LA PAPATA BOLLENTE - IL PRIMO ROUND DEL SINODO VA AI CONSERVATORI CHE SI OPPONGONO A OGNI CAMBIAMENTO - PER ORA, SUI SACRAMENTI AI DIVORZIATI PREVALE LA LINEA DEL “NO” - BERGOGLIO PROVA A SCUOTERE: “BISOGNA APRIRSI ALLE NOVITÀ DI DIO”
Papa Francesco, nel volo di ritorno dagli Stati Uniti, aveva definito “un po’ semplicistico” focalizzarsi su “comunione sì” o “comunione no” per i divorziati risposati - Importante e urgente è interrogarsi come tornare ad annunciare la bellezza del Vangelo della famiglia in un mondo nel quale i giovani non si sposano più e ci sono tante famiglie “ferite”…
Andrea Tornielli per “la Stampa”
Se si guarda al Sinodo come a un torneo di calcio si può dire che la prima partita sembra essersela l’aggiudicata la squadra dei contrari a qualsiasi cambiamento sulla prassi oggi in vigore che nega i sacramenti ai divorziati risposati. Il cardinale ungherese Peter Erdo, al quale il Papa ha affidato il compito di relatore generale, nella presentazione introduttiva degli argomenti in discussione ha chiuso ogni possibilità al riguardo.
E ha presentato come irriformabili le posizioni espresse 34 anni fa da Giovanni Paolo II nell’esortazione «Familiarsi consortio», dove si diceva che i divorziati in seconda unione possono accostarsi all’eucaristia solo se si impegnano a vivere «come fratello e sorella», cioè astenendosi dai rapporti sessuali.
Nella conferenza stampa di fine mattinata Erdo ha spiegato che questa impostazione è «il risultato oggettivo, quasi matematico» di quello che è arrivato dalle Chiese locali tra i due Sinodi. «Se siete venuti a Roma con l’idea di un cambiamento spettacolare della dottrina, ve ne andrete delusi», ha confermato ai giornalisti il cardinale di Parigi André Vingt-Trois.
Ma il terzo invitato a parlare di fronte ai media, l’arcivescovo di Chieti Bruno Forte, che dell’assemblea è segretario speciale, ha subito chiosato: «Non è che questo Sinodo si riunisce per non dire nulla». Si è reso così subito evidente, anche da questo scambio di fronte alla stampa di tutto il mondo, che il dibattito è iniziato.
Se si guarda al Sinodo come a una partita di calcio, bisogna pure registrare che, dopo un pomeriggio di interventi programmati, molti dei quali avevano «un ampio respiro pastorale» come sostiene via tweet padre Antonio Spadaro, nell’ora di interventi liberi ha preso la parola il cardinale tedesco Reinhard Marx. E ha criticato l’impostazione della relazione iniziale, dicendo che sembrava «riportare la discussione a due anni fa». Marx ha ottenuto un inedito applauso da una parte dei padri sinodali.
Se si guarda al Sinodo come a una partita di calcio, si possono registrare le posizioni già note - grazie a interviste e libri a più mani pubblicati per l’occasione - di chi gioca nella squadra dei contrari alle aperture e di quanti invece, dall’altra metà del campo, quelle aperture invocano e talora persino pretendono, lasciando intendere possibili «strappi» con Roma. Aveva dato il calcio d’inizio, nel febbraio 2014, il cardinale Walter Kasper, proponendo di valutare la possibilità di ammettere a determinate condizioni i divorziati risposati all’eucaristia.
Aperture in questo senso hanno espresso altri tedeschi, come Marx, l’austriaco Christoph Schonborn, gli italiani Dionigi Tettamanzi e Francesco Coccopalmerio, per fare solo qualche nome. Mentre nella squadra «avversaria», si sono espressi il Prefetto dell’ex Sant’Uffizio Gerhard Ludwig Müller, l’africano curiale Robert Sarah, il Prefetto dei vescovi Marc Ouellet e gli arcivescovi di Bologna e Milano, Carlo Caffarra e Angelo Scola.
Ma il Sinodo non è una partita di calcio, e la sua prima giornata non è stata affatto un derby con opposte tifoserie. C’è chi continua a ripeterlo. È Papa Francesco, che ieri, ancora una volta, ha cercato di indicare uno sguardo, un approccio ai temi della famiglia a partire dal Vangelo.
Parole che se prese sul serio vanificano lo schema trito e ritrito delle agende «conservative» o «liberal» e riportano al centro quella «conversione pastorale» che da due anni e mezzo Bergoglio sta indicando alla Chiesa: «Il coraggio apostolico di non fare della nostra vita cristiana un museo di ricordi. L’umiltà evangelica che sa svuotarsi delle proprie convenzioni e pregiudizi... L’umiltà che porta non a puntare il dito per giudicare i fratelli ma tendere la mano per rialzarli senza mai sentirsi superiori», l’umiltà di lasciare spazio alle «novità di Dio».
Francesco, nel volo di ritorno dagli Stati Uniti, aveva definito «un po’ semplicistico» focalizzarsi su «comunione sì» o «comunione no» per i divorziati risposati. Importante e urgente è interrogarsi come tornare ad annunciare la bellezza del Vangelo della famiglia in un mondo nel quale i giovani non si sposano più e ci sono tante famiglie «ferite». Difficile immaginare che ciò posa avvenire a colpi di dottrina, di codicilli o di condanne.
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/papata-bollente-primo-round-sinodo-va-conservatori-che-si-109949.htm
L’Ouverture non è la Sinfonia. Il Sinodo è appena iniziato eppure già si parla di “sentenze definitive”
(A cura Redazione "Il sismografo")
Ma tra le tante differenze tra la Chiesa dei primi anni Sessanta e quella di oggi vi è una concezione di unità della Chiesa molto diversa, ovvero una ecclesiologia pratica diversa. Nel corso del secondo postconcilio (che a mio parere inizia a metà del pontificato di Giovanni Paolo II e culmina con Benedetto XVI) sono emerse tendenze a un'ideologizzazione del cattolicesimo anche grazie alla sua inculturazione con la mentalità pseudo-calvinista e vagamente settaria del cristianesimo nordamericano.
La Repubblica
(Marco Ansaldo) Cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera, presidente della Conferenza episcopale tedesca, e capo del gruppo di porporati incaricati delle riforme economiche in Vaticano, quale impressione ha avuto dalla prima giornata di Sinodo e della relazione apparsa un po' di chiusura del segretario generale dell' assemblea, il cardinale Peter Erdo?
«Oggi c' è stata una prima ampia discussione, ma il Sinodo durerà tre settimane, avremo modo di discutere di tutto e alla fine il Papa farà quello che riterrà giusto per il suo pontificato ». Ma lei che opinione si è fatto? «Il Sinodo è un cammino, dobbiamo fare dei passi avanti, ma non può essere una ripetizione, non possiamo guardare indietro». E quali sono gli scopi che lei persegue, quale la sua visione? «La discussione va avanti da oltre un anno. Il Papa vi ha dedicato una gran parte della sua catechesi. E qui ci sono discorsi importanti sul tema della famiglia. Poi, fra i due Sinodi, quello ordinario dello scorso anno e quello appena cominciato sono accadute tante altre cose. Non dobbiamo tornare indietro nelle questioni, questo dice la Chiesa e questa è la prospettiva pastorale secondo cui ci muoviamo». Ma su quali punti avete discusso? «Abbiamo parlato molto della questione dei profughi. Abbiamo parlato della famiglia in questo mondo globalizzato, e di quanto sia difficile mantenere una famiglia unita quando si fugge dal proprio Paese». Ma non c' è una polarizzazione all' interno del Sinodo? «Chi dice questo? Dove è che viene descritta così la situazione del Sinodo? Questo è quello che qualcuno vorrebbe». Questa non è l' atmosfera all' interno dell' assemblea? «Questa è la posizione dei media. Io ho una mia idea, ma la base della discussione non è poi così controversa. In un contesto come questo è normale che ci siano opinioni diverse, ma non solo necessariamente contrasti». E sul tema dell' omosessualità come si pone circa le aperture del cardinale Walter Kasper? «L' omosessualità sarà al centro di una discussione specifica, che comprende anche pareri scientifici. È un tema importante di cui lo scorso anno abbiamo già parlato». E come affrontate i diversi temi? «Discuteremo dell' Instrumentum laboris. Personalmente ne ho parlato anche con amici. Ma trovo che nel Sinodo occorra formulare anche cose nuove. Soprattutto è importante che non si vada sotto il livello di discussione posto dal Papa. Credo che dovremmo adeguarci a quello che ci chiede il Papa. E dobbiamo essere concreti». Cardinale, c' è stato questo caso del teologo della Congregazione per la Dottrina della fede che ha dichiarato la propria omosessualità. Giocherà un ruolo nella discussione ? «Non credo che possa determinare la discussione. Se ne è parlato molto, ma il caso non riguarda affatto il Sinodo». Ci si aspetta un documento importante? «Le aspettative sono alte. Il Sinodo ha risvegliato interesse. Penso che questo sia anche il desiderio del Papa. Alla fine lui deciderà, con il suo discernimento. Come è stato alla fine del Sinodo dello scorso anno. Ma fino ad allora dobbiamo discutere. Di quello che viene discusso all' inizio, toccherà al Papa decidere che cosa resterà alla fine». Torniamo sulla polarizzazione dei vescovi. Si dice che fra i cardinali manchi la comunicazione. Lei parla e discute con i cardinali Mueller, Pell, Sarah (i cosiddetti conservatori, ndr .)? «Con il cardinale Mueller per esempio ho discusso. Noi parliamo ma non necessariamente esce tutto. Poi, durante la giornata di studio qualche mese fa a Roma, all' Università Gregoriana, con le conferenze episcopali tedesca, francese e svizzera abbiamo discusso apertamente. Anche oggi c' è stato un dialogo aperto, capisco che escano dei libri che facciano discutere, e ci siano posizioni diverse. Ma la mancanza di comunicazione fra i cardinali deve trasformarsi in una discussione organizzata».
L’Ouverture non è la Sinfonia. Il Sinodo è appena iniziato eppure già si parla di “sentenze definitive”
(A cura Redazione "Il sismografo")
(Antonio Marguccio) Ad alcuni è bastata la relazione introduttiva del cardinale Péter Erdö per trarre conclusioni “definitive” o quantomeno affrettate sui lavori del sinodo. Eppure lo stesso Erdö, in un passaggio della sua dissertazione dedicata alla pastorale per i divorziati risposati, ha sottolineato che questa ed altre materie esigono un’“approfondita riflessione”. Ovvio. Che senso avrebbe programmare 21 giorni di lavori sinodali se le conclusioni fossero già prese? Una sinfonia la si ascolta dall’inizio alla fine, non ci si può limitare all’Ouverture e dire che è tutta lì. E il sinodo è un po’ come una grande “sinfonia” della Chiesa, fatta di voci diverse che si incontrano, creano dissonanze e armonia. Questo fossilizzarsi su uno o due aspetti, dimenticando il grosso delle tematiche sulla famiglia, è poi un ulteriore segno di superficialità e di frettolosità.
Questa mattina Papa Francesco è intervenuto nella terza congregazione generale segnalando, come aveva già fatto innumerevoli volte, che la comunione ai divorziati è solo uno dei problemi e che non si devono ridurre gli orizzonti del sinodo. Non dobbiamo dimenticare che questo “spazio protetto” ha nel confronto aperto e ispirato (non dettato dalle mode passeggere) la sua funzionalità di fondo. E non dobbiamo nemmeno dimenticare che il sinodo è un organismo consultivo, che non delibera alcunché. Nello stesso intervento di oggi Francesco ha messo in chiaro che i tre documenti ufficiali del sinodo dell’anno scorso sono i suoi due discorsi, quello iniziale e quello finale, e la Relatio synodi. La realtà sinodale va vista dunque come un cammino cum Petro et sub Petro. Per questo i dibattiti che si svolgono in aula vanno sempre letti alla luce del magistero che li correda. Che è un magistero molto articolato, illuminante, coeso, chiarissimo sulla dottrina familiare, stimolante dal punto di vista pastorale.
Polemiche sterili
Purtroppo in questi giorni si è scritto e parlato tantissimo dei soliti due temi piuttosto marginali (l’eucaristia ai divorziati risposati e le coppie gay) che non sono al top dell’agenda di Francesco. Polemiche sterili, insensate e fuori contesto hanno tempestato il sinodo senza pietà. Di famiglie vere, dei loro problemi e della loro crisi, nemmeno l’ombra, a parte le solite rare eccezioni. In Italia, ma anche in Europa, sembra che tutto sia solo una battaglia di posizione, non solo all’interno della Chiesa cattolica, ma anche nel mondo politico. Il messaggio del sinodo e di Papa Francesco è un messaggio che sfugge a queste categorie, mentre invece si cerca di presentarlo in tutti i modi come una battaglia per gli pseudo diritti di alcuni, o come uno scontro tra fazioni. Basterebbe rileggere il magistero del Papa in preparazione di questa assise, per comprendere che lo strumento sinodale è innanzitutto uno sforzo di lettura e di penetrazione dei problemi della famiglia di oggi alla luce della Parola di Dio. Lo ha detto chiaramente lo stesso pontefice nel suo messaggio introduttivo il 5 ottobre. Il sinodo è “un’espressione ecclesiale, cioè è la Chiesa che cammina insieme per leggere la realtà con gli occhi della fede e con il cuore di Dio; è la Chiesa che si interroga sulla sua fedeltà al deposito della fede, che per essa non rappresenta un museo da guardare e nemmeno solo da salvaguardare, ma è una fonte viva alla quale la Chiesa si disseta per dissetare e illuminare il deposito della vita”. Nella veglia del 4 ottobre Papa Bergoglio ha invitato il sinodo non tanto a parlare della famiglia, quanto a lasciarsi conquistare dalla sua bellezza, tenendo fisso lo sguardo su Gesù e sul modello della Santa Famiglia di Nazaret. “Ripartiamo da Nazaret – ha detto – per un Sinodo che, più che parlare di famiglia, sappia mettersi alla sua scuola, nella disponibilità a riconoscerne sempre la dignità, la consistenza e il valore, nonostante le tante fatiche e contraddizioni che possono segnarla”.
Un magistero di contemplazione e di discernimento
Il magistero di Francesco sulla famiglia è in effetti un magistero di contemplazione e di discernimento. Contemplazione per le ricchezze inesauribili dell'istituto familiare voluto da Dio, che è scuola di vita e di fede. E poi discernimento, rilettura critica, pensata, incisiva, tagliente (proprio come è la Parola di Dio), dalla quale emerge un quadro deprimente delle relazioni sociali e della risposta degli uomini a quell’amore “originario ed originante” di Dio. “Oggi - ha spiegato Francesco nell'omelia della Messa del 5 ottobre - si vive il paradosso di un mondo globalizzato dove vediamo tante abitazioni lussuose e grattacieli, ma sempre meno il calore della casa e della famiglia; tanti progetti ambiziosi, ma poco tempo per vivere ciò che è stato realizzato; tanti mezzi sofisticati di divertimento, ma sempre di più un vuoto profondo nel cuore; tanti piaceri, ma poco amore; tanta libertà, ma poca autonomia… Sono sempre più in aumento le persone che si sentono sole, ma anche quelle che si chiudono nell’egoismo, nella malinconia, nella violenza distruttiva e nello schiavismo del piacere e del dio denaro”. Una crisi che riguarda soprattutto le nostre società opulente. “Sembrerebbe – ha continuato – che le società più avanzate siano proprio quelle che hanno la percentuale più bassa di natalità e la percentuale più alta di aborto, di divorzio, di suicidi e di inquinamento ambientale e sociale”. Il discernimento sull’uomo chiama la Chiesa, in un certo senso, a discernere ancora meglio se stessa e la sua missione. La Chiesa può sentirsi ancora più “Madre” e ancora più buon samaritano, per fasciare le tante e dolorose ferite della nostra epoca, accogliere i peccatori ancora una volta fra le sua braccia, come sempre ha fatto, cioè nella fedeltà a Cristo, nella Verità e nella misericordia. Così facendo evita di farsi rinchiudere nel passato, bypassare dal sistema dominante, che la vorrebbe con le "porte chiuse", incapace di entrare nella realtà e di sanarne le contraddizioni. Se alla base del sinodo c’è quindi una risposta di amore (un amore che, proprio come vuole il Pontefice, arriva per primo) allora saltano tutti gli schemi prefabbricati e le sentenze affrettate. Per capire l’Ecclesia in azione è necessario recuperare un po’ di amore “originante”. Altrimenti non vedremo altro che polemiche e polemiche.
Matrimonio indissolubile e Chiesa solubile
di Massimo Faggioli
Il Sinodo dei vescovi del 2014 e 2015 va letto storicamente e teologicamente nella scia del Vaticano II: papa Francesco lo ha detto apertamente e vari leader sinodali (quelli che potremmo chiamare “riformisti”) vi fanno riferimento.
Come il Vaticano II, anche il Sinodo affronta oggi, sia pure indirettamente, una questione ecclesiologica, simile a quella al cuore del dibattito conciliare e in particolare sulla costituzione Gaudium et spes: la cattolica è una Chiesa aperta al mondo e ai segni dei tempi, capace di cambiare alcune discipline? Oppure è una Chiesa contro-culturale e capace d'annunciare il Vangelo perché indisponibile a un “aggiornamento” alla luce dei tempi moderni?
Ma tra le tante differenze tra la Chiesa dei primi anni Sessanta e quella di oggi vi è una concezione di unità della Chiesa molto diversa, ovvero una ecclesiologia pratica diversa. Nel corso del secondo postconcilio (che a mio parere inizia a metà del pontificato di Giovanni Paolo II e culmina con Benedetto XVI) sono emerse tendenze a un'ideologizzazione del cattolicesimo anche grazie alla sua inculturazione con la mentalità pseudo-calvinista e vagamente settaria del cristianesimo nordamericano.
Basta fare un giro per le riviste e i blog (ahimè frequentatissimi) del cattolicesimo anglofono per vedere che quanti sono i più fermi nel rigettare qualsiasi modifica nella prassi dell’accesso all’eucaristia per i divorziati risposati sono anche coloro che vedono nel solo atto di dibattere sulla questione un impulso eretico, che è permesso se non addirittura capeggiato da papa Francesco (alcuni cattolicissimi e notissimi blogger cattolici americani hanno apertamente accusato il papa di eresia, talvolta anche su riviste importanti come First Things).
Sono gli stessi che parlano di uno scisma come probabilmente inevitabile alla luce delle tendenze eretiche del cardinale Kasper e dei vescovi tedeschi in particolare. Una versione sofisticata di questa visione è quella del cardinale Erdö secondo cui non vi è gradualità tra bene e male. La versione rozza, purtroppo non così isolata negli ambienti conservatori americani e anglofoni, è quella secondo cui l’indissolubilità del matrimonio va difesa con la minaccia della solubilità della chiesa.
È una minaccia che suona molto più spaventosa in Europa che in America, in cui buona parte di questi conservatori e tradizionalisti sono approdati alla Chiesa cattolica provenendo da altre Chiese cristiane, in genere chiese della tradizione protestante. È innegabile che la mentalità settaria è entrata a far parte del corpo della Chiesa cattolica e ha un impatto diretto sul dibattito a livello episcopale, specialmente quando tocca una questione come il matrimonio cattolico che è tipica di una concezione di chiesa non settaria.
È una minaccia che suona molto più spaventosa in Europa che in America, in cui buona parte di questi conservatori e tradizionalisti sono approdati alla Chiesa cattolica provenendo da altre Chiese cristiane, in genere chiese della tradizione protestante. È innegabile che la mentalità settaria è entrata a far parte del corpo della Chiesa cattolica e ha un impatto diretto sul dibattito a livello episcopale, specialmente quando tocca una questione come il matrimonio cattolico che è tipica di una concezione di chiesa non settaria.
Come ha notato un amico e collega americano, alcuni ambienti dicono di prevedere uno scisma all’orizzonte. In realtà sperano che avvenga.
(Marco Ansaldo) Cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera, presidente della Conferenza episcopale tedesca, e capo del gruppo di porporati incaricati delle riforme economiche in Vaticano, quale impressione ha avuto dalla prima giornata di Sinodo e della relazione apparsa un po' di chiusura del segretario generale dell' assemblea, il cardinale Peter Erdo?
«Oggi c' è stata una prima ampia discussione, ma il Sinodo durerà tre settimane, avremo modo di discutere di tutto e alla fine il Papa farà quello che riterrà giusto per il suo pontificato ». Ma lei che opinione si è fatto? «Il Sinodo è un cammino, dobbiamo fare dei passi avanti, ma non può essere una ripetizione, non possiamo guardare indietro». E quali sono gli scopi che lei persegue, quale la sua visione? «La discussione va avanti da oltre un anno. Il Papa vi ha dedicato una gran parte della sua catechesi. E qui ci sono discorsi importanti sul tema della famiglia. Poi, fra i due Sinodi, quello ordinario dello scorso anno e quello appena cominciato sono accadute tante altre cose. Non dobbiamo tornare indietro nelle questioni, questo dice la Chiesa e questa è la prospettiva pastorale secondo cui ci muoviamo». Ma su quali punti avete discusso? «Abbiamo parlato molto della questione dei profughi. Abbiamo parlato della famiglia in questo mondo globalizzato, e di quanto sia difficile mantenere una famiglia unita quando si fugge dal proprio Paese». Ma non c' è una polarizzazione all' interno del Sinodo? «Chi dice questo? Dove è che viene descritta così la situazione del Sinodo? Questo è quello che qualcuno vorrebbe». Questa non è l' atmosfera all' interno dell' assemblea? «Questa è la posizione dei media. Io ho una mia idea, ma la base della discussione non è poi così controversa. In un contesto come questo è normale che ci siano opinioni diverse, ma non solo necessariamente contrasti». E sul tema dell' omosessualità come si pone circa le aperture del cardinale Walter Kasper? «L' omosessualità sarà al centro di una discussione specifica, che comprende anche pareri scientifici. È un tema importante di cui lo scorso anno abbiamo già parlato». E come affrontate i diversi temi? «Discuteremo dell' Instrumentum laboris. Personalmente ne ho parlato anche con amici. Ma trovo che nel Sinodo occorra formulare anche cose nuove. Soprattutto è importante che non si vada sotto il livello di discussione posto dal Papa. Credo che dovremmo adeguarci a quello che ci chiede il Papa. E dobbiamo essere concreti». Cardinale, c' è stato questo caso del teologo della Congregazione per la Dottrina della fede che ha dichiarato la propria omosessualità. Giocherà un ruolo nella discussione ? «Non credo che possa determinare la discussione. Se ne è parlato molto, ma il caso non riguarda affatto il Sinodo». Ci si aspetta un documento importante? «Le aspettative sono alte. Il Sinodo ha risvegliato interesse. Penso che questo sia anche il desiderio del Papa. Alla fine lui deciderà, con il suo discernimento. Come è stato alla fine del Sinodo dello scorso anno. Ma fino ad allora dobbiamo discutere. Di quello che viene discusso all' inizio, toccherà al Papa decidere che cosa resterà alla fine». Torniamo sulla polarizzazione dei vescovi. Si dice che fra i cardinali manchi la comunicazione. Lei parla e discute con i cardinali Mueller, Pell, Sarah (i cosiddetti conservatori, ndr .)? «Con il cardinale Mueller per esempio ho discusso. Noi parliamo ma non necessariamente esce tutto. Poi, durante la giornata di studio qualche mese fa a Roma, all' Università Gregoriana, con le conferenze episcopali tedesca, francese e svizzera abbiamo discusso apertamente. Anche oggi c' è stato un dialogo aperto, capisco che escano dei libri che facciano discutere, e ci siano posizioni diverse. Ma la mancanza di comunicazione fra i cardinali deve trasformarsi in una discussione organizzata».
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