ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 4 settembre 2015

Vincono i likes e l'ipocrisia?

Dicono "formazione sociale" per far passare le nozze gay

I politici che chiedono il voto per difendere il matrimonio tradizionale si vergognano a far approvare le unioni civili. Ma spostare l'attenzione dalla realtà alle parole è ipocrita

Speriamo che non avesse ragione Nanni Moretti quando in Palombella Rossa , di fronte a una giornalista capace di esprimersi solo per stereotipi, dava in escandescenze, gridando: «Chi parla male, pensa male e vive male.
Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!». Se infatti la tirata dell'attore-regista fosse azzeccata, dovremmo pronosticare un difficile futuro per le «formazioni sociali specifiche». Come? Cosa? Le formazioni sociali specifiche sono le già discusse unioni civili anche e soprattutto tra persone dello stesso sesso. La riformulazione del concetto sarebbe necessaria per distinguerle dal matrimonio, agevolando così l'approvazione e garantendo la costituzionalità della legge Cirinnà che dovrebbe regolarle. Tecnicismi a parte, cambia poco. Di fatto, i diritti e i doveri sono immutati e in sostanza coincidono con quelli del matrimonio (adozioni escluse). Capiamo le motivazioni tecniche e anche elettorali: chi ha chiesto il voto per difendere il matrimonio tradizionale forse si sentirà meno in imbarazzo a comunicare ai cittadini di aver approvato le «formazioni sociali specifiche». Resta il dubbio che l'espressione suoni un po' ipocrita.
Probabilmente è una reazione sbagliata ma inevitabile dal momento che viviamo in un'epoca fondata sulla convinzione che spostare l'attenzione dalla realtà alle parole possa coincidere col fare politica. Questa almeno era l'opinione di Robert Hughes, autore de La cultura del piagnisteo (Adelphi), una divertente e assennata distruzione del politicamente corretto scritta proprio nel momento in cui l'Accademia americana ne cadeva vittima. La forma è tutto, il contenuto è nulla. Il male e la sventura svaniscono «con un tuffo nelle acque dell'eufemismo». Hughes ci andava giù duro: «L'assortimento di vittime disponibile una decina di anni fa – negri, chicanos, indiani, donne, omosessuali - è venuto allargandosi fino a comprendere ogni combinazione di ciechi, zoppi, paralitici e bassi di statura o, per usare i termini corretti, di non vedenti, non deambulanti e verticalmente svantaggiati. Mai, nel corso della storia umana, tante perifrasi hanno inseguito un'identità». Il critico australiano toccava vette di cattiveria che gli costarono l'accusa di omofobia: «L'omosessuale pensa forse che gli altri lo amino di più, o lo odino di meno, perché viene chiamato “gay” (un termine riesumato dal gergo criminale inglese settecentesco, dove stava a indicare chi si prostituisce e vive di espedienti)? L'unico vantaggio è che i teppisti che una volta pestavano i froci adesso pestano i gay». Oriana Fallaci, ne La Rabbia e l'Orgoglio , scrive che gli intellettuali hanno rimpiazzato l'ideologia marxista con la «viscida ipocrisia» del politicamente corretto che «in nome della Fraternité (sic) predica il pacifismo a oltranza cioè ripudia perfino la guerra che abbiamo combattuto contro i nazifascismi di ieri, canta le lodi degli invasori e crucifigge i difensori». La viscida ipocrisia «o meglio l'inganno che in nome dell'Humanitarisme (sic) assolve i delinquenti e condanna le vittime, piange sui talebani e sputa sugli americani, perdona tutto ai palestinesi e nulla agli israeliani». La viscida ipocrisia «o meglio la demagogia che in nome dell'Égalité (sic) rinnega il merito e la qualità, la competizione e il successo, quindi mette sullo stesso piano una sinfonia di Mozart e una mostruosità chiamata rap». La viscida ipocrisia «o meglio la cretineria che in nome della Justice (sic) abolisce le parole del vocabolario e chiama gli spazzini “operatori ecologici”». La viscida ipocrisia «o meglio la disonestà, l'immoralità, che definisce “tradizione locale” e “cultura diversa” l'infibulazione ancora eseguita in tanti Paesi musulmani».
Insomma, sempre meglio chiamare le cose col loro nome. Se sono unioni civili, o matrimoni tra persone dello stesso, diciamolo pure senza ricorrere a espressioni grottesche. Il dibattito sarà migliore.
 Ven, 04/09/2015

Il Papa incontra Gaillot, il vescovo pro matrimonio gay e eutanasia

Il 1° settembre il Papa, presso Casa Santa Marta, ha incontrato in privato il vescovo francese Jacques Gaillot (accompagnato da Daniel Duigou, il parroco della chiesa di Saint-Mery di Parigi), un vescovo esautorato da San Giovanni Paolo II il 13 gennaio 1995 dal suo incarico nella diocesi di Évreux (e da allora vescovo titolare di Partenia, diocesi nel Nord Africa che da secoli esiste solo sulla carta) per le posizioni non ortodosse espresse in favore dell’ordinazione di uomini sposati, del riconoscimento delle coppie omosessuali che più volte ha benedetto (come ha benedetto coppie di divorziati risposati), dell’estensione del sacerdozio alle donne, delle aperture verso la contraccezione e l’uso del profilattico, ecc. Tre quarti d’ora d’incontro tra il pontefice argentino e il settantanovenne vescovo francese che ha dichiarato: “Sono rimasto incantato per questo incontro. Ho parlato familiarmente. Il Papa mi ascoltava. Questo è un uomo che non giudica, è un dono di Dio per il mondo. Abbiamo parlato del prossimo Sinodo dei Vescovi, a ottobre a Roma, che discuterà temi sulla famiglia”. “Mi ha dato una bella lezione di semplicità, libertà, egli non giudica, non reimposta. Questa conversazione mi incoraggia”. “Eravamo in attesa in una sala del residence Santa Marta – dice padre Daniel Duigou (che ha accompagnato il vescovo Gaillot) -. Abbiamo pensato che qualcuno sarebbe venuto ad accompagnarci nell’ufficio del Papa. Improvvisamente la porta si è aperta ed è apparso il Papa, da solo”. Abbiamo “chiacchierato con lui  in modo semplice, senza alcuna distanza, nessun protocollo, senza sfarzo”. “Il papa – ha detto Duigou – si è rivolto a Jacques dicendogli: Siamo fratelli”. Francesco “ci guardava con i suoi occhi acuti, ascoltandoci parola su parola e scusandosi per il suo pessimo francese”. Ricordando che aveva benedetto omosessuali e divorziati risposati, Gaillot si è giustificato col Papa dicendo: “si benedicono le case, perché non le persone?”. Questa frase ha fatto sorridere il Papa che ha risposto in francese: “La bénédiction de Dieu est pour tout le monde”.
Di sicuro non sappiamo cos’altro il Papa abbia detto al vescovo “ribelle”. Crediamo tuttavia che nelle interviste rilasciate dal monsignore in Francia (noi abbiamo attinto dal sito di Le Monde e da quello di Le Point), Gaillot riporta solo pochissime parole del Pontefice. È alquanto strano che durante quaranticinque minuti di colloquio il Papa abbia detto solo 2-3 frasi. È inoltre a dir poco chiara la linea di Papa Bergoglio su matrimoni gay, ideologia gender e via dicendo. Dalla chiusura del Sinodo Straordinario fino alla metà del mese di maggio scorso, è stato calcolato che il Santo Padre ha effettuato più di 40 interventi sul tema della famiglia, tutti in linea con la dottrina e la pratica tradizionale in materia familiare (per esempio ha detto che “l’ideologia del gender” è “uno sbaglio della mente umana”, una “colonizzazione ideologica””). Sappiamo anche che i mass media laicisti hanno diabolicamente operato per diffondere possibili e presunti cambiamenti nella prassi o nella dottrina della Chiesa, piuttosto che il contenuto essenziale dei veri pronunciamenti papali, che inneggiano sempre alla misericordia verso l’errante ma mai verso l’errore. Sembra che anche in questo caso monsignor Gaillot faccia più il gioco dei media laicisti che un servizio alla Verità di Cristo!
Matteo Orlando

Usa, in un sondaggio il dissenso cattolico in materia di matrimonio

Un ritratto di Francesco su un palazzo di New York
UN RITRATTO DI FRANCESCO SU UN PALAZZO DI NEW YORK

Una ricerca del Pew Research Center evidenzia la distanza dei fedeli statunitensi dalle indicazioni della Chiesa su temi quali coppie gay, matrimonio e famiglia 

A pochi giorni dalla visita, la prima, che papa Francesco compirà negli Stati Uniti, in occasione dell’incontro mondiale delle famiglie a Filadelfia, il Pew Research Center, un istituto specializzato nelle ricerche legate alla religione, ha pubblicato i dati di un sondaggio che mostrano un crescente dissenso dei cattolici da alcuni temi del magistero: matrimonio, famiglia, coppie omosessuali. A ottobre poi si aprirà a Roma la seconda tranche del Sinodo sulla famiglia (la prima si è svolta nell’autunno del 2014) in cui alcuni di questi temi verranno certamente affrontati dai Padri Sinodali.


Secondo il sondaggio, la maggior parte dei cattolici americani si trovano a loro agio con comportamenti che l’insegnamento  della Chiesa giudica non positivi. Per esempio il 48 per cento dei cattolici americani trova accettabile “e buono come qualsiasi altra soluzione” il fatto che i bambini siano allevati da genitori non sposati, mentre il 12 per cento è nettamente contrario e il 35 per cento lo giudica accettabile, ma non buono.

Quando il discorso si sposta sulle coppie omosessuali, e l’educazione dei figli, il 43 per cento dei cattolici trova che sia accettabile che i bambini vengano affidati a coppie gay o lesbiche; il 27 per cento giudica questa soluzione inaccettabile, mentre il 23 per cento la accetta con riserve. I figli allevati da un solo genitore trovano il 38 per cento di favorevoli, il 6 per cento di totalmente contrari e un  49 maggioritario di accettabile, ma non buono come altre soluzioni.

Sul concetto di matrimonio i dati sono altrettanto interessanti. Il 70 per cento degli intervistati giudica che sia accettabile il fatto che un marito e una moglie decidano di non aver figli, contrariamente a quanto la Chiesa insegna sul rapporto fra uomo e donna aperto alla trasmissione della vita. L’8 per cento è d’accordo con il Magistero su questo punto, mentre il 18 per cento trova la scelta dei coniugi accettabile, ma non buona come altre. Anche la coabitazione – senza matrimonio – gode di una maggioranza solida: il 55 per cento dei cattolici intervistati la accetta, mentre l’11 per cento è contro, e il 31 per cento la accoglie, ma con riserve. Infine la coabitazione “matrimoniale” fra persone dello stesso sesso registra il 46 per cento di “buono come qualsiasi altra scelta”, il 25 per cento di nettamente contrari e un 24 per cento di “accettabile, ma non buono come altre scelte”.

La ricerca dimostra che la quantità di americani adulti che hanno qualche legame con il cattolicesimo è alta, circa il 45 per cento. Questo include un 20 per cento che definisce il cattolicesimo come la propria religione identitaria. Poi c’è un 9 per cento che senza essere cattolico (la maggioranza sono protestanti o senza religione che si considerano cattolici o parzialmente cattolici in qualche forma). Un altro 9 per cento sono gli ex cattolici, quelli che sono stati educati come tali ma adesso rifiutano la loro religione di partenza. Infine c’è un 8 per cento che ha legami con il cattolicesimo per ragioni familiari: magari è cattolico il coniuge.

Circa la metà (il 52 per cento) degli adulti che sono stati educati come cattolici hanno lasciato la Chiesa a un certo punto della loro esistenza. Per una parte di loro si è trattato di un abbandono temporaneo: l’11 per cento ha lasciato, e poi ha fatto ritorno alla fede di Roma. Ma   quattro su dieci di quelli che sono nati nel cattolicesimo ora rifiutano di identificare il cattolicesimo come la propria religione, compreso un 28 per cento che nega di essere cattolico sotto qualsiasi forma.

Anche fra coloro che si dicono cattolici, molti non sono d’accordo con la definizione di peccato data dalla Chiesa, per quanto riguarda il campo della famiglia. Più o meno la metà dei cattolici affermano che usare i contraccettivi, vivere senza essere sposati una relazione romantica e risposarsi senza il riconoscimento della nullità dell’unione precedente non è peccato. E per il 39 per cento gli atti e i comportamenti omosessuali non costituiscono peccato.

Fra i cattolici che vanno a messa ogni settimana è maggiore la sintonia con gli insegnamenti della Chiesa. Ma anche fra di loro circa un terzo trova accettabile che i bambini siano allevati da coppie dello stesso sesso.

MARCO TOSATTI
ROMA

La Conferenza dei vescovi svizzeri ha preso oggi per la prima volta posizione sulle citazioni bibliche omofobe del vescovo di Coira Vitus Huonder."La Chiesa cattolica è aperta allo stesso modo a tutti gli uomini", indipendentemente dai loro orientamenti sessuali, afferma la CVS in una nota diramata dopo la sua 309esima assemblea ordinaria tenutasi dal 31 agosto a ieri a Givisiez (FR). (...) 

Tre denunce penali contro il vescovo di Coira

A Vitus Huonder viene rimproverato il reato di pubblica istigazione a un crimine o alla violenza

Articolo di Ats/FC
Foto Keystone / AP Steffen Schmidt
COIRA - Sono tre le denunce penali inoltrate al Ministero pubblico grigionese contro il vescovo di Coira Vitus Huonder in merito ai suoi propositi contro gli omosessuali. All'alto prelato viene rimproverato il reato di pubblica istigazione a un crimine o alla violenza (articolo 259 del Codice penale).
Due denunce sono di privati cittadini, uno domiciliato del canton Zurigo e l'altro nel canton San Gallo. La terza è dell'associazione Pink Cross, ha indicato all'ats il portavoce del Ministero pubblico grigionese. Le denunce sono attualmente esaminate e fra circa due settimane sarà presa una decisione, ha aggiunto.
Le denunce fanno riferimento al discorso pronunciato dal vescovo lo scorso 2 agosto a Fulda (D) durante un convegno di cattolici tedeschi. Huonder, durante il suo intervento dedicato a matrimonio e famiglia, aveva citato versetti del Vecchio Testamento che condannano a morte gli omosessuali e che, secondo gli autori delle denunce, istigano i cristiani a procedere alla loro esecuzione.

di Redazione
Un giudice federale ha condannato al carcere Kim Davis, l’inserviente del tribunale della contea del Kentucky che si è rifiutata di emettere certificati di matrimonio a due coppie gay in nome della libertà di coscienza e di credo.

Così arrestano la libertà in Kentucky

In prigione la donna che ha fatto obiezione di coscienza sulle nozze gay
di Redazione | 04 Settembre 2015 ore 06:18

Kim Davis
Un giudice federale ha condannato al carcere Kim Davis, l’inserviente del tribunale della contea del Kentucky che si è rifiutata di emettere certificati di matrimonio a due coppie gay in nome della libertà di coscienza e di credo.

1 commento:

  1. il Signore ci indica il bene che ci fa vivere e il male che ci conduce alla morte,noi siamo liberi di scegliere.Non si tratta di istigare ma di correggere perché sottostare alle leggi di Dio non è gravoso ....vogliono imbavagliare i ministri di Dio e i cattolici......umanamente facciano quello che vogliono ma cristianamente un'anima che costa il Sangue Di Cristo e si danna... ci fa riempire il cuore di sgomento!!!

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