ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 7 novembre 2015

Bifronte allo specchio *

Sono rimasto sconcertato e scandalizzato da quanto Maurizio Blondet ha scritto in un suo recente articolo, a proposito che parole di Bergoglio ha rivolto ai Frati Francescani dell'Immacolata lo scorso 10 Giugno. 

Blondet ricorda che il discorso che fece è registrato, e sono quindi portato a ritenere, conoscendo l'onestà intellettuale di questo giornalista cattolico, che non abbia motivo di mentire. 

Dice Bergoglio:

A me è stata spiegata  la [vostra] situazione tranquillamente, calmamente; ho pregato con benevolenza per voi e ho sentito che dovevo prendere quelle decisioni[del Commissariamento] dopo essermi consigliato. […] Il principio che mi ha guidato è stato quello dell’obbedienza perché è proprio il principio della cattolicità. Quando pensiamo alla Riforma protestante è cominciata con la rivolta, lo staccarsi dal vescovo, lo staccarsi  da Roma e non è la cattolicità.
E qui già non possiamo non notare una stonatura: il richiamo all'obbedienza (ma su questo tornerò dopo) e quello al la Pseudoriforma protestante, cominciata con la rivolta, lo staccarsi da Roma. Ma come? E dove va a finire il dialogo ecumenico, di cui si sciacqua la bocca il Vescovo di Roma ad ogni piè sospinto? I Protestanti sono dunque ribelli? Con i Francescani dell'Immacolata Bergoglio usa dei termini che paiono in netta contrapposizione con quelli melliflui dei suoi numerosi incontri con gli eretici, prima e dopo la farsa del Conclave. 

Il Nostro prosegue: 
Sant’Ignazio  ci dice che la regola “per sentire con la Chiesa” è che se io vedo  una cosa nera che è nera e la Chiesa mi dice che è bianca  devo dire che è bianca.
Alla faccia della libertà dei figli di Dio tanto decantata dal Conciliabolo! San Paolo ci diceRationabile sit obsequium vestrum. Il paradosso di Sant'Ignazio suona quantomeno inappropriato sulla bocca di un figlio della rivoluzione conciliare che non si fa scrupolo di contraddire la dottrina cattolica ogni volta che ne ha l'occasione. Poiché la Chiesa non può dire che il bianco è nero, che la verità è errore o viceversa, altrimenti verrebbe meno al mandato divino ricevuto dal suo Fondatore. E quand'anche si volesse accettare il monito ignaziano, ci piacerebbe capire per quale ragione, quando la Chiesa dice che il matrimonio è indissolubile e che gli adulteri sono scomunicati, Bergoglio prenda il telefono e chiami il suo portavoce Scalfari per rassicurarlo che i divorziati potranno ricevere i Sacramenti. Perché quando la Chiesa dice di predicare il Vangelo a tutte le genti, egli sostenga che il proselitismo è una solenne sciocchezza. 

Con l'eloquio adamantino che lo contraddistingue, aggiunge: 
E senza il Papa, a te chi ti garantisce la tua ortodossia, lontano dal Papa? 
In verità anche questa proposizione stride, specialmente rispetto alle profferte diconversione del papato fatte agli scismatici d'Oriente. Senza dire che gli scismatici, gli eretici e gli idolatri cui si accompagna pare facciano tranquillamente a meno del Papa, e questo non pare costituisca un problema per la chiesa conciliare.

Poi riprende:
Ma quando c’è un’ermeneutica ideologica io ho paura, io ho paura.  
Ma come? Non aveva appena detto che bisogna obbedire ciecamente alla Chiesa, anche se quel che essa afferma dovesse contraddire la realtà, o quantomeno ciò che a noi appare per tale? Cosa c'è di più ideologico di un'obbedienza irrazionale a qualsiasi ordine del Papa? Eppure Bergoglio ha paura: viene da chiedersi a questo punto se egli tema se stesso.

E poi la solita stoccata generica, senza nomi, volta a delegittimare una cosa di per sé buona, in nome di un caso limite. Il solito stratagemma capzioso: legittimare il divorzio perché un marito alcolizzato picchia la povera moglie, autorizzare l'aborto perché un delinquente ha violentato una ragazzina lasciandola incinta ecc. O, scendendo ai discorsi da bar: Meglio un buon laico che un cattivo prete. Insomma, il disfattismo e l'inganno ideologico eretto apastorale
Io ricordo… è vero che tutti dobbiamo essere ortodossi, ma tante volte si usa (la parola “ortodossia”, ndr.) per giustificare procedimenti  in ultimo non chiari. Io ricordo un Vescovo dell’America latina, bastonava tutti noi: “L’ortodossia, l’ortodossia!”; ma era un affarista, faceva negozi con i soldi… Così si accusano gli uni gli altri di non essere ortodossi per coprire altri interessi. 
Poi l'elogio ipocrita dell'Ordine:
Il vostro carisma è un carisma singolare: c’è lo spirito di san Massimiliano Kolbe, un martire, e c’è lo spirito di san Francesco, l’amore alla povertà, a Gesù spogliato…
Notiamo che proprio in questi giorni Bergoglio ha ordinato ai Francescani, per il tramite dei suoi emissari in porpora, di non portare la Medaglia miracolosa, di cancellare il Voto mariano, di non menzionare più San Massimiliano Kolbe. 

Ma, come giustamente afferma Blondet, c'è poi una frase  che suona a dir poco agghiacciante:
Ma c’è un’altra cosa che a me fa capire perché il demonio è tanto arrabbiato con tutti voi: la Madonna. C’è qualcosa che il demonio non tollera… non tollera la Madonna, non tollera e non tollera di più quella parola del vostro nome: Immacolata, perché è  stata l’unica persona solamente umana nella quale lui ha sempre trovato la porta chiusa, dal primo momento; lui non [la] tollera.
Il nesso di consequenzialità che si evince dalle parole del Vescovo di Roma ci sfugge. O meglio: l'unica interpretazione possibile di queste parole, alla luce dei provvedimenti da lui intrapresi contro i Francescani dell'Immacolata, si trova solo nella casistica degli esorcismi. Non è raro infatti che Satana sia costretto da Dio ad obbedire all'esorcista, affermando delle verità che gli ripugnano e che svelano i suoi inganni. 

Non pensavo di poter arrivare a teorizzare un'enormità simile, ma mi pare che siano ipotizzabili solo due casi che giustifichino queste parole: la possessione diabolica o una forma di bipolarismo, di patologico sdoppiamento della personalità. 
Pensate il momento che voi vivete adesso come una persecuzione diabolica, pensatela così...
Una persecuzione diabolica, senza dubbio, ma di cui si è confessato responsabile ed unico mandante nientemeno che il Pontefice Romano, il Vicario di Cristo, il Principe degli Apostoli. 

O forse, con implicazioni meno disastrose ma non per questo meno raccapriccianti, un usurpatore eletto con l'imbroglio in un Conclave pilotato. Un usurpatore che pretende obbedienza cieca, pronta, assoluta, oltre la ragione e calpestando la stessa Fede. Un tiranno che perseguita i buoni facendo leva sul loro senso di fedeltà alla Chiesa e che al tempo stesso prostituisce la Chiesa al mondo, ne adultera l'insegnamento, ne perverte la morale, ne conculca la spiritualità e lo slancio apostolico, ne umilia il Fondatore. 

Un tiranno che pretende con arroganza un'obbedienza folle, anche qualora dovesse affermare una cosa contro l'evidenza. Altro che parresia. D'altra parte, anche la farsa del Sinodo ha dimostrato che la vera Relatio Synodi è stata pubblicata da Scalfari dopo l'ennesima telefonata di Bergoglio.

Continuino pure i mediatori a cercar giustificazioni all'operato di questo personaggio in veste bianca. Io trovo estremamente difficile, con tutta la buona volontà, non trarre le logiche conseguenze dagli atti infami di cui ogni giorno egli si rende responsabile. 

Che la Vergine Immacolata, terribilis ut castrorum acies ordinata, illumini le menti ottenebrate dei Presuli e dia loro il coraggio di opporsi a questo Anticristo. 
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Il Papa: "Chi chiude le porte, esclude e giudica la gente renderà conto davanti al tribunale di Dio"

di Matteo Matzuzzi | 05 Novembre 2015 
Papa Francesco (Lapresse)
Roma. Prende spunto dal brano della Lettera ai Romani di San Paolo di oggi (14,7-12), Papa Francesco, per tuonare nella consueta omelia pronunciata di primo mattino a Santa Marta contro i cristiani che "escludono" e che si comportano come gli scribi e i farisei.

"Non è facile includere la gente, perché c'è resistenza, c'è quell'atteggiamento smarrito. Per questo – ha detto Francesco nella ricostruzione di Radio Vaticana – Gesù racconta due parabole: quella della pecorella smarrita e della donna che perde una moneta. Sia il pastore che la donna fanno di tutto per ritrovare ciò che hanno perduto. E quando ci riescono sono pieni di gioia". Questo, ha detto il Pontefice, "è l'includere di Dio, contro l'esclusione di quello che giudica, che caccia via la gente, le persone: 'No, questo no, questo no, questo no', e si fa un piccolo circolo di amici che è il suo ambiente. E' la dialettica fra esclusione e inclusione. Dio ci ha inclusi tutti nella salvezza, tutti!".
"L’atteggiamento degli Scribi e dei Farisei è lo stesso", ha osservato Bergoglio: "Noi siamo i perfetti, noi seguiamo la legge. Questi sono peccatori, sono pubblicani". E l’atteggiamento di Gesù, invece è l'opposto: "E' includere. Ci sono due strade nella vita: la strada dell’esclusione delle persone dalla nostra comunità e la strada dell’inclusione. La prima può essere piccola ma è la radice di tutte le guerre: tutte le calamità, tutte le guerre, incominciano con un’esclusione. Si esclude dalla comunità internazionale ma anche dalle famiglie, fra amici, quante liti. E la strada che ci fa vedere Gesù e ci insegna Gesù è tutt’altra, è contraria all’altra: includere”.

Parole che, con l'eco del Sinodo sulla famiglia ancora ben presenti, sono destinate a fare rumore. "Mai escludere, non abbiamo diritto", ha scandito il Papa: "Se io escludo sarò un giorno davanti al tribunale di Dio e dovrò rendere conto di me stesso. Chiediamo la grazia di essere uomini e donne che includono sempre, sempre!, nella misura della sana prudenza, ma sempre. Non chiudere le porte a nessuno, sempre col cuore aperto".

http://www.ilfoglio.it/laltro-mondo/2015/11/05/il-papa-chi-chiude-le-porte-esclude-e-giudica-la-gente-render-conto-davanti-al-tribunale-di-dio___1-vr-134621-rubriche_c404.htm

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