ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 5 ottobre 2015

In campo contro la nuova religione.


Da Charamsa a Manif, Ettore Gotti Tedeschi: "In campo contro la nuova religione. E sul Sinodo..."
La Manif Pour Tous Italia e il suo impegno per una stagione di impegno per la famiglia, il matrimonio, il diritto dei bambini a una mamma e un papà, la libertà educativa dei genitori, il contrasto all'ideologia del "Gender" in Parlamento, nei Consigli regionali e comunali e soprattutto nelle scuole dei nostri figli, sbarca all’Adriano di Roma il 17 ottobre alle 9:30. Un nuovo impegno a cui hanno aderito personalità del mondo cattolico e non, per ribadire che il futuro stesso della nostra civiltà è legato alla “generazione famiglia”. 
Questo mentre nel weekend è scoppiato il caso Charamsa.
L’ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede e segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale vaticana, oltre che docente alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, ha fatto coming out presentando in conferenza stampa il suo compagno di vita e parlando del Sant’Uffizio come “cuore dell’ omofobia”. Ma va annoverato anche l’intervento del cardinal Ruini che non solo ha dichiarato di provare “pena pe Charamsa” ma che ha aggiunto in un’intervista al Corriere della Sera: “Se vanno avanti sulle unioni civili le proteste non mancheranno”. Parliamo di tutto questo con l'autorevole economista, ex Presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi. 

Gotti Tedeschi, è stato invitato a partecipare al convegno della Manif Pour Tous che si terrà a Roma il 17ottobre, cui parteciperanno altro relatori di prestigio quali il sociologo Berardinelli, l’intellettuale Marcello Veneziani, il filosofo Diego Fusaro, Alessandra Servidori, Eugenia Roccella, i giornalisti Mario Adinolfi, Costanza Miriano, il nostro direttore Fabio Torriero e poi Massimo Gandolfini, Luca Volontè. Alessandro Meluzzi…. Perché ha accettato di partecipare?  
“Perché siamo ai “tempi ultimi” in cui è indispensabile far sentire la propria voce sulle verità più fondamentali, perse quelle non ci sarà più tanto da fare. Tutti si preoccupano del ( dichiarato) degrado ambientale e del rischio di lasciare ai nostri discendenti un ambiente degradato e inaccettabile. Ma chi si preoccupa del degrado morale che rischiamo di lasciare ai nostri figli e nipoti se non reagiamo? Questo degrado morale  è voluto dalla gnosi che dopo aver causato, grazie alle teorie neomalthusiane, il crollo delle nascite nel mondo occidentale , dagli anni settanta, generando come conseguenza il degrado ambientale , ora ci riprova proponendo soluzioni allo stesso. Ma queste soluzioni tendono a proporre l’ambientalismo quale religione universale che accomuni il mondo intero. Vittima di questa nuova religione sarà ancora una volta l’uomo, considerato dalla gnosi “cancro della natura”… La posta in gioco è la dignità (antropologica) dell’uomo, l’ordine della Creazione, la Famiglia, la sessualità , i valori educativi… Io  nel convegno vorrei trattare il tema popolazione ed ambientalismo”.

Quali sono i fatti che hanno portato a questa preoccupazione? E quali sono i rischi, la posta in gioco?  

“I fatti, o meglio i rischi che vengono subdolamente lasciati intendere è che rischiamo una terza guerra mondiale grazie ai fondamentalismi religiosi.Tra questi naturalmente i dogmi della religione cattolica considerata assolutista e fondamentalista .Questi sono intollerabili in  mondo sempre più multiculturale e plurireligioso, non permetterebbero l’integrazione, vanno perciò  relativizzati . Come farlo? Ecumenismo; basta evangelizzazione; rispetto della coscienza individuale e finalmente la scoperta dell’ambientalismo….".
Andiamo con ordine. Cominciamo con l’ambientalismo trattato nell’Enciclica Laudato Sì. Il degrado ambientale è una realtà no ?  

“Immagino sia d’accordo che questa risposta non la possiamo dare noi due, devono darla gli scienziati con approcci scientifici condivisi, no? Vediamo quello che io ho capito. Negli anni ’70 gli ambientalisti  riuscirono a far mettere  al bando il DDT che inquinava . La malaria  esplose…. Sempre negli anni ’74 paventarono il famoso “buco Ozono”, ricorda? Lo fecero simulando in laboratorio gli effetti di liberazione di sostanze CloroFluoroCarbonio (che si trova in  pesticidi, fertilizzanti) , che in laboratorio distruggevano ozono. Ma altri scienziati spiegano che ciò non avviene nell’atmosfera grazie a reazioni chimiche contrastanti .Il buco sarebbe piuttosto dovuto a cambi climatici in atmosfera.In più la produzione umana di queste sostanze è infinitamente inferiore a quella prodotta naturalmente in natura…per evaporazione acque marine, vulcani ecc.…Nel 1988 ricorda l’allarme “effetto serra “ , provocato dagli impianti industriali che immettono nell’atmosfera anidride carbonica ?Questo avrebbe provocato il riscaldamento globale , scioglimento ghiacciai, innalzamento mari, ecc. Bene, ma si è avuto un dibattito scientifico su questo ? Le tesi contrarie son state pubblicate? Certo c’è alta immissione di anidride carbonica e i gas serra assorbono le radiazioni e le rilasciano con ritardo provocando riscaldamento, ma sempre dicono altri scienziati che il vapore acqueo assorbe 2 o 3 volte l’anidride carbonica, così gli effetti previsti  nel 2005 son stati meno della metà di quelli paventati nel 1988 .Pensi che non si riesce neppure a trovar un accordo se l’anidride carbonica è tossica o no ( visti gli effetti sulla fotosintesi) o lo sono i combustibili fossili. Infine, si direbbe che il problema ambientale è strumentale ad altre decisioni che riguardano piuttosto la creatura umana che la gnosi vorrebbe “perfezionare”, come peraltro la natura stessa. Quello che è in degrado è il rispetto della dignità dell’uomo, perciò andrò all’incontro Manif , soprattutto considerando il Sinodo sulla famiglia di ottobre”.  

Benissimo, parliamo allora di quali tesi lei teme possano influenzare questo sinodo…

“Sono tesi più proprie al mondo protestante  che a quello della religione cattolica apostolica e romana.La tesi che si debba cercare di riportare a casa i figli prodighi  con un escamotage di distinzione dottrina -prassi o dogma-pastorale  presenta metodologie sospettabili di esser protestanti poiché lasciano percepire vie di salvezza senza merito , tolleranza verso il peccato , solo fiducia nei meriti di Cristo. Ora se si permette di percepire che confidando solo totalmente nella grazia ci si salva, in casa cattolica significa metter in discussione tre sacramenti: Battesimo, Confessione, Eucarestia. Bel colpo, no?”.
Alla luce degli ultimi fatti, dal coming out di Monsignor Charamsa all’intervista del cardinal Ruini al Corriere della Sera anche sul tema delle unioni civili, cosa prova? Si parla dell’esistenza di una lobby gay, di possibili conflitti di interessi, il cristiano è disorientato. Tanto più che per la prima volta, forse, la sfida non consiste non consiste più nella conversione e combattimento contro le tendenze definite dal Catechismo della Chiesa Cattoliche “disordinate”, ma nella capacità di accogliere queste persone garantendo loro uno spazio di fraternità nelle comunità cristiane, anche se pubblicamente vivano immerse in una vita sessuale in contrasto con i dettami della Chiesa? 

"Leggo ( Repubblica 5 ottobre, pag 14) che SER il card. Kasper  nel suo libro (Testimone della misericordia .Il mio viaggio con Francesco –Garzanti)  spiega che” gay si nasce  e per questo la Chiesa deve affrontare la questione con una nuova pastorale, aggiungendo che gli omosessuali possono contribuire alla vita della Chiesa con i loro doni". Che posso aggiungere?".

05 ottobre 2015, Marta Moriconi
Charamsa, il peso del Sant'Uffizio. Ma ha influito sull'addio di Ratzinger?
05 ottobre 2015, Americo Mascarucci
Il termine esatto è “organismo della Curia romana chiamato a vigilare sulla purezza della dottrina della Chiesa”.  
Questa è la funzione che viene attribuita oggi alla Congregazione per la Dottrina della Fede, meglio conosciuta  come ex Sant’Uffizio.  La Congregazione è salita in queste ultime ore alla ribalta delle cronache perché da qui proviene monsignor Krzysztof Charamsa, il teologo polacco che ha esternato pubblicamente la propria omosessualità presentando davanti alle telecamere dei media il compagno. Precisamente Charamsa ricopriva fino ad oggi l’incarico di segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale che non è propriamente una sezione marginale o irrilevante. Anzi sentite bene quali sono i suoi compiti: "Studiare i problemi dottrinali di grande importanza, specialmente quelli che presentano aspetti nuovi, e in questo modo offrire il suo aiuto al magistero della Chiesa, particolarmente alla sacra Congregazione per la dottrina della fede, presso la quale viene costituita". 
Ma facciamo un passo indietro.

Cos’è la Congregazione per la Dottrina della Fede e quali compiti svolge?

In origine il Sant’Uffizio, istituito da papa Paolo III nel 1542, era chiamato a vigilare sull’integrità della fede e a condannare  le eresie. Fino al 1965 il Sant’Uffizio controllava scrupolosamente tutti i testi in pubblicazione e ne approvava o meno la conformità alla dottrina. 
Le opere condannate finivano nell’Indice dei Libri Proibiti ed era fatto esplicito divieto ai fedeli di leggerli. 
Paolo VI, in conformità allo spirito del Concilio Vaticano II, riformò l’Istituto abolendo il vecchio nome, quello di Sant’Uffizio appunto, e sostituendolo con quello di Congregazione per la Dottrina della Fede. In pratica il riformato organismo mantenne le stesse funzioni che aveva in precedenza ma con una differenza; i suoi giudizi non avevano più carattere di condanna ma di correzione degli errori dottrinali. Sarà però Giovanni Paolo II con la Costituzione Pastor Bonus ha delineare competenze e funzioni dell’ex Sant’Uffizio. 
La Congregazione è oggi uno strumento nelle mani del Papa e si pone al servizio della Chiesa per la salvaguardia e la promozione della fede. 
Il compito della Congregazione è quindi quello di "promuovere e tutelare la dottrina sulla fede ed i costumi, favorire gli studi volti a far crescere l'intelligenza della fede, sostenere i vescovi nell'esercizio del compito per cui sono costituiti come autentici maestri e dottori della fede e per cui sono tenuti a custodire e promuovere l'integrità della medesima fede".
Le competenze della Congregazione, nello specifico, riguardano i seguenti aspetti: Le questioni circa la dottrina della fede e della vita morale; l'esame delle nuove teorie in materia dogmatica e morale; riprovazione ed eventuale condanna di dottrine contrarie ai principi della fede; giudizio previo di documenti di altri dicasteri per ciò che concerne la propria competenza; esame dei delitti contro la fede, la morale e la celebrazione dei Sacramenti; promozione ed organizzazione di studi e congressi. 
Leggendo compiti e funzioni quindi appare evidente come, pur avendo perso la sua originale funzione prettamente inquisitoria, la Congregazione per la Dottrina della Fede, presieduta sotto Giovanni Paolo II da Joseph Ratzinger e in seguito dal Prefetto Gerhard Ludwig  Muller che ne è tuttora a capo, mantenga intatto il suo ruolo di “custode della Dottrina ” informando il Papa sulle criticità presenti nel mondo, sulle ideologie che rischiano di entrare in forte conflitto con la fede e sulle soluzioni da adottare.
Il compito di individuare le nuove “eresie” presenti nel mondo e le risposte più idonee a difendere la “purezza dottrinale” spetta proprio alla Commissione Teologica Internazionale, dove monsignor  Charamsa ricopriva l’incarico di vice segretario. Incarico ottenuto nel 2011 da Benedetto XVI. 
Oggi si è scoperto che monsignor Charamsa in realtà era l’uomo sbagliato nel posto sbagliato, al punto che proprio lui, che della Congregazione era un esponente di punta (dopo il suo coming out è stato rimosso da ogni incarico) è arrivato a sostenere che “il Sant’Uffizio è il cuore dell’omofobia”. 

Quanto questi ultimi casi hanno in qualche modo a che fare con quei “tormenti” che secondo i bene informati avrebbero spinto Benedetto XVI a ritirarsi? 
Una domanda che a questo punto, alla luce delle dichiarazioni pubbliche del teologo polacco, non può certo essere considerata infondata. Perché, è legittimo sospettare che proprio una lobby gay possa aver remato contro il Papa emerito per obbligarlo, da pontefice, ad attuare quelle riforme che Ratzinger ha sempre considerato incompatibili con il Vangelo. 
Che tipo di soluzioni avrebbe potuto mai offrire Charamsa per contrastare ad esempio l’ideologia gender condannata da Papa Francesco come "contraria al disegno di Dio", nel momento stesso in cui il monsignore era forse il primo a condividerla? 
E come poteva offrire ricette compatibili con la dottrina della Chiesa chi per primo ritiene giusto infrangerla per soddisfare i propri desideri di felicità, i capisaldi del relativismo etico? 

E in che misura c'entra la tanto potente lobby gay più volte evocata in Vaticano?
Charamsa, come ha affermato con un ‘intervista a "Il Giornale" un altro teologo polacco, il conservatore Daius Oko, è stato forse messo in un posto strategico della Congregazione per la Dottrina della Fede proprio grazie ai buoni uffici della lobby per combattere la Chiesa, e dunque Benedetto XVI sferrando l’attacco nel cuore stesso del potere ratzingeriano?
E come mai proprio oggi alla vigilia del Sinodo sulla Famiglia l’ex funzionario della Congregazione esce allo scoperto, non limitandosi a dichiarare la propria omosessualità, ma rendendo pubblica la sua relazione con un altro uomo? 

Un attacco al principio coniato proprio da Ratzinger quando era Prefetto dell’ex Sant’Uffizio e sposato in pieno da San Giovanni Paolo II, relativamente alla necessità per i gay di praticare la castità per restare in comunione con la Chiesa? 
Chissà se l’iniziativa del teologo anziché favorire il raggiungimento dello scopo da lui prefissato, non spinga invece i padri sinodali su una posizione di maggiore chiusura rispetto a certe riforme che si cerca di imporre con il clamore mediatico e il sensazionalismo scandalistico?
di don Christian Thouvenot
"Qui si poniscono gli sodomiti cherci" (chierici), miniatura trecentesca del canto XV dell'Inferno dantesco 
Accesso al dossier sui divorziati risposati, il problema dell’omosessualità e il sinodo sulla famiglia.
DICI è un organo di informazione che si vuole cattolico. A questo titolo, quasi ripugna abbordare soggetti di cui San Paolo voleva che non fosse fatta parola tra i cristiani: «Siate dunque degli imitatori di Dio, come figli beneamati: camminate nella carità, su esempio del Cristo, che ci ha amati e si è consegnato lui stesso a Dio per noi come una oblazione e un sacrificio dal gradevole profumo. Che non si senta neanche dire che vi siano tra di voi fornicazioni, impurità di qualche sorta, cupidigie, così come si confà a dei santi» (Ef. 5,1-3).
Dal momento che il grande apostolo forma nei suoi discepoli degli altri Cristi, non può ammettere che si trovino ancora tra di loro degli schiavi delle passioni carnali e dello spirito di cupidigia… «Sappiatelo bene, né un impudico, né un impuro, né un uomo cupido - il quale è un idolatra - ha un’eredità nel regno di Cristo e di Dio» (ibid. 5,5).
Il mondo contemporaneo tuttavia ha riallacciato, ormai da lungo tempo, con le perversioni più degradanti, dimenticando la sorte che fu riservata a Sodoma e Gomorra[1]. È così che la pederastia, la bestialità e altre numerose perversioni sessuali si spandono nelle società moderne, a mano a mano che regrediscono il pudore, la fedeltà, la continenza e tutte le virtù capaci di temperare la concupiscenza.
Contro la legge naturale e divina
Di fronte agli attacchi contro il matrimonio cristiano e adesso contro il matrimonio naturale (l’unione stabile di un uomo e una donna in un focolare in vista di generare ed educare i propri figli), la Chiesa Cattolica ricorda senza stancarsi le verità della morale evangelica: «Non errate in questo: né gli impudichi, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né i calunniatori, né i rapaci possederanno il regno di Dio» (1 Cor. 6,10).
Il peccato di omosessualità è un grave disordine il cui atto specifico è classificato dalle Scritture tra i peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, così come l’omicidio, l’oppressione della vedova e dell’orfano. I peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio sono quelli per i quali la malizia e in particolare la perturbazione dell’ordine sociale che provocano chiamano, già da quaggiù, una giusta vendetta da parte di Dio[2].
In altre parole, ciò significa la gravità del peccato di omosessualità, pur se banalizzato, se non incoraggiato da ogni sorta di organismi e altri mezzi di comunicazione. Che si pensi alle associazioni LGBT, ai film, alle mode, sfilate e parate (gay pride) che inondano ogni anno le strade delle metropoli mondiali.
La Chiesa cattolica non sfugge a questa pressione venuta dal mondo depravato e dai suoi costumi corrotti. Fin qui, era riuscita a ricordare il carattere contro natura e l’ignominia di questo genere di peccato. Il nuovo catechismo, nel 1992, poteva ancora scrivere al numero 2357: «Appoggiandosi alle Sacre Scritture, che le presenta come delle gravi depravazioni[3], la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati[4]. Sono contrari alla legge naturale. L’atto sessuale è chiuso alla trasmissione della vita. Non procedono da una vera complementarietà affettiva e sessuale. Non potrebbero essere approvati in alcun caso».
Profonde divisioni tra i padri sinodali
La preparazione del sinodo sulla famiglia ha dato paradossalmente una tribuna ai promotori o ai partigiani della banalizzazione dell’omosessualità. Il 13 ottobre 2014, il portavoce generale del sinodo, il cardinale ungherese Peter Erdo, facendo rapporto di un documento reso publico davanti a 200 giornalisti, intitolato Relatio post disceptationem, descriveva la stima per «i doni e le qualità» che le persone omosessuali avevano da «offrire alla comunità cristiana» (Relatio n° 50). Rigettando ogni assimilazione con il matrimonio tra uomo e donna, così come le pressioni internazionali a favore dell’ideologia del genere (ibid. n° 51), il sinodo «prende atto che esistono dei casi dove il sostegno reciproco fino al sacrificio costituisce un aiuto prezioso per la vita dei partner»! (n°52). Durante la stessa conferenza stampa, mons. Bruno Forte, segretario speciale del sinodo e verosimilmente autore dei paragrafi scandalosi, precisava: «Penso che il documento cerchi degli aspetti positivi laddove si possono trovare questi elementi in seno a tali unioni. È facile rigettare una cosa, ma riconoscere e valorizzare tutto quello che è positivo, anche in seno a queste esperienze, è un esercizio di onestà intellettuale e di carità spirituale».
Così, per la prima volta nella sua storia, la Chiesa per una via ufficiale inclina all’accoglienza delle persone omosessuali in quanto tali. La sfida non consiste ormai più nella sua conversione e l’appello alla penitenza, nel combattimento contro tendenze disordinate e peccaminose, ma nella capacità di «accogliere queste persone garantendo loro uno spazio di fraternità nelle nostre comunità» sebbene in atto e pubblicamente, esse vivano immerse in questo tipo di vizio.
Lo scandalo fu immenso e le reazioni a questo rapporto intermediario non tardarono a farsi sentire. Intervistato su Radio Vaticana, il 13 ottobre, mons. Stanislas Gadecki, arcivescovo di Poznan e presidente della Conferenza episcopale di Polonia, non ha avuto paura di dichiarare: «Questo documento è inaccettabile». Anche i vescovi africani hanno espresso il loro profondo disaccordo; su Twitter, il cardinale William Fox Napier, arcivescovo di Durban, si è vivamente opposto agli articoli sull’omosessualità, alla qual cosa il cardinale Kasper ha risposto, in un’intervista con dei giornalisti, che i vescovi africani «non dovrebbero dirci che cosa fare». Qualche mese più tardi, il cardinale Napier ebbe a tornare sul disprezzo condiscendente del cardinale Kasper che «considera che i vescovi africani sono troppo sottomessi a dei tabù e troppo reticenti per affrontare la questione della poligamia e del matrimonio tra persone dello stesso sesso».
Fatto sta che il 18 ottobre, il rapporto finale sul sinodo si sforzava di spegnere il fuoco usando il compromesso. Si apprendeva che il paragrafo sugli invertiti era stato sottomesso al voto, raccogliendo 118 suffragi favorevoli e 62 disapprovazioni. Il padre Federico Lombardi, direttore dell’ufficio stampa della Santa Sede, doveva sottolineare che anche se i paragrafi «non hanno raggiunto la maggioranza qualificata, sono stati approvati con maggioranza». Così Papa Francesco stesso aveva espresso la speranza che i paragrafi rigettati fossero egualmente pubblicati, in vista di «prolungare il dibattito».
Mons. Huonder sconfessato dai suoi confratelli
Il 31 luglio 2015, un vescovo svizzero ha coraggiosamente ricordato l’insegnamento morale della Chiesa in questa materia durante una conferenza intitolata “Il matrimonio: dono, sacramento e missione”. Mons. Vitius Huonder, vescovo di Coria, si esprimeva in Germania, a Fulda, nel quadro del Forum Deutscher Katholiken. Poiché aveva avuto la “sfortuna” di citare le Sacre Scritture (Lév. 18,22 e soprattutto Lév. 20,13): «Se un uomo dorme con un altro uomo come si dorme con una donna, hanno entrambi compiuto un atto abominevole, saranno puniti con la morte: il loro sangue ricadrà su di essi», venne fatto oggetto di una vera e propria “fatwa mediatica”, sarebbe a dire una campagna di pressione organizzata da alcuni gruppi della lobby omosessuale portati avanti dai media e da molte pubbliche personalità. Mons. Huonder ebbe ben da predicare la pacificazione, precisare che aveva citato una decina di altri passaggi della Scrittura tratti dall’antico come dal nuovo Testamento, che aveva ripreso in sostanza l’insegnamento del catechismo e che non intendeva evidentemente chiedere la morte degli invertiti, ma non servì a nulla. Il presidente del partito cristiano-democratico bollò le dichiarazioni del vescovo di Coira come inaccettabili.
Peggio ancora, la conferenza dei vescovi svizzeri sconfessò rapidamente il suo confratello nell’episcopato, il quale venne fatto oggetto di denunce e ricevette minacce di morte. Il presidente di questa conferenza, mons. Markus Buchel, vescovo di Saint-Gall, dichiarò di rallegrarsi «di ogni relazione nella quale dei partner si accettano a vicenda in quanto figli amati da Dio» (sic). E aggiunge «le nostre conoscenze attuali sull’omosessualità in quanto investimento affettivo e orientamento sessuale non liberamente scelto erano sconosciute all’epoca della Bibbia». Da ciò deriva che la Chiesa d’oggi ha il dovere di accompagnare le persone omosessuali nel loro percorso di vita: «un cammino nel quale possono integrare la loro particolare forma di relazione e la loro sessualità in quanto dono di Dio nella loro vita» (sic).
Non si potrebbe preparare in un modo migliore la strada al riconoscimento e alla “benedizione” di queste unioni, considerando anche che il presidente della conferenza episcopale aggiunge che la Chiesa deve «trovarsi un nuovo linguaggio, appropriato alle situazioni e alle persone»[5].
Infine, mons. Charles Morerod, vescovo di Ginevra, Friburgo e Losanna, dichiarava al giornale “Le Temps” del 12 agosto, che «il fatto di essere omosessuale, soprattutto per una scelta personale, non è né un crimine né un peccato». E spiega che la maggior parte delle persone omosessuali, se si sono scoperte tali, senza volontà deliberata, non hanno dunque responsabilità morale (!). La storia ricorderà dunque che si è dovuto attendere il XXI secolo affinché degli uomini di Chiesa tentassero di giustificare teologicamente i comportamenti più ignominiosi. Mons. Morerod afferma che la morale cristiana non è praticabile integralmente che da quelli che hanno la fede, ma dimentica di ricordare che anche senza la fede tutti gli uomini possono giudicare della giustezza delle proprie inclinazioni. Che cosa è diventata la legge naturale? La virtù di castità, parte della virtù cardinale della temperanza, non obbliga forse tutti gli uomini dotati di ragione?
Che cosa succederà al prossimo sinodo?
Mossi dal timore o dalla mancanza di coraggio, incoraggiati anche – purtoppo – dalle parole di Papa Francesco che invitavano a dare prova di accoglienza e di misericordia nei confronti delle persone omosessuali («se una persona è gay e cerca il Signore con buona volontà, chi sono io per giudicarla?»[6]), soggiogati dallo “spirito del Concilio” che ha voluto proclamare un nuovo umanesimo centrato sul culto dell’uomo e della persona[7], ormai degli uomini di Chiesa disconoscono i doveri della loro carica. Sembrano aver dimenticato l’esistenza della morale naturale più elementare, come se fintanto che la fede non fosse accettata dai nostri contemporanei, fosse vano il predicar loro i buoni valori.
Il peggio è che, come insegna San Paolo ai Romani, senza la fede in Gesù Cristo tutti gli uomini sono nel peccato ed esposti alla minaccia della collera divina. Il mondo attuale, che ha rigettato il suo Salvatore, la sua Legge d’amore e i suoi comandamenti è ricaduto nel paganesimo più vergognoso, quello del quale l’Apostolo delle nazioni non ha temuto di descrivere le «passioni di ignominia: le loro donne hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; allo stesso modo gli uomini, invece di usare della donna secondo l’ordine della natura, hanno, nei loro desideri, bruciato gli uni per altri, avendo commercio infame tra loro e ricevendo, in una mutua degradazione, il giusto salario della loro perdizione» (Rm 1 24-27)[8].
Ma se sono colpevoli coloro che vi si abbandonano, più colpevoli ancora sono «coloro che approvano quelli che fanno tali cose» (ibid. 1,32). Poiché «guai a coloro che chiamano il male bene, e il bene male e che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre» (Is. 5,20).
Possa il prossimo sinodo, sotto l’autorità del Sovrano Pontefice, dissipare i fumi di Satana che oscurano la luce della fede e della ragione. È prima di tutto ai pastori del gregge che il Cristo ha detto: «Voi siete la luce del mondo. Una città costruita su un monte non può essere nascosta: e non si accende una lampada per metterla sotto il moggio ma la si mette sul candeliere, ed essa illumina tutti coloro che sono nella casa» (Mt 5,14-15).

Fonte: FSSPX/MG – DICI n° 320, 11/0

[1] La distruzione di Sodoma e Gomorra è raccontata nel libro della Genesi, capitoli 18 e 19.
[2] Padre Dominique Prümmer, o.p., Manuale di teologia morale, Herder 1961, t. 1, n° 360.
[3] Cf. Gn 19,1-29 ; Rm 1,24-27 ; 1 Cor 6,9-10 ; 1 Tim 1,10.
[4] Congregazione per la dottrina della fede, dichiarazione «Persona humana», 29 dicembre 1975, n° 8.
[5] Cath.ch – APIC, 9 agosto 2015.
[6] Conferenza stampa del 28 luglio 2013.
[7] Cf. Paolo VI, discorso di chiusura del concilio Vaticano II, 7 dicembre 1965 : «La religione del Dio che si fa uomo si è incontrata con la religione dell’uomo che si fa Dio (…). Riconosceteci almeno questo merito, voi, umanisti moderni, che rinunciate alla trascendenza delle cose supreme, e sappiate riconoscere il nostro nuovo umanesimo; anche noi, noi più di chiunque, abbiamo il culto dell’uomo».
[8] Dal canto suo anche il catechismo di San Pio X parla della malizia del peccato di impurità: «È un peccato molto grave e abominevole davanti a Dio e agli uomini; avvilisce l’uomo alla condizione degli animali privi di ragione, lo porta a molti altri peccati e vizi e provoca i più terribili castighi in questa vita e nell’altra». Gran Catechismo di San Pio X, I comandamenti di Dio, Dominique Martin Morin, 1967, p. 97.

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