizionaliste e secondo i rumor potrebbe anche lui collocarsi in una posizione di terzietà. Forse anche lui ha deciso di seguire il nuovo corso di Comunione e Liberazione e passare dal ratzingerismo al bergoglismo puro? Una domanda che si stanno ponendo i maligni in considerazione della provenienza ciellina di Scola, ma che naturalmente lascia il tempo che trova.
Scola per storia e tradizione è sempre stato un conservatore e difficilmente potrà abbracciare posizioni rivoluzionarie come quelle proposte dal duo Kasper-Forte.
Potrebbe invece condividere i contenuti dell’Instrumentum Laboris che sostanzialmente sembra venire incontro alle istanze della società, dei divorziati risposati, dei gay e dei conviventi senza contraddire la verità evangelica mettendo in discussione indissolubilità del matrimonio e finalità procreativa dello stesso. Stessa posizione che dovrebbe condividere con il Segretario del Vaticano Giuseppe Bertello anche lui di tendenze conservatrici ma orientato su una linea di maggiore moderazione. Insomma, vuoi vedere che alla fine il “bilancino” di Bergoglio, lungi dal creare quella situazione di impasse che molti temono, riuscirà al contrario a creare la giusta armonia fra le opposte posizioni in campo?
In poche parole: keep calm and apostata!
RispondiEliminaNon credo che significhi questo, ma che si può (deve) restare sereni di fronte a chi apostata, anche se fosse il papa.
EliminaSalmo 90 :
90:7 Cadranno mille al tuo fianco, e diecimila alla tua destra: * ma nessun male si accosterà a te.
90:8 Eppure osserverai coi tuoi occhi, * e vedrai la retribuzione dei peccatori.
90:9 Perché [tu hai detto]: O Signore, sei la mia speranza; * e hai scelto l'Altissimo per tuo rifugio.
90:10 Il male non si accosterà a te, * e il flagello non si avvicinerà alla tua dimora.
90:11 Perché ha dato ordine per te ai suoi angeli, * affinché ti custodiscano in tutte le tue vie.
come no, un po' come spalleggiare un mafioso cercando di mantenersi onesti. Non penso che la parola di Dio intenda questo. Qui c'è un equivoco di fondo, carissimo: se io riconosco qualcuno quale Vicario di Cristo io non mi posso poi permettere di scegliere in che modalità e a che condizioni prestargli fedeltà. C'è solo un modo di rimanere fedeli a Cristo: accettando Pietro come. Se non accetto Pietro non accetto Cristo. Se colui che dice di essere Pietro erra e offre insegnamenti sbagliati e o contradditori rispetti ai suo Predecessori, Pietro non è più Pietro ma diviene un semplice uomo separato dalla Chiesa e se anche continuasse in tale condizione a presentarsi come Pietro chiunque sia consapevole della situazione non è tenuto ad obbedirgli. In ragionamento del card. Burke sarebbe inappuntabile nel caso in cui lui non riconosca autorità a Bergoglio, nel caso in cui riconosca l'auotrità di Bergoglio il comportamento del card. Burke non solo è inopportuno ma pure scismatico. Delle due l'una o Bergolgio è Papa e quindi lo riconosco come tale e gli obbedisco o non è Papa e mi trovo obbligato a rigettare qualsivoglia sua atto sia esso buono o cattivo. Basta con questa ambiguità, il card. Burke si dimostra raffinato maestro di ambiguità e incertezza. Cosa vuol dire che se il Sinodo dovesse prendere una brutta piega occorre rimanere fedeli? Possibile che il card. Burke non sappia che il Sinodo ha semplice funzione consultiva e che quindi la piega finale del Sinodo sarà determinato da un atto personale di Bergoglio che impegna la sua autorità di Somma Pontefice!?!
EliminaProprio no.
EliminaNon si tratta di spalleggiare un mafioso mantenendosi onesti, ma di discernere la verità dagli errori.
Questi li può fare anche un Papa, e se li fa non sono tenuto a seguirli,(secondo il criterio di S.Vincenzo de Lerins), senza disconoscere che sia Papa, anche se lo é non secondo i miei gusti ed idee.
Ciò infatti non toglie che sia papa finché non dogmatizza l'errore.
Non ha forse Cristo detto a Pietro "vade retro"?. Non gli ha detto che non era più Pietro!
L'ambiguità non é in Burke, ma semmai in Bergoglio, quindi é meglio aspettare come impegnerà la sua autorità di sommo pontefice, e pregare: queso per me significa il "restare fedeli"
Vedo che anche lei sta diventando un normalista, buona fortuna, le arrampicate sui vetri sono estenuanti, mi creda, anche io per un po' di tempo mi ci sono cimentato!
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